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Il nuovo papa

politica



Il nuovo papa

Chissà se Joseph Ratzinger si considera davvero soltanto "un umile lavoratore della vigna del Signore", come si è definito appena nominato papa il 19 aprile?

La frase già denota grandi capacità comunicative e ci rende il nuovo pontefice, Benedetto XVI, molto simpatico.

Eppure le sfide cui è chiamato a rispondere il nuovo papa sono tante, 919h71j specialmente in questo inizio di secolo turbolento e pieno di insicurezze. Con la fame che attanaglia ancora i 3/4 della popolazione mondiale, mentre si va imponendo globalmente un pensiero economico sempre più lontano dalle esigenze dei poveri, dei diseredati, dei deboli, degli oppressi, in favore invece delle ragioni e degli interessi dei ricchi e dei potenti.

Con un antagonismo, quello tra cristianesimo e Islam, che sta radicalizzandosi in maniera preoccupante, mentre il dialogo ispirato alla saggezza e alla moderazione sembra l'unica valida alternativa all'uso delle armi, che tanti disastri ha già procurato.



Con una crisi dell'uomo che, almeno in Occidente, affida la propria felicità soltanto al soddisfacimento dei bisogni della sfera materiale, negando pericolosamente la spiritualità.

Con una scienza che procede per la propria strada, astraendosi sempre di più da quei valori umani che dovrebbero ispirarla

Su alcune di tali questioni questo papa tedesco di 77 anni, gentile, intelligente e dotato di sense of humour, si è già espresso. Il papa non ha legioni, è noto, ma la sua autorità in Occidente e nel mondo è ancora tale da poter incidere su molti problemi ancora aperti.

Benedetto XVI dovrà pronunciarsi inoltre sulle donne prete, la riconciliazione con l'ebraismo e il dialogo con le altre religioni, la sessualità e il concepimento, i giovani e soprattutto la pace: molto il papa può, deve fare e farà per la pace nel mondo, condizione primaria per la sopravvivenza dell'uomo sul pianeta. È questa anzi, a mio avviso, la sfida davvero cruciale e prioritaria che pone il mondo contemporaneo.

Ratzinger succede a un pontefice, Karol Wojtyla, che aveva fatto breccia per lungo tempo nel cuore della gente. Già questo è un compito arduo. Ma il papa tedesco non sembra essersi fatto prendere dallo scoraggiamento. Forte della sua preparazione teologica e intellettuale, il nuovo papa sembra voler già prendere le distanze dai meeting interreligiosi, dall'incessante viaggiare per il mondo, dai grandi raduni di massa, dai numerosi processi di beatificazione, tratti distintivi del precedente pontificato.
Si sa che ha in uggia il relativismo culturale, per cui tutte le culture e tutte le religioni ipoteticamente si equivalgono; inoltre, come il predecessore Giovanni Paolo II, è un fiero avversario del marxismo, che giudica una "schiavitù indegna dell'uomo".

Ce la farà Ratzinger a portare a termine il suo immane compito?

Secondo Jean Daniel, un acuto e autorevole osservatore, sì, a patto che il suo messaggio si rivolga a tutti gli uomini e sappia attingere a quei valori universali condivisibili da tutti gli esseri umani. Si esprima, cioè, "in nome di quel vasto insieme di valori che sono il dato comune tra la saggezza greca, la cultura romana, il messaggio dei dieci comandamenti, il sermone della montagna, l'eredità delle rivoluzioni americana o francese, la morale universale di Immanuel Kant, la dichiarazione dei diritti dell'uomo e la Carta dell'Onu".

Insomma papa Ratzinger deve saper aprirsi alla cultura laica e trovare una giusta sintesi tra san Pietro e Kant.





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