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LE LACRIME DI EROS di Georges Bataille - Un'altra storia dell'occhio

letteratura francese



LE LACRIME DI EROS di Georges Bataille


ultimo libro di Bataille. sorta di ricapitolazione di tutti i temi sui quali si erano esercitati il suo pensiero e la sua arte (amore, morte, sacro, lavoro, utile, gioco, guerra, ..). lettura abbondantemente illustrata della storia universale attraverso le rappresentazioni dell'erotismo tragico.


nascita di Eros nella preistoria, associata alla coscienza della morte

rappresentazioni dell'erotismo dall'Antichità ai nostri giorni: dall'erotismo dionisiaco, senza misura, all'erotismo cosciente quale si manifesta nel manierismo e nel surrealismo



2 capitoletti "fotografici", l'uno sul sacrificio vaudou, l'altro sul supplizio cinese dei "100 pezzi", che servono a Bataille per dimostrare la tesi dell'identità dei contrari che regge l'intera esposizione: dal cacciatore preistorico che gode agonizzando accanto alla sua preda a tutte le varianti del sadismo.


Un'altra storia dell'occhio.


versione diversa della Storia dell'occhio:

alla scrittura delle scene prodotte da Bataille si sostituisce la dimostrazione di immagini trovate

al racconto organizzato che si dà il nome di Storia succede una "storia dell'arte erotica" che si decostruisce in labirinto e trova il suo titolo in un frammento di quadro, in un'immagine immobile: Eros, il piccolo, piange


si concludono inaspettatamente con 2 sequenze fotografiche: dopo aver voluto, nei capitoli precedenti, "rendere sensibile lo slittamento dall'erotismo senza misura all'erotismo cosciente", Bataille aggiunge una visione supplementare e finale a tutte quelle che ha proposto nel corso del libro


rappresentarsi quel che, evidentemente con scarsa coscienza, avevano vissuto i protagonisti del sacrificio vaudou e del supplizio cinese dei "100 pezzi"


se le fotografie del sacrificante vaudou consentono di penetrare nel mondo dell'estasi, paragonabile all'ebbrezza, prodotta dal sacrificio animale, e per questa via danno il senso del sacro, sono tuttavia le immagini del suppliziato cinese che permettono a Bataille di dire quel che più gli preme


lo fa nel modo autobiografico che gli è abituale: uno di quei clichés, donatogli dal dottor Borel, lo psicoanalista presso il quale egli seguirà una breve terapia, ebbe un "ruolo decisivo" nella sua vita


immagine eccessiva del dolore, "al tempo stesso estatica e intollerabile", immagine sadiana per eccellenza, la fotografia del suppliziato cinese è anche quella che consentirà a Bataille di accedere all'estasi


legame fondamentale tra l'estasi religiosa e l'erotismo così come espressi a conclusione dell'opera: "quel che improvvisamente vedevo e che mi chiudeva nell'angoscia, ma che nello stesso tempo me ne liberava, era l'identità di questi perfetti contrari che oppongono all'estasi divina un orrore estremo"


che questa esperienza, distinta "dall'esperienza limitata che è quella di tutti gli uomini", passi attraverso la fotografia è un fatto di grande interesse


è Bataille stesso a fornire le chiavi psicoanalitiche di quella che Barthes analizzerà come la "metafora dell'occhio" (la catena occhio-uova-testicoli associata agli occhi ciechi e anch'essi strabuzzati, "bianchi", del padre sifilitico visto nella squallida intimità del momento in cui fa i suoi bisogni ..)


le fotografie del suppliziato cinese intervengono al momento giusto per stimolare e orientare un'angoscia che si traduceva in pratica, e continuerà a tradursi, per Bataille nella débauche (il vivere dissoluto) (di importanza fondamentale per la definizione dell'erotismo di Bataille)


il fatto che la sequenza fotografica che conclude un libro le cui illustrazioni sono tratte principalmente dalla pittura e, meno, dalla scultura, ci rimandanda ad un momento che è nello stesso tempo il momento in cui si costituisce la metafora fondamentale dell'occhio


"prestigio ostinato" che Bataille riconosce all'occhio, "figura dell'esperienza interiore"


si tratti

della concreta esperienza visiva, premessa dell'esperienza "mistica"

o della visione interna che misticamente accede al silenzio del linguaggio

evidentemente siamo al limite


rapporto di reciproca implicazione tra limite e trasgressione


la metafora dell'occhio (e il vedere, e l'essere visto) introducono all'erotismo di Bataille per definizione legato alla trasgressione del limite, del proibito "il gioco alterno del proibito e della trasgressione è massimamente chiaro nell'erotismo"


"l'occhio occupa un rango estremamente elevato nell'orrore essendo tra l'altro l'occhio della coscienza"


angoscia mista a senso di colpa che era e resterà quella personale di Bataille


proprio questo è il meccanismo messo in scena da Bataille nella débauche, dove l'angoscia è quella che si scatena tra

il desiderio di disporre di un corpo (come se fosse) morto

e il rapporto interpersonale che, passando per lo sguardo scambiato e ricambiato, rinvia la propria immagine miserabile


questa è la situazione che Bataille si è scelta, la condizione generatrice della sua opera: guardare ed essere guardato in una miserabile e sempre rinnovabile bassezza morale


prostituta equiparata al corpo morto (disponibile)


forza di questa originaria esperienza dell'angoscia che Bataille continuerà a localizzare nel bordello, identificato con il tempio, con la chiesa, con quel "soffocante regno dei cadaveri"


D non diverso, a conclusione de Le lacrime di Eros, il rapporto con il corpo suppliziato, nell'immagine del quale si proiettano tutte le altre:

quelle dello smembramento dei capretti (o dei bambini) cui procedono le baccanti nell'orgia dionisiaca

del sacrificio umano atzeco

delle più cruente forme del martirio cristiano

degli orrori della guerra

tutte ben presenti nel corpo del libro accanto a più "innocenti" tavole di anatomia


ma, appunto, nella realtà documentata dalla fotografia non manca di instaurarsi tra chi guarda e chi è guardato, corpo disponibile, corpo "morto", un rapporto particolarmente ambiguo (rinvio a Sade, de Rais e Erszébet Báthory) sul quale si costruisce l'intero edificio dell'opera di Bataille


compresi gli aspetti che si possono tranquillamente far rientare nella pornografia


rapporto, intellettualmente mediato, tra

la pratica dell'erotismo nel senso forte (débauche e pornografia) che gli dà Bataille

e l'ambiziosa costruzione di cui Le lacrime di Eros sono l'espressione finale e "necessaria"

nel senso che si dirà dopo aver riconosciuto le circostanze in cui nasce quella teoria del dispendio (spreco) che assicura la traduzione del dato esistenziale nei termini, in senso ampio, politici di "un'economia generale"


per tutti gli anni 30, dopo i primi approcci rapidamente destinati a diventare conflittuali con il movimento surrealista guidato da Breton, Bataille sembra volersi dare soprattutto una figura e un ruolo politico


segue un percorso di apparente allontanamento dalla politica alla ricerca di un'impossibile comunità che lo ha esposto all'accusa di aver subito il fascino del fascismo proprio mentre egli si sforzava, di fronte all'impotenza politico-culturale delle sinistre, di sperimentare nuove risposte, certo in un isolamento sempre crescente


riavvicinamento sia pure temporaneo tra Bataille e Breton; lotta antifascista


Acéphale (rivista e società segreta) e la sua espressione pubblica, il Collège de Sociologie, si orientano verso la ricerca di una risposta culturale in grado di

penetrare il segreto del fascino delle società segrete e degli ordini maschili

e in definitiva ristabilire una comunicazione sociale, sia pure ridotta e pochi iniziati, basata sul mito e sul rito


distacco dall'impegno politico comunemente inteso Il blu del cielo: il protagonista, ormai in fuga dalla "realtà demente" della militanza politica, discute del crollo delle speranze riposte nella classe operaia

E

si allontana dalla politica senza che abbia rinunciato ad una qualsiasi forma di intervento politico


ad ogni modo, nei primi anni 30: presenza pubblica di Bataille nozione di spesa nucleo generatore particolarmente importante per gli sviluppi del tema della trasgressione sul piano storico-sociale; dunque per la possibilità di stabilire un nesso tra

la condizione di angoscia esistenziale cui allude la metafora dell'occhio

e l'elaborazione altrimenti difficilmente spiegabile di un'economia generale fondata sull'opposizione del dispendio ai comportamenti utilitari


non si può parlare di idealizzazione (Bataille non rinuncia all'angoscia, così come non rinuncia al piacere della trasgressione, anzi la trasgressione lo interessa proprio perché non lo libera dall'angoscia, bensì la riproduce nel confronto sempre ripetuto con il limite) D si può parlare semmai di una trasposizione che introduce nella società e nella storia le stesse dinamiche della trasgressione privata, con ciò, in qualche modo, giustificandola


strana impressione che fa oggi, quando ormai la produzione di merci e l'intero mondo dell'utile dipendono in primo luogo dalla promozione di un dispendio (consumo) che anche nelle sue forme estreme non ha più nulla di trasgressivo, la ripresa della teoria del dono di Mauss


Mauss aveva contrapposto al modello utilitaristico dell'economia politica una teoria dello scambio rituale fondata sul triplice obbligo di donare, ricevere e ricambiare che aveva reso possibile la vita e la riproduzione di intere società primitive o arcaiche prima del trionfo dello scambio mercantile, a differenza del precedente fondato non più sul legame sociale, di gruppo, ma sulla ricerca dell'utile individuale


questa teoria, che Mauss caricava di un preciso senso politico constatando il riemergere di varie forme di aiuto e di scambio reciproco e auspicandone il rafforzamento pur all'interno della società di mercato, si basava su un'esemplificazione in cui grande rilievo avevano

la kula, cioè il sistema circolare di scambi rituali delle isole Trobriand

e il potlàc, cioè lo scambio competitivo praticato dagli indiani della costa nordoccidentale dell'America settentrionale


furono soprattutto gli aspetti distruttivi del potlàc, subito accostati da Bataille ai sacrifici umani aztechi e ad ogni altra forma di "dispendio", che egli fece propri travisando il pensiero di Mauss su un punto decisivo: "il dono unilaterale non esiste; è necessario sfidare gli dei con il sacrificio affinché essi rispondano con l'abbondanza; in altre parole, la radice del sacrificio e dell'economia generale [che Bataille intendeva fondare] non è mai il puro e semplice dispendio"


risalendo alla fonte di questa nozione, si trovano in Mauss fenomeni giuridici, religiosi, estetici, .. che sono al tempo stesso economici (sebbene intese diversamente da come le intendiamo oggi) "prestazioni totali": comprensive dello scambio di cose utili economicamente ma non ridotte a questo


D Bataille non sembra interessato a questo paradigma del dono secondo Mauss


resta il significato di trasgressione assegnato al puro dispendio, per cui si farebbe presto a identificare Bataille con quel figlio di famiglia in rivolta; si farebbe presto anche a sospettarlo di sdegno antiborghese (non è del tutto vero!)


Bataille è in grado di fare la distinzione tra

i processi di produzione e di conservazione da una parte

e il consumo dall'altra

e tra

quella prima parte del consumo che è soltanto la condizione fondamentale dell'attività produttiva

e la seconda rappresentata dalle spese dette improduttive


propria definizione di dono: "il dono dev'essere considerato come una perdita, e anche come una distruzione parziale: il desiderio di distruggere viene riservato in parte sul donatario"


comprensione storica di quel momento di smarrimento, di perdita delle certezze e delle prospettive


tornando a Le lacrime di Eros, quel che si vuol sottolineare è la continuità tra

l'elaborazione in senso lato politica che resterà quella di Bataille passato l'intervallo della guerra

e le sue personali ossessioni

nonché la sua straordinaria capacità di imporle, stavolta attraverso il muto linguaggio delle immagini


più ancora che in L'erotismo, dove già il testo era scandito da un'iconografia abbondante che in molti casi coincide con quella de Le lacrime di Eros, qui la condizione generatrice del pensiero di Bataille riemerge proprio grazie alle immagini


la disponibilità allo sguardo del corpo del suppliziato, identica alla disponibilità dei corpi delle vittime nelle fantasie di Sade, a loro volta inverate nelle pratiche erotiche di de Rais o di Erszébet Báthory, rinviano alla disponibilità del corpo nudo della donna "l'azione decisiva è il denudamento; la nudità si oppone allo stato chiuso; è uno stato di comunicazione"


il che rinvia a sua volta all'eros, e alla ricerca dell'eros, come precario stato fusionale tra individui inevitabilmente separati, "discontinui", immediatamente seguito dall'affermazione della sua equivalenza con la morte: "il denudamento è se non un'immagine, almeno un'equivalenza senza gravità della messa a morte"


a proposito dell'erotismo sacro, del sacrificio, Bataille insiste sul fatto che "il partner femminile dell'erotismo appariva come la vittima, quello maschile come il sacrificatore


si ritrova, nell'equivalenza tra la morte e la "piccola morte" dell'atto sessuale, la condizione generatrice di cui si è detto all'inizio: quella del rapporto speculare con un corpo "morto" (della prostituta, di Dio, della prostituta che è Dio ..)


era "necessario" che un libro costruito con le immagini dell'arte figurativa, si concludesse con le sequenze fotografiche del sacrificio vaudou e del supplizio dei "100 pezzi"


l'uso della fotografia aveva avuto un ruolo essenziale in Documents, nel montaggio di materiali differenti sottoposti allo stesso sguardo che caratterizza il "surrealismo etnografico" proprio attraverso l'uso della fotografia etnografica era avvenuta allora la trasgressione della forma, in particolare quando sottolinea il passaggio, nella rivista, dalla découpe artifice (il "taglio" dell'inquadratura fotografica) alla découpe sacrifice (il taglio praticato sul corpo)


tema dell'"arte come esercizio della crudeltà" (~ ad Artaud, anch'egli eretico del surrealismo)


procedimento della "rassomiglianza informe": stabilisce un gioco di rinvii tra fotografie di estremità tagliate e taglio dei fotogrammi


documenti di de-figurazione = documenti di una seduzione oscura legata a questa de-figurazione


"intollerabile curiosità" o "passione scopica" [relativa all'osservazione] di cui resta oggetto il sacrificio umano, ritrovando così naturalmente l'organo stesso di tale seduzione: l'occhio


il montaggio delle fotografie segue una progressione cronologica

ma il ricorso alla fotografia assume un significato ancora più rilevante se lo si mette in rapporto con la riflessione di Bataille sull'immagine


nascita dell'arte = origine dell'arte moderna

uomo di Lascaux = Manet


per il rapporto tra il gioco, la bellezza, l'arte e la morte


Homo faber [artigiano] = artista


"per primo, Manet si allontanò risolutamente dai principi della pittura convenzionale, rappresentando quel che vedeva e non quel che avrebbe dovuto vedere. La sua scelta lo impegnava, per di più, sulla strada di una visione cruda, di una visione brutale, che l'abitudine non aveva ancora deformato. I nudi di Manet hanno una rudezza non velata dal rivestimento dell'abitudine, che deprime, della convenzione, che sopprime"   - a proposito dell'Olympia: "si distingue male da un delitto e dallo spettacolo della morte"


indifferenza al soggetto dietro Manet, come dietro l'impressionismo, si avverte la presenza della fotografia


lo choc prodotto da Olympia, il disgusto e il fascino che essa genera sono quelli dello sguardo fotografico, che fissa e mortifica, rende visibile lo sguardo


il quadro rientra in quel rituale sacrificale della modernità che costituisce la fotografia: la distruzione delle cose e la loro cattura nell'immagine"


riduzione all'immagine nel silenzio del testo (forse non sarà da imputare soltanto alla stanchezza e alla malattia il fatto che esso lasci sempre più posto alle illustrazioni via via che ci si avvicina alla fine)


riduzione che è effetto della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte


problematica dell'unicità e del valore d'uso dell'opera d'arte questione del museo: in Documents, la nostalgia del valore d'uso segue 2 orientamenti diversi:

presso gli etnologi, segue un orientamento profano e il valore d'uso rinvia per loro all'utilizzazione tecnica, sociale, economica dell'oggetto

orientamento del sacro: l'uso rinvia alla categoria che Bataille esplorerà sotto il nome di uso improduttivo (trasformare "una maschera o una statua costruita in vista di fini rituali precisi e complicati in volgare oggetto d'arte")


"così come nelle età preistoriche, attraverso il peso assoluto del suo valore rituale, l'opera d'arte era diventata uno strumento della magia, che in certo modo soltanto più tardi venne riconosciuto quale opera d'arte, oggi attraverso il peso assunto dal suo valore di esponibilità, l'opera d'arte diventa una creazione con funzioni completamente nuove"


"nella fotografia il valore di esponibilità comincia a sostituire su tutta le linea il valore rituale"


Bataille attribuisce uniformemente un valore di esponibilità alle opere d'arte di tutte le epoche, storiche e preistoriche

E

preoccupazione di quel che le foto offrono come spettacolo della morte


tale "sguardo fotografico" riproduce sulla scala della storia universale l'originaria esistenziale condizione di trasgressione di Bataille (museo della sua personale ossessione erotica)


George Bataille, in lontananza ..


Bataille ha cercato di razionalizzare le tenebre dell'indicibile


Bataille era ossessionato dal suo destino


lentezze della scrittura

preoccupazioni dell'illustrazione


de Rais, Erszébet Bárthory, il Sacro, la Trasgressione, la Moda, la Nudità, Genet, Klossowski: i suoi temi preferiti


l'opera assume sempre più l'andamento di una conclusione su tutti i temi da lui amati


la redazione era molto lenta e Le lacrime di Eros si trascinavano attraverso gli avvenimenti ("nel frattempo la mia figlia maggiore è stata arrestata per la sua attività a favore dell'Algeria") e il declinare delle sue forze fisiche ("lo ammetto, non ci vedo più bene")


l'immagine sostituisce, spesso e vantaggiosamente, la descrizione fallace dello scrittore


l'immagine diceva tutto in una sintesi per la quale le parole erano state soltanto una barriera


non ebbe il fastidio di sapere della messa all'indice ad opera della nostra censura miserabile


Bataille ha dovuto abbandonarsi di buonora all'angoscia della morte, forse anche ad un panico interiore che portò ad un sistema di difesa; tutta la sua opera è disegnata su questo velo


per sopportare l'idea della morte in queste condizioni, bisognava al tempo stesso rivestirla di colori cangianti, ridurla ad un istante sublime, riderne e fare "delle cose orribili la più orribile", "l'unico porto dei "tormenti di questa vita"


il libro era ormai in ritardo di un anno sul programma dell'editore


voleva ad ogni costo rompere dei tabù immemorabili


Bataille mostra una visione personale del mondo della storia


"sembra proprio che il presentimento della morte comandi la nostra vita affettiva"


Oriente nirvana: stato di tranquillità e di felicità perfetto, in cui la morte non ha più senso, il che placa le paure di Bataille


Bataille non considera tanto la morte quanto l'ultimo istante il dolore gli sembra mediatore, intermediario e mezzano, tra la vita e la morte


di qui il suo sguardo fisso sui suppliziati


quest'ultimo istante diventerà il tema impresso su tutta la sua opera


è questo ultimo istante che costringe Bataille alla ricerca di prove


"sono gli istinti sessuali che finiscono per dar ragione degli orrori sacrificali"


il piacere di superarsi annientandosi è un piacere sadiano per eccellenza

E

ma egli vorrebbe sapere come raggiungere il mediatore tra il sacrificio e l'estasi; il perché gli importa poco


il mistero dell'ultimo istante sta in quella suprema angoscia che, al di là, deve risolversi in supremo godimento o in suprema incoscienza


perché il dolore non sia il dolore, perché la morte non sia l'orrore della morte, occorre che i suppliziati non siano più delle realtà


nella mitologia di Bataille, l'estasi del suppliziato corrisponde

all'estasi dei grandi sadici

a quell'uomo desideroso di vedere dei corpi torturati di cui parla Platone

ai flagellati itifallici del Cristo

al gusto permanente delle folle per i più crudeli spettacoli di morte (circo, crocifissione)


tutto acquista senso, ma soltanto verso la distruzione e la morte


l'interrogazione di fronte alla sofferenza non è altro che un livello d'approccio all'interrogazione di fronte alla morte


il commovente brancolare di Bataille non riesce tuttavia a superare il limite dell'inconoscibile


benchè mi ripugni affibiargli il nome di filosofo, bisogna che dimentichi il suo linguaggio poetico per parlare del suo ordine mentale la filosofia è stata uno specchio che l'uomo si è costruito per farci vedere come avremmo dovuto essere e niente affatto per mostrarci come siamo


la sua esperienza radicale e definitiva dell'"impossibilità di pensare" (espressa d'altronde da un pensiero continuo che sgorga da tutta la sua opera, in ogni istante) non ci fermerà né ci impedirà di vederla chiaramente, nonostante il turbamento che le sue ricerche generano a volontà


le pulsioni di morte, le pulsioni estreme che si oppongono alla pulsione di vita, tendono alla riduzione completa della tensione, cioè a riportare l'essere vivente allo stato inorganico c'è una tendenza fondamentale in ogni essere vivente a tornare a quello stato e il resto si concatena con una sorta di fatalità:

una parte di questa pulsione porta al sadismo attraverso il suo dirottamento verso l'esterno

un'altra parte, invece, non viene sviluppata verso l'esterno, permane nell'organismo, e viene libidinalmente legata; in questa parte dobbiamo riconoscere il masochismo originario


si ha il diritto di chiedersi se l'ossessione della morte non abbia accecato Bataille


Bataille non risponde alla domanda di Valéry: "perché quel che produce gli esseri viventi li produce mortali??" per l'ottima ragione che la risposta ci sfuggirà sempre finchè non andremo al di là della vita


Lettere inedite.


condizioni di salute preoccupanti


ritmo di lavoro un po' lento ma regolare


mescolanza dell'erotismo e del sadismo



LE LACRIME DI EROS


Prefazione.


assurdità dei rapporti tra l'erotismo e la morale la loro origine è data nei rapporti tra l'erotismo e le superstizioni più remote della religione


quel che ossessiona è in primo luogo ciò che il desiderio, ciò che la passione ardente ci suggeriscono

oppure abbiamo la ragionevole preoccupazione di un avvenire migliore


esiste un termine medio: posso respingere tale avvenire migliore in un altro mondo, in un mondo in cui soltanto la morte ha il potere di indurmi


questo termine medio era inevitabile: venne per l'uomo il tempo di contare, piuttosto che su niente, sulle ricompense, o sui castighi, che potrebbero sopraggiungere dopo la morte

E

ma alla fine intravediamo il tempo in cui tali timori (o tali speranze) non potendo più valere, l'interesse immediato si opporrà senza termine medio all'interesse futuro, in cui il desiderio ardente si opporrà senz'altro al calcolo ponderato della ragione


nessuno immagina un mondo in cui la passione ardente cesserebbe decisamente di turbarci

E

nessuno, d'altra parte, considera la possibilità di una vita che non sarebbe mai più legata dal calcolo


l'intera civiltà, la possibilità della vita umana, dipende dalla previsione ragionata dei mezzi per assicurare la vita

E

ma questa vita, questa vita civilizzata, che abbiamo il compito di assicurare, non può essere ridotta a questi mezzi che la rendono possibile al di là dei mezzi calcolati, noi cerchiamo il fine, o i fini, di questi mezzi


è banale darsi come fine quel che chiaramente non è altro che un mezzo


la ricerca della ricchezza non è altro che un mezzo; il lavoro non è altro che un mezzo

la risposta al desiderio erotico, nonché al desiderio della poesia, e dell'estasi, al contrario, è un fine


la ricerca dei mezzi è sempre ragionevole

la ricerca di un fine, invece, dipende dal desiderio, che spesso sfida la ragione


spesso, in me, la soddisfazione di un desiderio si oppone all'interesse; ma le cedo, perché essa è bruscamente diventata il mio fine ultimo


l'erotismo non è soltanto questo fine che mi abbaglia; non lo è nella misura in cui la nascita di figli può esserne la conseguenza


l'attività sessuale utilitaria si oppone all'erotismo, in quanto quest'ultimo è il fine della nostra vita; ma la ricerca calcolata della procreazione rischia di ridursi ad una lamentevole meccanica


l'ambiguità di questa vita umana è proprio quella del folle riso e dei singhiozzi


si riferisce alla difficoltà di accordare il calcolo ragionevole, che la fonda, con queste lacrime, e con questo riso orribile


il senso di questo libro è, come primo passo, di aprire la coscienza all'identità della "piccola morte" e di una morte definitiva


che ci porta a dimenticare le puerilità della ragione i limiti della ragione sono dati dal fatto che il fine della ragione è il superamento della ragione


attraverso la violenza del superamento, io colgo la similitudine tra l'orrore e un piacere che mi supera, tra il dolore finale e una gioia insostenibile


Parte prima. IL PRINCIPIO (La nascita di Eros).


La coscienza della morte.


I.    L'erotismo, la morte e il "diavolo".


la semplice attività sessuale è diversa dall'erotismo

la prima è data nella vita animale

solo la vita umana presenta un'attività definita forse da un aspetto "diabolico", al quale conviene il nome di erotismo


"diabolico" si riferisce al cristianesimo D ma, mentre il cristianesimo era lontano, l'umanità più antica ha conosciuto l'erotismo


i documenti della preistoria sono sorprendenti: le prime immagini dell'uomo, dipinte sulle pareti delle caverne, hanno il sesso eretto


esse non hanno nulla di esattamente "diabolico"


se è vero che "diabolico" significa la coincidenza della morte e dell'erotismo, come potremmo non vedere, legata all'erotismo nascente, la preoccupazione, l'ossessione della morte (della morte, in un certo senso, tragica, benchè del resto risibile)


essi sapevano, cosa che ignoravano gli animali, che sarebbero morti


gli uomini ebbero sin dalla più lontana antichità della morte una conoscenza inquieta


le immagini di uomini dal sesso eretto risalgono al Paleolitico superiore (figurazioni più antiche, ci precedono di 20-30 mila anni)

ma le sepolture più antiche sono molto anteriori: già per l'uomo del Paleolitico inferiore la morte ebbe un senso così pensante, e così chiaro, che egli dette come noi la sepoltura ai cadaveri dei suoi


così la sfera "diabolica", alla quale il cristianesimo in definitiva assegnò, come sappiamo, il senso dell'angoscia, è, nella sua essenza, contemporanea di uomini molto antichi


già la sfera "diabolica" esistette dal momento in cui degli uomini, almeno degli antenati della loro specie, avendo riconosciuto che sarebbero morti, vissero nell'attesa, nell'angoscia della morte


II.  Gli uomini preistorici e le pitture delle caverne.


prima   uomo di Neanderthal sepolture Paleolitico inferiore

poi   Homo sapiens pitture Paleolitico superiore


quegli uomini che, per primi, seppellirono i loro simili morti, sono di molto successivi alle tracce umane più antiche D eppure, questi uomini non erano ancora esattamente umani (presentano ancora tratti scimmieschi; non hanno quella perfetta stazione eretta che, moralmente e fisicamente, ci caratterizza; hanno, come le scimmie, un sistema pilifero che li riveste; i suoi utensili di pietra scheggiata rappresentano però un progresso rispetto a quelli dei suoi padri)


uomo di Neanderthal


l'uomo di Neanderthal fu ben presto superato dall'Homo sapiens, sotto tutti gli aspetti nostro simile (non ne sapeva affatto di più dell'uomo di Neanderthal, ma era fisicamente nostro simile)


gli studiosi danno all'uomo di Neanderthal, come ai suoi predecessori, il nome di Homo faber (uomo operaio) si tratta dell'uomo in effetti, non appena compare l'utensile adattato ad un uso e foggiato di conseguenza l'utensile è la prova della conoscenza (le tracce più antiche dell'uomo arcaico, ossa accompagnate da utensili, sono datate circa un milione di anni fa)


il momento in cui la morte diventa cosciente, segnato dalle prime sepolture, è già d'immenso interesse; la data è molto più anteriore (100 mila anni prima di noi)

E

la comparsa dell'Homo sapiens ci rinvia tutt'al più a 30 mila anni fa; ma non si trattava più, stavolta, di resti umani; si tratta di segni lampanti, che toccano la sensibilità profonda, che hanno la forza di commuovere, e senza dubbio non cesseranno più di turbarci pitture che uomini molto antichi hanno lasciato sulle pareti delle caverne in cui dovettero celebrare le loro cerimonie incantatorie


i segni dell'uomo del Paleolitico superiore, l'Homo sapiens, ci colpiscono inoltre perché ci recano la testimonianza della sua vita erotica


nascita di questa emozione estrema, che noi designamo con il nome di erotismo, e che oppone l'uomo all'animale

III.    L'erotismo legato alla conoscenza della morte.


l'uomo di Neanderthal aveva la conoscenza della morte


è a partire da questa conoscenza che apparve l'erotismo, che oppone la vita sessuale dell'uomo a quella dell'animale


regime sessuale dell'uomo (non stagionale) ≠ dalla maggior parte degli animali = deriva da quello della scimmia

E

ma la scimmia differisce dall'uomo in quanto non ha la conoscenza della morte (il comportamento di una scimmia presso un affine morto esprime l'indifferenza, mentre l'uomo di Neanderthal, seppellendo i cadaveri dei suoi, lo fece con una cura superstiziosa)


il comportamento sessuale dell'uomo rientra, come quello della scimmia, in un'eccitazione intensa, non interrotta da alcun ritmo stagionale, ma contrassegnato anche da un'esclusiva sconosciuta agli animali, e che le scimmie, in particolare, non mostrano


il sentimento di imbarazzo nei confronti dell'attività sessuale ricorda, almeno in un certo senso, il sentimento di imbarazzo nei confronti della morte e dei morti


la "violenza" ci supera stranamente in ogni caso: ogni volta, quel che accade è estraneo all'ordine delle cose stabilito, al quale si oppone ogni volta questa violenza c'è un'indecenza nella morte, diversa senza dubbio da ciò che l'attività sessuale ha di incongruo:

la morte è associata alle lacrime

e talvolta il desiderio sessuale lo è al riso


ma il riso non è come sembra il contrario delle lacrime: l'oggetto del riso e l'oggetto delle lacrime si riferiscono sempre a qualche tipo di violenza, che interrompe il corso regolare, il corso abituale delle cose


le lacrime di solito si collegano ad avvenimenti inattesi, desolanti, ma d'altra parte un risultato felice e insperato ci commuove talvolta al punto di farci piangere

il disordine sessuale non ci provoca lacrime, ma pur sempre ci disturba, ci sconvolge talvolta e, delle 2 cose l'una: ci fa ridere; altrimenti ci invita alla violenza dell'amplesso


il desiderio esasperato non può essere opposto alla vita, che ne è il risultato; il momento erotico è anzi il culmine di questa vita, la cui forza maggiore, e la massima intensità, si rivelano nel momento in cui 2 esseri si attraggono, si accoppiano e si perpetuano (l'erotismo è legato alla nascita, alla riproduzione, che senza fine ripara i guasti della morte)


è perché siamo umani, e perché viviamo nella cupa prospettiva della morte, che conosciamo la violenza esasperata, la violenza disperata dell'erotismo


IV.    La morte in fondo al "pozzo" della caverna di Lascaux.


l'elemento "diabolico", cioè la maledizione legata all'attività sessuale, appare davvero in quelle antiche immagini??


io ritrovo, nel più profondo della caverna di Lascaux, il tema del peccato originale, il tema della leggenda biblica: la morte legata al peccato, legata all'esaltazione sessuale, all'erotismo


quella caverna, comunque sia, pone in una sorta di pozzo, di accesso molto difficile, un enigma sconcertante

E

non ci fu enigma agli occhi dell'uomo di Lascaux; per lui, quell'uomo e quel bisonte ebbero un senso chiaro

E

ma noi dobbiamo ora disperare di fronte all'immagine oscura che le pareti della caverna ci propongono: quella di un uomo dal viso di uccello, che esibisce un sesso eretto, ma che si accascia, quell'uomo è steso davanti ad un bisonte ferito; quest'ultimo morirà ma, di fronte all'uomo, perde orribilmente le viscere; sotto l'uomo abbattuto un uccello disegnato con lo stesso tratto, all'estremità di un bastone, completa lo smarrimento del pensiero


scena in cui il bisonte e l'uomo uccello ci appaiono uniti nell'approssimarsi della morte


la composizione attribuisce all'uomo, al giavellotto che la mano del morente potè lanciare, l'origine della ferita


scena che del resto potrebbe per sempre restare inspiegabile



in una mia opera precedente, mi ero imposto di non dare una spiegazione personale di questa scena sorprendente mi limitai a riferire l'interpretazione di un antropologo tedesco, che la accostava ad un sacrificio iacuto e vedeva nell'atteggiamento dell'uomo l'estasi di uno sciamano, forse mascherato da uccello


l'interpretazione ha un solo merito: sottolinea "la stranezza della scena"


successivamente, mi sembrò possibile tuttavia, in mancanza di ipotesi precisa, avanzare una teoria: "il soggetto di questa celebre pittura sarebbe l'uccisione e l'espiazione" lo sciamano espierebbe, morendo, l'uccisione del bisonte (l'espiazione dell'uccisione degli animali avvenuta durante la caccia è la regola per numerose tribù di cacciatori)


successivamente, la prudenza dell'enunciato mi sembrò eccessiva: "almeno questo modo di vedere ha il merito di sostituire all'interpretazione magica (utilitaria), evidentemente povera, delle immagini delle caverne un'interpretazione religiosa, più d'accordo con un carattere di gioco supremo .."


in questo nuovo libro, l'enigma di Lascaux non avrà tutto il posto, ma almeno sarà ai miei occhi il punto di partenza; ed è al suo proposito che mi sforzerò di mostrare il senso di un aspetto dell'uomo che è sciocco trascurare o omettere, designato dal nome di erotismo


Il lavoro e il gioco.


I.    L'erotismo, il lavoro e la piccola morte.


non posso fare a meno di evocare, in questo libro, l'universo di cui l'uomo è il prodotto, l'universo dal quale per l'appunto l'erotismo lo distoglie


se si considera la storia, per cominciare la storia delle origini, il non voler conoscere l'erotismo comporta evidenti errori

E

ma se, volendo comprendere l'uomo in generale, io voglio in particolare comprendere l'erotismo, mi si impone un primo obbligo: per cominciare, devo attribuire il primo posto al lavoro (fondamento dell'essere umano) (a partire dalla preistoria D la preistoria d'altronde differisce dalla storia solo a causa della povertà dei documenti su cui si basa)


i documenti più antichi, e i più abbondanti, riguardano il lavoro: noi troviamo delle ossa, ma gli utensili di pietra sono di gran lunga i documenti più numerosi fra quelli che ci permettono di fare un po' di luce sul nostro passato più remoto


pietre scheggiate, le quali sono state lavorate per rispondere ad un uso:

le une hanno servito come armi(asce, lance, punte di frecce; di pietra o di ossa degli animali uccisi)

le altre come utensili


è il lavoro che liberò l'uomo dall'animalità iniziale (che fece di lui l'essere umano, l'animale ragionevole che noi siamo)


il lavoro innanzitutto fu il fondamento della conoscenza e della ragione


si allontanarono dall'animalità in particolare sul piano della vita sessuale


gli uomini avevano dapprima adattato nel lavoro la loro attività all'utilità che le assegnavano

E

ma non fu soltanto sul piano del lavoro che essi si svilupparono: fu nel complesso della loro vita che fecero corrispondere i loro gesti e la loro condotta ad un fine perseguito


l'attività sessuale degli animali è istintiva, il maschio che cerca la femmina, e la monta, risponde soltanto all'agitazione istintiva

ma gli uomini, essendo pervenuti attraverso il lavoro alla coscienza del fine perseguito, si sono in genere allontanati dalla pura risposta istintiva scorgendo il senso che tale risposta aveva per loro


per i primi uomini che ne ebbero coscienza, il fine dell'attività sessuale non dovette essere la nascita dei figli, fu il piacere immediato che ne risultava

E

la procreazione non era all'inizio un fine cosciente


l'erotismo differisce dall'impulso sessuale animale in quanto è, così come il lavoro, la ricerca cosciente di quel fine che è il piacere


tale fine non è, come quello del lavoro, il desiderio di un'acquisizione, di un incremento

E

solo il bambino rappresenta un'acquisizione, ma il primitivo non vede nell'acquisizione, effettivamente benefica, del bambino il risultato dell'unione sessuale

E

per il civilizzato la venuta al mondo del bambino perdette il senso materialmente benefico, che ebbe per il selvaggio


la ricerca del piacere considerato come un fine, ai nostri giorni è spesso giudicata male; essa non è conforme ai principi; la ricerca voluttuosa, che non è condannata, è tuttavia considerata in modo tale che, entro certi limiti, è meglio non parlarne


in una reazione primitiva, che non cessa del resto di operare, il piacere è il risultato previsto del gioco erotico

E

ma il risultato del lavoro è il guadagno: il lavoro arricchisce

E

se il risultato dell'erotismo è considerato nella prospettiva del desiderio, indipendentemente dalla nascita possibile di un bambino, è una perdita, alla quale corrisponde l'espressione paradossalmente valida di "piccola morte"


l'uomo si allontana dall'animale anche nella misura in cui in lui l'erotismo sostituisce un gioco volontario, un calcolo, quello del piacere, all'istinto cieco degli organi




II.  Caverne 2 volte magiche.


noi siamo sicuri del passaggio dall'attività sessuale istintiva all'erotismo soltanto per il periodo in cui apparve l'Homo sapiens (il nostro simile), il quale potè disporre di risorse mentali analoghe alle nostre


sulla scomparsa dell'uomo di Neanderthal noi non sappiamo niente, se non che l'Homo sapiens, senza transizione, popolò le regioni già accupate da lui; regioni in cui furono scoperte le tracce numerose dei suoi mirabili doni


la nascita dell'arte seguì la compiuta realizzazione fisica dell'essere umano


nel momento in cui comparve, esitante, l'opera d'arte, il lavoro era da centinaia di migliaia di anni proprio della specie umana


non fu il lavoro ma il gioco che decise quando l'opera d'arte si compì e il lavoro divenne in parte, in autentici capolavori, altro che una risposta alla preoccupazione dell'utilità


l'uomo è essenzialmente l'animale che lavora, ma sa anche trasformare il lavoro in gioco lo sottolineo a proposito dell'arte (della nascita dell'arte): il gioco umano, veramente umano, fu dapprima un lavoro, un lavoro che divenne un gioco


quelle caverne erano cupi santuari; quelle pitture dovevano operare magicamente la morte delle bestie, della selvaggina raffigurata


ma la loro bellezza animale, affascinante, ha sempre un senso primario:

quello della seduzione e della passione

quello del gioco meravigliato, del gioco che trattiene il respiro, sotteso dal desiderio del successo


questo campo delle caverne-santuari è quello del gioco


il primo posto, nelle caverne, è dato alla caccia

E

ma la profonda seduzione del gioco aveva senza dubbio la meglio nell'atmosfera carica delle caverne, ed è in questo senso che va interpretata l'associazione delle figure animali della caccia con le figure umane erotiche


quelle caverne cupe furono di fatto consacrate a quel che è, nella sua profondità, il gioco, il gioco che si oppone al lavoro, e il cui senso è innanzitutto di obbedire alla seduzione, di rispondere alla passione


l'erotismo


molte di queste figure maschili hanno il sesso eretto; anche una figura femminile esprime il desiderio con evidenza; un'immagine doppia infine rappresenta apertamente l'unione sessuale


la libertà di quei primi tempi presenta un carattere paradisiaco; è probabile che le loro civiltà rudimentali, ma, nella loro semplicità, vigorose ignorassero la guerra; umore festoso; il freddo è meno contrario ai giochi dell'erotismo di quel che pensiamo nei limiti del comfort attuale


all'ingenuità infantile dell'erotismo primitivo si oppone già una certa pesantezza, tragica e nello stesso tempo comica


erotismo ~ morte

riso ~ morte

riso ~ erotismo


l'immagine è tanto più strana in quanto questo morto dal sesso eretto ha la testa di un uccello, testa animale e così puerile che oscuramente forse, e nel dubbio, ne esce un aspetto risibile


non c'è al mondo altra immagine così carica di orrore comico: per di più, in teoria, incomprensibile


si tratta di un enigma disperante, di una risibile crudeltà; questo enigma, non si tratta veramente di risolverlo; ma, se è vero che ci mancano i mezzi per risolverlo, non possiamo sottrarci; esso è incomprensibile senza dubbio, ma almeno ci propone di vivere nella sua profondità


ci chiede, essendo il primo enigma posto umanamente, di scendere in fondo all'abisso aperto in noi dall'erotismo e dalla morte


niente in questo insieme giustifica il fatto paradossale che l'uomo abbia il sesso eretto


la scena ha un carattere erotico per questo; tale carattere è evidente, chiaramente sottolineato, ma è inspiegabile


si afferma un accordo paradossale tra la morte e l'erotismo; questa verità non ha cessato di affermarsi; eppure, se essa si afferma non cessa di sfuggire ciò è proprio al tempo stesso della morte e dell'erotismo: l'una e l'altro in effetti sfuggono nell'istante stesso in cui si rivelano


questo enigma del pozzo, che corrisponde in modo così strano, così perfetto all'enigma fondamentale, essendo il più lontano, quello che l'umanità lontana propone all'umanità presente, essendo il più oscuro in se stesso, potrebbe essere al tempo stesso il più gravido di senso


è sciocco introdurre un enigma al tempo stesso essenziale e posto nella forma più violenta, indipendentemente da un contesto ben noto, tale tuttavia che per via della struttura umana, esso resta in teoria velato


resta velato nella misura in cui lo spirito umano si sottrae


"l'estremo del possibile"


Parte seconda. LA FINE (Dall'Antichità ai giorni nostri).


Dioniso o l'Antichità.


I.    La nascita della guerra.


molto spesso, le passioni alle quali leghiamo il nome di Eros hanno un senso tragico


ma né la guerra, né la schiavitù sono legati ai primi tempi dell'umanità (prima della fine del Paleolitico superiore, la guerra sembra sia stata ignorata)

E

è soltanto a tempi intermedi detti mesolitici [Mesolitico = "pietra di mezzo", intermedia tra la "pietra antica" (Paleolitico) e la "pietra nuova" (Neolitico)] che risalgono le prime testimonianze di combattimenti in cui degli uomini si uccisero tra loro (10 mila anni fa)


(l'omicidio individuale nei tempi paleolitici non era sconosciuto; ma non per questo si trattò del conflitto tra gruppi armati che cercavano di annientarsi)

(gli eschimesi dei giorni nostri sono paragonabili agli uomini del Paleolitico)


la guerra primitiva non fu comunque condotta sin dall'inizio in modo sistematico


inoltre non dovette trattarsi all'origine di trovare un vantaggio materiale


i vincitori annientavano il gruppo dei vinti, ma i bambini dei 2 sessi dovevano essere adottati dai vincitori e questi, finita la guerra, dovevano trattarli come i loro propri figli: il solo beneficio materiale della guerra era l'ulteriore incremento del gruppo che aveva vinto




II.  La schiavitù e la prostituzione.


fu molto più tardi che i vincitori hanno intravisto la possibilità di utilizzare i prigionieri, riducendoli in schiavitù


possibilità di

un incremento delle forze di lavoro

e di una diminuzione dello sforzo necessario alla sopravvivenza del gruppo


l'allevamento e l'agricoltura, che si svilupparono nei tempi neolitici, beneficiarono così di un sovrappiù di manodopera che rese possibile l'ozio relativo dei guerrieri, l'ozio completo dei loro capi


fino all'avvento della guerra e della schiavitù, la civiltà embrionale si basava sull'attività di uomini liberi, essenzialmente eguali


la schiavitù nacque dalla guerra


la schiavitù giocò nel senso della divisione della società in classi contrapposte


attraverso la guerra e la schiavitù, alla sola condizione di esporre, per cominciare, la propria vita, e poi di esporre la vita dei loro simili, i guerrieri disposero di grandi ricchezze


la nascita dell'erotismo precedette la divisione dell'umanità in uomini liberi e in schiavi

E

ma, in parte, il piacere erotico dipese dallo statuto sociale e dal possesso delle ricchezze


in condizioni primitive, esso era risultato dall'attrazione del vigore fisico e dell'intelligenza degli uomini, della bellezza e della giovinezza delle donne

ma la società derivata dalla guerra e dalla schiavitù accrebbe l'importanza dei privilegi


i privilegi fecero della prostituzione la via normale dell'erotismo, facendolo dipendere dalla forza o dalla ricchezza individuale, votandolo per finire alla menzogna


dalla preistoria all'Antichità classica la vita sessuale si è fuorviata, si è bloccata a causa della guerra e della schiavitù


il matrimonio conservò la parte della procreazione necessaria questa parte fu tanto più grande in quanto la libertà dei maschi ha portato sin dall'inizio ad allontanarli di casa a stento ai nostri giorni l'umanità esce dal sentiero battuto


III.    Il primato del lavoro.


uscendo dalla miseria paleolitica, l'umanità trovò dei mali che dovevano essere sconosciuti ai primi tempi


l'entrata in scena della guerra ha dovuto segnato il peggioramento della civiltà materiale


l'arte animalistica del Paleolitico superiore scomparve (niente di così bello, niente di così grande ne prese il seguito)


la guerra che porta

alla schiavitù

e alla prostituzione (se la prostituzione non è necessariamente sin dall'inizio una forma denigrante (è il caso della prostituzione religiosa, della prostituzione sacra), essa porta molto presto, a partire dalla miseria servile, alla bassa prostituzione)


Hegel tentò di dimostrare che le conseguenze della guerra, che derivarono dalla schiavitù, ebbero anche il loro aspetto benefico


secondo Hegel, l'uomo attuale avrebbe poco a che vedere con l'aristocrazia guerriera dei primi tempi; l'uomo attuale è il lavoratore; gli stessi ricchi e, in generale, le classi dominanti lavorano, almeno un po'


è lo schiavo, non il guerriero che con il suo lavoro ha cambiato il mondo ed è lui che, per finire, è stato cambiato dal lavoro nella sua essenza


il lavoro lo ha cambiato nella misura in cui egli divenne solo autentico creatore delle ricchezze della civiltà


il lavoro generò l'uomo


colui che non lavora, che è dominato dalla vergogna di lavorare, il ricco aristocratico dell'Antico Regime, o il benestante dei nostri tempi, sono soltanto delle sopravvivenze


la ricchezza industriale, di cui gode il mondo attuale, è il risultato del lavoro millenario delle masse sottomesse, della moltitudine sventurata che, sin dai tempi neolitici, hanno formato gli schiavi e i lavoratori; il lavoro, ormai, decide nel mondo; la guerra stessa pone, innanzitutto, problemi industriali, problemi di cui decide solo l'industria


ma prima che la classe oziosa e dominante che traeva la sua forza dalla guerra, giungesse alla sua decadenza presente, l'ozio tese a sottrarle una parte della sua importanza


una vera e propria maledizione si accanisce alla fine su chiunque lasci ad altri lo sforzo noioso, lo sforzo penoso del lavoro


ovunque, l'aristocratico si vota da sé, abbastanza presto, alla decadenza


di regola, alla lunga, l'uso delle ricchezze dà ai più poveri una spinta maggiore


i romani hanno mantenuto il loro dominio grazie al vantaggio che a lungo valse loro la tecnica militare; ma venne il giorno in cui questo vantaggio si attenuò, per via di una maggiore attitudine alla guerra da parte dei barbari e di una limitazione del numero dei soldati presso i romani


ma, avendo un ruolo nelle guerre, la superiorità militare ebbe senso solo all'inizio

E

entro i limiti di una civiltà materiale data, stabilizzata da un vantaggio durevole, le classi sfortunate beneficiarono di un vigore morale che, nonostante la loro forza materiale, manca alle classi privilegiate


dobbiamo affrontare ora il tema dell'erotismo, che, nell'Antichità, conquistò un posto notevole, un posto che, ai nostri giorni, ha perduto


IV.    Sul ruolo delle classi inferiori nello sviluppo dell'erotismo religioso.


nell'Antichità, non furono sempre gli aristocratici, ovvero, a quell'epoca, coloro che poterono darsi il privilegio della ricchezza, che svolsero un ruolo nell'erotismo

E

era invece innanzitutto l'agitazione religiosa dei non abbienti che aveva il ruolo decisivo nell'ombra


la ricchezza svolgeva il suo ruolo nella misura in cui si trattava di forme stabilizzate: il matrimonio, la prostituzione tendevano a far dipendere dal denaro il possesso delle donne


ma, in questo cenno sull'erotismo antico, devo prendere in considerazione in primo luogo l'erotismo religioso, soprattutto la religione orgiastica di Dioniso


nei limiti del culto dionisiaco, in teoria, il denaro non svolgeva un suo ruolo, o lo svolgeva solo in secondo luogo


coloro i quali prendevano parte alle orge di Dioniso erano spesso dei nullatenenti, a volte addirittura degli schiavi

non possiamo dire niente di preciso:

attività disordinata, che non sembra aver avuto unità

non ci fu chiesa dionisiaca unita, di conseguenza i riti hanno variato a seconda dei tempi e dei luoghi

nessuno si preoccupò di informare la posterità; anzi nessuno avrebbe potuto farlo con la precisione voluta

gli aristocratici gaudenti non ebbero un ruolo importante nelle sette

E

all'origine, in Grecia, la pratica dei baccanali ebbe al contrario il senso di un superamento dell'erotismo gaudente


la pratica dionisiaca fu dapprima violentemente religiosa, un movimento acceso, un movimento perduto


l'origine della tragedia sembra legata a questo culto violento


essenzialmente il culto di Dioniso fu tragico; fu nello stesso tempo erotico, lo fu in un disordine delirante


V.  Dal riso erotico all'interdetto.


non appena prende in considerazione l'erotismo lo spirito umano si trova di fronte alla sua difficoltà fondamentale


l'erotismo, in un certo senso, è risibile


l'allusione erotica ha sempre il potere di suscitare l'ironia


Eros è innanzitutto il dio tragico


l'Eros degli antichi potè avere un aspetto puerile: aveva l'aspetto di un fanciullino


ma l'amore non è, alla fine, tanto più angoscioso in quanto offre il fianco al riso??


il fondamento dell'erotismo è l'attività sessuale questa attività ricade sotto un proibito: è proibito fare l'amore, a meno di farlo in segreto

E

ma se, nel segreto, lo facciamo, il proibito si trasforma, illumina ciò che è proibito di una luce al tempo stesso sinistra e divina: in una parola, lo illumina di una luce religiosa


il proibito dà al suo oggetto un senso che di per sé l'azione proibita non aveva


il proibito invita alla trasgressione, senza la quale l'azione non avrebbe avuto quel bagliore maligno che seduce


è la trasgressione dell'interdetto che ammalia


ma questo bagliore non è soltanto quello sprigionato dall'erotismo

E

esso illumina la vita religiosa ogni volta che entra in azione la violenza piena, quella che interviene nel momento in cui la morte taglia la gola, e pone termine alla vita, della vittima


sacro in anticipo, le sillabe di questa parola sono piene di angoscia, cariche del peso della morte nel sacrificio


in me, la morte definitiva ha il senso di una strana vittoria: essa mi illumina del suo bagliore, apre in me il riso infinitamente gioioso, quello della scomparsa


VI.    L'erotismo tragico.


tutti oggi vedono che l'erotismo è un mondo folle e la cui profondità, ben al di là delle sue forme spirituali, è infernale

E

il senso dell'erotismo, se non ci è dato in una profondità vertiginosa, ci sfugge


l'erotismo è in primo luogo la realtà più commuovente ma essa è tuttavia, al tempo stesso, la più ignobile


gli aspetti contradditori dell'erotismo appaiono, in qualche modo, innumerevoli: la loro profondità è religiosa, è orribile, è tragica, è inoltre vietata; senza dubbio anche tanto più in quanto è divina


è un labirinto orrendo in cui colui che si perde deve tremare; solo mezzo per accostarsi alla verità dell'erotismo: il tremore


VII.    Il dio della trasgressione e della festa, Dioniso.


il senso dell'erotismo sfugge a chiunque non ne veda il senso religioso

E

inversamente, il senso delle religioni nel loro complesso sfugge a chiunque trascuri il legame che esso presenta con l'erotismo


immagine che secondo me corrisponde al principio, all'origine della religione


appartiene all'essenza della religione l'opporre ad altri degli atti colpevoli, e precisamente degli atti proibiti


il proibito religioso elimina in teoria un atto definito, ma può nello stesso tempo dare a quel che elimina un valore


pericoloso in teoria, di quel che rifiuta: grosso modo questo valore è quello del "frutto proibito" del primo capitolo del Genesi


questo valore si ritrova nelle feste, nel corso delle quali è richiesto ciò che di solito è escluso


la trasgressione, nel tempo della festa, è precisamente quel che dà alla festa un aspetto meraviglioso, l'aspetto divino


tra gli dei, Dioniso è il dio

della festa

della trasgressione religiosa

della vigna e dell'ebbrezza

la cui essenza divina è la follia


ma la follia stessa è di essenza divina, divina nel senso che rifiuta la regola della ragione


siamo soliti associare la religione alla legge, associarla alla ragione D ma se ci atteniamo a ciò che fonda nel loro complesso le religioni, dobbiamo respingere questo principio


la religione è fondamentalmente ribelle: essa distoglie dall'osservanza delle leggi


almeno, quel che essa comanda è l'eccesso, è il sacrificio, è la festa, di cui l'estasi è il culmine


VIII.  Il mondo dionisiaco. (vi secolo in Grecia)


la questione dei rapporti tra l'erotismo e le religioni è tanto più grave in quanto le religioni viventi oggi si accontentano in generale di negarli o di escluderli


è banale affermare che la religione condanna l'erotismo, mentre essenzialmente, nelle sue origini, quest'ultimo era associato alla vita religiosa

E

l'erotismo individualizzato delle nostre civiltà moderne, proprio a causa di questo carattere individuale, non ha più niente che lo unisca alla religione, se non la condanna finale che si oppone al senso religioso del disordine dell'erotismo


questa condanna tuttavia si iscrive nella storia delle religioni


respingendo l'erotismo dalla religione, gli uomini hanno ridotto quest'ultima alla morale utilitaria


l'erotismo, perdendo il suo carattere sacro, divenne immondo


il culto di Dioniso è l'insieme di pratiche abbastanza durature, che dettero all'erotismo religioso la sua forma più degna di attenzione


nella sua essenza stessa, si tratta della persistenza di un'ossessione


ebbrezza

orgia

erotismo


al di sopra di questa figura ebbra, distinguiamo una divinità agricola, arcaica nel suo aspetto più antico, questa figura rinvia a preoccupazioni materiali, agrarie, legate alla vita contadina

E

ma molto presto lo scrupolo del lavoratore dei campi cessa di avere la meglio sul disordine dell'ebbrezza e della follia


la follia dionisiaca fu in se stessa una follia limitata, che proteggeva l'interesse delle sue vittime: la morte ne era l'esito solo di rado

E

il delirio delle baccanti raggiunse il punto in cui solo lo smembramento di bambini vivi, dei loro propri figli sembrò poter rispondere al suo disordine


non possiamo affermare che tali eccessi si introducessero realmente nei riti

E

ma al posto dei loro figli le menadi in delirio smembravano divorandoli dei capretti, quei capretti le cui grida durante l'agonia differiscono di poco dai pianti dei bebè


la chiave di quei riti era la concessione


successivamente, si ebbe uno sviluppo nel quale la violenza inumana delle origini era scomparsa: iniziarono a trasformarsi, nel primo secolo della nostra era, in cerimonie raffinate


si ebbe poi una repressione sanguinosa, nel 186 a.C., in cui accuse dubbie servirono come base di un'azione politica destinata a contrastare un'influenza esotica debilitante


almeno in parte la pratica dionisiaca degenerò in volgare débauche (dissolutezza, vizio, corruzione, orgia)


da una parte, nei primi secoli dell'Impero, il favore del dionisismo fu tale che si sarebbe potuto vedere in esso il pericoloso concorrente del cristianesimo

d'altra parte, l'esistenza tardiva di un dionisismo decente, sembra dimostrare che la paura di confusioni spinse i fedeli di Dioniso ad opporsi alla violenza dei primi tempi


L'epoca cristiana.


I.    Dalla condanna cristiana all'esaltazione morbosa (o dal cristianesimo al satanismo). (Medioevo)


nella storia dell'erotismo, la religione cristiana ebbe questo ruolo: ne fu la condanna nella misura in cui il cristianesimo governò il mondo, tentò di liberarlo dall'erotismo


il cristianesimo fu favorevole al mondo del lavoro esso valorizzò il lavoro, a spese del godimento


fece del paradiso il regno della soddisfazione immediata, e nello stesso tempo eterna

E

ma ne fece per cominciare il risultato ultimo di uno sforzo


all'interno stesso del mondo antico, ogni giorno un po' di più, il fine della religione fu la vita di oltretomba, dando al risultato ultimo il valore supremo, sottraendo tale valore all'istante


ma il cristianesimo insistette: esso lasciò ormai al godimento dell'istante soltanto un senso di colpa rispetto al risultato finale


nella prospettiva cristiana l'erotismo comprometteva, ritardava almeno il risultato finale

E

ma questa tendenza ebbe la sua contropartita; fu proprio attraverso la condanna che il cristianesimo stesso raggiunse il valore ardente

E

il satanismo era la negazione del cristianesimo; ebbe un ruolo, in particolare verso la fine del Medioevo, e più tardi, ma la sua origine lo privava di vitalità


l'erotismo fu necessariamente legato a questo dramma


inevitabilmente il satanismo, a partire dalla maledizione di cui Satan fu vittima, votò a loro volta i suoi fedeli alla malasorte che lo colpiva


il demone, sembrava, aveva il potere di dare la chance (possibilità, fortuna)

E

ma una simile apparenza alla fine era ingannevole (l'inquisizione ebbe il potere di togliere le illusioni)


la chance senza la quale, inevitabilmente, l'erotismo ebbe come risultato il suo contrario, la malchance (sfortuna), potè essere ricercata solo indirettamente

E

ma in tal modo l'erotismo perdette la sua grandezza: si ridusse all'inganno


alla lunga l'inganno dell'erotismo ne sembrò l'essenza


l'erotismo dionisiaco era un'affermazione, come ogni erotismo, in parte sadica; ma in questo inganno relativo, l'affermazione divenne indiretta


II.  La ricomparsa dell'erotismo nella pittura. (Medioevo Rinascimento)


il Medioevo dette il suo posto all'erotismo nella pittura: lo relegò nell'inferno


i pittori di quel tempo lavoravano per la Chiesa, e, per la Chiesa, l'erotismo era il peccato


il solo aspetto sotto il quale la pittura poteva introdurlo era la condanna


solo delle rappresentazioni dell'inferno, a rigore delle immagini ripugnanti del peccato, permisero di fargli posto


D le cose cambiarono a partire dal Rinascimento; cambiarono anzi, soprattutto in Germania, prima dell'abbandono delle forme medievali, da quando qualche amatore acquistò opere erotiche


solo i più ricchi ebbero a quei tempi i mezzi per commissionare pitture laiche


il riflesso delle passioni che ci è dato in queste pitture, o in queste incisioni, è falsato queste pitture, queste incisioni, non traducono come le immagini del Medioevo un sentimento comune

E

ma la violenza della passione era presente tuttavia in questa arte erotica che nasceva dalla notte del mondo religioso, di quel mondo sopravvissuto che, piamente, malediceva la carne

Dürer

Cranach

Grien


il valore erotico di queste opere è in qualche modo acuto perché esso non si affacciava in un mondo aperto alla facilità


rispondono all'ossessione di provocare


oggi, grande è la nostra leggerezza, e potremmo essere tentati di riderne

E

ma dobbiamo concedere qualcosa di più di un sentimento divertito a queste opere


sin dall'inizio, all'entrata in questo mondo di un erotismo lontano, spesso brutale, ci troviamo di fronte all'orribile accordo tra l'erotismo e il sadismo (piacere provato nel tormentare gli altri)


l'attrazione dell'erotismo fu legata non solo al dolore, ma anche alla morte, alla putrefazione della morte

E

un po' più tardi queste associazioni scompariranno: il Manierismo ne liberò la pittura


ma fu soltanto nel 700 che si fece luce l'erotismo sicuro di sé, l'erotismo libertino


III.    Il manierismo.


di tutta la pittura erotica la più seducente è, a mio avviso, quella designata dal nome di manierismo


essa è del resto, ancora oggi, poco conosciuta


Italia: Michelangelo

Francia: scuola di Fontainebleau


ad eccezione di Michelangelo, i pittori manieristi non sono molto stimati; nel complesso sono misconosciuti


Caron

Spranger

van Haarlem

Greco

Poussin


essi si sono affidati alla sensazione forte


il classicismo li disprezzò


altri pittori, se non meno ossessionati, meno arditi, si fecero avanti più o meno nello stesso tempo, seguendo le stesse strade


Tintoretto

Tiziano


ma in parte perché in Italia (in particolare a Venezia), il classicismo e la prostrazione furono meno profondi, il manierismo e l'erotismo di Tiziano, o del Tintoretto, non disturbarono

E

mentre il manierismo del Greco scandalizzò la Spagna del 600

E

in Francia, dove mai gli eccessi di un Greco avrebbero destato interesse, l'ossessione erotica di Poussin trovò il vuoto



IV.    Il libertinaggio del 700 e il marchese de Sade.


con la Francia libertina del 700 si produsse un cambiamento radicale


l'erotismo del 500 era opprimente; poteva andare di pari passo con un sadismo delirante


l'erotismo di Boucher si orientò nel senso della leggerezza la leggerezza potè essere presente solo per aprire la strada alla pesantezza il riso talvolta solleva il sipario su un'ecatombe


ma l'erotismo di quell'epoca non seppe nulla degli orrori di cui fu la premessa


quali che fossero quegli eccessi di orrori che, per tutta la sua vita, non hanno cessato di ossessionarlo, e di cui i suoi libri sono il feroce racconto, Sade poteva ridere

E

sappiamo tuttavia che l'idea che sarebbe finito sul patibolo, lo sfiniva


ma la vita di Sade stesso, che passò 30 anni in prigione ma che soprattutto riempì questa solitudine di sogni sempre ripetuti, sogni di grida terribili e di corpi sanguinanti, questa vita Sade stesso la sopportò solo immaginando l'intollerabile


V.  Goya.


tristezza solitaria di Sade


gli ultimi anni di Sade fanno pensare che all'approssimarsi della morte, la stanchezza sinistra avesse la meglio


la questione è quella di opporre all'esempio del furore quello di un orrore depresso


Sade

Goya

vissero più o meno nello stesso tempo


chiuso nelle sue prigioni, al limite talvolta della rabbia

sordo, per 36 anni chiuso nella prigione di una sordità assoluta

la Rivoluzione francese li destò alla speranza

ebbero un orrore morboso del regime fondato sulla religione

li unì soprattutto l'ossessione dei dolori eccessivi


non associò, come Sade, il dolore al piacere


tuttavia la sua ossessione della morte e del dolore ebbe in lui la violenza convulsiva che li apparenta all'erotismo

impossibile dire, di Goya o di Sade, quale la sorte rinchiuse più duramente

nella sua devianza, conservò sentimenti di umanità

nelle sue incisioni, nei suoi disegni, nelle sue pitture, raggiunse (senza infrangere le leggi) la devianza più completa

può darsi del resto che, nel complesso, restasse entro i limiti delle leggi (ai nostri giorni l'affaire di Marsiglia, che senza dubbio l'ha portato alla detenzione perpetua, non avrebbe conseguenze così gravi)


si decise a soddisfarsi nell'immaginazione, attraverso il racconto, solo in prigione e tardivamente



l'erotismo è in un certo senso l'esito, l'esito infame dell'orrore




VI.    Gilles de Rais ed Erzsébet Báthory.


Sade conobbe Gilles de Rais e ne apprezzò la durezza di pietra


la cosa più notevole è questa durezza: "quando alla fine i bambini riposavano morti, egli li baciava .. e quelli che avevano le teste e le membra più belle li faceva contemplare e faceva crudelmente aprire i loro corpi e si dilettava della vista dei loro organi interni"


queste parole mi tolgono definitivamente la possibilità di non tremare: "e molto spesso .. quando i bambini stavano morendo, si sedeva sul loro ventre e prendeva piacere nel vederli morire così e ne rideva con i detti Corrillaut e Henriet" (suoi servitori)


i servitori pulivano la camera, lavavano il sangue .., e mentre il padrone dormiva, avevano avuto cura di bruciare i vestiti ad uno ad uno, volendo, dicevano, evitare i "cattivi odori"


se avesse conosciuto l'esistenza di Erzsébet Báthory, senza alcun dubbio Sade sarebbe caduto nella peggiore esaltazione


ne parlo in questo libro e posso farlo soltanto all'insegna delle lacrime


queste frasi desolate si ordinano in me, nella coscienza, all'opposto del sangue freddo delirante che richiama il nome di Erzsébet Báthory


non si tratta, come avvenne nella mente di Sade, della tempesta del desiderio


si tratta di aprire la coscienza alla rappresentazione di ciò che l'uomo è veramente


di fronte a questa rappresentazione, il cristianesimo si è defilato


nel loro complesso gli uomini non possono fare a meno di defilarsi, ma la coscienza umana, nel tremore, deve aprirsi al culmine dell'orrore


la lettura oggi facile delle opere di Sade non ha cambiato il numero dei crimini, nemmeno quello dei crimini sadici, ma apre interamente la natura umana alla coscienza di sé


VII.  L'evoluzione del mondo moderno.


questo libro, per l'autore, ha un solo senso: apre alla coscienza di sé


il periodo che seguì Sade e Goya perse questi aspetti rudi; ci fu un culmine che nessuno, dopo di allora, ha superato

E

tuttavia sarebbe prematuro dire che, in definitiva, la natura umana si addolcisce le guerre non ne hanno apportato la prova

E

è tuttavia vero che, da Gilles de Rais, che non affermò i suoi principi, al marchese de Sade che, affermandoli, non li mise veramente in atto, noi vediamo diminuire la violenza


Gilles de Rais, nelle sue fortezze, torturò e uccise decine di bambini, forse centinaia

un po' più di un secolo dopo, al riparo delle mura dei suoi castelli, una gran dama, Erzsébet Báthory, mise a morte, in Ungheria, giovani serve e, più tardi, giovinette della nobiltà (con una crudeltà infinita)


in teoria l'800 fu meno violento


è vero che le guerre, nel 900, hanno dato l'impressione di un accresciuto scatenamento

E

ma per quanto immenso fosse il suo orrore, questa scatenamento fu misurato, fu la vergogna perfetta nella disciplina


le guerre del nostro secolo hanno meccanizzato la guerra, la guerra è diventata senile


il mondo alla fine cede alla ragione


e perfino nella guerra, il lavoro ne diventa il principio, ne diventa la legge fondamentale


di questo nuovo orientamento, la pittura a poco a poco diventa il fedele riflesso


è l'idealismo innanzitutto che essa vuole rovinare


può darsi che in un certo senso l'erotismo si contrapponga al lavoro


quel che minaccia oggi gli uomini non è affatto il godimento materiale


il godimento materiale è in teoria contrario all'aumento delle ricchezze

E

ma l'aumento delle ricchezze è, almeno in parte, contrario al godimento che noi abbiamo il diritto di attenderci da esse


l'aumento delle ricchezze porta alla sovrapproduzione di cui la guerra è la sola via d'uscita


non dico che l'erotismo sia il solo rimedio alla minaccia della miseria, legata all'aumento irragionevole delle ricchezze

E

ma senza il calcolo delle varie possibilità di consumo opposte alla guerra, e di cui il godimento erotico, il consumo dell'energia nell'istante, è il modello, noi non riusciremmo a scoprire una vita d'uscita fondata sulla ragione


VIII.  Delocroix, Manet, Degas, Gustave Moreau e i surrealisti.


da quel momento, la pittura aveva il senso di una possibilità aperta che andava, in un certo senso, oltre quella della letteratura


anche se, nel complesso, rimase fedele ai principi della pittura idealista, Delacroix inclinò nel senso di una pittura nuova e, sul piano dell'erotismo, legò la sua pittura alla rappresentazione della morte


per primo, Manet si allontanò decisamente dai principi della pittura convenzionale, rappresentando quel che vedeva e non quel che avrebbe dovuto vedere


la sua scelta lo impegnava, per di più, sulla strada di una visione cruda, di una visione brutale, che l'abitudine non aveva ancora deformato i nudi di Manet hanno una rudezza non velata dal rivestimento dell'abitudine, che deprime, della convenzione, che sopprime


lo stesso vale per le ragazze delle case chiuse, come le volle raffigurare in tutta la loro incongruità (non opportuno) Degas


D le pitture di Moreau vanno nel senso opposto: tutto in esse è convenzionale


resta il fatto che la violenza è contraria alla convenzione: la violenza di Delacroix era così grande che la convenzione nei suoi quadri mal velava le forme che corrispondevano al principio dell'idealismo


non fu la violenza, fu la perversione, l'ossessione sessuale che legò le figure di Moreau alla nudità angosciosa dell'erotismo


la pittura surrealista rappresenta il manierismo di oggi


ho fatto ricorso alla parola manierismo solo nel senso in cui traduce la violenza tesa senza la quale non potremmo liberarci dalla convenzione


mi piacerebbe impiegarla per esprimere la violenza di Delacroix o quella di Manet, la febbre di Moreau


me ne servo al fine di insistere sull'opposizione tra un classicismo che persegue immutabili verità: il manierismo è la ricerca della febbre


tutti riservano oggi il nome di surrealismo alla scuola che vorrebbe con esso richiamarsi a Breton

E

io ho preferito tuttavia parlare di manierismo; voglio sottolineare l'unità fondamentale di pitture la cui ossessione consiste nel tradurre la febbre: la febbre, il desiderio, l'ardente passione


il tratto essenziale dei pittori di cui parlo consiste nell'odiare la convenzione


solo questo fece amare loro il calore dell'erotismo


la pittura di cui parlo è in ebollizione, essa vive .. brucia .. non posso parlarne con la freddezza che richiedono i giudizi, le classificazioni


A mo' di conclusione.


I.    Personaggi affascinanti.


nei 2 capitoli che precedono, ho voluto rendere sensibile lo slittamento dall'erotismo senza misura all'erotismo cosciente


il passaggio dalle violenze scatenate della guerra alla tragedia rappresentata, avrebbe forse il senso di un declino??


un senso di decadenza ci deprime, se opponiamo allo scatenamento senza misura, all'assenza di paura, il calcolo


il primo tempo è quello del loro scatenamento

ma il secondo quello della coscienza


non possiamo fare differenza tra l'umano e la coscienza


quel che non è cosciente non è umano


tutto quello che posso fare per il momento è aggiungere una visione nuova e, se possibile, la visione finale a tutte quelle che ho proposto


propongo alla mia riflessione di soffermarmi su immagini più o meno contemporanee, che solo la fotografia mi fece conoscere


dei momenti che vissero, i 2 personaggi in questione ebbero poca coscienza


il primo è un sacrificante vaudou

il secondo è un suppliziato cinese, il cui supplizio evidentemente non poteva avere altro fine che la morte


il gioco che mi propongo consiste nel rappresentarmi quel che essi vivevano nel momento in cui l'obiettivo fissò la loro immagine sul vetro o sulla pellicola


II.  Il sacrificio vaudou.


quel che ha vissuto il sacrificante vaudou fu una sorta di estasi, un'estasi in un certo senso paragonabile all'ebbrezza


un'estasi provocata dall'uccisione di volatili

guardandole con passione, possiamo penetrare in un mondo lontano dal nostro per quanto possibile: quello del sacrificio sanguinoso


questa realtà eccessiva riceve nel mondo religioso questo nome strano: il sacro

E

di questa parola non possiamo dare una definizione giustificabile


immagine in cui l'orrore vertiginoso e l'ebbrezza si mescolano


le fotografie che seguono si riferiscono al culto vaudou, così come è praticato ai nostri giorni in certe regioni centrali dell'America, dove si è sviluppato presso gli schiavi negri


sulla religione di questi americani originari dell'Africa, un'opera bellissima di Métraux, uno dei migliori etnografi di oggi (Le Vaudou) ci dà la descrizione fedele e vivente; tanto più vivente che per conoscerla meglio l'autore si fece iniziare al culto vaudou


III.    Supplizio cinese.


il mondo legato all'immagine aperta del suppliziato fotografato, al momento del supplizio, più volte, a Pechino, è, a mia conoscenza, il più angoscioso di quelli che ci sono accessibili attraverso immagini fissate dalla luce


il supplizio raffigurato è quello dei 100 pezzi, riservato ai crimini più gravi


uno di questi cliché fu riprodotto da Dumas l'autore, a torto, l'attribuisce ad una data precedente e ne parla per dare l'esempio della orripilazione (fenomeno di reazione al freddo o ad un'emozione, per il quale i peli tendono a drizzarsi)


per prolungare il supplizio il condannato riceveva una dose di oppio


l'aspetto estatico dei tratti della vittima è un aspetto innegabile


io possiedo uno di questi clichés; mi è stato donato dal dottor Borel, uno dei primi psicoanalisti francesi


questo cliché ebbe un ruolo decisivo nella mia vita: sono sempre stato ossessionato da questa immagine del dolore, al tempo stesso estatica e intollerabile


molto più tardi un amico mi iniziò alla pratica dello yoga fu in quell'occasione che io scorsi, nella violenza di questa immagine, un valore infinito di sconvolgimento


a partire da questa violenza, ancora oggi non riesco a propormene un'altra più folle, più orribile, fui così sconvolto che accedetti all'estasi


il mio scopo è qui di illustrare un legame fondamentale: quello tra l'estasi religiosa e l'erotismo, in particolare il sadismo


quel che improvvisamente vedevo e che mi chiudeva nell'angoscia, ma che nello stesso tempo me ne liberava, era l'identità di questi perfetti contrari che oppongono all'estasi divina un orrore estremo


questa è secondo me l'inevitabile conclusione di una storia dell'erotismo


limitato al campo che gli è proprio, l'erotismo non avrebbe potuto accedere a questa verità fondamentale data nell'erotismo religioso, l'identità dell'orrore e del religioso


la religione nel suo complesso si fonda sul sacrificio

E

ma solo una digressione interminabile ha permesso di accedere all'istante in cui evidentemente gli opposti sembrano legati, in cui l'orrore religioso, dato, come sapevamo, nel sacrificio, si lega all'abisso dell'erotismo, agli ultimi gemiti che solo l'erotismo illumina

questi clichés sono stati pubblicati in parte da Dumas e da Carpeaux; Carpeaux afferma di essere stato testimone del supplizio


sacrificio umano atzeco

dopo i sacrifici aztechi le violenze della Conquista


Appendice.


tra le carte lasciate da Bataille figurano dei testi che è possibile riferire a Le lacrime di Eros:

5 progetti di introduzione o di presentazione del libro

e 4, molto più frammentati, progetti di post scriptum (qui solo l'ultimo, e più significativo)


I.    L'infantilismo.


le lacrime appaiono al mio lettore inconciliabili con l'immagine che egli ha di Eros, o dell'amore

E

ma Eros chiama le lacrime, le chiama con brutalità


consideriamo l'infelicità rivelata da quel che racconta una giovane donna che, "facendo la vita" a Montparnasse, era stata invitata da un mio amico a raccontare la sua vita


il signore si è messo nudo, in attesa del dramma


"questo bebè vuole che io agisca con lui come con un bambino"


questo inconfessabile piacere mi ricorda un'assurdità della stessa natura, che un tempo mi aveva colpito


si tratta, in entrambi i casi, di una sorta di vizio che gli specialisti hanno trascurato

E

proporrò di chiamarlo infantilismo (possibilità di associare il piacere ai ricordi che ci lasciò un'infanzia lontana), ma altri studiosi, che abbondano quando si tratta di altri piaceri, hanno ignorato il vizio più incoffessabile


non credo che l'infantilismo sia raro

E

ma chi non vede la difficoltà per un uomo di confessare che, senza essere fasciato come il bambino e bere dal biberon, gli è difficile godere


è lo stesso nel caso di un secondo esempio, dove un cappello da capostazione, una bandierina rossa, un fischietto hanno lo stesso senso del biberon e del pannolino


si può immaginare di affidare la stupidità di un vizio alla prostituta, disarmata dalla sua nudità


il vizioso la disprezza: almeno essa non ha di fronte a lui le caratteristiche di un essere umano; egli può disonorarsi di fronte a lei: essa ignora tutto di lui; uscito dalla camera egli sfuggirà al riso della sventurata: in attesa di un "regalo" potrebbe forse ridere di fronte a lui??


un signore anziano; un tuff-tuff puerile


lo scioglimento del dramma, ovvero: il godimento del vizioso


La voluttà, il riso e le lacrime.


"sono veramente disgustata di vedere tutti questi uomini morbosi"


la ragazza vede sotto la luce più triste quel "bebè" che ha il dono di far ridere fino alle lacrime il lettore


l'autore avverte che, se il lettore vuole accostarsi ad Eros, può aspettarsi di tutto

l'autore ha intenzione di introdurre il lettore in campi che solo un'attenzione spesso faticosa alla lunga gli aprì


all'entrata di questi campi proibiti, un riso inevitabile ne fa risaltare la stranezza


questo riso annuncia la decadenza di coloro che lo suscitano


entrati nei campi di Eros, noi scorgiamo per prima cosa una schiera di personaggi stomachevoli, indifesi, degradati, e distrutti, dalla ricerca del piacere


è inevitabile riderne, ma il terrore si sostituisce presto all'allegria; il terrore, la disperazione, le lacrime


è difficile farci un'immagine di Eros tale che possa essere afferrata

E

ma, come sappiamo che a volte è tenuto a ridere, possiamo anche supporre che esso sia accessibile al terrore, che sia anche accessibile alle lacrime


è nelle lacrime che allontana una maledizione che lo persegue


le lacrime riportano alla coscienza quel che la leggerezza del riso impediva di vedere


è solo questo Eros in lacrime che accede allo splendore terrificante e voluttuoso di un campo segreto


sempre la soddisfazione sessuale è come il ridere, o il comico


non si tratta affatto, parlando dell'erotismo, di impiegare il linguaggio oggettivo della scienza

E

parlare dell'erotismo significa parlare di una sofferenza o di una gioia che noi proviamo, significa parlare da amante, felice o infelice, della vita umana


significa parlare come il santo parlerebbe di Dio, se potesse coglierne, al tempo stesso, lo splendore incomprensibile e l'essenza, e nell'assenza, la cieca crudeltà


della vita umana, in effetti, l'erotismo ha la crudeltà delirante e l'ebbrezza

E

lo scienziato, parlando di una stella, la riduce a formule matematiche con le quali la conosce

E

ma, della stella, l'amante della vita umana conosce soggettivamente il fascino prodigioso che, nel silenzio, essa trae dall'immensità della notte


questa incomprensibile vita lo inebria e lo terrorizza


l'amante della vita umana respira e trema sulla terra, sulla terra egli sa che morirà


tra lo scienziato, che racchiude nelle sue formule la totalità del mondo

e quel riso superficiale che mi è piaciuto suscitare

non c'è alcuna difficoltà


lo scienziato si sposta nel mondo chiuso circoscritto delle matematiche

il riso suscitato dalla storia di un signore che gode nelle sue fasce succhiando il biberon portogli da una prostituta richiude un delirio insensato nei limiti di una categoria non meno stabile e non meno vuota che quella dello scienziato


la storia del biberon o quella del berretto del capostazione appartengono ad un mondo disarticolato, aperto a tutti i venti del delirio


ma, ridendo, non ero io, come quei signori, penoso, da morir dal ridere

E

è vero che la gioia infantile che ne provavo mi apriva, per un istante, al vento di follia che li trascinava via

E

nonostante ciò io partecipavo, col riso, al contagio che, loro, li apriva a pietosi, violenti orgasmi; ma quel riso, mediante il quale, a mio modo, ne godevo da lontano, nel mentre che mi dilettava, me ne liberava


c'è nel riso una vigliaccheria calmante, mediante la quale noi ci difendiamo dai pericoli che minacciano una vita troppo aperta


dobbiamo difendere la nostra vita dall'attrazione che hanno per noi i disordini deliranti: i più comuni sono i disordini sessuali


per non sprofondare, dobbiamo chiuderci alle frenesie che sopprimerebbero la possibilità di accordare le nostre possibilità con quelle degli altri


dobbiamo diventare adulti; da adulti guardarci dalle dissolutezze puerili

E

ma il riso è la festa improvvisa che noi facciamo a questi vizi; ciò di cui il riso aveva segnato il carattere aperto


noi non ci indigniamo di un'assurdità infantile; essa ci scandalizzerebbe se venisse da un adulto, ma del bambino sappiamo che non ha in sé il potere di osservare le regole che seguiamo noi


proprio per questo non lo troviamo né grottesco né ridicolo


riso di accettazione

E

al contrario il riso suscitato dal rito del vizioso esclude l'insensato che ne è l'oggetto


le stravaganze dei bambini non possono toccare gravemente questo mondo regolato, in cui dobbiamo rinchiuderci, poiché dobbiamo vivere rassicurati

E

ma di fronte alla puerilità sfrontata di un adulto, la nostra angoscia si attenua soltanto a condizione che, facendoci ridere, la nostra ilarità lo fulmini, lo annienti


l'erotismo è risibile


il valore risibile dell'erotismo si lega all'infanzia


è sostenibile, viceversa, parlando dell'erotismo, affermare che se ne manifesta la verità, ciò accade nelle lacrime


l'accecamento della folla che ride all'unisono dell'erotismo e dell'infanzia, essendo durevole, potrebbe alla fine dare la nausea


confronterò in primo luogo quel che noi siamo ad un sacco che, da una parte, deve restare chiuso


questo sacco è tenuto a guardarsi dall'intrusione dall'esterno: esso esige di restare chiuso, di restare intatto in mezzo agli inevitabili pericoli

E

d'altra parte, nessuno vede come, all'infinito, il sacco non potrebbe mai aprirsi


se si tratta di un adulto, esso esiste in teoria allo stato chiuso


richiamo in questo modo una tale infinità di possibili

gli uni comici

e gli altri desiderabili

altri infine che provocano nausea


II.  La voluttà nelle lacrime.


l'erotismo è la caratteristica propria dell'uomo

la conoscenza della morte, il fatto di sapere che morirà, di sapere che muore, è non meno dell'erotismo uno dei caratteri distintivi dell'uomo


io credo che essenzialmente l'erotismo sia legato alla morte, cioè la sessualità dell'uomo è il fatto dell'animale che vive consapevole che morirà

E

non si tratta affatto di dire che, non fosse per la coscienza della morte, noi non avremmo godimento sessuale, ma il pieno godimento appartiene a queste creature che la morte fa impallidire


l'ebbrezza si dissolve, anzi, passa più rapidamente della serietà; tuttavia è così profonda che, senza di essa, in tutti i sensi, la vita umana sarebbe impossibile


proprio l'inestricabile legame della gioia estrema e della morte, che questa compaia sotto forma di vergogna, di corruzione profonda, di decadenza, o più generalmente in quella consumazione convulsiva della vita che è l'amore, sarà l'argomento di questo libro


non parlerò del fatto che la riproduzione degli individui, contro le prime apparenze, è, in profondità, identico alla morte (poiché la scomparsa ulteriore di coloro che danno la vita è tassativamente richiesta, se essi dovranno, un giorno, lasciare il posto ai loro figli)

non parlerò del fatto della nascita alla quale non solo la morte futura dei genitori dava un senso, ma che sin dall'inizio destinava alla morte coloro i quali si designavano essi stessi


è mia intenzione mostrare come l'amplesso, al quale crediamo che portino il gusto e l'amore della vita, risponda nell'oscurità della notte all'orribile attrazione della morte


il riso e l'angoscia, invece di opporsi, si mescolano


intenzione di esporre, in una forma immediatamente evidente, fatti che forse disturberanno


vorrei evitare quel tipo di sviluppi difficili da seguire


è necessario non evitare questo campo proibito


III.    Io vorrei in questo piccolo libro ..


vorrei prendere in considerazione le possibilità della vita umana


mai dovrò dimenticare la convenzione che piega tante menti: dovrò per prima cosa raffigurarmi, senza disprezzo per coloro che si inchinano, la forza che ci vorrà per vincerla


l'erotismo è per eccellenza un campo proibito


devo forzare l'entrata del campo più proibito, le porte che devo aprire alla riflessione sono, dopo tutto, le porte della morte


di tutto ciò che rivela un'illuminazione della morte


dirò di quei corpi femminili che cessano di rispondere alle esigenze banali, alle esigenze quotidiane della vita


l'incongruità del desiderio interrompe la vita continua


l'erotismo può sedurmi, ma io non posso dimenticare, comunque sia, l'orrore e lo spavento che esso ispira



l'erotismo è legato alla morte

E

tuttavia, la sessualità è, in un certo senso, all'opposto della morte

E

ma per l'appunto, nella misura in cui inclina verso l'erotismo, la sessualità è maledetta


perché si distoglie dalla sua funzione che è quella di moltiplicare gli esseri umani

perché, lungi dal considerare la proliferazione della vita, spreca le risorse che la assicurano

a causa dei proibiti religiosi arbitrari

perché è estranea alla moltiplicazione degli esseri utili

perché indebolisce la comunità utile


l'erotismo è contrario all'interesse vitale della comunità


è difficile coglierlo nella sfera segreta alla quale si limita

E

ma la sopravvivenza nascosta equivale alla soppressione


può essere colta solo con difficoltà


se la morte chiama le lacrime

e se il riso affiora dietro l'erotismo

in questo non c'è alcun artificio: queste reazioni corrispondono alla verità della nostra vita


non possiamo senza fine concederci al riso; il fondo dell'erotismo è terrificante


il riso di Gilles de Rais fa tremare


talvolta il riso, a partire dall'erotismo, può portarne al colmo l'orrore


IV.    Mi allontano dalla credenza ..


quel che decide della vita umana

non è il sesso

non è nemmeno l'ossessione né l'attrazione della morte


solo il lavoro decide della vita umana


l'attività sessuale e la morte, opposte l'una all'altra per principio, sono sin dall'inizio i 2 possibili che si oppongono al lavoro: è questa comunità di opposizione che le avvicina nonostante la loro divergenza


solo il lavoro, che distingue l'uomo dall'animale, che anzi ha creato l'essere umano, ha conferito a fattori di per se stessi distinti una sorta di equivalenza, poiché li ha confusi nella stessa conclusione: in effetti, il lavoro rimanda egualmente alla morte e all'atto sessuale


la morte dell'animale e la sua attività sessuale non hanno niente in comune


l'orgasmo, al termine dell'atto sessuale, vi mette fine (ma provvisoriamente) allo stesso modo in cui la morte pone termine alla vita


Il venir meno dell'amata, la violenza dell'amato.


l'amata viene meno, l'aggressività dell'amante chiama il suo venir meno finale


l'estasi erotica non è, come l'estasi religiosa, oggetto di studi austeri, un po' solenni, pur non essendo meno degna d'interesse


ad ogni modo, l'amore umano, opponendosi alla sessualità animale, è vicino all'amore estatico di Dio, noto al mistico occidentale; è vicino nello stesso tempo all'estasi impersonale, all'estasi atea degli orientali

la sfera dell'amore, considerata nelle sue 3 forme

umana (sessuale)

divina

impersonale (atea)

non è essa stessa un insieme sufficiente


l'ascesi cristiana accusò le vie dell'amore umano: esse sono, secondo l'ascesi cristiana, rischiose, non avrebbero altro esito che la povertà


il mio libro si limita a queste vie maledette


non ho potuto far altro che rivelare ai viventi il disastro possibile


una tale rivelazione spezza la semplice vivacità sessuale


come la morte, essa mozza il fiato


il mascheramento è il difetto della vita civilizzata, ma noi non dobbiamo lasciarci ingannare


nell'indipendenza l'uno dall'altro ciascuno degli amanti viveva allo stato chiuso


essi vivevano vestiti, e i loro vestiti li terminavano (li avvolgevano, li isolavano, li rinchiudevano)

E

una comunicazione intensa non poteva stabilirsi tra loro senza la soppressione o almeno senza il disordine dei vestiti


tolti i vestiti, una donna è un essere aperto, un essere abbandonato


denudandosi, essa si è messa al suo potere, la nudità ne confessa il totale venir meno


questa donna sotto i vestiti disponeva della sua volontà: resta un corpo nudo, senza difesa, che chiama un abuso violento


il corpo, evidentemente, non è una cosa e, di esso, non potrei dire che la vita lo abbandona, allo stesso modo in cui lo abbandonerebbe nella morte: ma esso viene meno, si appresta, in questo abbandono, a godere, terrorizzato, del suo venir meno


V.  L'ultimo pensiero.


una vita umana è la ricerca di riposo: così lungo e così profondo che noi possiamo non sapere più quel che il riposo significa


il solo riposo che io possa aspettare senza vergogna è quello che dà un piacere violento: quella commozione contorta e voluttuosa, che non è la morte ma che, avendola invocata con un grido, abbandona presto all'impostura della felicità



Bataille (1897-1962) è tra i "maestri del pensiero" del 900 francese sicuramente il più inafferrabile ed enigmatico; grande "dilettante" di filosofia e di sociologia, è autore di un'opera letteraria che muove dal surrealismo




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