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Analisi del testo: "La casa in collina" di Cesare Pavese
I Fatti narrati avvengono durante la seconda guerra
mondiale e la vicenda si svolge nell'arco di un anno e mezzo circa. Lo si può
notare dal riferimento alle stagioni e ai paesaggi che vengono descritti: per
esempio nel V capitolo si parla di fine Giugno, nel VII di armistizio (8
settembre), nel XI di fine esta 959b17j te, nel XIII di fine autunno, nel XV di fine
anno, nel XVI di primavera, nel XIX di inizio maggio e nel XXIII di novembre.
Vengono ricordati vari luoghi fra cui Torino e la campagna circostante, il
collegio di Chieri, Asti, le Langhe,
e la valle del Belbo.
La narrazione è omodiegetica; il narratore corrisponde al personaggio principale di Corrado e ne racconta le avventure in prima persona. Nel romanzo prevale una focalizzazione sul personaggio di Corrado che vede e filtra attraverso i suoi occhi tutto ciò che gli accade intorno.
Corrado è un professore che insegna a Torino ma vive
in una villa in collina fuori città, in questa casa vivono anche Elvira e sua
madre che lo aspettano sempre per pranzo e cena. Elvira è una "zitella quarantenne accollata e
ossuta" sua madre invece "non
parla gran che" e "nella mole e negli acciacchi porta
qualcosa di calmo" in più della figlia. Elvira è sempre molto preoccupata
della guerra mentre sua madre la si potrebbe immaginare "sotto le bombe come appunto apparirebbe una collina
oscurata". Il protagonista ,delle due, preferisce la madre perché ogni
volta che torna a casa viene tempestato dalle domande della spaventata Elvira.
Corrado adora andare in giro per i boschi, di sera, con il suo cane Belbo e in una di queste passeggiate incappa in una casa da
cui provengono dei canti: si tratta di una vecchia osteria fuori mano detta:
"Le Fontane". Gli abitanti di
Torino, di notte, sono costretti a lasciare la città per i bombardamenti e
quindi in molti vanno a rifugiarsi sulle colline. In queste circostanze Corrado
incontra Cate: una donna con cui ebbe una relazione e
un tale chiamato Fonso a capo del gruppo di persone che
si riuniscono nella vecchia osteria "Le Fontane", durante i
bombardamenti. Questa gente, li riunita, canta e parla per passare il tempo,
fino al segnale di cessato allarme. Corrado ritorna all'osteria per rivedere Cate e scopre che ha un figlio di nome Dino. Cate vive con sua nonna, "la vecchia", che la
aiuta a guardare il bambino.
Talvolta mentre Corrado ascolta le notizie alla radio arriva Egle, una
studentessa quindicenne, a discutere e a sentire qualche notizia. Un giorno
Egle porta suo fratello nella casa di Corrado, si tratta di un ufficiale pilota
che poi viene richiamato in guerra subito dopo la caduta del fascismo.
A questo punto c'è un periodo in cui Corrado cerca di stare con Dino facendo
passeggiate per i boschi anche perché Corrado sospetta che Dino sia suo figlio.
Con la caduta del fascismo e l'armistizio gli amici delle "Fontane"
tra cui Fonso Nando e Cate
diventano partigiani e nascondono delle armi nell'osteria che poi vengono
scoperte dai soldati tedeschi che li arrestano. Così Dino rimane da solo senza
madre. Corrado ,anziché lottare e prendere posizione, ha paura che i tedeschi
vengano a cercare anche lui e quindi fugge dalla sua villa in una scuola di
preti a Chieri, dove successivamente lo raggiunge
Dino accompagnato dall'Elvira. In collegio il protagonista e Dino si comportano
come se non si fossero mai conosciuti prima d'allora, Corrado non vuole che si
sospetti di lui, visto che la madre di Dino è in prigione.
Per un certo periodo, di pochi giorni, Corrado è
costretto a lasciare il collegio e a tornare alla villa, uno di questi giorni
l'Elvira va in collegio a portare delle mele a Dino ma questi è fuggito dal
collegio da sei giorni, probabilmente per diventare partigiano anche lui come
gli amici delle "Fontane". Avuta la notizia dall'Elvira, Corrado
aspetta due giorni a casa e ritorna in collegio. Un mese dopo nel collegio si
stabiliscono delle truppe tedesche e quindi Corrado preferisce andarsene. Qui
il protagonista compie un lungo viaggio a ritroso verso la casa dei suoi
genitori, che si trova nell'alta valle del Belbo. Il
protagonista durante il suo viaggio verso la casa materna incontra Otino, un giovane in fuga, perché disertore, che gli offre
da dormire. Durante il viaggio Corrado assiste ad uno scontro tra partigiani e
fascisti; mentre cammina sul ciglio della strada vede passare un camion carico
di fascisti dopo che quest'ultimo ha passato un paesino si sentono spari ed
esplosioni, il protagonista si nasconde in dei cespugli di canne insieme ad un
contadino con i suoi due buoi. Un gruppo di partigiani locali tende un agguato
al camion di fascisti sparandogli e lanciandogli bombe a mano, il camion resta
fermo e tutti i fascisti rimangono uccisi, alcuni a terra altri sul camion
nell'atto di scendere. Questo agguato viene teso da un punto strategico: sui
bordi della strada ci sono due roccioni "che permettono di defilarsi".
Corrado dopo essere stato a lungo nascosto va a vedere la triste scena dello
scontro, "-Loro ne avevano impiccati
quattro,- strillò una vecchia che piangeva e agitava un rosario." E il
prete di quel paesino: "Adesso
avremo rappresaglie da selvaggi. Di qui all'alta valle del Belbo
sarà un falò solo."
Una volta a casa Corrado compie le sue riflessioni; ha l'impressione che la
guerra non finisca mai: prima la guerra vera e propria, poi quella civile ed
anche le risse e i litigi sono sempre guerra, una guerra che c'è sempre dentro
e in mezzo a noi. Il protagonista non crede che questa guerra possa finire, e
comunque se finisse bisognerebbe chiedersi cosa fare dei morti, Corrado non sa
cosa rispondere ne crede che qualcuno ne sia capace, "forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra
è finita davvero."
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