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Distruttività e autodistruttività

politica



Distruttività e autodistruttività







La conseguenza estrema della crisi sociale e delle difficili condizioni psicologiche individuali, prese in considerazione da Fromm nella sua analisi del movimento nazionalsocialista, è la tendenza alla distruttività, che è rivolta contro l'esterno ma molto spesso contro l'individuo stesso che la esercita



La distruttività rappresenta l'epilogo del travagliato rapporto con l'oggetto, caratteristico del disturbo narcisistico e delle tendenze sadiche e masochistiche . L'oggetto identifica simbolicamente il mondo esterno, e con esso tutti i disagi e le paure, che si prospettano all'individuo man mano che egli prende coscienza della propria esistenza. Le possibili pseudo-soluzioni (che corrispondono ad altrettante patologie), individuate da Fromm, a cui si ricorre per superare l'angoscia dell'isolamento e dell'impotenza, sono: la dipendenza simbiotica dall'oggetto (simbiosi incestuosa, sado-masochismo), la sua interiorizzazione (narcisismo), la sua sottomissione (sadismo) ed infine, nel caso di un orient 333e49d amento distruttivo, la sua eliminazione

Distruggere gli oggetti (ed il mondo) appare come l'unico modo per non esserne schiacciati: "posso sfuggire al sentimento della mia impotenza rispetto al mondo esterno distruggendolo"

Naturalmente la consapevolezza di questa necessità e volontà è presente solo nelle ipotesi patologiche più gravi, dove i freni inibitori morali sono praticamente assenti; secondo Fromm, di solito la propensione a distruggere ed autodistruggersi è latente nell'inconscio dell'individuo, e quando emerge essa viene razionalizzata sotto diverse forme, in modo che sia giustificata socialmente o perlomeno nell'ambito del gruppo di appartenenza . Se la distruttività di una persona, ma anche di un gruppo, non riesce a riversarsi su di un oggetto esterno (contro altri esseri viventi o contro l'ambiente), è inevitabile che essa possa trasformarsi in autodistruttività e colpire l'Io stesso, manifestandosi indirettamente con malattie psicosomatiche, o direttamente con l'autolesionismo, ed arrivando persino al gesto estremo del togliersi la vita

Se nell'ideologia e nell'azione del totalitarismo la distruttività è uno degli elementi più evidenti ed inequivocabili, la tendenza autodistruttiva, pur se meno esplicita, è altrettanto presente in tale fenomeno . Rimane tuttavia non chiaro, e non potrà mai essere spiegato se non solo teoricamente - da ipotesi che si potrebbero qualificare (avendo come esempio l'opera di Fromm) di meta-psicologia sociale - come la distruttività possa essere diventata un carattere psicologico dominante in un numero così elevato di persone assolutamente normali

Per Fromm alla base dello sviluppo delle tendenze distruttive nell'uomo c'è quello che lui definisce "soffocamento della vita" , cioè la repressione della capacità espressiva individuale in campo sessuale, emotivo ed intellettuale, che pur se viene perpetrata dal sistema nel suo complesso, si sviluppa in particolare in seno alla classe media inferiore. Queste considerazioni accomunano il pensiero di Fromm a quello di Reich e Marcuse , anche se apparentemente essi si schierano in correnti diverse.

L'inibizione della spontaneità e delle facoltà sensuali umane, l'alienazione e l'isolamento, sono la causa primaria dell'atrofizzazione dell'istinto di vita a vantaggio dell'istinto di morte; la culla del modello sociale repressivo, è la classe della piccola borghesia, che nell'ambito della società incarna, più degli altri gruppi, il passaggio dal principio del piacere al principio della realtà, ma soprattutto la realizzazione del principio di prestazione, nella definizione dataci da Marcuse

Nell'opinione di Reich come in quella Fromm i ceti medio bassi sono anche quelli in cui viene coltivato (a partire dalla sfera familiare) il carattere autoritario, che forma una predispozione psichica dell'individuo sia alla sottomissione che al dominio, la quale conseguentemente si riflette nel suo rapporto con il potere

Essendo la distruttività e l'amore per la morte l'alternativa alla produttività e all'amore per la vita quando questi ultimi trovano un ostacolo alla loro realizzazione, per Fromm, è evidente come una situazione di forte crisi sociale ed economica come quella in cui si trovò la Germania alla fine del primo conflittto mondiale, ed in seguito l'opera di indottrinamento da parte del movimento nazista, improntata sui valori dell'intolleranza, dell'etnocentrismo e del narcisismo sociale, possa aver provocato, nei soggetti maggiormente frustrati, una regressione verso le forme più patologiche di aggressività e violenza

L'angoscia derivante dall'essere cosciente della propria esistenza, e perciò della propria irrilevanza ed impotenza rispetto al mondo, ed il conflitto insito nell'uomo causato dall'ambiguità della sua natura, che non riesce a trovare un equilibrio, sono all'origine del perenne tentativo di superare l'ostilità e la durezza della realtà. Se creare significa trascendere il proprio stato di animale (creatura), quando questo diventa impossibile per inettitudine od incapacità, allora l'altro modo per sentirsi veramente umano, che richiede soltanto l'uso della forza, è quello di distruggere

Il pensiero totalitario si muove all'interno di queste strutture psichiche ataviche, sempre presenti all'interno dell'inconscio e pronte a riemergere quando determinati eventi traumatici, individuali o sociali, fanno cadere i presupposti della vita civile, e con essa anche i benefici che controbilanciano le rinunce imposte dalla società . In termini psicologici allora, integrando l'analisi di Marcuse con quella di Kohut , l'energia libidica istintuale soffocata dalle costrizioni morali, che prima era incanalata in direzioni costruttive e socialmente utili, ora non trova più uno sfogo che sia razionale: l'oggetto dell'investimento libidico diventa patologico e la relazione che si stabilisce con esso è condizionata dalla percezione distorta della realtà.

La disperazione di non riuscire a stabilire un contatto con l'esterno, conduce alla necessità di distruggere ciò che non è sentito come proprio o come parte di se stessi. "Se nessuno esiste al di fuori di me, non ho bisogno di temere gli altri, né di mettermi in contatto con loro. Se distruggo il mondo, non potrò esserne schiacciato." . Nel caso in cui l'oggetto fosse interiorizzato, finché regge l'illusione di poterlo controllare perché indistinto dal resto della persona, l'equilibrio psichico potenzialmente può durare, ma quando si infrange questa speranza, anche l'oggetto che ormai fa parte dell'immagine di sé, deve essere eliminato: paradossalmente autodistruggersi diventa l'unica cura possibile per sentirsi vivi


La massima espressione della distruttività del nazismo (forse sarebbe più corretto attribuire tale volontà distruttiva al suo capo e ai suoi seguaci ) è il progetto dello sterminio definitivo di tutti gli Ebrei, la cosiddetta soluzione finale . Un altro esempio altrettanto importante delle intenzioni fortemente necrofile del movimento nazista (che fortunatamente non ottennero piena attuazione), può essere visto nel decreto denominato "Terra bruciata" , voluto da Hitler, nel quale si imponeva di distruggere indiscriminatamente tutto quello che era possibile distruggere nei territori in mano ai tedeschi, compresa la stessa Germania.



Per quanto riguarda in particolare la soluzione finale,  quello che può essere considerato il tentativo di eliminazione di ogni diversità, non si limitava solamente alla sfera religiosa e razziale, ma comprendeva anche i malati e le persone fisicamente imperfette, e ovviamente qualsiasi oppositore ideologico e politico . Dalle osservazioni di Arendt emerge che l'obiettivo chimerico che il nazismo voleva raggiungere era quello di una vera e propria selezione, alla quale si attribuiva il carattere 'naturale' (giustificandola con quello che Kohut definisce un "darwinismo volgarizzato" ), che avrebbe dovuto produrre un individuo perfetto nel corpo e omologato nella mente: l'ariano-nazista

Parimenti l'autodistruttività del movimento totalitario viene motivata ideologicamente, anche se non in maniera esplicita, proprio dalla sua sottomissione alle leggi della natura; se da un lato essa attribuisce il diritto (e il dovere) di praticare il genocidio degli esseri inferiori, dall'altro è la sola forza ed autorità che potrebbe decretare la condanna a morte della razza prescelta

Lo speciale rapporto che lega totalitarismo e natura si ricollega anche all'autodistruttività narcisistica, nella quale l'assorbimento nell'Io individuale dell'ambiente circostante, che ha come fine ultimo il ripristino dell'unità con il mondo, pre-conscia e pre-natale , corrisponde esattamente all'azione del 'buco nero totalitario', che inghiotte e fa scomparire nel nulla culture, nazioni ed etnie.

Il totalitarismo vuole accelerare l'evoluzione che è in corso, fino ad arrivare all'unione totale (un unico grande essere perfettamente adattato e autosufficiente ), ma la selezione esasperata ed 'innaturale' che viene applicata, ottiene un risultato opposto a quello della tutela e soprovvivenza della specie, cioè la sua estinzione.

Per Fromm l'opera selettiva del totalitarismo, da un punto di vista biologico, non fa altro che invertire il processo evolutivo, in quanto costituisce la fine della differenziazione delle forme viventi, e ripercorrendo a ritroso le tappe della filogenesi, essa terminerà il suo cammino regressivo solo quando avrà raggiunto di nuovo lo stadio inorganico , nel quale la fine e l'inizio della vita coincidono.

La distruzione della diversità biologica avviene in concomitanza con la distruzione della diversità del pensiero, dunque della conoscenza e della stessa coscienza. Come rileva Arendt in relazione al totalitarismo , nazista e non solo, la morte rappresenta l'espressione massima della purificazione desiderata e messa in atto dal regime, è una minaccia che deve rimanere costantemente presente nella mente delle persone, è l'alternativa al successo, la cura delle imperfezioni (la soluzione finale), ma l'uccisione non deve essere considerata solo secondo un'accezione fisica, la morte data dai nazisti è prima di tutto una morte psichica

Detta in altri termini la distruzione totalitaria, si configura come la soppressione di tutto ciò che distingue il movimento dal resto dell'umanità, ma man mano che essa si esplica, le differenze da annullare, da macroscopiche divengono sempre più microscopiche, così è inevitabile che si giunga ad una 'pulizia' interna al movimento stesso, che trasforma la distruzione in autodistruzione. Il movimento totalitario vuole estirpare il virus che infetta la società , producendo un nuovo virus che si diffonde e colpisce anche gli uomini che lo hanno creato.

Come nella 'spirale narcisistica' intesa da Fromm , in cui l'individuo alla ricerca della perfezione o distrugge il difetto o si autodistrugge, l'opera di purificazione intrapresa dal totalitarismo, in realtà non può più essere fermata. Se si sta cercando di raggiungere la perfezione assoluta della razza umana, allora si sta cercando di eliminare l'umanità stessa, se si sta cercando di superare il conflitto interiore dell'uomo, allora si sta cercando di trascendere l'uomo stesso, rompendo quell'equilibrio frutto del compromesso di una perenne dicotomia (principio  del piacere-principio della realtà, istinto di vita-istinto di morte, umano-animale, bene-male)





Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.; E. Fromm Fuga dalla libertà, cit; H. Kohut Narcisismo e analisi del sé, cit.; H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.

E. Fromm Fuga dalla libertà, cit., p. 158.

Cfr. Ibidem.

Cfr. Ibidem.

Nel caso individuale più emblematico, cioè quello di Hitler, la distruttività totale ha completato il suo corso, trasformandosi in autodistruttività, e si è conclusa nell'unico modo possibile: il suicidio; cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Anche le ricerche empiriche devono essere sottoposte ad interpretazioni che non sempre danno risultati concordanti, e che risentono delle ipotesi fissate in partenza; cfr.  G. Esposito Erich Fromm tra psicoanalisi e sociologia, in Incontro con Erich Fromm. Atti del simposio internazionale su Erich Fromm, cit.; M. Sinatra La verità scientifica nella critica di Fromm a Freud, in Incontro con Erich Fromm. Atti del simposio internazionale su Erich Fromm, cit.

La normalità di un individuo secondo Fromm deve comunque essere presa in considerazione come l'adattamento a quella serie di valori, ai quali un sistema sociale attribuisce particolare importanza, e che possono variare, anche notevolmente, a seconda del contesto storico e culturale; cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.; E. Fromm Psicoanalisi della società contemporanea, cit.



E. Fromm Fuga dalla libertà, cit., p. 160.

Cfr. W. Reich Psicologia di massa del fascismo, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.; W. Reich Psicologia di massa del fascismo, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. H. Marcuse Eros e civiltà, cit.

Cfr. H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 295.

Cfr. Ibidem.

Oltre al fatto che la responsabilità per il compimento di azioni così folli non possono essere addossate indistintamente all'intera popolazione tedesca che appoggiò o perlomeno non si oppose al regime nazista, si deve considerare che tutti gli obiettivi di distruzione totale, nonché le efferatezze compiute nei campi di sterminio, erano tenuti nascosti non solo ai civili, ma anche alla maggiorparte dei soldati e persino a molti alti ufficiali dell'esercito; cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit., p. 495.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

H. Kohut Potere, coraggio e narcisismo, cit., p. 88.

Anche se questo obiettivo era tutt'altro che realistico, esso comunque riscosse un notevole successo propagandistico; cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. Ibidem.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Questo sarebbe il rimedio (utopistico e 'mostruoso') a tutte le frustrazioni, angoscie e disagi dell'essere umano, che così potrebbe finalmente smettere di fuggire; cfr. E. Fromm Fuga dalla libertà, cit.; E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. H. Arendt Le origini del totalitarismo, cit.

Cfr. E. Fromm Anatomia della distruttività umana, cit.

Cfr. E. Fromm Psicoanalisi dell'amore, cit.

Cfr. Ibidem.






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