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GIUSEPPE UNGARETTI

letteratura



GIUSEPPE UNGARETTI


Giuseppe Ungaretti, il poeta che ha innovato nel modo più radicale il linguaggio della poesia, costituisce un punto di riferimento per la maggior parte della produzione letteraria novecentesca. Nato nel 1888 ad Alessandria d'Egitto dove il padre lavorava allo scavo del canale di Suez, trascorre in questa città la prima giovinezza, riportandone un ricco patrimonio di esperienze do vita e di ricordi: il racconti favolosi ed esotici, le cantilene dei beduini, i miraggi del deserto in cui si fondono realtà ed irrealtà. L'internazionalità dell'Egitto consente ad Ungaretti di formarsi in condizioni di estrema apertura a tutte le correnti di pensiero europee, in particolari quelle francesi. Ma dell'Egitto lo influenza soprattutto il paesaggio , in particolare 333g64d il deserto che gli da il senso dell' immensità degli spazi, ma anche quello della morte e della fragilità delle costruzioni umane: Alessandria per esempio è una città che viene continuamente del vento e dalla sabbia.Se l'Egitto pone le basi della formazione ungarettiana, gli anni passati in Francia fra il 1912 e l'inizio della prima guerra mondiale sono decisivi per le sue scelte culturali. A Parigi infatti il giovane Ungaretti entra in contatto con i più significativi esponenti delle avanguardie artistiche novecentesche da Picasso ad Apollinaire e soprattutto avverte la dimensione della storia.La vita del poeta è stata segnata dalla drammaticità della prima guerra mondiale alla quale egli partecipa come soldato semplice dopo essere stato, alla pari di tanti altri intellettuali del suo tempo, un accesso interventista. Basta però poco tempo perché si sente deluso e dolorosamente segnato da questa esperienza. La guerra di trincea infatti non da spazio ad azioni grandi ed eroiche, ma porta una situazione di anonimato oltre che a una degradazione fisica dovuta alla promiscuità e alla lotta giornaliera contro la sporcizia, la fame e gli agenti atmosferici. Si aggiungano ancora l'angoscia della morte costantemente in agguato e la quotidiana constatazione dell'inutilità, stupidità e atrocità del conflitto.



Nascono da questa esperienza le prime e più significative raccolte ungarettiane, il Porto Sepolto del 1916 e Allegria di naufragi del 1919 confluite nel 1931 nell' Allegria. In esse il poeta, che risente dell'influenza del futurismo, opera una vera e propria "rivoluzione espressiva": spezza il verso riducendolo a pochissime sillabe, isola la parola all'interno della pagina bianca conferendole essenzialità e sacralità, elimina la punteggiatura. Dopo la guerra vive per qualche anno ancora a Parigi dove sposa Jeanna Dupoix, quindi si trasferisce a Roma. Sono gli anni del fascismo in politica e del " ritorno all'ordine" in ,letteratura. Alle esperienze radicalmente innovatrici della prima produzione ungarettiana, segue il ritorno a una poesia più tradizionale. Testimonianza di questa svolta è la raccolta Sentimento del tempo pubblicata nel 1933. Nel 1936 Ungaretti si trasferisce in Brasile, dove viene invitato a ricoprire la cattedra di letteratura all'Università di San Paolo. Qui nel 1939 è colpito da un grave lutto: la morte del figlio Antonietto di soli nove anni, durante il periodo brasiliano il poeta viene a contatto con un mondo diverso da quelli prima sperimentati. Questo paesaggio rigoglioso e inquietante compare nella raccolta il dolore del 1947, che nasce dalla fusione tra il dolore universale, causato dalle stragi della seconda guerra mondiale, e il dolore personale per la morte del figlio. Per esprimere questo stato d'animo il poeta modula il suo canto su toni nuovi: utilizza la parola gridata, il verso lungo spezzato da frequenti puntini di sospensione che rendono l'affanno e la disperazione. Pur essendo consapevole della sofferenza e della violenza che la vita comporta, egli però non si chiude in un atteggiamento di passiva autocommiserazione, ma si fa cantore del dolore universale non solo dei propri. Tornato in Italia nel 1942 Ungaretti ottiene "per chiara fama" la cattedra di letteratura italiana moderna e contemporanea presso l'Università di Roma. Dopo la liberazione, però, la legittimità di questo incarico dal regime fascista viene messa in discussione, ma poi tutto si risolve in un nulla di fatto grazie anche alla solidarietà manifestata dal poeta dagli intellettuali più prestigiosi del tempo. Ungaretti è ormai considerato un maestro ed egli stesso si compiace di recitare la parte del "poeta" leggendo spesso in televisione le sue liriche e divenendo così uno degli scrittori più noto al grande pubblico.


Continua a viaggiare per il mondo e riceve da ogni parte premi e riconoscimenti, facendosi amare ed apprezzare per la sua straordinaria vitalità. Numerose sono anche in questo periodo le raccolte poetiche: la terra promessa, un grido e paesaggi, il taccuino del vecchio. nel 1969 riunisce tutta la sua produzione nella raccolta vita di un uomo sottolineando nel titolo lo stretto legame tra poesia ed esperienza biografica. Muore a Milano nel 1970.

Sono una creatura

-Valoncello di Cima Quattro,

il 5 agosto 1916


Come questa pietra

del S. Michele

così fredda

così dura

così prosciugata

così refrattaria

così totalmente

disanimata




Come questa pietra

è il mio pianto

che non si vede


La morte

si sconta

vivendo


Commento poesia: Come la maggior parte delle poesie ermetiche anche questa presenta versi liberi, non legati da alcun schema di rima e dalla punteggiatura. Il poeta isola alcuni versi e li separa dagli altri con ampi spazi bianchi, perchè il pensiero che esprimono sia meditato a lungo e perchè l'immagine che suggeriscono assuma lentamente i suoi contorni. Man mano che si procede verso la fine si osserva una progressiva riduzione sia del numero di versi sia della lunghezza della parole a sottolineare che il percorso del poeta straziato tende verso il silenzio.Le figure retoriche dominanti sono la similitudine, l'anafora e il climax ascendente. La lirica si apre con un paragone che occupa le prime due strofe e nel quale con una inversione viene messo in primo piano il secondo termine ( come questa pietra ), mentre il primo ( è il mio pianto ) compare solo alla fine del periodo. L'uso ripetuto e martellante dell'anafora ( come questa pietra... come questa pietra; così...così...così...così...così...) mette in risalto la lunga serie di aggettivi e participi con funzione aggettivale, mediante i quali il poeta sottolinea, la non-vita della pietra. Dei cinque aggettivi, fredda e dura indicano le qualità oggettive della pietra. Gli altri tre segnano il graduale passaggio dall'esterno all'interno: prosciugata fa pensare al lento e ineluttabile processo di inaridimento, refrettaria è un termine scientifico che indica l'inalterabilità persino alle più alte temperature di un particolare materiale, ma qui allude all'impenetrabilità della pietra; il prefisso dis- di disanimata esprime infine l'idea della frattura violenta , dell'assenza di vita e di sensibilità, così che in esso finiscano per associarsi l'idea della morte e quella della desolazione. L'aggettivo, messo ancora più in risalto dall'avverbio totalmente, è più intenso ed è espressivo del gruppo e costituisce il punto d'arrivo del climax ascendente ottenuto con la successione di termini sempre più forti e drammatici. Compare un enjambement nel settimo verso per dare una maggiore importanza al sostantivo disanimata. Nella seconda strofa troviamo un iperbato (come questa pietra è il mio pianto).

Nella poesia compaiono solo quattro verbi nelle ultime due strofe (è, vede, sconta, vivendo), e apparte il primo, gli altri hanno una certa importanza nella poesia.In questa lirica il poeta concentra in poche parole molti significati; definisce con pochi vocaboli dei grovigli di sensazioni e rappresenta sinteticamente degli stati d'animo complessi, che nascono da più sentimenti, talora anche contrastanti. Queste espressioni così concentrate che a volte possono sembrare enigmatiche o ambigue riproducono con efficacia un modo di essere e di sentire e lo comunicano con immediatezza. Il poeta non racconta e non spiega ma fissa nei versi dei frammenti di vita di cui fa emergere il significato essenziale. Ungaretti comincia questa poesia con una precisa collocazione geografico-temporale, come se dovesse scrivere un diario. Gli aggettivi che usa per descrivere il suo pianto danno un senso di desolazione, tristezza, paura e morte. Il suo pianto nascosto denota un malessere interno e psicologico che nasce da una vita tormentata e travagliata dalla guerra. Negli ultimi tre versi (la morte si sconta vivendo) si mette in risalto l'esperienza quotidiana della guerra, dove la morte appare come una liberazione desiderabile; l'angoscia è tanto opprimente che si arriva a concepire la vita come un prezzo da pagare per ottenere il premio della morte.







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