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Le 5 tesi sull'arte

psicologia



Le 5 tesi sull'arte


Tentiamo ora una prima connotazione della concezione generale dell'essenza dell'arte in Nietzsche, mettendo in risalto una dopo l'altra, sulla base di passi importanti, 5 tesi sull'arte.

Perché l'arte ha un'importanza decisiva per il compito di fondare il principio della nuova posizione di valori?? La prima risposta sta nel brano n. 797 della Volontà di Potenza: "il fenomeno dell'artista è ancora quello più trasparente, che si può scrutare più facilmente". Fermiamoci qui e pensiamo solta 242d34c nto questa frase. Più trasparente, cioè per noi più accessibile nella sua essenza, è il fenomeno dell'artista, l'essere artista. In questo ente, ossia nell'artista, l'essere riluce per noi nel modo più diretto e più chiaro. Perché?? Nietzsche non lo dice esplicitamente; ma la ragione è facilmente trovata. Essere artista è un saper produrre. Ma produrre significa: porre in essere qualcosa che ancora non è. Nella produzione noi partecipiamo per così dire al divenire dell'ente e vi possiamo scorgere la sua essenza in forma non offuscata. Poiché si tratta di chiarire la volontà di potenza quale carattere fondamentale dell'ente, questo compito dev'essere intrapreso là dove ciò che è in questione si mostra nel modo più chiaro; infatti per chiarire si deve sempre partire dal chiaro e andare all'oscuro, mai all'inverso.



Essere artista è un modo di vivere. Che cosa dice Nietzsche del vivere in generale?? Il vivere egli lo chiama la forma di essere a noi più nota. Lo stesso essere è per lui soltanto una generalizzazione del concetto di vivere (respirare), essere animato, volere, operare, divenire. L'essere: non ne abbiamo nessun'altra rappresentazione se non come vivere. Come può quindi essere qualcosa di morto?? Come può se l'intima essenza dell'essere è volontà di potenza??

Con queste indicazioni un po' schematiche abbiamo già definito la prospettiva in cui cogliere il fenomeno dell'artista e tenerlo ben saldo per le considerazioni che verranno. Ripetiamo:

essere artista è il modo di vivere più trasparente

la vita è la forma di essere a noi più nota

l'intima essenza dell'essere è volontà di potenza

nell'essere artista incontreremo il modo più trasparente e più noto della volontà di potenza

Poiché si tratta di chiarire l'essere dell'ente, all'interno di tale chiarimento la meditazione sull'arte è decisamente prioritaria.

Ma qui Nietzsche parla solo del fenomeno dell'artista e non dell'arte. Per quanto sia difficile dire che cosa sia l'arte in assoluto, e come lo sia, è tuttavia chiaro che rientrano nella realtà dell'arte anche le opere d'arte e, inoltre, coloro che, come si suol dire, vivono le opere. L'artista è soltanto uno degli elementi che compongono la realtà dell'arte nel suo insieme. Certo, ma il fatto decisivo nella concezione nietzscheana dell'arte è che egli vede l'arte e la sua intera essenza dalla prospettiva dell'artista, e precisamente in modo consapevole e in esplicita contrapposizione a quella concezione dell'arte che la concepisce dalla prospettiva dei fruitori che la vivono.

Questa è una tesi-guida nella teoria estetica di Nietzsche: l'arte dev'essere concepita dalla prospettiva di coloro che la creano e producono, e non dalla prospettiva di coloro che la recepiscono. Nietzsche esprime questa tesi in modo inequivocabile: "la nostra estetica è stata finora un'estetica femminile in quanto soltanto i fruitori d'arte hanno formulato le loro esperienze del che cosa è bello. In tutta la filosofia fino ad oggi manca l'artista".

Filosofia dell'arte significa anche per Nietzsche: estetica; ma per lui è l'estetica maschile, non femminile. La questione dell'arte è la questione dell'artista inteso come colui che genera, che crea; le sue esperienze su ciò che è bello debbono essere rese determinanti.

Ritorniamo ora al brano n. 797: "il fenomeno dell'artista è ancora quello più trasparente, che si può scrutare più facilmente". Se teniamo salda questa affermazione nella connessione determinante che la lega alla questione della volontà di potenza, ne ricaviamo allora 2 tesi essenziali sull'arte:

l'arte è la forma più trasparente e più nota della volontà di potenza

l'arte dev'essere concepita dalla prospettiva dell'artista

E adesso proseguiamo nella lettura: "da qui guardare agli istinti fondamentali della potenza, della natura, eccetera! Anche della religione e della morale!". Qui si dice esplicitamente che è guardando all'essenza dell'artista che vanno considerate anche le altre forme della volontà di potenza (natura, religione, morale, e noi possiamo completare: società e individuo, conoscenza, scienza, filosofia). Queste forme dell'ente sono quindi in un certo modo forme corrispondenti all'essere artista, al creare e all'essere creato propri dell'artista. Gli altri enti, che non sono prodotti espressamente dall'artista, hanno un modo di essere che corrisponde a quello di ciò che è creato dall'artista, dell'opera d'arte. La prova di questo pensiero la troviamo nell'aforisma immediatamente precedente n. 796: "l'opera d'arte, dove appare senza artista, per esempio come corpo, come organizzazione (corpo degli ufficiali prussiano, ordine dei gesuiti). In che senso l'artista è solo uno stadio preliminare. Il mondo come un'opera d'arte che genera se stessa".

Evidentemente il concetto di arte e di artista viene qui esteso ad ogni saper produrre e ad ogni cosa prodotta. In un certo modo ciò corrisponde pure all'uso linguistico corrente fino alle soglie dell'800. Fino a quel momento si chiamava arte ogni specie di saper produrre. L'artigiano, il politico, l'educatore sono, in quanto produttori, artisti. Anche la natura è un'artista. Arte non significa qui il ristretto concetto odierno nell'accezione di belle arti, intese come produzione del bello nell'opera.

Ora, però, Nietzsche interpreta quel precedente uso del termine arte inteso in senso lato (esteso), nel quale le belle arti sono soltanto una specie di arte fra le altre, concependo tutte le produzioni come corrispondenti alle belle arti e al relativo artista. L'artista è soltanto uno stadio preliminare vuol dire: l'artista in senso stretto, che produce opere di belle arti.

Partendo da qui, si può quindi formulare una terza tesi sull'arte:

l'arte, secondo il concetto lato di artista, è l'accadere fondamentale di ogni ente; l'ente è, in quanto è, qualcosa che si crea, qualcosa di creato

Ora, però, sappiamo che la volontà di potenza è essenzialmente un creare e un distruggere. L'accadimento fondamentale dell'ente è arte non vuol dire nient'altro che: è volontà di potenza.

Molto prima di concepire esplicitamente l'essenza dell'arte come forma della volontà di potenza, già nel suo primo scritto (La nascita della tragedia dallo spirito della musica) Nietzsche vede l'arte come carattere fondamentale dell'ente. Capiamo così che Nietzsche, al tempo in cui lavorava alla Volontà di potenza, ritorna alla posizione sull'arte che aveva preso nella Nascita della tragedia; una riflessione a questo proposito è stata inserita nella Volontà di potenza. Egli dice: "l'arte come l'autentico compito della vita, l'arte come la sua attività metafisica".

La vita non è intesa soltanto nel senso stretto della vita umana, ma viene equiparata al mondo nel senso schopenhaueriano. La frase ha un suono schopenhaueriano, ma parla già contro Schopenhauer.

L'arte, pensata nel senso più ampio come la forza che crea, è il carattere fondamentale dell'ente. Quindi l'arte in senso stretto è l'attività in cui il creare emerge fino a diventare se stesso e ad essere massimamente trasparente, non è soltanto una forma della volontà di potenza tra le altre, ma la sua forma somma. È nella prospettiva dell'arte e come arte che la volontà di potenza diventa propriamente visibile. Ma la volontà di potenza è quel fondamento sul quale dovrà reggersi in futuro ogni nuova posizione di valori: il principio di una posizione di valori nuova rispetto a quella finora adottata. Quest'ultima era dominata da religione, morale e filosofia. Se perciò la volontà di potenza ha la sua forma somma nell'arte, la posizione del nuovo riferimento della volontà di potenza deve partire dall'arte. Poiché tuttavia questa nuova posizione di valori è una trasvalutazione di quelli fin qui validi dall'arte partono il rovesciamento e la contrapposizione.

Secondo l'interpretazione di Nietzsche, il principio supremo della morale, della religione cristiana e della filosofia influenzata da Platone in poi afferma dunque: questo mondo non vale niente. Dev'esserci un mondo migliore di questo intrappolato nella sensibilità, dev'esserci al di sopra di esso un mondo vero, quello soprasensibile. Il mondo dei sensi è soltanto un mondo apparente.

Vengono così negati in fondo questo mondo e questa vita e, se in apparenza si dice loro sì, alla fin fine è solamente per negarli in modo ancora più deciso. Nietzsche però dice: il mondo vero della morale è frutto di una menzogna; il vero, il soprasensibile, è l'errore. Il mondo sensibile, per dirla con Platone: il mondo illusorio e l'ingannevole, l'errore, è il vero mondo. Ora, però, l'elemento dell'arte è il sensibile: la vista dei sensi. Quindi l'arte afferma proprio quello che la posizione del mondo ritenuto vero nega. Per questo Nietzsche dice: "l'arte come l'unica controforza superiore, contro ogni volontà di rinnegare la vita, come l'elemento anticristiano, antibuddhistico, antinichilistico per eccellenza".

Con questo si ottiene una quarta tesi sull'essenza dell'arte:

l'arte è il contromovimento per eccellenza che si oppone al nichilismo

L'arte consiste nel creare e nel formare. Se essa costituisce l'attività metafisica in assoluto, ogni fare e tanto più il fare sommo, quindi anche il pensare della filosofia, devono essere determinati partendo da qui. Il concetto di filosofia non deve più essere determinato secondo la figura del moralista, di colui che, contro questo mondo che non vale niente, pone un mondo superiore. Piuttosto, contro questo moralista nichilista (l'esempio più recente che Nietzsche ha in mente è Schopenhauer), dev'essere posto l'anti-filosofo, il filosofo del contromovimento, il filosofo-artista. Questo filosofo è artista in quanto forma operando sull'ente nel suo insieme, ossia anzitutto là dove l'ente nel suo insieme si manifesta, sull'uomo.

L'arte, tanto più in senso stretto, è il dire sì al sensibile, alla parvenza, a quello che non è il vero mondo, ossia, come si esprime in breve Nietzsche, che non è la verità.

Nell'arte si decide che cos'è la verità, vale a dire sempre per Nietzsche: che cos'è il vero, cioè l'ente vero e proprio. Ciò corrisponde a quella connessione necessaria tra

la domanda-guida e la domanda fondamentale della filosofia, da un lato

e la domanda che chiede che cos'è la verità, dall'altro

L'arte è la volontà della parvenza, cioè del sensibile. Di questa volontà Nietzsche dice: "la volontà di parvenza, di illusione, di finzione, di divenire e di cambiamento è più profonda, più metafisica della volontà di verità, di realtà, dell'essere".

Qui si intende il vero nel senso di Platone, l'ente in sé, le idee, il soprasensibile. La volontà del sensibile e della sua ricchezza è invece per Nietzsche la volontà di ciò che la metafisica cerca. Dunque la volontà del sensibile è metafisica. Questa volontà metafisica è reale nell'arte.

Volontà di verità, ciò significa qui, e sempre, in Nietzsche: la volontà del mondo vero nel senso di Platone e del cristianesimo, la volontà del soprasensibile, dell'ente in sé. La volontà di un vero siffatto è in verità un dire no a questo nostro mondo, nel quale l'arte è appunto di casa. Poiché questo mondo è il mondo reale vero e proprio e l'unico mondo vero, Nietzsche può dichiarare in merito al rapporto tra arte e verità che l'arte vale più della verità; cioè: il sensibile sta più in alto ed è in modo più autentico del soprasensibile. Verità vuol dire di nuovo il mondo vero del soprasensibile; essa cela in sé il pericolo del perire della vita, che nel senso di Nietzsche significa sempre: della vita emergente. Il soprasensibile distoglie la vita dalla sensibilità piena di vigore, sottraendole le forze e indebolendola. In vista del soprasensibile la sottomissione, la remissività e la compassione, l'umiltà e l'inferiorità diventano la virtù autentica. I folli di questo mondo, gli umili e gli sventurati saranno i figli di Dio; essi sono coloro che veramente sono; quelli che stanno in basso sono coloro che staranno in alto e che diranno che cos'è l'altezza, cioè la loro altezza. Invece ogni elevazione creatrice e ogni orgoglio della vita che riposa su se stessa non sono che ribellione, abbaglio e peccato. Ma per non perire a causa di questa verità del soprasensibile, affinché la vita non sia spinta dal soprasensibile verso un indebolimento generale e da ultimo alla decadenza, abbiamo l'arte. In riferimento al rapporto essenziale tra arte e verità se ne ricava un'ulteriore tesi sull'arte, l'ultima della serie:

l'arte vale più della verità

Sulla scorta di queste 5 tesi va ora ricordata un'enunciazione di Nietzsche sull'arte che abbiamo già citato: "troviamo che essa è il massimo stimolante della vita". In precedenza questa affermazione ci era servita soltanto come esempio del procedimento nietzscheano del rovesciamento (rovesciamento del quietativo di Schopenhauer). Ora l'enunciazione dev'essere capita nel suo contenuto più proprio. Dopo quanto è stato esposto nel frattempo, è facile vedere che questa determinazione dell'arte come stimolante della vita non significa nient'altro che: l'arte è una forma della volontà di potenza. Infatti, stimolante è ciò che sprona, potenzia, eleva al di là di sé, è il di più di potenza, dunque potenza in senso assoluto, cioè: volontà di potenza. L'affermazione che l'arte è il massimo stimolante della vita non può essere quindi aggiunta, sullo stesso piano, alla serie delle 5 tesi precedenti; è piuttosto la tesi capitale di Nietzsche sull'arte, che viene chiarita dalle altre 5.

Da un punto di vista sommario, siamo già alla fine del nostro compito. Bisognava dimostrare che l'arte è una forma della volontà di potenza. Questa è l'intenzione di Nietzsche. Ma facendo riferimento a Nietzsche noi cerchiamo dell'altro. Domandiamo:

che cosa offre questa concezione dell'arte in vista di determinare l'essenza della volontà di potenza e quindi dell'ente nel suo insieme??

Lo possiamo sapere soltanto se prima domandiamo:

che cosa significa questa interpretazione dell'arte per il sapere dell'arte e per prendere posizione nei confronti di quest'ultima??





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