Socrate nacque nel 470 / 469 a.c. da Sofronisco , scultore , e Fenarete
, levatrice . Dapprima esercitò forse il mestiere del padre , ma
successivamente l'abbandonò per dedicarsi esclusivamente all'indagine
filosofica . Non di rado dovette quindi ricorrere all'aiuto economico di amici
. Sposò Santippe , che una certa tradizione tende a presentare come donna
bisbetica e insopportabile : si è arrivati a pensare che Socrate stesse sempre
in piazza non tanto per filosofare quanto piuttosto per stare lontano da Santippe
e dalle sue ramanzine continue : pare che Socrate sia riuscito a far ragionare
tutti tranne Santippe . Da lei ebbe tre figli . Socrate non lasciò mai Atene se non per brevi
spedizioni militari : partecipò infatti nel 432 alla spedizione contro Potidea
, traendo in salvo Alcibiade ferito , e nel 424 combattè a Delio a
fianco di Lachete durante la ritirata degli Ateniesi di fronte ai Beoti .
Successivamente nel 421 combattè ad Anfipoli . Nel 406 in conformità al
principio della rotazione delle cariche , fece parte dei pritani , ossia del
gruppo del Consiglio al quale spettava decidere quali problemi sottoporre
all'Assemblea e si oppose alla proposta illegale di processare tutti insieme i
generali vincitori nello scontro navale avvenuto al largo Arginuse , perchè non
avevano raccolto i naufraghi . Con questa presa di posizione egli si poneva in
contrasto con i democratici , ma nel 404 , passato il potere in mano
all'oligarchia capeggiata dai Trenta , rifiutò di obbedire all'ordine di
arrestare un loro avversario , Leone di Salamina . Nel 403 la democrazia
restaurata , pur concedendo un'amnistia , continuò a ravvisare in Socrate una
figura ostile al nuovo ordine , anche per i rapporti da lui intrattenuti in
passato con figure come Alcibiade e Crizia
. Nel 399 fu presentato da Meleto un atto di accusa contro Socrate , ma tra i
suoi accusatori erano anche Licone e soprattutto Anito , uno dei personaggi più
influenti della democrazia restaurata . L'atto di accusa è il seguente : "
Socrate è colpevole di essersi rifiutato di riconoscere gli dei riconosciuti
dalla città e di avere introdotto altre nuove divinità . Inoltre è colpevole di
avere corrotto i giovani . Si richiede la pena di morte " . Gli accusatori
contavano probabilmente in un esilio volontario da parte di Socrate , com'era
avvenuto in passato per Protagora o Anassagora
, ma egli non abbandonò la città e si sottopose al processo . A maggioranza i
giudici votarono per la condanna a morte la quale fu eseguita in carcere
mediante la somministrazione di cicuta . Possiamo inserire Socrate nell'era
sofistica (sebbene lui si schierò contro i sofisti) perchè come i sofisti si
interessò di problemi etici ed antropologici , mettendo da parte la ricerca del
principio e della cosmogonia . Socrate non scrisse mai nulla e così per
ricostruire il suo pensiero dobbiamo ricorrere ad altri autori . Le fonti
principali sulla vita di Socrate sono quattro 1) Platone
2)Senofonte 3)Aristotele
4)Aristofane . 1) Platone
è senz'altro la fonte più attendibile : egli fu discepolo diretto di Socrate e
con lui condivise sempre l'idea della filosofia come ricerca continua . Senofonte è la fonte più banale e meno
interessante : il Socrate degli scritti di Senofonte è un cittadino ligio alla tradizione ,
il vero interprete dei valori correnti , il saggio che mira al bene dei suoi
concittadini ed è ossequioso verso la città e le sue divinità . Va subito
precisato che Senofonte era un grande generale , coraggioso e
valoroso , ma non era certo un'aquila : i suoi scritti stessi non sono certo
esempi eclatanti della letteratura greca : sono ridondanti e ripetitivi . Senofonte fece anche campagne militari con
Socrate e nei suoi scritti ne esalta il valore dicendo che non stava mai fermo
, era se 939g67j mpre in azione , non soffriva niente (camminava addirittura a piedi nud
sul ghiaccio) . A Senofonte della filosofia non gliene importava
nulla e con Socrate , di cui era grande amico , non trattava mai argomenti
filosofici , ma solo militari : questo ci consente di capire che Socrate
modulava il discorso a seconda del personaggio che aveva di fronte : con un
filosofo parlava di filosofia , con un generale di guerra . 3) La testimonianza
di Aristotele
è stata a lungo ritenuta la più attendibile perchè Socrate non viene caricato
di significati simbolici : Aristotele ce ne parla in modo oggettivo .
Tuttavia la testimonianza aristotelica ha dei limiti : in primis , è la
meno " artistica " delle 4 ed è l'unica di un non-contemporaneo . Va
poi detto che in Aristotele Socrate ci viene presentato quasi come
un " robot " : la filosofia socratica viene presentata come un
susseguirsi di ragionamenti e non viene dato spazio al filosofare in pubblico ,
al dialogo aperto . 4) Aristofane è il personaggio più vicino a Socrate
come età : ci presenta un Socrate relativamente giovane (circa 40 anni) . Va
ricordato che Aristofane era un commediografo e ne risulta che
l'immagine che lui ci dà di Socrate è fortemente impregnata di tratti sarcastici
. Ne " Le nuvole " ce lo presenta come un sofista studioso della
natura (il contrario di ciò che era in realtà) , con la testa fra le nuvole .
Insomma Aristofane è l'unico a darci di Socrate un'immagine fortemente negativa
(non a caso Aristofane era stato uno dei primi accusatori di
Socrate) . In realtà non dobbiamo pensare che Aristofane volesse gettar discredito su Socrate o
lo prendesse in giro per cattiveria : in fondo lui faceva solo il suo lavoro di
commediografo , che consisteva nel far ridere . In realtà con la figura di
Socrate vuole prendere in giro non Socrate , ma l'intera categoria dei filosofi
. La testimonianza di Platone resta la migliore e le altre tre vanno
sfruttate come appoggio . Platone lo conosceva davvero bene ed era lui
stesso un gran filosofo : il grosso limite è che trattandosi di un filosofo , Platone
avrebbe potuto rimaneggiare i discorsi di Socrate , ed è proprio quel che fa
man mano che invecchia . " L'apologia " , per fortuna , resta un
dialogo giovanile nel quale Platone descrive il processo che decretò la
condanna a morte di Socrate . E' proprio in questo dialogo che emerge
fortemente la differenza tra Socrate ed i sofisti
: i sofisti pronunciavano discorsi raffinati ed eleganti , ma
totalmente privi di verità : per loro l'importante era parlar bene , avere un
buon effetto sulle orecchie degli ascoltatori . Per Socrate invece quel che più
conta è la verità : lui si proclama incapace di controbattere a discorsi così
eleganti e ben formulati (ma falsi) . Socrate , pur non tenendo un'orazione raffinata
, dice il vero : la critica ai sofisti verrà poi ripresa da Platone
stesso . I sofisti puntavano a stupire l'ascoltatore , dal momento che erano
convinti che la verità non esistesse (soprattutto Gorgia
. Socrate per difendersi in tribunale non pronuncia un discorso (come i
sofisti) , ma imposta un dialogo botta e risposta : è proprio dal discorso che
viene a galla la verità (Platone dirà che il discorso tra due o più
individui è come lo scontro tra due pietre dal quale nasce la fiamma della
conoscenza) . Lo stile oratorio di Socrate è scarno , secco e quasi familiare ,
modulato a seconda dell'interlocutore . Il punto di partenza del discorso
socratico è la cosiddetta " ironia socratica " , ossia la totale
autodiminuzione , " io non so , tu sai " . Così inizia anche "
L'apologia" : si pone la domanda "che cosa è x ?" e
l'interlocutore cade nel tranello e risponde , sentendosi superiore a Socrate .
Socrate , come abbiamo detto parlando di Senofonte , parla di argomenti noti
all'interlocutore : se ad esempio parla con un generale gli chiederà " che
cosa è il coraggio ? " . Quello risponderà , per esempio , dicendo che il
coraggio è il non indietreggiare mai . Allora Socrate interverrà dicendo che
quello non è coraggio , bensì pazzia . La critica diventa stimolo per l'interlocutore
a fornire una seconda risposta meglio articolata : il gioco può andare avanti a
lungo e spesso rimane aperto . Questo metodo viene detto " maieutico
" : Socrate diceva di fare lo stesso lavoro della madre , la quale era
ostetrica : lei faceva partorire le donne , lui le anime . Come le ostetriche
valutano se il neonato è " buono " , così Socrate valuta se le idee ,
le definizioni sono buone . Non tutti gli interlocutori erano intelligenti e
riconoscevano i propri errori : spesso preferivano evitare Socrate . Da un
interlocutore Socrate fu anche denominato " torpedine " in quanto
l'incontro con Socrate risulta scioccante perchè ribalta le concezioni di chi
era convinto di sapere e dimostrava che in realtà non sapeva . Socrate stesso
si paragonava ad un moscone che stimola il cavallo : lui stimolava gli uomini a
ragionare . Socrate con il processo dell'autodiminuzione afferma di non sapere
nulla , mentre sostiene che i sofisti sappiano tutto : dice che forse
l'educazione che impartisce lui è inutile rispetto a quella sofistica , ma
senz'altro è più importante . Le calunnie nei confronti di Socrate hanno avuto
inizio quando lui si definiva sapiente in quanto l'oracolo di Delfi gli aveva
detto che era il più sapiente tra gli uomini . Lui era rimasto sconvolto da
tale affermazione e non riusciva a crederci : allora cominciò a girare per
Atene per vedere se trovava persone effettivamente più sapienti di lui . Dunque
si recò da coloro che si ritenevano sapienti : politici , poeti , artigiani .
Socrate si accorse che tutte e tre le categorie erano convinte di sapere , ma
in realtà non sapevano niente : i politici erano i peggiori di tutti non in
quanto politici (Socrate stesso , se vogliamo , era un politico perchè svolgeva
la sua attività in pubblico) ma in quanto non capaci di insegnare il loro
sapere : un vero sapiente deve spiegare ciò che sa : anche i politici migliori
(Pericle) non sanno trasmettere il loro sapere . Lo stesso era per i poeti ,
che a partire da Omero erano considerati sapienti ed educatori : Socrate li
biasima sia perchè dicono assurdità , sia perchè il loro non è un sapere , ma
una forma di " follia ispirata " : era la divinità che parlava per
bocca loro . I meno peggio risultarono essere gli artigiani , che almeno
sapevano fare diverse cose di utilità pubblica : la loro è una " tecnè
" , ossia una sapienza pratica . Però anche gli artigiani avevano i loro
difetti : erano sì competenti nel loro settore , ma peccavano di presunzione
perchè erano convinti che la loro conoscenza fosse universale ed illimitata ,
anzichè limitata . Inoltre essi agivano senza pensare e ponderare . Socrate
arrivò alla conclusione che l'oracolo di Delfi aveva ragione : lui stesso è il
più sapiente , pur sapendo di non sapere . Il suo non va interpretato come
atteggiamento di rinuncia alla ricerca della verità , ma come segno di modestia
intellettuale : è proprio il fatto di essere consapevoli della propria
conoscenza che spinge l'uomo a sforzarsi di raggiungere la conoscenza ; se si è
convinti di sapere già tutto non ci si sforzerà di migliorare . Tra le varie
accuse che vengono mosse a Socrate c'è anche quella di corrompere i giovani
nella piazza rendendoli peggiori : lui ribatte a questa accusa dicendo che non
avrebbe motivo di fare ciò . Infatti se corrompesse i giovani finirebbe per
vivere in una città di giovani corrotti , il che si ritorcerebbe contro lui
stesso . Va senz'altro ricordato il cosiddetto " intellettualismo etico
" di Socrate : secondo lui nessuno può compiere il male sapendo
effettivamente di compierlo : nessuno potrebbe mai fare del male
volontariamente . Un rapinatore rapina non pensando di fare del male , ma di
fare del bene : è un errore intellettuale ritenere bene ciò che è male . E' un
atteggiamento tipicamente cristiano-cattolico che si possa scegliere tra bene e
male indistintamente . Dunque Socrate introducendo l'intellettualismo etico
dimostra di aver agito per il bene della sua città . E' Socrate che ha scoperto
il concetto moderno di anima ( yuch ) : in precedenza significava "
soffio vitale " , ciò che fa vivere le cose ; il termine yuch
assunse poi il significato di " immagine nell'Ade " , un'esistenza
depotenziata . Per gli Orfici significava " demone " . A
partire da Socrate fino al giorno d'oggi l'anima è diventata il nostro io : ci
identifichiamo con l'anima . Secondo Socrate possiamo dividere i beni ed i mali
in tre categorie a) dell'anima b) del corpo c) dell'esterno . Il corpo è lo
strumento nonchè la prigione dell'anima . Il denaro , per esempio , è un bene
esterno . In alcuni frangenti sembra che Socrate (e anche Platone
) rifiuti i beni materiali e del corpo , scegliendo quelli dell'anima ; in
altre occasioni pare che possano essere accettati entrambe . Socrate , per
esempio , pare che non disprezzasse il vino . Quest'ambiguità tra beni del
corpo e beni dell'anima può essere spiegata affermando che i beni son tutti
beni finchè non entrano in conflitto con altri : la ricerca del piacere
fisico diventa un male quando la si antepone alla ricerca di quello
intellettuale . Questo non vale solo per i beni , ma anche per il rapporto
tra anima e corpo : il corpo per Socrate e Platone
non va disprezzato , anzi va apprezzato perchè serve all'anima . Per il
Cristianesimo la ricchezza è un male , per Socrate e Platone
è un bene finchè non entra in conflitto con gli altri beni . Interessante è il
concetto socratico di ingiustizia : essa non danneggia chi la subisce , ma chi
la commette . La giustizia infatti dà un senso di piacere interiore e chi è
ingiusto perde questo piacere , mentre chi subisce l'ingiustizia continua a
provarlo . Questo vale anche per Platone . Tra le cose che Socrate dice di non
sapere vi è la conoscenza dell'aldilà , di cosa c'è dopo la morte ( Platone
dirà di essere in grado di dimostrare l'esistenza di un aldilà) . Per lui non è
che se si vive una vita giusta si sarà premiati : si è già appagati dal vivere
giustamente , la felicità che si prova perchè si è giusti è già una sorta di
premio : Socrate dice che magari potrebbe esserci una vita ultraterrena , ma
lui non lo sa . Tra le varie accuse rivolte c'era anche quella di ateismo e di
empietà : Socrate infatti credeva nei demoni , che lui proclamava " figli
delle divinità " . Lui dimostra che è un'accusa sbagliata dicendo che se
crede nei demoni che sono figli delle divinità , è ovvio che creda anche nelle
divinità : perchè ci sia il figlio (demone) , ci devono anche essere il padre e
la madre (le altre divinità) . Ma che cosa era questo demone ? Abbiamo due
testimonianze divergenti : per Platone era una sorta di angelo custode -
coscienza personale che interveniva ogni qual volta Socrate stesse per
sbagliare : si tratterebbe di una sorta di " aiuto privilegiato " che
non tutti hanno : solo le persone per bene . E' un dono divino per i buoni . E'
come se la divinità partecipasse alla vita umana . Per Senofonte invece il demone è un'entità che lo
spinge ad agire in determinati modi : Senofonte intende ancorare fortemente Socrate
alla credenza in un ordine divino e in un intervento divino nella vita umana .
Per Socrate l'importante non è vivere , ma vivere bene : quando la
nostra anima è sana , giusta , allora anche noi stiamo bene . Sempre Senofonte nei " Detti memorabili "
riassume la prova dell'esistenza di Dio formulata da Socrate in questi
termini : ciò che non è opera del caso postula una causa intelligente , con
particolare riguardo al corpo umano che ha una struttura organizzata non
casuale . Per questa sua origine l'uomo è ritenuto superiore a tutti gli altri
animali ed è oggetto dell'interesse di Dio , come si deduce anche dalla
possibilità di conoscere i suoi progetti sull'uomo ricorrendo all'arte della
divinazione . Va notato che il Dio socratico ( inteso come intelligenza
finalizzatrice ) è una sorta di elevazione a entità assoluta della psychè umana
. Molti hanno notato che gli accusatori non volevano in realtà condannarlo a
morte , ma semplicemente zittirlo . Ma Socrate non può accettare di essere
zittito : il suo destino è andare in giro a colloquiare con la gente . Vivere
bene per Socrate significa svolgere quest'attività e non rifiutare di essere
colpevole significava non far perdere significato alla sua vita . Dal momento
che era già vecchio e gli restavano pochi anni di vita , tanto valeva farla
finita lì , ma non rinunciare ai suoi ideali . Mentre la ricerca di Platone
si spingerà in un'altra dimensione , quella di Socrate rimane saldamente
ancorata al mondo terreno : la sua mIssione è far capire ai cittadini ciò che
fanno . In Socrate vi è poi un rifiuto della politica (che peraltro troveremo
anche in Platone ) : fa infatti notare che lui stesso
aveva avuto parecchi problemi con la politica : prima contro di lui si erano
scagliati gli oligarchici , ed ora i democratici (nell'accusa ai danni di
Socrate si possono scorgere istanze politiche : lui era un aristocratico e i
democratici volevano punirlo ) . Pur avendo problemi con la politica , Socrate
non dice che vada abolita . Prima dell'esecuzione della pena capitale , a
Socrate era stata presentata la possibilità di evadere dal carcere , ma lui si
era rifiutato : in lui infatti vi era il massimo rispetto per la legge , che
non si deve infrangere in nessun caso . La legge può essee criticata , ma
non infranta : di fronte ad una legge ingiusta non bisogna infrangerla , ma
bisogna battersi per farla cambiare . Socrate afferma che sarebbe stato suo
dovere far cambiare la legge e che non essendoci riuscito è giusto che lui
muoia . Gli Ateniesi son convinti di essersi liberati di Socrate avendolo
eliminato fisicamente , ma in realtà per liberarsene completamente avrebbero
dovuto " ucciderlo filosoficamente " , batterlo a parole . In realtà
volevano farlo tacere , ma han sortito l'effetto opposto : Platone
infatti , che era intenzionato a dedicarsi alla vita politica , resterà
sconvolto per condanna del maestro e si dedicherà alla filosofia . In Socrate
vi è una vaga idea di provvidenza divina , ma non collettiva , bensì
individuale : la divinità aiuta solo i migliori . Celeberrima è la conclusione
dell' Apologia , in cui Socrate si rivolge ai suoi discepoli prima
di essere giustiziato : " Ma ormai è ora di partire : io verso la morte ,
voi verso la vita . Chi di noi cammini a una meta superiore è oscuro a chiunque
: non al mio dio ." Nel " Simposio " di PlatonePlatone
Alcibiade afferma che Socrate non assomiglia a
nessuno degli uomini del passato e del presente : è una figura nuova . Non si
interessa di politica , ma non la disprezza , non rifiuta i festini , ma non vi
si identifica ( nel " Simposio " tutti i convitati si
addormentano , Socrate no ) . Soffermiamoci ora maggiormente sulla tecnica
discorsiva di Socrate : la confutazione è la tecnica che dimostra
l'inconsistenza del sapere dei propri interlocutori . Ma per arrivare a questo
risultato bisogna partire dal metodo delle domande e delle risposte . "
Che cosa è la giustizia ? " può essere il punto di partenza per il
dibattito : porre questa o qualsiasi altra domanda del genere significa
richiedere la definizione delle cose in questione , che però deve essere
valida per tutti i casi particolari . In questo senso la ricerca di Socrate è
stata interpretata da Aristotele come ricerca dell'universale ,
nell'ambito dei concetti e dei problemi morali . Gli interlocutori di Socrate
si dimostrano incapaci di rispondere correttamente alla domanda sia perchè
sottovalutano Socrate (che dice di essere inferiore) sia perchè rispondono
citando casi particolari , anzichè la definizione universale . Abbiamo già citato
il caso della domanda " Che cosa è il coraggio ? " : rispondere
" non inditreggiare mai " è sbagliato , così come dire "
assalire il nemico " : si può essere coraggiosi anche nell'affrontare una
malattia o un'interrogazione : una definizione corretta deve coprire tutti i
casi possibili . Nella sua funzione negativa il metodo delle domande e
risposte si caratterizza come confutazione , ossia dimostrazione della falsità
o contradditorietà delle risposte date dall'interlocutore . Gli effetti
prodotti dall'esercizio di questo metodo sono paragonati a quelli della
torpedine marina , che intorpidisce coloro che tocca . Di fronte alla
confutazione si può reagire rifiutandola , come fanno vari interlocutori di
Socrate . Ma , se la si accetta , essa può liberare dalle false opinioni che si
hanno sui vari argomenti e agire dunque come una forma di purificazione
. La situazione , che risulta dalla confutazione , è detta aporia ,
ossia letteralmente situazione senza vie di uscita . Essa consiste nel rendersi
conto che i tentativi sin qui percorsi di rispondere a un determinato problema
, hanno condotto a un vicolo cieco . Ma in questa nuova situazione , liberi dal
falso sapere e soprattutto dalla presunzione di sapere , ci si può accingere
alla ricerca del vero sapere , tentando nuove stade che possano condurre ad
esso . In questo nuovo orientamento il metodo delle domande e risposte può
assolvere una funzione positiva . Essa è paragonata alla funzione svolta dalla maieutica
, capace di far partorire ad ognuno , mediante domande opportunamente
indirizzate , la verità , di cui ciascuno è gravido . Socrate si ostina
incessantemente a far convergere i propri interlocutori nell'ammissione di un
punto fondamentale : per saper agire bene , cioè virtuosamente , in un determinato
ambito , occorre possedere il sapere che renda capaci di ciò . A questo
risultato egli perviene mediante l'analogia con le tecniche : il buon artigiano
che sa svolgere bene la propria attività possiede un sapere capace di guidarlo
a questo risultato . La stessa cosa deve valere in ambito etico-politico :
questo è il nocciolo della famosa tesi secondo cui la virtù è scienza .
Questa tesi conduce ad alcune conseguenze . In primo luogo , chi conosce che
cosa è bene e quindi anche che cosa è buono per lui non può non farlo . Il bene
è dotato di un potere incontrastabile di attrazione . Ciò non significa che
Socrate disconosca l'importanza delle passioni e delle emozioni nella vita
umana , ma soltanto che in ogni ambito della vita umana l'unico strumento capace
di orientare verso il comportamento corretto è ravvisato nel sapere . La
posizione etica di Socrate non va confusa con forme di rigorismo ascetico .
Essa è invece definibile come una forma di eudemonismo , perchè pone
come obiettivo fondamentale il perseguimento della felicità (in Greco eudaimonia ) . E'
il sapere che è in grado di effettuare un corretto calcolo degli stessi piaceri
, misurando le conseguenze piacevoli o dolorose che essi possono arrecare .
Questo è il sapere , di cui Socrate dichiara di non essere in possesso , ma
proprio per questo è il sapere che egli persegue . Non ha senso allora
distinguere le varie virtù nettamente le une dalle altre : la virtù è una ,
come uno solo è il sapere in cui esse si compendiano : sapere che cosa è bene e
che cosa è male
1.
"So di non sapere"
Socrate
afferma ripetutamente: "so di non sapere". Lungi dall'essere una
testimonianza di umiltà, tale affermazione ha un significato ben preciso:
Socrate afferma che intorno a lui non vi è nulla che possa attestare la verità,
non le leggi, non gli usi sociali, non le religioni, non la morale e non le
dottrine filosofiche. Se il sapere è l'annuncio di una verità
incontrovertibile, si può notare come, seguendo l'esempio della critica già
espressa su questo tema dai sofisti, il sapere degli uomini o è gratuito (un
sapere che non conosce i suoi veri perché) o contraddittorio (un sapere che
nega ciò che allo stesso tempo vuole affermare).
A
differenza dei filosofi precedenti, Socrate nega che la verità autentica sia
mai stata raggiunta (mentre per i sofisti era verità l'assenza di verità), ma è
consapevole di saperlo. E' questo un modo per azzerare nuovamente il discorso
filosofico e farlo ripartire dal progetto di concentrare la ricerca attorno
alla verità autentica, dopo che l'onda scettica del sofismo aveva negato
l'impossibilità di raggiungerla. Dunque sapere di non sapere, per Socrate, già
costituisce una base certa dalla quale partire per edificare più solidamente
l'edificio filosofico.
2.
"Conosci te stesso" ("Gnothi sauton")
Sulla
facciata del tempio di Apollo a Delfi vi era scritto "Gnothi sauton"
(conosci te stesso). Socrate fa suo questo motto. Cosa significa?
Come
Protagora, Socrate ritiene che nessuna verità possa essere esteriore all'uomo,
cercare la verità delle cose nella physis (nella natura, negli elementi
materiali), non porta l'uomo alla vera conoscenza. Perché? Perché secondo
Socrate la verità che davvero interessa all'uomo è quella attorno alla sua vita
e al senso che ha all'interno del mondo.
Come già
visto in Gorgia, la verità è incomunicabile (si veda il suo terzo argomento
polemico). Mentre per Gorgia questo argomento era teso a dimostrare che, non
essendo comunicabile, la verità non esisteva, Socrate afferma invece che tale
verità, proprio perché non può essere comunicata, va ricercata all'interno
dell'uomo: in ogni uomo vi è la verità, occorre solamente farla uscire allo
scoperto.
3. La
maieutica e l'ironia
Ma come
far uscire allo scoperto quella verità che è all'interno di ogni uomo? Socrate
si definisce un ostetrico di anime (maieutica=arte dell'ostetricia, il mestiere
di sua madre), ossia il suo compito non è tanto quello di insegnare la verità
(del resto egli sa di non sapere), ma piuttosto quello di aiutare
l'interlocutore a partorire la verità con i propri mezzi.
Socrate si
prefigura quindi non come portatore di verità in sé, ma come portatore di un
metodo attraverso il quale favorire il raggiungimento di tale verità (se la
verità è ciò che viene portato alla luce, l'immagine del parto della verità è
certamente una delle più suggestive).
In cosa
consiste tale metodo?
Uno
stratagemma della maieutica socratica era l'ironia, ovvero egli fingeva di non
sapere niente o di non capire nulla riguardo un certo argomento, per poi
colpire improvvisamente con domande pungenti e più che mai sensate, ma che
sembravano dettate dall'ingenuità, in modo da mettere l'interlocutore davanti
ai suoi errori. Di fronte alla sicurezza derivante dall'opinione comune,
Socrate opponeva il bisogno di analizzare razionalmente affermazioni affrettate
e date per scontate.
Se, ad
esempio, un generale affermava che il coraggio in battaglia consisteva nella
resistenza indomita, Socrate notava che anche una ritirata si poteva dire
coraggiosa se serviva a vincere e ad evitare inutili perdite.
Il metodo
socratico si può riassumere sinteticamente nei seguenti punti:
1. Socrate
individuava il problema, un'affermazione che gode del consenso derivante dal
senso comune (definizione del problema);
2. A questo punto ci si deve domandare
se l'affermazione, nonostante l'apparenza, si possa considerare falsa
(possibilità di confutazione);
3. Se ciò
accade, anche solo per un'eccezione, allora il significato dell'affermazione va
corretto o arricchito (nuova formulazione).
Da questo
procedimento, in cui la verità viene alla luce grazie al continuo sforzo della
critica dialettica, si può evincere, nel pensiero socratico, la superiorità del
pensiero razionale sull'intuizione semplice (la verità non è cosa naturale,
istintiva, zen, bensì va raggiunta tramite la pratica consapevole della
ragione).
4. L'universale e il particolare
La causa
prima che impedisce all'uomo di sapere con certezza è l'incapacità di stabilire
in modo definitivo il significato di ciò che si vuole sapere. Il mondo
materiale, in quanto numeralizzabile, è facilmente quantificabile (ci si trova
d'accordo sulla forma, il peso o le misure di un oggetto), la difficoltà si
presenta quando bisogna quantificare in modo certo il significato di un
concetto etico, morale o estetico (ad esempio cos'è il bene e cosa il male, il
giusto e l'ingiusto, il bello e il brutto).
Per
definire in modo certo cosa sia il bene e cosa sua la giustizia, ad esempio,
occorre sempre prima domandarsi che cosa (ti esti=che cos'è) sia il bene e la
giustizia: il procedimento per raggiungere la verità attorno ai concetti etici
passa per la loro corretta definizione.
Per
spiegare cos'è il bene, potremmo certamente fare un esempio di una azione nel
quale si manifesti il bene, ma questa azione non sarà mai un bene assoluto,
poiché se in una certa situazione e per una certa persona tale azione è un
bene, in altri casi, in altre situazioni, per altri popoli secondo i loro
diversi costumi, tale azione presa ad esempio potrebbe non essere un bene (per
alcuni popoli, ad esempio, è un bene avere una sola moglie, per altri in cui la
poligamia è regola, una sola moglie non riveste più un significato di bene).
Ciò
significa che per definire che cos'è il bene, il bello, la giustizia, ecc.
l'uomo non deve attenersi al concetto particolare del bene, del bello e della
giustizia, ma al loro concetto universale. Solo l'uomo che saprà individuare il
concetto assoluto del bene, del bello e della giustizia potrà arrivare al vero
sapere, poiché tale concetto avrà quella validità universale indispensabile alla
definizione della verità certa e incontrovertibile.
5. L'importanza del concetto
Una
conseguenza importante del pensiero di Socrate è la ricerca dei significati
universali dei concetti. Mentre i fisici presocratici (in particolare i Milesi
e i Plualisti) cercavano la verità negli aspetti fisici e sensibili del mondo
(ovvero gli aspetti particolari, materiali e contingenti delle cose), Socrate
afferma che la verità autentica si trova nei concetti delle cose, ovvero
nell'immagine universale delle cose contenuta nel pensiero.
La
filosofia deve quindi iniziare a stabilire un sistema di concetti, ovvero
stabilire un insieme organico di significati universali delle cose, poiché la
verità non si trova negli aspetti accidentali, particolari e contingenti del
mondo sensibile (non è infatti possibile, secondo gli argomenti già espressi da
Protagora, trovare un accordo tra i diversi modi di percepire propri di ciascun
uomo), ma si trova in una dimensione diversa: solo attorno al concetto espresso
dalla mente umana (quindi dal pensiero), è possibile trovare un accordo attorno
alla verità autentica.
6.
Intellettualismo e volontarismo etico
Le verità
universali attorno a concetti morali quali il bene e la giustizia implicano che
l'uomo, una volta a conoscenza di tali verità, venga guidato da esse nel giusto
agire nelle cose della vita, ma rimane sempre la possibilità che l'uomo, pur
conoscendo il vero significato del bene e della giustizia, scelga comunque di
agire seguendo il male e l'ingiustizia.
Il primo
atteggiamento, ovvero quello che per cui una volta conosciuto il bene lo si
pratica necessariamente, è noto come intellettualismo etico, il secondo
atteggiamento, per cui anche a conoscenza del vero bene si sceglie di praticare
comunque il male, è conosciuto col nome di volontarismo etico.
Ma come
può la conoscenza del bene assoluto non agire negli animi dei malvagi? Socrate
afferma che chi agisce commettendo il male pur conoscendo il bene, in realtà
non conosce realmente il bene autentico, ma ne abbia una falsa conoscenza. La
verità del bene assoluto, infatti, una volta conosciuta, è superiore in forza a
qualsiasi considerazione. In particolare, chi agisce secondo il male, sarebbe
sotto l'influsso negativo degli istinti, che impedirebbero al malvagio di avvicinarsi
alla conoscenza del vero bene.
L'idea di
Socrate è che qualora l'uomo venisse a conoscenza del vero significato del bene
non commetterebbe più alcun male: se l'uomo fosse realmente a conoscenza del
vero significato del bene avrebbe davanti a sé più chiaramente quali sarebbero
le conseguenze delle azioni che sta per compiere, perché se l'uomo tende
naturalmente al maggior piacere possibile, un'azione veramente giusta
costituirebbe un piacere ben più stabile e duraturo rispetto a un piacere
fuggevole e incerto.
7. Il
'Demone' socratico, 'la salvezza della vita'
Socrate sa
di non sapere, ovvero non conosce la verità e quindi non conosce il bene, pur
essendo alla sua ricerca. Cosa guida Socrate nel percorso della virtù se il
bene che dovrebbe guidarlo nella vita non è stato ancora individuato?
Socrate
afferma di essere guidato da un demone, non un diavolo (nell'accezione
cristiana non ancora conosciuta), ma una voce divina che lo tratteneva dal
compiere certe azioni (quelle ingiuste). Di fronte all'impossibilità di agire
in mancanza della conoscenza del bene, l'uomo deve dunque affidarsi alla voce
di quella verità che si trova già in lui, ma che se oscurata dall'eccessivo
abbandonarsi all'istinto, non percepisce più come guida.
La
filosofia socratica si configura dunque come una filosofia morale: si è già
detto come per l'uomo le verità che più possono interessarlo siano quelle
relative alla sua vita e al modo in cui decide di agire. Tale atteggiamento
antropologico (ovvero centrato sui problemi dell'uomo e non sugli aspetti che
riguardano il funzionamento della natura) può essere considerato il primo vero
affacciarsi nella storia del pensiero dell'umanesimo (sui problemi dell'uomo
era già in parte incentrata la sofistica, ma in essa l'umanesimo era stato
stemperato nel relativismo radicale e nella negazione del raggiungimento di una
qualsiasi verità etica).
Infine,
ciò che può veramente far affermare che una vita sia stata virtuosa e spesa nel
modo giusto, è per Socrate la disponibilità dell'uomo di avviare la ricerca sul
vero significato del bene e del male: solo quando l'uomo verrà in possesso di
tale conoscenza, avrà raggiunto quella verità che potrà dare agli uomini,
secondo le parole dello stesso Socrate, la "salvezza della vita".