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PLATONE - Introduzione

filosofia



PLATONE


Introduzione


Il platonismo e le idee filosofiche di Platone possono essere compresi solo in riferimento al quadro politico e sociale del tempo durante il quale si svilupparono. In quel periodo infatti le polis greche dopo un periodo di splendore entrano in decadimento e la politica, come la cultura, attraversano un periodo di grande crisi, durante la quale troviamo solo lo sviluppo della sofistica e quindi un periodo buio anche per la filosofia.

Così Platone, seguendo la linea del suo maestro Socrate, che proprio dalla crisi politica era stato ucciso, cerca di porre le basi per la risoluzione di due problemi: il primo legato al suo maestro, cercando cioè di identificare la virtù della quale Socrate non aveva messo in luce i contenuti. In secondo luogo inizia una ricerca sulla giustizia, soprattutto in campo politico e statale.


Gli scritti di Platone si dividono in 3 periodi

Scritti giovanili o socratici: Apologia, Lachete, Liside, Carmide, Eutifrone, Protagora, Gorgia;

Scritti della maturità: Menone, Fedone, Convito, Repubblica, Fedro;



Scritti della vecchiaia: Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico, Timeo, Leggi.


Apologia: Platone difende Socrate parlando del processo contro di lui e del discorso che Socrate fa ai giudici (cioè che non tralascerà mai il compito che gli è stato affidato dalle divinità di esaminare se stesso è gli altri per rintracciare la via del sapere e della virtù). In quest'opera t 141d35b raspare il fatto che Platone veda nella figura del maestro proprio la voglia di ricerca alla quale anch'egli voleva dedicarsi.

Eutifone: Analizza la santità.

Lachete: Analizza il coraggio.

Carmide: Analizza la saggezza.

Protagora: Parla dell'insegnabilità della virtù. Una cosa è insegnabile solo se è oggettiva, cioè universale e necessaria: solo così può essere scientifica. Quindi Socrate dice a Protagora che le virtù che secondo lo stesso Protagora sono molte, proprio per questo motivo non sono insegnabili, e gli dimostra che quello che Protagora dice non è oggettivo, quindi non è insegnabile. Da qui per Protagora le virtù diventano non insegnabili  perché non cambia la sua idea, mentre Socrate si sposta sul suo punto di vista ( tutte le virtù che si riuniscono in un'unica virtù che è il bene) e quindi per lui è insegnabile.

Eutidemo: Critica l'Eristica (arte di battagliare a parole smantellando, tramite l'esaltazione delle proprie capacità dialettiche e retoriche, le tesi dell'avversario a prescindere dal fatto che queste siano vere o false)

Gorgia: critica la retorica perché la trova solo un'arte del bel parlare, una tecnica di persuasione, che non porta a delle verità.


Problema sul linguaggio


Platone nei suoi scritti usa il dialogo, questo perché nella grecità esisteva solo una cultura orale e quindi cerca di scrivere nel modo più comprensibile ai coevi. Di questo problema parla anche in un tratto del Fedro, dove racconta la storia del re egiziano Tamus (simbolo della saggezza del governo) e dell'inventore della stampa Teut (simbolo della genialità). Teut offre a Tamus la stampa, ma Tamus rifiuta l'offerta perché si pone il problema dell'ermeneutica, cioè dell'interpretazione. Quindi Platone ha paura che i suoi scritti possano essere interpretati male e quindi scrive in dialoghi in modo che non ci siano incomprensioni; inoltre nella difficoltà dell'analizzare un dialogo ci si ferma di più per interpretarlo e quindi si analizza veramente il problema. Un altro mezzo usato da Platone è quello del mito per due ragioni: 1) per i coevi era più chiaro il racconto mitologico e quindi la dottrina poteva essere compresa in modo più immediato; 2) viene utilizzato li mito per poter parlare di argomenti che potevano andare al di là della mente umana e al di là dei limiti della razionalità.


Dottrina delle idee


Platone tratta anche questa teoria tramite il mito e quindi, mentre per i coevi l'interpretazione era più facile, per noi risulta più complessa.

Se la scienza e la virtù devono essere insegnabili, devono essere oggettive, perciò devono essere presentati mediante delle idee e concetti astratti; non è il mutevole che ci fornisce la virtù perché, se questa deve essere immutabile, non può derivare da qualcosa di mutevole ma da concetti che noi abbiamo chiari.

Se vogliamo definire la scienza e la virtù dobbiamo prima sapere cosa sono;

Abbiamo bisogno di un apparato ideale o concettuale per definire scienza e virtù.

Per ogni spiegazione scientifica si usano le idee, concetti astratti per allontanarsi dai particolari mutevoli della realtà, raggiungendo così la spiegazione della generalità.

L'idea per Platone è una sostanza o realtà autonoma indipendente dal nostro intelletto, e in più le idee esistono in un mondo separato chiamato Iperuranio.

C'è quindi un dualismo gnoseologico cioè la conoscenza di 1) mondo delle idee e 2) mondo delle cose; c'è poi un dualismo ontologico (realtà e essere) cioè: 1) idee e 2) cose mutevoli.


Le idee sono di 3 tipi:

Idee-valori, che corrispondono a principi etici , estetici e politici;

Idee-matematiche, che corrispondono alle entità aritmetiche e geometriche;

Idee di cose naturali e artificiali.


Tre sono anche i rapporti tra le idee e le cose:

Mimesi: le cose imitano le idee

Metessi: le cose partecipano le idee

Parusia: l'idea è presente nella cosa stessa

Le idee sono le classi di riferimento delle cose.


La conoscenza delle cose avviene per anamnesi o reminiscenza: la nostra anima prima di reincarnarsi era nell'Iperuranio dove ha conosciuto le idee pure. Dopo la reincarnazione i concetti che già sono presenti in noi si risvegliano quando vengono a contatto con la realtà.


L'immortalità dell'anima


La reminiscenza ha come conseguenza logica l'ammissione dell'immortalità dell'anima. Nel Fedone Platone da tre prove di questo fatto:

I contrari: come in natura ogni cosa si genera dal suo contrario (il freddo dal caldo, ecc.) allora anche la morte si genera dalla vita e la vita dalla morte nel senso che l'anima rivive dopo la morte del corpo;

La somiglianza: l'anima essendo simile alle idee, che sono eterne, sarà anch'essa eterna;

La vitalità: l'anima in quanto soffio vitale è vita e partecipa all'idea di vita, quindi non può accogliere in sé l'idea opposta cioè l'idea della morte.


Vedi mito di Er pag. 184


Il Convito


Il Convito, o Simposio, è un'opera dove l'oggetto prevalente è l'amore, benché si tratti anche della bellezza. Durante un banchetto i personaggi esprimono la propria idea sull'amore:

Pausania: distingue un'eros volgare, rivolto ai piaceri terreni, e un'eros celeste, che si rivolge alle anime.

Erissimaco: vede nell'amore una forza cosmica che determina le proporzioni e l'armonia dei fenomeni.

Aristofane: parla di esseri primitivi (androgini) composti da uomo e donna insieme che, divisi per punizione dagli dei, vanno cercando la loro metà per ricostituire l'essere perfetto primitivo.

Socrate: l'amore va cercando qualcosa che non ha ma di cui ha bisogno, ed è quindi mancanza. Dice che Eros è figlio di Povertà (Penìa, umana) e di Acquisto (Poros, dio); quindi Eros è un semidio. Dunque ci sono due tipi di bellezza: la bellezza del corpo e la bellezza dell'anima; quindi visto che ognuno di noi possiede una delle due bellezze, andrà alla ricerca di quella mancante, per completarsi.


Il Fedro


Il Fedro parla di bellezza come di aspirazione dell'anima verso la bellezza, quindi la ricerca della razionalità e della saggezza.

La natura dell'anima si spiega con un mito: il mito della biga alata: l'anima viene paragonata a un'auriga su una biga tirata da due cavalli, uno bianco e uno nero. Tutti e due dipendono dall'anima: se l'anima ha sviluppato la razionalità, il cavallo bianco svilupperà l'irascibilità positiva, cioè il coraggio, mentre il cavallo nero svilupperà la temperanza; in questo modo la biga andrà verso l'alto, dove c'è la pianura della verità.

Se invece l'anima non è razionale il cavallo nero sviluppa la concupiscenza e tira la biga verso il basso. Quindi tutto dipende dal fatto che l'anima sia più o meno razionale.

La biga umana è in corsa con una biga degli dei che ha solo cavalli bianchi e giunge in ogni caso alla pianura della verità.

Solo un'elitè della quale fa parte Platone, riesce a vedere oltre ai beni materiali.


La Repubblica



La Repubblica è un testo che apre la tradizione delle utopie: discussione politica che parte da esempi modello per arrivare alla verità e alla giustizia. Il filosofo che sceglie la strada dell'utopia non si attiene a ciò che è intorno perché lo reputa troppo lontano dalla perfezione che preferisce costruire un modello attraverso il quale indicare la strada giusta.

Platone mette in luce due cose che per lui sono basilari per in buon funzionamento dello stato:

Che ognuno faccia ciò che è più portato a fare non a seconda della nascita ma a seconda delle sue caratteristiche e capacità.

Che i reggitori devono avere una moralità e devono essere incorruttibili e guardare solo al bene dello stato.


Secondo Platone in una comunità piccola è più facile mantenere la giustizia, mentre in una grossa comunità serve un ordine preciso: questo ordine è dato da tre classi sociali:

Classe ferrea: formata dai produttori che hanno un'anima irrazionale concupiscibile, cioè legata alle cose terrene;

Classe argentea: guerrieri che hanno un'anima in cui predomina l'irascibilità e quindi il coraggio;

Classe aurea: governanti che hanno un'anima in cui predominala razionalità e quindi la saggezza.


Ognuno sceglie, dopo gli anni dell'educazione, per quale delle tre classi optare, tenendo presenti le sue capacità e la sua natura; quindi non esistono classi rigide e non c'è l'ereditarietà. I figli delle classi aurea e argentea non conoscono i genitori e i genitori non conoscono i figli per evitare problemi di questo tipo. Inoltre gli unici a possedere beni propri sono i produttori, perché i governanti devono pensare solo al bene dello stato.

E' stato definito un pensiero molto vicino al comunismo proprio perché Platone tende ad eliminare la proprietà privata favorendo la comunanza dei beni.


Degenerazioni dello Stato


Quando un governante non si preoccupa più solo del bene della comunità lo Stato degenera in timocrazia (governo degli onorevoli); poi se oltre agli onori vuole anche beni materiali si avrà un'oligarchia, cioè il governo di pochi ricchi; a questo punto anche il resto del popolo vorrà dei beni propri e si arriverà ad un'ocleocrazia, cioè il governo della folla che aspira ai beni, e una persona, promettendo questi beni inganna la folla e si impadronisce del potere, questa persona è il tiranno, e la tirannide sarà l'ultima degenerazione possibile.


I gradi della conoscenza



Platone individua 2 tipi di conoscenza: sensibile e razionale.

A loro volta queste si dividono in:

Eikasìa: impressione molto superficiale delle cose

Pìstis: percezione chiara degli oggetti tramite le sensazioni

Diànoia: conoscenza scientifica matematica, visione scientifica dell'apparenza sensibile

Nòesis: conoscenza scientifica completa della realtà e si viene a stabilire il comportamento


Vedi mito della caverna pag. 197


L'educazione


Tramite l'educazione ognuno viene destinato alla classe a cui dovrà appartenere.

I bambini vengono messi in istituzioni educative comuni finchè a 17 anni avevano l'efebia (servizio militare), dopo chi vuole proseguire da 20 a 30 anni si ha un'educazione sulla dialettica e si approfondisce la matematica. Chi arriva fino a qui può aspirare a diventare governante ma deve trascorrere 15 anni a fare lavori per la comunità e per lo Stato. Se darà prova di essere incorruttibile potrà diventare governante. Chi si ferma allo studio della dialettica può diventare guerriero.


La condanna dell'arte imitativa


Platone condanna l'arte perché la considera copia della copia, cioè copia del mondo che a sua volta è copia delle idee. Platone inoltre condanna l'arte perché nella sua epoca gli uomini vengono educati con l'arte che secondo lui è poco consona perché non svilupperebbe una mente razionale. L'unica arte ammessa da Platone è un tipo di musica che stimola il coraggio. Platone divide l'arte buona da quella cattiva. In Atene secondo lui c'era un'educazione che invece di far giungere alla razionalità portava ad imitare l'ideale di comportamento. Inoltre ci sono due atteggiamenti estetici: uno che tende a separare arte bona e cattiva, l'altro che considera buona tutta l'arte.


Il confronto con Parmenide


Nel Parmenide Platone si occupa delle difficoltà della teoria delle idee e si pone due domande:

Come può l'idea che è una sola, essere partecipata da più cose?

Se c'è uno scarto tra l'idea e la cosa significa che ci sarà sempre un'idea scarto che unisce l'idea precedente alla cosa e ciò porta al moltiplicarsi infinito delle idee. Com'è possibile?


Quindi Platone risponde definendo i cinque generi sommi (essere, diverso, uguale, quiete, moto), tramite i quali si catalogano le idee, e che portano alla risoluzione del problema uno-molteplice tramite i processi dicotomici.

Mentre Parmenide aveva affermato che esistevano l'essere è il non-essere, e non potevano esserci né la molteplicità, né il movimento, Platone dice che possono esistere l'essere e il divenire perché considera l'essere è il diverso. In questo modo afferma che se ci sono a e b non è detto che uno dei due non esista, ma solo che uno è diverso dall'altro. Si introduce la possibilità dell'errore.


Il Filebo


Nel Filebo Platone dice che il bene per l'uomo sta tra estremi e va cercato nel giusto mezzo, con misura e ordine.


Il Timeo


Nel Timeo si parla della creazione del cosmo e dell'universo. Qui Platone parla di una figura, il Demiurgo, che è un mediatore tra le cose e le idee. E' dotato di intelligenza e volontà e ha creato il cosmo plasmando la materia per renderla simile alle idee. C'è un riavvicinamento al pitagorismo in quanto le cose plasmate si riducono ai 4 elementi già nominati da Empedocle (aria, acqua, terra, fuoco) che a loro volta vengono ridotti a figure geometriche e quindi a numeri. Perciò si giunge ad interpretare i numeri come schemi strutturali delle cose.


Il Politico e le Leggi


In questi due scritti politici della vecchiaia, Platone cambia visione rispetto alla Repubblica.

Dice che per avere la giustizia servono l'equilibrio e i giusti mezzi. Non esiste un modello di giustizia, ma esistono delle leggi giuste che portano ad un giusto governo. Nel Politico parla appunto della necessità di una misura e di un equilibrio, nelle Leggi parla della necessità di avere giuste leggi.





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