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IL PARTENONE

storia dell arte



IL PARTENONE


Le origini del tempio greco si perdono nell'età arcaica. Nessun tempio di pietra può essere datato con sicurezza prima del VII secolo. I grandi tiranni in particolare furono costruttori di templi. Il tempio era una casa terrena di un dio, non un luogo di culto. I riti, infatti, non richiedevano un tempio, ma un altare. Gli altari erano dappertutto, fuorché all' 232b17c interno dei templi. In un certo senso il tempio era un monumento alla comunità. Neppure i tiranni costruivano palazzi o splendide tombe per glorificare sé stessi; Pisistrato visse per un certo tempo sull'Acropoli, ma là il suo monumento commemorativo era il tempio di Atena Parthenos, (vergine) distrutto nel 480 dai Persiani e in seguito sostituito dal Partenone.



Il tempio è l'edificio che più rappresenta l'arte e la cultura greca. I greci avevano una religione politeista cioè credevano in più dei. Queste divinità avevano le caratteristiche degli uomini, quindi soggette al destino a loro superiore.

La posizione degli spazi nel tempio variava in relazione al periodo e al luogo di costruzione, anche se in tutti i templi ci sono degli elementi costanti. Questi sono: il naos (cella) e il pronao (pro: davanti; naos: cella), quindi lo spazio antistante la cella. Nel naos era conservata esclusivamente l'effigie del dio o della dea a cui era dedicato il tempio, mentre il rito veniva praticato all'aperto. La cella è di forma rettangolare e ad essa si accede da un'unica porta sul lato minore. Lo spazio del porticato del pronao ha la funzione di filtro simbolico tra l'esterno e la cella.

Tra le tipologie di tempio più ricorrenti ricordiamo il tempio in antis, tempio doppiamente in antis, tempio prostilo, anfiprostilo, periptero e diptero.

Il tempio in antis prende il nome dei due pilastri costruiti al termine del prolungamento dei due lati maggiori del naos e tra le ante vengono solitamente costruite due colonne.

Il tempio doppiamente in antis presenta anche un pronao sul retro della cella delle stesse dimensioni di quello anteriore. Questo per permettere di svolgere due cerimonie religiose contemporaneamente. Esso viene chiamato opistodomo (opistha: dietro; domos: casa).

Il tempio prostilo ha la stessa pianta di quello in antis, soltanto che davanti al naos si ergono quattro o più colonne. Il numero delle colonne definisce l'importanza del tempio. Questo viene chiamato tetrastilo se ha quattro colonne, se le colonne sono sei è un tempio esastilo, eptastilo se sono sette, ottastilo se sono otto, ennastilo se sono nove e decastilo se sono dieci.

Il tempio anfiprostilo è il raddoppiamento di quello prostilo, infatti vi sono due colonnati di uguale dimensione, uno anteriore e uno posteriore al naos.

Il tempio periptero è circondato da colonne lungo tutto il perimetro, mentre il tempio diptero è circondato da un doppio colonnato, in modo che ogni colonna della serie interna sia perfettamente allineata alla corrispondente colonna della serie esterna. Questa è l'evoluzione che ha portato al Partenone, un tempio anfiprostilo, periptero e ottastilo.

In Attica, Pericle ordinò il restauro di numerosi templi incendiati dai persiani. Egli affidò l'incarico di sovrintendere ai lavori sull'Acropoli, che era un luogo venerando e ne fece non solo il più grande centro religioso, ma anche il simbolo visibile della potenza e della gloria ateniese, allo scultore Fidia. L'edificio più importante fu appunto il Partenone, progettato dagli architetti Ictino e Callicrate, che crearono il più grande di tutti i templi dorici, dove nessuna delle linee principali è assolutamente retta, spesso le spaziature non sono affatto uguali.

Il Partenone è un appunto un tempio di ordine dorico.

Le colonne greche si suddividono infatti in tre ordini: dorico, ionico e corinzio.

L'ordine dorico è quello di gran lunga più usato. Le colonne si innestano senza base nello stilobate, hanno il fusto scanalato, con venti scanalature ad angolo vivo che grazie al gioco di luci e ombre conferiva alla colonna un senso di solidità. La colonna è rastremata verso l'alto cioè il diametro della base del fusto è maggiore rispetto a quello della sommità. Ad un terzo della suo altezza la colonna presenta un leggero rigonfiamento chiamato éntasis e serviva per rinforzare il punto dove veniva esercitato il maggior peso e per correggere la percezione ottica infatti la colonna vista da lontano sembra innaturalmente sottile. Terminano con un semplicissimo capitello composto da un abaco quadrato e un echino a bacile. Sulle colonne è appoggiata la trabeazione, con l'architrave liscio e il fregio diviso in metope e triglifi. Sui lati brevi è appoggiato alla trabeazione il frontone triangolare, ornato da sculture ed è sovrastato agli angoli e al centro da acroteri, per lo più rappresentanti sfingi o vittorie. Sui lati lunghi l'acqua cade per mezzo di antefisse o protomi figurate.

L'ordine ionico si sviluppa pochi decenni dopo la comparsa di quello dorico ed è il secondo dei grandi ordini architettonici dell'antichità. La colonna ionica è composta da base fusto e capitello e il fatto che la colonna poggia sulla base e non direttamente sullo stilobate conferisce un senso di slanciatezza. La base è composta da tre elementi sovrapposti: due tori e una scozia (o trochilo). Il fusto ionico è meno rastremato rispetto a quello dorico e ha almeno 24 scanalature con gli spigoli più smussati per rendere la colonna più graziosa e leggera. L'elemento che più caratterizza la colonna ionica è il capitello. Esso è composto da un piccolo echino decorato con ovoli da due volute e da un abaco: quest'ultimo è di dimensioni modeste ha una pianta quadrata e il suo spessore è piuttosto limitato mentre ha un profilo curvilineo per far si che la trabeazione ci si appoggi più graziosamente. L'architrave è tripartito, cioè formato da tre lastroni monolitici. Il fregio non è più diviso in metope e triglifi, ma è continuo. Infine sopra il fregio poggia la cornice, molto simile a quella dorica.

L'ordine corinzio risale almeno ad un secolo dopo la comparsa di quelli dorico e ionico. L'aggettivo corinzio deriva dalla città di Corinto zona nella quale l'ordine si è sviluppato. La base corinzia è generalmente simile a quella ionica e anche il fusto presenta 24 scanalature con gli angoli smussati. Il capitello invece vuole rappresentare un cesto di vimini dal quale fuoriescono foglie di acanto stilizzate. La trabeazione, la cornice e i timpani sono molto simili a quelli ionici. Questo è l'ordine meno usato dai greci in quanto considerato molto stravagante.

Il Partenone presenta otto colonne sulle fronti e diciassette sui lati e misura sessantanove metri per trenta. E' costruito interamente con marmo pentelico bianco che dava il valore di naturalità e purezza e si erge su un basamento di tre gradini in poros, leggermente convessi verso il centro. Le colonne del peristilio, 46 in tutto, sono composte da 17 rocchi, sono alte 10 metri, con un diametro alla base di quasi 2 metri e in alto di poco meno di un metro e mezzo, hanno il caratteristico éntasis e 20 scanalature ad angolo vivo.

Per adempiere ai canoni di bellezza sono stati adottati piccoli accorgimenti. I greci infatti avevano ferrei ideali di bellezza: questi erano l'equilibrio, la simmetria, e la proporzionalità.

L'intercolumnio è di 2,2 m. sulle fronti, 2,5 m. sui lati; le colonne si inclinano verso l'interno di 7 cm., il diametro delle colonne aumenta negli angoli che maggiormente colpite dalla luce, sembrerebbero più sottili. La base del tempio è più alta al centro che all'estremità e tutti questi accorgimenti ottici fanno sembrare il tempio, se visto da lontano, perfettamente dritto anche se in realtà nessuna delle linee lo è.

Le varie dimensioni d'altezza, lunghezza e larghezza trovano perfetti ed equilibrati rapporti. La larghezza della fronte corrisponde quasi alla metà della lunghezza del tempio, a differenza delle costruzioni più arcaiche che presentavano un pronunciato allungamento.

Questi ideali di  bellezza gli possiamo trovare applicati anche nelle statue greche del periodo ellenistico.

La storia greca infatti può essere divisa in tre periodi: arcaico, classico ed ellenistico.

Nel periodo arcaico gli elementi raffigurati più ricorrenti sono le figure umane: il kouros e la kore. Il kouros è un giovane uomo nudo in posizione stante raffigurato con la testa eretta, le braccia stese lungo i fianchi, i pugni serrati,  che nel mondo egizio significa autorità, e la gamba destra leggermente avanzata, quasi ad accennare un passo. Le statue avevano lunghi capelli che scendevano fino alle spalle, quasi a rappresentare il nemes (il copricapo del faraone egiziano). La kore rappresenta invece una giovane donna vestita con chitone (tunica) e himation (mantello) anch'essa in posizione stante, con la testa eretta, i piedi uniti, un braccio rigidamente steso lungo il fianco e l'altro ripiegato sul petto in atto di recare un vaso contenente offerte. Il termine kouros infatti identifica un giovane nel pieno splendore del suo sviluppo fisico e morale. Nel kouros le proporzioni sono tozze, le braccia sono innaturalmente tozze mentre i polpacci sono molto evidenziati, la testa è eccessivamente sovradimensionata e la sua forma squadrata contribuisce a conferirle un senso di maestosa gravità. Sotto le ampie arcate sopra ciliari sporgono due grandi occhi a mandorla di evidente derivazione egizia, mentre le labbra risultano increspate in una sorta di misterioso sorriso. Questo è il così detto sorriso arcaico che accomuna gran parte delle sculture del tempo, ed è il tentativo di riportare sul volto la naturale curvatura della bocca e degli occhi. Già in questo periodo gli artisti greci cercano di dare l'idea del bello in base alla simmetria delle varie parti del corpo. Possiamo dedurre che l'arte arcaica prendeva ispirazione dalle statue egizie.

Nel periodo classico dalla posa rigidamente statica se ne cerca una che ispiri movimento. Gli atleti, gli eroi e gli uomini venivano rappresentati in bronzo, mentre gli dei in marmo, ed avevano dimensioni reali. Solo due statue, quella di Zeus Olimpio e quella di Atena nel Partenone sono rappresentate in crisoelefantino (oro e avorio) e sono di dimensioni gigantesche. Gli uomini venivano rappresentati nudi per evidenziare le proporzioni, mentre le donne erano vestite, poiché solo l'uomo era perfetto. Secondo il canone di Policleto (un grande bronzista di Argo del V secolo) ogni elemento del corpo umano doveva essere proporzionale a tutti gli altri. In particolare la testa doveva essere circa 1/8  del corpo, il busto doveva corrispondere a tre teste e le gambe a quattro.

Un altro degli ideali di perfezione e bellezza per le statue greche era il chiasmo, voce che deriva dalla lettera chi dell'alfabeto greco che nella forma maiuscola si scrive c

Lo ritroviamo in un'altra opera di Policleto, nel Diadumeno eseguito nel 420 ca. Nell'atleta la gamba destra e il braccio sinistro sono a riposo, mentre gli altri due arti sono in tensione, quindi si annullano le forze. Tutte le statue presentano il pondus, quindi il concetto di equilibrio e di perfezione. La statua appoggia il peso sulla gamba destra, che viene detta per questo gamba portante. La gamba non portante invece è flessa e tirata indietro. Questo rappresenta il momento della camminata in totale equilibrio. Nell'arte classica quindi si è sempre alla ricerca della perfezione e della bellezza ideali indispensabili dell'arte greca.

All'interno del Partenone, in una delle due celle, e più esattamente nella cella est, c'era la statua di Atena Parthenos (vergine), opera di Fidia, alta circa 15 m. Nel 426 fu portata. a Costantinopoli e lì se ne persero le tracce.

La statua rappresenta la dea Atena in posizione eretta, con in mano uno scudo. La stanza dove era conservata la statua era conosciuta come il Partenone o camera della vergine, perché qui la dea veniva servita dalle fanciulle ateniesi durante le feste Panatee. Nel IV secolo questo nome incominciò ad essere usato per denominare l'intero edificio.

Il tempio presentava colorazioni nei rilievi e negli elementi decorativi ed era ricoperto di sottili lastre di marmo. La decorazione scultorea del Partenone occupava entrambi i frontoni, le 92 metope della trabeazione e il fregio sulla parete del tempio.

Il Partenone fu ideato da Fidia, anche se eseguita in massima parte da aiuti. Nasce da un progetto di glorificazione di Atena e della città da lei protetta.

I temi di cui trattano le metope sono la gigantomachia sul lato est, la centauromachia su quello sud, l'amazonomachia sul lato ovest e l'ilioupersis sul lato nord. Tutti questi temi stanno a simboleggiare la vittoria della civiltà e della sapienza di cui la protettrice è la dea Atena sulla barbarie e l'irrazionale. La gigantomachia è la mitica lotta dei giganti con gli dei per la conquista dell'Olimpo. La centauromachia rappresenta la vittoria contro i centauri L'amazonomachia rappresenta una delle tante battaglie sostenute dalle amazoni e l' ilioupersis deriva dal racconto della guerra di Troia, appunto detta Ilio.

La maggior parte delle metope fu distrutta nel V secolo quando il Partenone fu trasformato in una chiesa cristiana. Ovviamente il Partenone che vediamo oggi è poca cosa in confronto all'originale. Infatti, nel 1674 d.c. il veneziano Francesco Morosini sparò un colpo di mortaio contro il Partenone che era stato adibito a polveriera dai Turchi. Dal 1801 al 1812 le statue più importanti sono state portate a Londra e poste al British Museum . Infine nel 1894 un terremoto modificò ancora di più la già precaria struttura del Partenone.


Bibliografia

GLI ANTICHI GRECI di Moses I.Finley - Ed. Piccola Biblioteca Einaudi

L'ACROPOLI DI ATENE di Nevio Degrassi - Ed. Istituto Geografico De Agostini

GLI ANTICHI GRECI di Giovanni Caselli - Ed.  Giunti Marzocco

ITINERARIO NELL'ARTE di Giorgio Cricco e Francesco P. Di Teodoro - Ed. Zanichelli

GRECIA - Guide d'Europa del Touring Club Italiano

GRECIA E ISOLE - Guida del Corriere della Sera - Ed. Mondadori





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