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Brevi cenni sull'opera dell' "ultimo Croce"

filosofia



Brevi cenni sull'opera dell' "ultimo Croce"





Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici è una raccolta di scritti dell'ultimo periodo della meditazione di Benedetto Croce, composti tra il 1948 e il 1951, uscita postuma nel 1952, pur se secondo l'ordine voluto dall'autore prima di morire. L'opera, come suggerisce il titolo, consta di una prima parte dedicata alla critica di Hegel e di una seconda contenente postille e revisioni delle opere e, in generale, di tutto il sistema di pensiero dell'autore. La differenziazione tra le due sezioni dell'opera non è netta, anzi, si potrebbe affermare che essa si riduca all'elemento contenutistico, mentre l'intento è ciò che conferisce unità all'opera: rivedere e completare le concezioni estetiche, storiche e filosofiche, nello sforzo di mantenere una coerenza di fondo.

Siamo nel periodo successivo alle due guerre, e nel nostro autore è ormai maturata la "svolta" che indurrà la storiografia e la critica successive a parlare di un "ultimo Croce". Come sottolinea, fra i tanti, Paolo Bonetti, "la consapevole 151j93b zza del fondo tragico della storia si accrebbe in lui fino a mettere in pericolo la struttura stessa del suo pensiero, basata da sempre sulla circolarità della vita spirituale, sulla pari dignità di tutte le sue forme, sull'idea di progresso immanente alla concezione della storia come storia della libertà" .



Vari fattori, sia al livello degli avvenimenti storici che di quelli culturali, produssero quindi in Croce una crisi dell'ottimismo e della fiducia che egli aveva sempre riposto nello Spirito e nella Storia: per citarne alcuni oltre alle due guerre e agli orrori di fascismo e nazismo, la minaccia atomica e il fallimento del liberalismo come ideale politico da una parte, e l'affermarsi della psicanalisi (basata su categorie come libido e inconscio) dall'altra.

La caduta di fiducia nei confronti del progresso andò ad intaccare proprio la categoria che potremmo identificare come la vera novità che la Filosofia dello Spirito di Croce aveva introdotto, e alla giustificazione e difesa della quale il nostro autore aveva dedicato tante pagine: la categoria dell'utile.

L'utile, nell'ambito della vita pratica, forniva all'etica la materia per esplicitarsi. Volendo sintetizzare, si potrebbe affermare che le volizioni individuali, facenti capo ad esigenze di utilità personale (e quindi a spinte egoistiche), una volta attuatesi, erano regolate dall'etica, che, universalizzandole, le nobilitava, espungendo così il male dalla realtà.

Questa concezione ottimistica ora vacillava, e introduceva un elemento di disturbo nella vita dello Spirito: alla categoria dell'utile si veniva a sostituire quella della vitalità.










































2: Brevi cenni sul "funzionamento"

della vita dello Spirito





In Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici, a più riprese e in più saggi, Croce accenna alla categoria del vitale e al fatto che essa sia andata a sostituire la categoria dell'utile nell'ambito della Filosofia dello Spirito.

Ma prima di capire quali siano le implicazioni di tale "sostituzione", occorre accennare a come funzioni secondo Croce la vita dello Spirito.

Anche nell'opera sopra citata Croce fa accenno all'andamento della vita spirituale, ossia della realtà, cambiando apparentemente poco rispetto agli inizi del suo filosofare, ad esempio nel saggio Hegel e l'origine della dialettica, allorché afferma:


Perciò, fin dall'inizio, scansai la metafisica e delineai una semplice Filosofia dello Spirito, fondata su una tetrade di concetti supremi, nella quale ciascuno di essi si dimostrava d'infinita fecondità nell'ordine di problemi a cui presiedeva. Ricordo che ci fu chi volle tentare l'arguzia col denominarmi ripetutamente, nella speranza che il suo detto avesse fortuna, il filosofo delle quattro parole; ma io gli tolsi subito le speranze col manifestare la mia meraviglia che egli chiamasse parole il Vero, il Buono, il Bello e l'Utile, cioè i valori e gl'ideali che al genere umano sono costati fatiche e sangue; .


E' evidente qui come Croce si sforzi di sottolineare la continuità tra gli albori e gli esiti più attuali della sua filosofia. La vita dello Spirito, in effetti, si esplica in modo che le forme del momento teoretico (filosofia ed arte) forniscano al momento pratico (basato su economica ed etica) la materia su cui manifestarsi ed agire. "Legge fondamentale" è, dunque, la cosiddetta circolarità della vita spirituale, che si basa a sua volta su quello che si può ritenere il nodo irrisolto della filosofia crociana: il legame tra dialettica dei distinti e sintesi degli opposti. Tali locuzioni, frutto del dialogo filosofico-critico di Croce con Hegel, indicano che le varie categorie della vita spirituale sono unite dal legame che le porta ad essere l'una materia dell'altra (e dunque l'una condizione dell'esistenza dell'altra) e, ad un tempo, separate dal fatto che si tratta pur sempre di categorie distinte e irriducibili reciprocamente.

Per comprendere ancor meglio l'entità della sostituzione operata dal "secondo Croce" della categoria dell'utile (corrispondente all'economica) con quella del vitale, occorre ora accennare al suo significato nella filosofia crociana.










































3: Accenno alla funzione della categoria dell'Utile nell'ambito della Filosofia dello Spirito





Ancora nel saggio precedentemente citato (Hegel e l'origine della dialettica), Benedetto Croce rammenta le difficoltà e le resistenze che dovette superare nell'inserire di diritto la categoria dell'utile nell'ambito della vita spirituale.


Una terza opposizione incontrai che ancora di tanto in tanto si riaccende, e fu per avere introdotto, tra le quattro forme dello spirito o categorie supreme, l'Utile, che aveva sempre avuto un trattamento disdegnoso o un posto secondario dai filosofi, specie da quelli cosiddetti idealisti. E' da notare che io ero rimasto colpito dal vedere parecchi complessi scientifici, come la Politica, il Diritto, l'Economia, errare, privi di un vero concetto filosofico, smarriti e perplessi tra le altre scienze, avvelenandole e corrompendole, come nei tanti Utilitarismi, morale, estetico, e persino logico .


Secondo Croce, dunque, la categoria dell'utile era stata, nell'ambito della storia dell'umanità, relegata ai piani infimi della vita, quasi come uno spauracchio da evitare, come se la pulsione cui essa si accompagna, l'egoismo, fosse un elemento di cui vergognarsi, in quanto contrastante con la morale. Una morale viziata dal retaggio cristiano, se non, più in generale, religioso, secondo cui l'uomo deve tendere al Bene.

Doveva arrivare Hegel a spiegare che il Male, ontologicamente inteso come un'entità opposta e in lotta col Bene, non esiste. Esiste invece la realtà, inscindibile unione di bene e male, vero e falso, bello e brutto.Si pensi alla frase hegeliana divenuta ormai una motto: "Il vero è l'intero".

E la lezione hegeliana fu colta da Croce, che, almeno nel periodo che potremmo definire "ottimistico", non volle credere alla possibile dannosità dell'utile, alla sua possibile connessione col Male. Tant'è che lo inserì a pieno diritto nelle forme "supreme" della vita spirituale, donandogli una dignità pari a quella di valori considerati ontologicamente positivi da una millenaria tradizione filosofica, culturale e religiosa: il Vero, il Buono e il Bello. Senza l'Utile, senza le pulsioni egoistiche, l'uomo non avrebbe motivo di volere, e quindi di agire, di fare Storia. E senza l'azione l'etica non avrebbe il motivo e la materia per .esplicare la propria funzione universalizzante. In altre parole, verrebbe a cadere l'intero impianto della Filosofia dello Spirito e, in generale, potremmo affermare che non si avrebbe più Storia.

Andare a sostituire la categoria dell'Utile con quella del Vitale non è una questione di aggiustamento terminologico, ma, come vedremo, interessa il complesso della filosofia crociana, mettendo definitivamente in crisi il già fragile legame tra dialettica dei distinti e sintesi degli opposti, fondamento della circolarità della vita spirituale.



























4: Caratteristiche della categoria del Vitale





Esaminiamo alcune frasi contenute in Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici per cercare di ricavare una definizione o, almeno, una generica fisionomia della categoria del Vitale.

Nel saggio a cui ho già accennato (Hegel e l'origine della dialettica), quando Croce accenna alla sostituzione della denominazione di "Utile" con quella di "Vitale", si esprime così:


.Ciò mi persuase dapprima ad adottare quel nome di Utile o di Economico o di Conveniente; ma poiché la mia ricerca fu progredita fino ad un certo punto di maturità, mi parve più opportuno che si dovesse chiamarlo il Vitale o la Vitalità, [.]. La Vitalità è una integrazione necessaria delle diverse forme dello spirito, le quali non avrebbero voce, né altri organi né forze, se, per assurda ipotesi, restassero avulse da essa, o sarebbero proprie non di uomini, ma di creature angeliche, che non ci sono note nell'esperienza .


E più avanti continua:


Ma se [.] l'Utile o Vitalità esercita un ufficio integratore delle altre forme dello spirito e ne convalida con l'attuazione l'armonia, in un altro suo aspetto, provocando il nuovo, esercita un ufficio rivoluzionario col suggerire problemi da risolvere all'arte, al pensiero e alla morale Quell'irrequietezza dello spirito muove da lei, perché la Vitalità è irrequietezza e non lo soddisfa mai .


Dal primo brano citato emerge il fatto che il Vitale, almeno nelle apparenti intenzioni di Croce, prendeva il posto dell'Utile ereditandone essenzialmente la stessa funzione di "fornitore di materia" nei confronti dell'etica e , in generale, di tutta la vita dello Spirito. Egli lascia intendere che l'aggiustamento terminologico sia da ascrivere a questioni di opportunità, di convenienza, poiché il Vitale assolverebbe in maniera migliore all'integrazione delle varie forme della vita spirituale.

Ma, già analizzando il secondo brano riportato, comincia ad emergere la reale portata di questa sostituzione, che comincia a configurarsi come un vero e proprio cambio di prospettiva. Volendo analizzare il brano in termini di analisi testuale, mi pare che la parola chiave sia "irrequietezza", posta in posizione chiastica nell'ultimo periodo.

La categoria del Vitale, secondo Croce, svolgerebbe un ufficio armonizzatore nella vita spirituale, senza però riuscirvi, poiché essa è irrequietezza. Rimane, dunque, la tensione verso l'armonia, ma è destinata a rimanere asintotica a causa della natura della forma che dovrebbe essere mediatrice. Da notare è, inoltre, nell'ambito della scelta semantica, l'uso di lemmi e locuzioni quali "rivoluzionario" o "problemi da risolvere". Ecco che, nonostante gli sforzi volti a dimostrare coerenza e continuità rispetto alle teorie precedenti, il cambiamento operato da Croce fa vacillare la fiducia nel supremo ufficio regolatore dell'Etica. Chi assicura che una categoria che per definizione si rifà all'incertezza non trasmetta alla vita dello spirito il tarlo non solo dell'inquietudine, ma anche di quel Male sempre espunto come inesistente dal nostro autore?

Infatti, nello stesso saggio, Croce afferma:


Il contrasto tra gli opposti è stato talvolta considerato contrasto tra un razionale e un irrazionale; ma l'irrazionale qui non ha nessun luogo, perché si tratta unicamente dell'accompagnamento necessario di un atto con un nuovo atto e di un pensiero con un nuovo pensiero, che si giustifica con la sua evidenza stessa.

Pure da questa proposizione discende l'aspetto tragico del mondo, in lotta disperata entro sé medesimo, diviso in infinite file contrastanti.

L'animo umano cerca di comporre questa lotta o per lo meno di disciplinarla; ma il tentativo è vano e la lotta continua sempre con la stessa violenza e con lo stesso strazio[6].


E, nel saggio Ottimismo e pessimismo:


Distinguibili, se non separabili, sono il piacere e il dolore, il bene e il male, che pur nella loro contrarietà si legano l'uno all'altro, vivono l'uno nell'altro e si condizionano a vicenda. Ogni bene lascia sempre dietro di sé uno strascico di male da correggere, e, se non fosse così, il mondo risolverebbe tutti i suoi problemi in un attimo, cioè non esisterebbe .


Ecco penetrato nella dialettica, e dunque nella vita dello Spirito quel Male, considerato veramente tale, che nel primo Croce era stato respinto e negato. Esso entra a far parte di diritto della Storia, inquinando definitivamente l'ottimismo e la fiducia nell'etica del nostro autore. E' da notare come Croce utilizzi una terminologia quasi nietzcheana, allorché parla di "tragico", "lotta disperata" e "violenza" (e c'è da sottolineare il fatto che egli non nascose mai la propria "simpatia" nei confronti di Nietzsche).

Ormai nella vita confluiscono insieme il male e il bene in una lotta paritetica e mai conciliabile, anzi: la stessa vita del mondo diviene inconcepibile senza tale contrasto.









































5: Accenni alla polemica con Enzo Paci





E' utile, a questo punto, citare la polemica sorta tra Benedetto Croce ed Enzo Paci a proposito dell'interpretazione data da quest'ultimo della categoria di Utile/Vitale.

In età giovanile Paci sembrò considerare il momento pratico come semplice materia (e non forma) della vita dello Spirito, mettendo così in crisi il nesso dei distinti, che abbiamo già definito come il punto algico della filosofia crociana . Egli, volendo apportare vigore speculativo al suo esistenzialismo positivo, induceva il "sospetto" di uno sbilanciamento tra "esistenza e valore, natura e spirito" enza e valore, natura e spirito"ito che equivaleva all'introduzione di istanze esistenziali nella filosofia dello Spirito .

Paci, inoltre, polemizzava anche contro il presunto intellettualismo (panlogismo) della filosofia crociana, che, pur partendo da una giusta esigenza di immanentismo, finiva con l'affermare l'autosufficienza del sapere filosofico

Amedeo Vigorelli sottolinea come Croce ebbe ad accettare una parte delle opinioni di Paci, dando di sé un'immagine "protoesistenzialista"e sottolineando, comunque, la superiore validità filosofico-speculativa dell'idealismo, invitando il giovane studioso a ricredersi, pur evitando i facili equivoci del materialismo e dello psicologismo . Croce era, in tale risposta alla polemica sollevata da Paci, forte non solo della maggiore esperienza e anzianità, ma anche del possesso di una filosofia dalle più forti fondamenta speculative. Il sistema dei distinti crociano era senz'altro più ricco e articolato del sistema "a balze" esistenzialistico, e perciò in grado di superare l'angoscia cui inevitabilmente facevano capo le soluzioni trascendentali di questo .

Più avanti, raggiungendo la maturità, Paci spostò le sue posizioni dall'esistenzialismo ad un più ponderato storicismo, grazie alla scoperta di Vico e, conseguentemente, ad una rinnovata concezione della vita e della storia, più attenta alla tensione e alla dialettica. In questo periodo Paci, nell'ambito del suo rapporto con Croce che non è più improntato alla polemica, ma al confronto, cerca di rivedere la categoria dell'Utile/Vitale: il problema non è tanto quello di riabilitare tale momento, tradizionalmente sottovalutato dalla filosofia (come Croce aveva rilevato), ma di rivederne e riscriverne la fenomenologia. La domanda da porsi, dunque, dovrebbe essere: cos'è l'Utile/Vitale? Secondo Paci, è riduttivo identificarlo con l'economico, ma occorre riconoscerne la dimensione di lotta, volontà e anche di passività. L'utile, per Paci, non è una categoria, ma un'istanza materiale e precategoriale che fa appello al pensiero logico, che però conserva un residuo insuperabile di irrazionalità . Questa caratteristica rende il Vitale un elemento di ineliminabile negatività nell'ambito della storia, che la corrode dal basso e ne introduce un giudizio improntato al pessimismo, ma è comunque elemento attivo, potenziale, e dunque fondamentale per assicurarne la processualità. L'utile, dunque, è anche (ma non solo) economia, psicologia, sociologia, scienze spesso svalutate da Croce e che invece hanno "una funzione importante nella comprensione storica". protoesistenzialista"agine protoesistenzialistaando di sé istema   . PaPaci cerca, dunque, di fornire uno storicismo più circostanziato e più comprensivo di quello crociano (pur senza dimenticare le proprie istanze esistenzialistiche). Potremmo esemplificare con una frase dello stesso Paci riportata da Vigorelli:


Forza, natura, temporalità, finitezza, negatività, male, in una parola ciò che noi chiamiamo esistenza, diventano un mezzo di attuazione dell'eternità nel tempo, diventano utilità di fronte alla moralità, diventano il luogo necessario nel quale si attua per l'uomo concreto la verità e l'idea .


Tale polemica si rivela utile non solo per la sua indubbia portata culturale, ma soprattutto per il maggiore inquadramento che fornisce del problema del Vitale nell'ultimo Croce. Interpretando tale elemento come qualcosa di precategoriale, Paci esplicita come, di fatto, esso sia esterno alla circolarità della vita spirituale, alimentando i sospetti su di esso. In effetti la pari dignità delle forme dello spirito appare compromessa e il Vitale potrebbe apparire quasi come un fondamento esterno della vita spirituale, temibile per la sua esteriorità, ma, soprattutto, temibile proprio perché fondamento. Il problema fondamentale, dunque, per Croce non è tanto la riduzione dell'economico a materia da parte del giovane interlocutore, ma il fatto che egli sottolineò i nuovi nodi irrisolti della Filosofia dello Spirito.





































6: Conclusioni





Credo che sia giusto, prima di concludere, fare un piccolo accenno ad alcuni rilievi di Giuseppe Galasso riguardanti l'ultimo Croce e la categoria del Vitale. Egli smentisce l'idea di Gennaro Sasso, per la quale la novella filosofica che apre le Indagini sia l'apertura "dell'ultimo tempo della filosofia di Croce" . Secondo Galasso, invece, non è accettabile parlare di svolte o di "nuovi tempi", poiché la filosofia di Benedetto Croce procedette sempre attraverso lente accumulazioni, rifiniture e riformulazioni . Egli rileva inoltre come la categoria del Vitale non sia una novità dell'ultimo Croce, bensì un elemento, un sinonimo di Utile già utilizzato nella prima e nella seconda Filosofia dello Spirito. Galasso pone, invece, l'accento sul nuovo significato che tale categoria assunse sulla base dei nuovi avvenimenti storici, sociali, culturali e politici, e sul fatto che, per interpretarla correttamente, occorre "andare oltre la pagina crociana" . La Vitalità risulta rimarcata perché connessa ai nuovi problemi posti dalla storia.

Credo che, nella lettura di Galasso ci siano due elementi di particolare importanza: la visione più fluida dello svolgimento del pensiero crociano (e dunque il rifiuto di un lessico che parli, ad esempio, di "svolte") e, soprattutto, il forte sottolineare come il nostro autore fosse coinvolto e calato nei problemi del suo tempo, deciso a intervenire nella storia e lungi dall'essere un intellettuale chiuso nelle proprie vaghe speculazioni. Solo rimarcando questa estrema storicità biografica della figura di Croce è possibile, a mio avviso, intendere meglio il significato che assume il Vitale nelle sue ultime opere. La drammaticità che Croce tende a sottolineare, il destino tragico che sembra incombere costantemente sulle umane sorti a causa dell'instabilità di questa forza, è strettamente connessa con il nuovo corso storico che un Croce ormai vecchio, si trova a dover interpretare senza più il supporto forte dell'etica trionfatrice.



Bibliografia





-P. BONETTI, Introduzione a Croce, Bari, Laterza, 1996.

-B. CROCE, Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici, Napoli, Bibliopolis, 1998.

-A. VIGORELLI, L'esistenzialismo positivo di Enzo Paci, Milano, Franco Angeli, 1987.

-G. GALASSO, Croce e lo spirito del suo tempo, Milano, Il Saggiatore, 1990.



























Sommario





1: Brevi cenni sull'opera e sull' "ultimo Croce"............1


2: Brevi cenni sul funzionamento della vita dello Spirito.......3


3: Accenno alla funzione della categoria dell'Utile nell'ambito della Filosofia dello Spirito.......................5


4: Caratteristiche della categoria del Vitale.............7


5: Accenni alla polemica con Enzo Paci.............10


6: Conclusioni........................13


Bibliografia............................14


Sommario...........................15



Cfr. P. . fr. P: roce genere umano sono costati fatiche e sangue;...meraviglia che egli chiamasse una tetrade di concetti supremi, nellaBONETTI, Introduzione a Croce, Bari, Laterza, 1996, p. 120.

Cfr. B. CROCE, Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici, Napoli, Bibliopolis, 1998, p. 37.. fr. P: roce genere umano sono costati fatiche e sangue;...meraviglia che egli chiamasse una tetrade di concetti supremi, nella

Ivi, p.38.

Ibidem.

Ivi, pp. 38-39.

Ivi, pp. 54-55.  54-55. 54-55.enza e con lo stesso strazio" per lo meno di disciplinarla; ma il tentativo è vano e la lotta continua sempre conIviI

Ivi, p. 62.

Cfr. A. VIGORELLI, L'esistenzialismo positivo di Enzo Paci, Milano, Franco Angeli, 1987, pp 205-206.

Ivi, pp.205-206.

Ivi, p. 206.

Ivi, p. 210.

Ivi, pp. 212-213.

Ivi, p. 213.

Ivi, p. 220.

Ivi, p. 229.


i, p. 229.o la verità e l'o utilità di fronte alla moralità, diventano il luogo necessario esmenticare le proprie istanza esis

Cfr. G. GALASSO, Croce e lo spirito del suo tempo, Milano, Il Saggiatore, 1990, p. 414.

Ivi, pp. 414-415.

Ivi, p. 419.




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