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Marx - Vita, Opere - Legami con l'Illuminismo

filosofia




Vita

1818-1883. Proviene da una famiglia borghese di origine ebraica. Padre avvocato, di idee liberali, cura la sua educazione in senso liberale e progressista. Si laurea a Berlino con una tesi sulla filosofia di Epicureo, prima filosofia interamente materialistica. Questo primo periodo stringe amicizia con gli esponenti della sinistra hegeliana, ma le sue posizioni sono sempre più radicali. Studia a fondo il pensiero di Hegel, che costituisce un punto di riferimento importante, pur se criticato, è la sorgente da cui nasce il materialismo dialettico o storico di M. Sposa nel '43 una nobile tedesca; dal 41 al 43 collabora con la "Gazzetta renana", che però viene chiusa dalla censura. Nel '43-'45 va a Parigi, dove fonda con Ruge gli "annuali franco-tedeschi", importanti perché contengono numerosi articoli in cui è presente il pensiero marxiano. Nel '44 escono i "Manoscritti economico-finanziari", chiamati anche "Manoscritti del '44", la prima grande opera in cui si confronta con l'economia e sicuramente non si può negare il fatto che è il Keyness dell'800, un grande economista, ma non solo, è un grande filosofo, storico, sociologo (fondatori: Marx, Comte e Durkeim), teorico politico e leader rivoluzionario. È una delle figure che ha più influenzato la storia otto-novecentesca. Il soggiorno di Parigi è decisivo anche per altri motivi: viene a contatto con i movimenti progressisti francesi e con il movimento operaio parigino. Sempre nel '44 conosce Engels (1820-95) e da questo omento in poi lavoreranno sempre insieme, una profonda amicizia anche sul piano umano, fino alla morte di Marx. 131e48b Engels inoltre lo sostiene economicamente, soprattutto nel periodo dell'esilio londinese. Le opere prodotte dal '45 in poi sono a <<quattro mani>> (Marx-Engels).



Nel '64 fonda l'internazionale dei lavoratori, che durerà fino al '76. M condusse varie battaglie politiche, contro quelli che definiva i nemici di classe, ma anche all'interno della sinistra stessa. Battaglia contro estremismo, riformismo, anarchismo, perché queste indeboliscono la forza del movimento operaio e la sua portata rivoluzionaria. Critica gli utopisti, perché gli sfuggiva il legame tra economia e politica, e perché erano troppo riformisti. Cambia il modo di intendere la filosofia precedente perché è astratto, mentre la filosofia è critica e trasformatrice, la conoscenza è praxis (saper fare). L'uomo viene visto nel suo aspetto materiale e in quello sociale, non diversamente da Feuerbach.


Opere

"La sacra famiglia" segna la rottura con la sinistra hegeliana e Feurbach

"Tesi su Feuerbach"

"Ideologia tedesca"

"Manifesto del partito comunista", pubblicato a Londra

"Miseria della filosofia", scritto in risposta a Proudon che aveva scritto "Filosofia della miseria", sono misere tutte quelle filosofie che non capiscono che il mondo non va descritto, ma cambiato.

"critica all'economia politica"

"Il Capitale" (I° volume '67, II-III pubblicati postumi da Engels)




Marx/Hegel

C'è chi parla di continuità e chi di rottura. M critica la filosofia del diritto hegeliana, che è una sorta di giustificazione della politica prussiana; critica anche il misticismo logico: l'idealismo ha capovolto l'identità umana, non ha preso in considerazione la realtà materiale, ma le idee. È come se avesse compiuto un capovolgimento, non prendendo in considerazione il fatto che le idee sono un riflesso della realtà materiale. Anche il pensiero viene ricondotto alla materia. È un'inversione tra soggetto e predicato, è come se H avesse fatto del soggetto il predicato e viceversa. Il soggetto è l'uomo nella sua materialità, il predicato è l'idea e non viceversa. Critica inoltre il giustificazionismo hegeliano: per M la filosofia è politica, o meglio la filosofia è prassi. Egli dice che i filosofi fino ad ora hanno variamente interpretato il mondo, occorre cambiarlo e questo compito spetta alla filosofia, che non deve parlare di essa. Da subito egli studia, scrive, produce le sue opere, ma nello stesso tempo si muove con Engel per organizzare il movimento operaio, perché filosofia e politica vanno di pari passo. Per M non va preso semplicemente atto della realtà, ma va cambiata.

Nonostante ciò, come tutti gli esponenti della sinistra hegeliana, M riprende il sistema, ovvero la dialettica. Si conserva lo schema dialettico e soprattutto la forza della negazione (antitesi); M riprende la dialettica in termini concreti, come opposizione tra le classi sociali, la storia avanza perché genera una contrapposizione tra la classe che detiene il potere economico e chi lo subisce. Distingue varie epoche fino ad arrivare all'era capitalistica.


Legami con l'Illuminismo

contratto sociale, è più importante la società che l'individuo

conoscenza come <<saper fare>>

l'origine dell'ineguaglianza tra i popoli sta nella proprietà privata

sapere aude: filosofia come critica, contro il giustificazionismo

la razionalità deve essere introdotta nel mondo ≠ Hegel (realtà = razionalità)


Caratteristiche del marxismo

carattere globale dell'analisi marxista: il suo approccio è su più piani contemporaneamente, una visione del fenomeno sociale globale, che cerca di mettere in evidenza i nessi tra i diversi piani (Hegel)

praxis

influenze culturali: Illuminismo, economia politica borghese (Smith, Ricardo), filosofia classica tedesca (da Hegel a Feuerbach), socialismo utopistico 


Critica della civiltà moderna e del liberalismo

Lo stato moderno dovrebbe essere un'istituzione <<super partes>>, che garantisce con imparzialità gli interessi di tutti i cittadini, ma ciò non succede, perché lo stato liberale rappresenta e garantisce solo le libertà e gli interessi di una piccola elitès. Non è vero che lo stato ricompone le scissioni proprie della società civile, anzi le legittima, le ratifica. La società borghese è una società borghese è una società dove trionfano gli interessi individuali, l'individualismo, l'atomismo, l'individuo è concepito come separato, invece secondo M non può essere così, perché non esiste l'individuo al di fuori del tessuto. L'Io si realizza solo nel comunitario, nella dimensione del noi, nella volontà generale, in cui l'Io trova la sua libertà. Il discorso marxiano della dimensione e umanitaria, che caratterizza l'essere umano, si inserisce nella tradizione filosofica, (Aristotele), cristiana e illuminista. Le concezioni liberali pongono l'accento sull'individuo e non sul tessuto umanitario. M propone una democrazia che non sia solo formale, ma che sia sostanziale; non solo l'uguaglianza politica, non solo l'uguaglianza giuridica, ma uguaglianza in tutti i campi, ma soprattutto dal punto di vista economico. Il principio della disuguaglianza sta nella proprietà privata. M propone un' emancipazione umana, ovvero il raggiungimento della democrazia sostanziale, quindi il recupero dell'esistenza sociale umana. È come se l'uomo nel corso della storia, in particolare nella società borghese, abbia perso la sua essenza, cioè la socialità. Se gli esseri umani hanno perso l'essenza, sono alienati, perché hanno perso la parte più importante di sé.

Alienazione: assume connotati ben precisi, molto diversi anche dallo stesso Feuerbach, di cui M prende la staffetta. F aveva parlato di alienazione religiosa, mentre in M il discorso si sposta sull'alienazione economica, la vera fonte di alienazione, mentre quella religiosa è un riflesso di quella economica. Alla base di tutto c'è una disuguaglianza profonda a livello economico. Andando ad esaminare il concetto di alienazione bisogna rintracciarne la radice economica.


"Manoscritti del '44"

Cominciano con la scoperta dell'economia politica, con un'approfondità lettura degli economisti classici; in essa si parla di questioni come il salario, il profitto, l'accumulo del capitale, la mercificazione dell'operaio, in una società dove trionfa il feticismo delle merci. Possono essere riassunti in tre punti:

critica all'economia classica. Gli economisti classici sono i primi ad aver individuato molte leggi dell'economia, ma il suo errore è il suo assolutismo a-storico, ovvero la tendenza ad attribuire alle strutture economiche di una determinata fase storica un carattere eterno, immutabile, fisso, quasi metafisico, valido in ogni tempo e in ogni luogo. Le leggi individuate invece, valgono solo nella fase del capitalismo,ma questa è solo una fase, perché il capitalismo genererà le forze che lo distruggeranno, la rivoluzione socialista. Gli economisti classici partono dalla proprietà privata, ma non ne spiegano né l'origine, né il significato; per M, anche la proprietà privata è legata a determinate fasi storiche.

forbice sempre crescente tra capitale e forza lavoro. M afferma che il capitale, spinto della sua stessa logica interna, tende sempre più ad espandersi in senso monopolistico. I rapporti contrattuali con la manodopera sempre più serrati; la miseria delle classi sub-alterne, che si va sempre più accentuando "l'operaio diventa sempre più povero, quanto maggiore è la ricchezza che produce, diventa merce tanto più vile, quanto più grande è la quantità di merce che produce". La forbice si apre sempre di più tra il capitalista ricco e l'operaio povero.

alienazione. In queste condizioni di lavoro l'operaio non possiede più né la propria vita, né il proprio lavoro. L'individuo è sempre più estraneo rispetto al prodotto della sua attività, perché gli viene sottratto quanto ha creato con il proprio lavoro. È alienato rispetto alla sua attività, perché è un lavoro forzato, uno strumento per i fini del capitalista. È alienato rispetto alla sua essenza, il proprio Io, perché vive per lavorare, non lavora per vivere, mentre l'essenza profonda dell'uomo è il lavoro libero e creativo. Alienazione vuol dire anche che l'uomo è alienato anche rispetto agli altri, mentre l'essenza dell'uomo è la socialità, che è totalmente persa, perché l'operaio si ritrova a lottare contro i suoi simili, ma anche contro il capitalista. Ogni uomo è reso estraneo all'altro uomo e ciascuno di essi è reso estraneo all'essenza umana. La causa dell'alienazione è la proprietà privata. La storia è il momento della propria essenza e deve anche essere il momento della riconquista di essa.


Critica a Feuerbach "Tesi su Feuerbach"

Non ci si può limitare al discorso dell'alienazione religiosa, perché la vera alienazione è economico-sociale. F ha riconosciuto che la religione è spesso stata usata dal potere in funzione consolatorio (Ill), e M la chiama l'oppio dei popoli. Il limite di F sta nell'aver considerato l'uomo prescindendo dall'attività produttiva, che per M è parte fondamentale della vita umana, anche perché determina l'alienazione. Non ha capito che alla base della storia ci sono i rapporti di produzione, che costituiscono l'essenza dell'uomo e della storia, sono la spinta dialettica che condiziona la storia. La concezione di F è rimasta a-storica, astratta. Se la vera alienazione è di natura economica, eliminando quest'ultima, anche tutte le altre potranno essere eliminate. Storicità = l'uomo è considerato come il prodotto della società in cui vive. L'individuo è condizionato soprattutto dalla dimensione storico-sociale


Concezione materialistica della storia

Ideologia    Scienza

Nell "Ideologia tedesca" M critica soprattutto la sinistra hegeliana, i cosiddetti ideologi, in senso critico. L'errore principale dei giovani hegeliani è stato credere di poter modificare la società solo attraverso le idee, è come se fossero rimasti alla sovrastruttura, ma non hanno capito che bisognava guardare alla struttura, sono rimasti all'ideologia.

Struttura: rapporti economici

Sovrastruttura: tutto il resto (idee, religione, politica, cultura, morale, arte, scienza.)

Le idee in quanto parte della sovrastruttura dipendono dalla struttura. I marxisti parlano di un determinismo secondo cui la struttura determina la sovrastruttura; questo però non è il pensiero marxiano, perché la struttura non determina, ma condiziona, influenza la sovrastruttura, e a sua volta può essere influenzata da alcuni di questi elementi. Gli ideologi non hanno capito che fermarsi alle idee è inutile e insignificante, perché esse sono un aspetto del sistema, ma non quello più importante. La vera scienza è l'economia-politica, che ci porta ad avere una concezione della storia di tipo scientifico storia come scienza. Studiando l'economia-politica ci rendiamo conto che al centro della storia e della vita dell'uomo c'è il lavoro. La storia comincia quando si cominciano a creare dei mezzi per soddisfare i bisogni, si realizza il passaggio dalla natura alla storia quando l'uomo inizia a lavorare per soddisfare i propri bisogni. Il lavoro infatti è quella cosa che serve per soddisfare i bisogni dell'uomo.

Natura  lavoro storia

Il lavoro è l'essenza dell'uomo perché gli permette di soddisfare i propri bisogni, gli permette di stare a contatto con la natura e con gli altri uomini. Se il lavoro è alienato, l'essenza umana è perduta e quindi bisogna recuperarla. La dimensione si caratterizza perché l'uomo si allontana dalla natura, creando qualcosa che non esiste. L'uomo manipola la natura, ma la modifica profondamente. In questo senso può essere considerato un profeta, perché la modificazione del globo è appena iniziata con la 2^ Riv Ind. L'ideologia è assimilabile ad un concetto Illuministico, perché anche questi avevano affermato che le idee o pregiudizi o le bugie possono essere usate dal potere in funzione del controllo delle masse. L'ideologia è "un mero belato filosofico" perché bisogna cambiare le condizioni degli uomini.

Materialismo storico: concezione agli antipodi dell'idealismo, perché il reale si trova nel lavoro, nell'attività produttiva e non nelle idee (rovesciamento di Hegel), tutto deriva dalle condizioni materiali di vita, la coscienza e il pensiero sono prodotti sociali della storia. Con il lavoro e con l'instaurazione della proprietà privata si viene a creare una distribuzione ineguale della ricchezza, quindi una divisione in classi. La storia è una storia di lotta di classe.

Tappe della storia

comunismo primitivo: una condizione non accertabile, ma che ha una validità epistemologica, dove non c'è ancora la proprietà privata

società antica: nascita della proprietà privata e dello schiavismo

società feudale

società borghese o capitalistica

società comunista, quando tramite un processo rivoluzionario ci sarà l'abolizione delle classi, della proprietà privata e dello stato, inoltre avverrà una radicale trasformazione dell'attività produttiva, quindi l'eliminazione dell'alienazione e l'autogoverno del popolo

forza lavoro (operai)

forze produttive mezzi

conoscenze tecnico-scientifiche

struttura   

possesso dei mezzi (imprenditore)

rapporti di produzione

ripartizione della ricchezza



La dialettica della storia si genera nella tensione tra forza produttiva e rapporti di produzione, ovvero tra lavoro e capitale. Chi lavora non possiede i mezzi di produzione, né la ricchezza, viceversa chi li possiede non lavora. Il capitale tende sempre più ad accumulare altro capitale, i pochi ricchi aumentano sempre più la loro ricchezza, mentre le classi sub-alterne peggiorano le loro condizioni. Per questo prima o poi il capitalismo esploderà.

Dialettica della storia: la forza della dialettica in M, come in Hegel ed Eraclito, è nella contraddizione concreta tra forze produttive e rapporti di produzione, ovvero tra forza lavoro e capitale. Questa contraddizione è relativa solo nella forza capitalistica in ogni caso c'è sempre una tensione tra classe in tramonto e classe in ascesa (nel medioevo: borghesia contro aristocrazia), nel capitalismo si trova la contrapposizione tra borghesia e proletariato. Come nelle fasi precedenti c'è bisogno della rivoluzione.

Materialismo dialettico: la storia è una storia di contraddizioni e dio lotte tra classi sociali

Carattere progressivo della storia: secondo M ed E è inevitabile che si attraversino tutta una serie di fasi, sino ad arrivare alla futura società comunista. L'esito della storia è una società senza classi, senza proprietà privata, perciò quasi un ritorno al comunismo primitivo. È quasi un circolo, dal comunismo primitivo al comunismo come esito fanale della storia.


Socialismo/Comunismo

Nell'800 questi due termini vengono usati in modo interscambiabile e si intende il fatto che si pensi ad una società senza classi e dove il valore fondante è quello sociale, il me collettivo. Nei primi decenni del '900, soprattutto dopo la 1^ guerra mondiale , si vengono a creare spaccature nella sinistra e, alla sinistra dei partiti socialisti, si formano altre correnti e partiti veri e propri, perciò si iniziano a distinguere i due termini, intendendo con comunismo qualcosa a sinistra del socialismo. Il comunismo assume la valenza di programma massimo, mentre il socialismo assume più una valenza riformista (programma minimo). Al tempo di M ancora non si poneva il problema, perciò troviamo un uso indifferenziato dei due termini. M ha cambiato la semantica dei termini.


Dialettica Marx/Hegel

Per tutte e due la storia ha un esito, ha una sua <<provvidenzialità>>, perché non va a caso, ma approda ad un risultato finale. La dialettica di Hegel ha rovesciato l'uomo poggiandolo sulla testa, ha fatto dell'astratto l'incipit e del reale una manifestazione. Per M invece l'incipit è il lavoro.


"Manifesto del partito comunista"

Con un linguaggio molto diretto e schematico deve servire come guida al movimento operaio, quindi non è un'opera teorica, ma pragmatica. La fase capitalistica è cominciata con la sconfitta dell'aristocrazia feudale, da parte della borghesia, che ora è arroccata su posizioni conservatrici; all'inizio ha avuto una funzione progressista rivoluzionaria, cosa che avviene in tutte le fasi, una volta che una classe ha acquistato il potere diventa conservatrice. In esso troviamo strettamente connessa teoria e praxi, infatti troviamo l'analisi dell'economia e mette in evidenza il lavoro di M ed E di organizzazione del movimento operaio. Esordio: "uno spettro si aggira nell'Europa, lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa caccia spietata contro questo spettro." Il comunismo finalmente è passato all'azione e gli stati borghesi ci debbono fare i conti, l'obiettivo del manifesto è dire che l'azione rivoluzionaria è cominciata, "esporre in faccia al mondo l'inizio, gli scopi, i metodi dell'azione rivoluzionaria".






"Elogio alla borghesia"

La borghesia ha abbattuto le strutture feudali, ha prodotto un potere capace di dominare la natura (Riv scientifica e Industriale) ed ha organizzato un'economia che crea ricchezza. Il suo limite però è di distribuire questa ricchezza in modo ingiusto, perciò il suo destino è quello di generare dialetticamente una classe destinata a sconfiggerla, il proletariato. Esempio dell'apprendista stregone: la borghesia è simile ad un mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. Più la borghesia cerca di arricchirsi, più il capitalismo avanza, più si apre la forbice, per cui si genera povertà, miseria, alienazione e il proletariato tenderà  rovesciare tutto ciò. M ha intuito l'estrema potenza del sistema capitalistico, in grado di stravincere a livello mondiale globalizzazione. Nel Manifesto afferma che la macchina economica che ha messo in moto la borghesia è potentissimo e non ha confini.

Rivoluzione proletaria

Il sindacalismo salariale è uno strumento inutile e controproducente, perché costituisce un ammortizzatore della conflittualità sociale, che invece è necessaria perché l'operaio prende coscienza di sé e fa la rivoluzione. Sono controproducenti soprattutto dal punto di vista filosofico-economico perché è impossibile che l'operaio fosse pagato il giusto, perché se così fosse non ci sarebbe profitto, perciò non ci sarebbe accumulo di capitale. È insito nel capitalismo lo sfruttamento dell'operaio, se questo venisse a mancare salterebbe la struttura stessa del capitalismo. Il lavoro è una merce e come tutte le merci è pagata, la merce lavoro però è l'unica merce capace di produrre altre merci, è questo il plus-valore che non viene pagato. M propone la rivoluzione, la lotta radicale in occasione anche violenta, "la rivoluzione non è un pranzo di gala". Conquistato il potere, le prime misure da prendere sono:

espropriazione della proprietà fondiaria

imposta fortemente progressiva

nazionalizzazione del credito finanziario e dei trasporti

abolizione del diritto di eredità "a ciascuno secondo i suoi bisogni"

educazione pubblica e gratuita

Al posto della società borghese subentrerà un'associazione tra pari, in cui ognuno si sviluppa liberamente: il libero sviluppo di ciascuno è condizione per il libero sviluppo di tutti importanza della socialità. Tutti decidono di apportare alla società quello che possono. L'ideale di uguaglianza è utopistico, infatti nella riv bolscevica c'è stata una carneficina.

Critica ai falsi socialismi

M sta tracciando le linee guida del movimento operaio e avverte i proletari della falsità dei socialisti utopistici, che un po' come i giovani hegeliani sono riamasti a livello ideologico, perché non hanno capito i legami tra struttura e sovrastruttura. A questi discorsi del manifesto si rifarà l'esperienza dei soviet.


"Il Capitale"

Opera di economia politica, molto complessa, dove vengono messi in evidenza i principi strutturali dell'economia borghese, a partire dagli economisti classici, che poi vengono criticati. Viene spesso definita una delle opere più significative della contemporaneità. Vuole spiegare la scienza dell'economia, necessità che deriva dalla concezione materialistica della storia. Anatomia del capitalismo, si evidenziano le sue strutture e leggi, e come l'economia capitalistica condizioni tutta la società, si prende in considerazione la contemporaneità, che per M inizia con la Riv Industriale.

L'economia politica classica, sviluppata nel 1770 con Smith, era un'economia di stampo liberista. Elogio agli economisti classici, perché hanno colto i concetti chiave dell'economia, però i loro limiti erano già stati espressi nei Manoscritti del '44. l'economia classica non ha saputo storicizzare le leggi dell'economia capitalistica, rendendole quasi metafisiche. Non hanno compreso che, come tutto ciò che fa l'uomo, anche il sistema capitalistico è qualcosa di storicamente determinato, l'uomo diventa storia nel momento stesso in cui inizia a lavorare. M afferma che non esistono leggi universali in economia, infatti nell'economia feudale esistevano leggi diverse dall'economia capitalistica.

Economia feudale: M C M Il fine è la produzione di merci per l'autosussistenza

Economia capitalistica: C M < C'

Nell'economia feudale c'era crisi quando le merci erano poche, al contrario le gravi crisi del capitalismo sono causate dall'abbondanza di merci.

Altro limite degli economisti classici è di non aver capito che il capitalismo contiene in sé le contraddizioni che lo faranno esplodere, ovvero non hanno capito la contraddizione dialettica che è propria di ogni fase economica. Perché ci sia l'accumulo di capitale, quindi perché l'economia capitalistica realizzi se stessa, è strutturalmente necessario lo sfruttamento della forza lavoro, che genererà un meccanismo che porterà alla fine del capitalismo.

Inoltre gli economisti classici non hanno capito che l'economia non è un regno a parte, ma si riverbera sull'intera società, perché tutta la società è una totalità organica in cui tutti gli elementi si rapportano. Questo aver individuato la cultura in senso antropologico è uno dei maggiori meriti di M.

In questo, testo scritto negli anni '60, in piena epoca positivistica, ovvero in un'epoca in cui regna il determinismo, troviamo leggi concepite in modo tendenziale, esprimono delle tendenze, devono tener conto dell'imprevedibilità che caratterizza le vicende umane. La 2^ riv scientifica dà ragione a questa visione perché saranno le scienze forti ad assumere un carattere probabilistico, mentre i positivisti si auguravano che anche le scienze umane adottassero un metodo deterministico. Con la riv scientifica la probabilità esploderà anche all'interno delle scienze forti, ritenute esatte.

Concetti chiave: merce, valore, plus-valore

L'economia capitalistica si caratterizza per il cosiddetto feticismo delle merci, ovvero il fatto che all'internoi del capitalismo tutto è merce e tutto che non è merce non ha valore. La merce è tutto ciò che può essere venduto e ha valore sul mercato. Il feticismo delle merci comporta l'alienazione dell'essere umano che viene considerato solo per quello che può vendere, chi non ha niente da vendere, vende se stesso, la propria forza lavoro. Il fine del ciclo produttivo capitalistico è l'accumulo di denaro, le merci servono proprio ad accumulare capitale.

Valore = si rifà a Smith, che aveva distinto tra valore d'uso (qualcosa che può essere utile per determinati bisogni essenziali) e valore di scambio (potenzialità di quella merce sul mercato). Il valore è dato dalla quantità di lavoro necessaria a produrre quella merce, lavoro = valore ≠ prezzo. Il valore è diverso dal prezzo in quanto in esso intervengono altri fattori.

Plus-valore = nasce dal plus-lavoro, ovvero quella parte del lavoro dell'operaio che, all'interno del capitalismo, non potrà mai essere pagata, in quanto la merce lavoro produce altre merci. L'operaio all'interno di un sistema capitalistico per forza, percepisce un salario minore di quello che gli spetta.

Capitale variabile e capitale costante

Il capitale variabile è quello che viene impiegato dal capitalista per pagare i salari, mentre il capitale costante è quello che il capitalista deve investire per le strutture, per tutto quello che è necessario per la struttura dell'azienda.





Profitto < plus-valore

Il profitto ci dà la situazione reale molto di più rispetto al plus-valore, in esso infatti rientra anche il capitale costante, e ciò sarà ancor più vero nel '900 con la concorrenza, a causa della quale le macchine costeranno sempre di più, per essere più veloci e per garantire un determinato standard di produzione. I salari possono solo che diminuire perché il capitalista ha bisogno di aumentare il capitale costante, a causa dell'aumento dei prezzi delle macchine, ritagliandolo dal capitale variabile, quindi diminuendo i salari. 

Tendenze e contraddizioni del capitalismo

Per far sì che continui ad esserci il profitto, dato che la quota costante del capitale cresce, per essere più competitivi sul mercato, allora bisogna comprimere i salari e ciò porterà alla sua distruzione. All'inizio della riv industriale gli imprenditori hanno cercato di aumentare le ore di lavoro, mentre poi hanno invertito questa tendenza perché la produttività si riduceva. Hanno perciò cercato di ridimensionare la giornata lavorativa e innalzare il livello di produttività. La prima tendenza viene definita plus-valore assoluto, mentre la seconda è detta plus-valore relativo.

Crisi cicliche del capitalismo

Queste crisi hanno un respiro di circa 50 anni e derivano dagli stessi meccanismi strutturali del capitalismo.

Caduta tendenziale del saggio di profitto

La forbice tende a chiudersi perché i costi del capitale costante tendono ad aumentare.




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