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L'IMPRESSIONISMO

storia dell arte







L'IMPRESSIONISMO







L'IMPRESSIONISMO


E' un movimento artistico legato soprattutto alla pittura che si sviluppò in Fran­cia nella seconda metà del secolo scorso. I pittori che diedero vita al nuovo mo­vimento erano tutti giovani (Pissarro, Cézanne, Monet, Manet, Renoir, Degas, Sisley, ecc.) che diedero vita alla pittura tradizionale, cercavano un tipo di espressione più immediata, capace di riflettere le intime vibrazioni dell'animo e i più mutevoli aspetti della natura. Le forme dell'arte tradizion 212b14c ale corrisponde­vano alla tranquilla sicurezza umana del passato, ma erano del tutto incapaci di cogliere i nuovi e sottili fermenti psicologici che troveranno poi sbocco nel de­cadentismo. L'impressionismo fu quindi uno dei movimenti che espressero una chiara ribellione al passato, sentito come estraneo alla nuova possibilità.


Per questo, i giovani artisti cercarono una più genuina ispirazione a contatto con la natura e cominciarono a dipingere dal vero scegliendo come soggetto della loro pittura paesaggi luminosi, studiando gli effetti della luce solare sull'acqua e tra gli alberi: per questo motivo, il loro stile fu detto en plein air, "all'aria aperta". Nacque così un tipo di pittura con una straordinaria freschezza di sug­gestione, ben lontana dalla compostezza della pittura tradizionale. Centro del movimento fu Eduard Manet che, raccogliendo gli artisti innovatori nel suo studio parigino o al caffè Guerbois (sede, ben presto celebre, di discussioni e di ricerche), divenne quasi il capo intellettuale della corrente. Il suo quadro Le déjeuner sur l'herbe (1863), non ancora del tutto impressionista, ma in netto contrasto con l'arte tradizionale, fu difeso, come un simbolo, fra l'ostilità genera­le, dallo scrittore Emile Zola che affermò "Ho visto Le déjeuner sur l'herbe: sfido i nostri pittori alla moda a darci un orizzonte più vasto, più pieno d'aria e di luce". Per la novità dello stile, comunque, il Salon rifiutò i quadri di Manet: le proteste degli artisti innovatori, però, furono così decise da indurre Napoleone III a istituire il Salon des refusés (salone dei rifiutai), che cominciò a accogliere i quadri di Manet e che divenne il primo centro diffusore della nuova arte.


Si trattava, ancora, tuttavia, di confusi tentativi, senza una precisa unità. Solo nel 1869 si cominciò a definire uno stile comune (pur nella diversità dei tempera­menti) quando Monet e Renoir dipinsero assieme sulla Senna, a Bougival, lo stesso imbarcadero della Grenouillére: quell'atmosfera satura di luce e d'acqua, fra la ressa delle barche e gli abiti variopinti delle donne, mentre mille riflessi as­solati si rompevano sulla superficie del fiume, permisero ai due pittori di trovare quello scintillio di colori, quella suggestione di atmosfere chiare e luminose che furono comunemente accettati alla base del movimento.


Lo scoppio della guerra franco-prussiana disperse il gruppo degli artisti innova­tori: Degas e Renoir vennero arruolati, Cézanne si rifugiò in Provenza, Monet, Pissarro e Sisley ripararono a Londra dove conobbero Paul Durand-Ruel, un mercante di quadri che, entusiasmatosi del nuovo stile, ne divenne un importante sostenitore. Nel 1872, quando le condizioni della Francia si ristabilizzarono, il gruppo si ricompose, anche se gli artisti lavorarono divisi.


Sentendosi legati da intenti omogenei, i pittori che avevano aderito al movimento reagirono all'ostilità che li circondava fondando una "Società anonima di pittori, scultori e incisori" che preparò una mostra collettiva, per dare una visione ampia e articolata della nuova pittura. Nel 1874, rifiutata ancora dal Salon ufficiale, la mostra fu allestita nello studio di un celebre fotografo parigino, Nadar, e fu accolta da una tempesta di insulti e derisioni. Il giornalista Louis Leroy, sul giornale Le Charivari, sommerse gli artisti di un sarcasmo feroce e, prendendo lo spunto dal titolo di un quadro di Monet, Impression, soleil levant, (impressione al sorgere del sole), li definì con derisione impressionisti, capaci cioè di esprimere solo vaghe impressioni. La definizione fu subito accettata polemicamente, come una bandiera, dagli artisti espositori e il termine impressionismo divenne il nome dell'intera scuola pittorica che la mostra rivelava per la prima volta in tutti i suoi caratteri.


"Non possiamo più accettare la tirannia delle Belle Arti" scrisse Manet: "il pittore non deve pensare ad altro che a rendere le proprie più vive impressioni, cercando semplicemente di essere se stesso".


Per cogliere la luce nelle sue più minute vibrazioni, gli impressionisti accostaro­no piccole pennellate di colori il più possibile chiari, frammentando ogni super­ficie in tante piccolissime zone con sfumature diverse. In questo modo ogni im­magine, ogni oggetto del quadro furono avvolti dal rifrangersi della luce e le co­se persero quasi tutti i loro contorni: furono eliminati i particolari troppo precisi e la struttura della composizione fu dissolta in atmosfere suggestive che diven­nero l'elemento più importante del quadro. Per tutte queste novità sconcertanti, la mostra del 1874 si risolse in un grande insuccesso, ma gli artisti organizzarono un'altra mostra collettiva nel 1876, in occasione della quale si fissarono i principi teorici dell'impressionismo: il critico Théodore Duret pubblicò il primo studio generale sul movimento, I pittori impressionisti, cui seguì l'anno dopo, il saggio La nuova pittura di Louis Duranty. Una terza mostra si tenne nella primavera del 1877 ed anche questa si risolse nell'ostilità del pubblico e in un grave insuc­cesso di vendita. Alle difficoltà economiche s'aggiunse l'insorgere di contrasti all'interno del gruppo dei pittori impressionisti e alcuni di essi (fra cui Renoir, Cezànne e altri) rifiutarono di partecipare alla quinta mostra collettiva nel 1878. Seguirono altre tre mostre che non riuscirono né a vincere l'ostilità del pubblico né a ricomporre l'unità del movimento. La morte di Manet (1883) e l'avvento di una nuova generazione di pittori (Van Gogh, Gauguin, Seurat, ecc.) cresciuti nel clima dell'impressionismo, ma con intenti di reazione a certi suoi aspetti, deter­minarono lo sfaldamento totale del gruppo originario.


Contemporaneamente, però, si spegnevano le polemiche che avevano accompa­gnato l'attività del gruppo e l'impressionismo cominciò ad apparire in tutta la sua importanza di movimento innovatore: nei primi decenni del XX secolo si finì per riconoscere ai pittori impressionisti il merito di aver superato una lunga tradizio­ne non più attuale, aprendo la via alla più ardite esperienze artistiche del futuro.





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