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Storia del diritto romano

giurisprudenza



Storia del diritto romano



Il nostro corso di storia è dedicato al diritto pubblico e privato romano. Studieremo le fonti di questo ordinamento. Tale storia è molto profonda, in quanto molto lontana. Dobbiamo dunque non eludere un problema che 535j95f è una questione aperta: qual è il senso oggi dello studio della storia.

Posso rispondere dicendo quello che penso io a tal riguardo.

La storia è importante perché tutto è storia. Non esiste solo una storia individuale, ma anche una storia politica, una storia di popoli, ecc.

E proprio la storia politica non può non interessare in modo particolare i giuristi. La storia del diritto romano si applica nella vita di ogni giorno e nell'esperienza quotidiana. Il diritto romano è l'unico diritto che è sopravvissuto alla società nella quale si è espresso. Anche dopo il 476 (data della distruzione di Roma) continuò ad esistere nel "corpus iuris civilis" . In quasi tutti i paesi dell'Europa centrale il corpus iuris civilis rimase l'unico codice da rispettare. In Germania fino al 1° Gennaio del 1900 esisteva ed era rispettato solo il diritto Romano. Da tale data il diritto romano diventa diritto storico.



La storia del diritto è una storia da raccontare. Il diritto è l'espressione della nostra storia.

Parleremo del periodo che va dalla nascita di Roma VIII secolo a.C. fino al VI secolo d.C. quando Giustiniano fa una raccolta dei manuali giuridici romani. Questi secoli vengono divisi in tre età:

età repubblicana (che va dalla fine del Vi secolo inizi del VIII fino al I secolo a.C.

età del principato dal I al III secolo d.C. (nascita di Gesù e del Cristianesimo)

età del dominato III-V secolo d.C.


Le fonti



In ogni storia che si vuole raccontare, anche quella giuridica, ci sono dei documenti attraverso i quali attingiamo. Senza documenti non si può raccontare la storia. Noi ci serviremo delle fonti di Tito Livio e di Dionigi da Alicarnasso in quanto tali fonti si attengono agli "Annales". Bisogna essere prudenti però nell'esaminare le fonti per diversi motivi: per le epoche più antiche la tradizione tramandò oralmente, sia Tito che Dionigi furono fortemente idealizzati politicamente ed inoltre entrambi scrissero per Augusto.

I documenti dai quali attingiamo per fare la nostra storia sono le fonti. Movigliano nel "saggio sulle regole del gioco" afferma che lo storico deve avere il senso delle misure giusto perché non tutto si più spiegare facilmente. Non esiste una verità oggettiva, esistono avvenimenti e fatti oggettivi che noi interpretiamo a modo nostro.

Quando si ricostruisce una storia molto antica ci sono delle difficoltà. La storia non va fatta analizzando tutti i documenti, ma bisogna analizzare una documentazione molto complessa e composita. Bisogna dunque assicurarsi della veridicità dei fatti e analizzare dati e fonti.

Veramente Roma è stata fondata nel VI secolo a.C.?

Ci aiutiamo con l'Archeologia che è una scienza essenziale per fare storia. Con i progressi della medicina (DNA) e della Tecnologia (computer) possiamo analizzare più precisamente la documentazione che abbiamo.

Gli scavi, specie nelle tombe testimoniano una cultura urbana e cioè che l'uomo già aveva incominciato a vivere in comunità e per questo motivo non possiamo scartare la tesi sulla nascita di Roma. Si passa dunque alla critica dei documenti. L'archeologia non  l'unico mezzo per analizzare i documenti e farne una critica; infatti vi sono scienze come

- L'epigrafia: scienza che studia la scrittura. Non essendoci i mass media per comunicare, l'unico modo era quello di incidere lettere su pietra (dopo la creazione dell'alfabeto). Queste incisioni venivano fatte dagli uomini che o volevano lasciare tracce della loro esistenza o per esprimere stati d'animo. Dal momento che le fonti letterarie ci danno uno scarso aiuto, ci dobbiamo attenere anche a queste iscrizioni. Le fonti letterarie sono condizionate dal potere ma soprattutto sono documenti rilasciati solo dai ceti più alti della società che in quel tempo e non consideravano parte di Roma i ceti più bassi. Le iscrizioni invece sono documenti dei

ceti più bassi che spesso ci fanno capire la disperazione dei poveri, quasi nascosta dai documenti lasciatici dai ceti più alti, in un periodo non felicissimo per Roma.

La Glottologia: scienza che studia la lingua. Tale studio è molto importante perché la nostra lingua non rimane immutata nel tempo o meglio non è sempre la stessa perché è in continua evoluzione.

Oggi dunque anche la storia antica si propone sempre  di avviare una ricerca interdisciplinare, facendo filtrare le conoscenze da disciplina in disciplina.






Fonti da sfruttare e limiti delle fonti principali.




La legge delle dodici tavole ( V sec. a.C.)  rappresenta una grande conquista della plebe. A Roma vi era una netta distinzione sociale tra i Patrizi (classe ricca e nobile) e Plebei (classe povera e servile) e il diritto era fondato sui "mores", cioè gli usi e i costumi continuamente impiegati. I mores erano contenuti e custoditi dal collegio dei pontefici, dunque qualora un cittadino avesse dovuto far uso dei mores doveva presentarsi ai pontefici che di conseguenza gli avrebbero consigliato il metodo o i metodi più giusti per come impiegarli ("Mos"). Da ciò ne deriva il termine pons-is che appunto vuole indicare proprio la figura di un ponte. Il collegio dei pontefici però era costituito da patrizi, di conseguenza i patrizi erano favoriti contro i plebei in quanto i pontefici spesso davano ai patrizi un "mos" più qualificativo di quello dato ai plebei. E proprio per questo motivo vengono scritte le 12 tavole, tavole di legno sulle quali venne incisa la legge. Tali tavole vennero esposte nel foro.

Il foro era l'unico luogo certo di incontri, infatti per 3volte a settimana nel foro veniva svolto il mercato. Noi non abbiamo ricevuto queste tavole, la tradizioni infatti ci narra che i le tavole vennero distrutte quando i Galli distrussero e incendiarono Roma. Noi possediamo solo dei frammenti di chi, come Cicerone, fece dei commenti su frammenti delle 12 tavole. Tramite questi frammenti si è cercato di riorganizzare a grandi linee la legge delle "tabulae".

Queste critiche però non sono certe, in quanto è una ricostruzione ipotetica e non è possibile, se non in linea ipotetica ricostruire le tavole. Comunque questa rappresentazione non corrisponde all'originale. Il latino di Cicerone è latino classico e cioè stratificato nel corso dei secoli in certe formule e vocaboli . Ma il latino delle tabulae, quindi quello del V sec. a.C. è un latino niente affatto originale e cioè non è quello classico. Molti vocaboli non sono gli stessi classici, anzi ci sono sostanziali differenze . Comunque le dodici tavole non sono una codificazione perché sono solo dei flash in modo molto ellittico che rappresentano solo  mores trascritti.

Anche se volessimo con molto ottimismo definire le 12tavole una codificazione dobbiamo aspettare il IV e il VI secolo con Teodosio e Giustiniano.

Senza Giustiniano noi non avremmo potuto ricostruire la storia giuridica romana e non avremmo mai potuto avere la stessa legge che abbiamo oggi.

Giustiniano diede ordine a una commissione di raccogliere le iura e le leges per poi poterle trascriverle in 2 opere: Codex e Di gesto. Giustiniano scrisse queste raccolte in modo da servirsene per applicare la legge nella società romana. Dunque non bisogna pensare che fece raccogliere tutte le fonti del diritto, ma solo quei testi che potevano essere utilizzati nella società del VII e VI secolo. E per fare questo ci fu bisogno di cambiare i termini e tagliare i testi affinché il diritto davvero sarebbe potuto servire per la società del VI secolo.

Il frammento che noi incontriamo è veramente stato scritto così o è stato cambiato?

Noi non possiamo rispondere a tale domanda perché non abbiamo opere complete a tal riguardo, l'unica opera completa che possediamo sulla giurisprudenza romana (diritto privato) è "Le istituzioni di Gaio". Gaio fu un giurista che visse intorno al II secolo d.C.


L'ordinamento giuridico Romano



La peculiarità dell'ordinamento giuridico romano deve ancora essere approfondita. L'ordinamento giuridico attuale tende ad essere un ordinamento unitario e omogeneo che da certezze.

L'ordinamento giuridico Romano non tende all'unitarietà in quanto raccoglie mondi, pianeti di masse giuridiche che non sono sempre omogenee tra di loro. Ci occuperemo di queste masse giuridiche più tardi. Oggi per fare il giudice o il magistrato bisogna fare un concorso e una volta superato il concorso si è studiosi di diritto, cioè delle persone che sono in grado di analizzare sentenze.

Nel mondo romano i concorsi non c'erano, ma c'erano delle cariche come il praetor che erano solo cariche politiche e cioè non necessariamente chi riceveva la carica conosceva il diritto, eppure la carica era una carica molto importante.








Nel mondo Romano non esisteva una figura di avvocato come quella odierna, lo stesso Cicerone era solo un retore che di limitava solamente a recitare quello che i giurusti gli dicevano di dire. Nel "Di gesto" Cicerone non appare perché non fu mai un giurista.

- La massa giuridica è la figura che storicamente si pone per prima o meglio appare prima delle altre, la massa del ius civile, che rappresentava il diritto che regolava i rapporti inter cives romanos, tra i cittadini romani. Ed è quel diritto che ha sulla base dei principi i Mores. I mores sono i comportamenti assunti con la convinzione di rispettare vere norme. Sono le basi del diritto civile. I mores mengono trascritti nella grande compilazione delle 12 tavole. Le leggi pubbliche, che sono utilizzate con molta difficoltà dai

romani, sono fonti dello ius civile.

- Lo Ius onorarium che deriva dal termine latino onor onoris è un'altra carica. Questa riguarda il diritto magistratuale ed è un diritto che viene dalle delibere dei magistrati. Il magistrato che crea per antonomasia il diritto è il praetor urbanus: il pretore.

Il pretore è la seconda carica dello stato ed è colui che impone giuridicamente il diritto. Tale carica è oggi molto importante perché oggi il pretore è un tecnico del diritto ed ha ottima conoscenza dell'ordinamento giuridico. Il praetor romano, invece spesso era in difficoltà perché non era un tecnico del diritto, ma anche se lo fosse stato in sede di contenzioso doveva occuparsi di fatti giuridici anche se tali fatti non erano previsti dall'ordinamento giuridico. A Roma però non si creavano nuove norme tanto facilmente come si fa oggi allora il praetor in qualche modo doveva cercare di adottare in un certo qual modo lo ius civile, al caso sottoposto alla sua attenzione. Ma siccome il pretore non sempre aveva la capacità di fare questo si rivolgeva ai giuristi.

-Ed entra così in ballo il diritto giurisprudenziale.

Anche i giuristi non rispondono alla figura dell'attuale giurista. Non sempre i giuristi emanavano un responso che rispondeva a tutti i fatti esposti.

I giuristi erano privati cittadini che avevano studiato il diritto per passione o per usufruire del prestigio sociale per fare politica. Il giurista era l'unico che si applicava realmente al giudizio e lo verificava. Le sue risposte dovevano fare in modo che lui desse un responso che comprendeva il caso completo.

Il diritto romano è pressoché esclusivamente di natura giurisprudenziale

Lo Ius gentium è il diritto delle genti, è il diritto che regola i rapporti tra cives (cittadini romani) e

peregrini (cittadini stranieri). È una massa giuridica che nasce all'interno del III secolo a.C. quando

Roma diffuse il proprio dominio e sull'Italia e sul mare. È il tempo delle vittorie romane nelle battaglie

contro Cartagine e quindi del dominio marittimo.

Nell'epoca imperiale abbiamo un'altra massa giuridica: il diritto imperiale. In quest'epoca vi sono molti cambiamenti dell'ordinamento giuridico ma ciò avviene senza che il vecchio diritto subisca alcuna abrogazione.



Le origini di Roma


Questa storia, per quanto sia possibile ricostruirla bisogna conoscerla da quando le prima popolazioni approdarono nel Lazio. Il territorio probabilmente fu abitato da popoli autoctoni, cioè seminomadi, dediti alla pastorizia. Forse risalenti al II millennio a.C.

Provenienti dall'Europa centrale attraverso le alpi si stabilirono in Italia mischiandosi ai Mediterranei. Successivamente, verso il X secolo a.C. fondarono la civiltà Villanoviana (da Villanova, vicino Bologna).

I villanoviani erano dediti al ferro e strinsero rapporti con i Greci. Ciò si capisce dal fatto che nelle tombe sono stati trovati oggetti provenienti dalla Grecia. Mischiandosi con i nostri autoctoni poi si diffusero in Calabria, nel Lazio, in Lucania, in Campania, sui colli Albani e sulle coste del Tevere. Riuscendo poi a navigare il mar Adriatico occuparono le coste della Sardegna e della Sicilia dove fondarono la Magna Grecia. In questa stessa epoca, si affermò in Italia un'altra civiltà diversa da quella Italica, che segnerà il futuro della nazione: gli Etruschi. Arrivati in toscana immigrando dall'Asia minore si divisero a nord e a sud della pianura Padana specie in Campania. Diedero così vita ad una civiltà basata sul commercio e su una agricoltura che per quel tempo era particolarmente avanzata. Gli etruschi non costituirono uno stato, ma una lega divisa in tante città indipendenti dominate da un solo re. La lega si formò però solo più tardi ma noi non ne abbiamo certezza. Nel frattempo alcune popolazioni sempre indoeuropee (Europa centrale) superati gli Appennini approdarono nel Latium (terra aperta). Questi latini erano civilmente inferiori al popolo etrusco, erano dediti alla pastorizia e all'agricoltura in modo particolare coltivavano il farro






Costruirono tanti villaggi che poi unirono in leghe che trovavano compattezza in Santuari. Sul monte Albano una volta all'anno tutti i cittadini dei diversi villaggi si riunivano per adorare Zeus. La città più importante era Albalonga e proprio un profugo di Albalonga, Romolo, nel 754-53 a.C. vrebbe fondato Roma.

Noi faremo una prova concreta, una critica delle fonti. Tale critica delle fonti deve essere fatta tenendo conto di un dibattito generale che è iniziato intorno al 1850. Questo dibattito ha sempre messo in discussione la storia della nascita di Roma, definendola solo una legenda.

Le fonti che esamineremo sono quelle di Tito Livio: gli "annales". Ma non sono attendibili perché anche gli annalisti sulla fondazione di Roma fanno fede alle vicende "poco chiare, perché rari erano gli scritti, unica fedele testimonianza" (Tito Livio) quindi perché tramandatte oralmente. Questi racconti riferiscono che Romolo avrebbe guidato un gruppo di avventurieri di varia provenienza e avrebbe fondato la città.

Varrone afferma che ognuno dei sette re di Roma regnò per circa 35 anni e che la data era il 754 o 753 a.C. a differenza se si fosse contato o no l'anno di partenza. Altre fonti confermano che la fondazione avvenne intorno all'XIII secolo a.C.


I sette re di Roma



Romolo non solo tracciò i confini di Roma, ma dotò la città anche delle sue principali istituzioni politiche. Addirittura si pensa che sia stato lui a fare la divisione tra Patrizi e Plebei. I patrizi erano la classe più nobile, mentre i plebei erano la classe più povera, servile, dedita solo alla coltura.

Creò inoltre anche i "Patres", il senato, formato da 100 membri. A Romolo successe Numa Pompilio che avrebbe avuto il merito di aver dato ai romani le prime cerimonie religiose formando parecchi collegi sacerdotali come i flamini (?). A Numa Pompilio successero ancora due re di matrice Romana: Tullio Ostilio e Anco Marzio.

Tullio distrusse Albalonga mentre Anco Marzio adoperò numerose opere pubbliche molto importanti per Roma. Gli è stato infatti attribuito il collegamento tra i monti del Gianicolo e l'Aventino, la costruzione del ponte Subblicio e l'espansione territoriale di Roma grazie alle guerre contro le città latine che consentirono l'espansione di Roma fino a Ostia. Dunque subito Roma fece spaventare i popoli latini per la sua velocissima espansione. Già alla fine del VII secoo Roma si sarebbe avvicinata al mare conquistando tutto il Lazio. Se si considera la situazione geografica di quei tempi e cioè ai terreni poco agibili in quanto paludosi questa è una grandissima opera. Ad Anco Marzio successe Lucumone di origine Etrusca che giunto a Roma avrebbe preso il nome di Lucio Tarquinio Prisco. Con Lucio Tarquinio Prisco inizia la monarchia Etrusca dopo ben tre re di fattura Romana. Con i re Etruschi la monarchia cambia alcune sue caratteristiche.

Prisco raddoppiò le centurie equites rafforzando così la cavalleria. Aprì Roma alla cultura etrusca e greca abbellendola con ogni tipo di monumenti, fece costruire il forum, il circo massimo, il tempio di Giove sul Campidoglio e la cloaca massima. Tarquinio morì assassinato dalla congiura di Anco Marzio (a Roma i cittadini volevano solo re Romani e non Etruschi).

Servio Tullio successe a Tarquinio Prisco. Tullio era uno ex schiavo allevato alla corte di Tarquinio. Promosse riforme destinate a cambiare radicalmente la riforma cittadina determinata dalla divisione quartieri con il nome dei colli Palatini: Esquilina, Collina, Palatina, Suburbana. Divise i ceti cittadini  secondo il censo (ricchezza) di ognuno.

Tarquinio il superbo successe a Servio Tullio.  




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