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Guernica

storia dell arte



Guernica, che già nelle sue dimensioni (3,5 m di altezza e quasi 8 m di lunghezza) denuncia la propria funzione di "manifesto" ideologico e politico, realizzato per essere osservato dal numero di persone più grande possibile, costituisce uno dei punti di sintesi più alta e ispirata di tutta 525h71f l'arte picassiana.
L'ambientazione è contemporaneamente interna (come si deduce dal lampadario appeso in alto, quasi al centro del dipinto) ed esterna (come è suggerito dall'edificio in fiamme all'estrema destra). 

Questa contemporaneità di visione non è solo cubista, ma vuole rendere con violento realismo la tragedia del bombardamento che, all'improvviso, sventra e demolisce interi palazzi scaraventando impietosamente all'aperto anche gli oggetti più intimi di ogni famiglia.
In questo spazio caotico e indifferenziato uomini, donne e animali fuggono e urlano come impazziti, sovrapponendosi e compenetrandosi accomunati dallo stesso dolore e dalla stessa violenza. 

Quest'opera è stata realizzata per evocare l'orrore di tutte le guerre.

L'episodio brutale della carneficina per bombardamento aereo è lucidamente sintetizzato da alcune figure fortemente espressive: all'estrema sinistra una madre lancia al cielo il suo grido straziante mentre stringe fra le mani il cadavere del figlioletto.



L'artista l'aveva precedentemente immaginata nell'atto di scendere una scala che crolla; l'immagine si precisa poi con l'enorme testa rovesciata, la bocca aperta in un grido di dolore dalla quale esce la lingua appuntita. Dal lato opposto della tela le fa eco l'urlo disperato di un altro personaggio che alza le mani al cielo. Al centro un cavallo ferito, simbolo del popolo spagnolo, nitrisce dolorosamente protendendo verso l'alto una lingua aguzza come una scheggia di vetro.

Ovunque sono morte e distruzione, sottolineate da un disegno duro e quasi tagliente che rende anche i raggi del lampadario come altrettante piccole lame acuminate. Chi può cerca di fuggire, come la donna che, dall'angolo inferiore destro, si slancia diagonalmente verso il toro, simbolo di violenza e bestialità, all'angolo superiore sinistro.

Un'altra donna si affaccia disperatamente a una finestra reggendo una lampada a petrolio, simbolo della trasgressione alla quale la guerra inevitabilmente conduce. Al suolo , tra le macerie, si assiste all'orrore di cadaveri straziati. A sinistra sta una mano protesa, con la linea della vita simbolicamente spezzata in minuti segmenti.
Esattamente al centro del dipinto un'altra mano serra ancora una spada spezzata, sullo sfondo un fiore intatto: simbolo della vita e della ragionevolezza che, nonostante tutto, avrà comunque la meglio sulla morte e sulle barbarie.
Le bocche digrignate rivolte al cielo urlano dolore e vendetta e il brusco alternarsi di luci e ombre, bianche e nere sottolinea il sinistro susseguirsi delle esplosioni e l'improvviso divampare degli incendi.
In Guernica non c'è colore: solo nero, bianco e grigio. E' escluso che Picasso si sia servito del monocromato per dare al dipinto una tonalità cupa, tragica: tutto è chiaro, le linee disegnano con precisione i piani destinati a colmarsi di colore, ma il colore non c'è, è andato via. 

E' escluso che il monocromato serva ad accentuare l'effetto plastico-volumetrico: il rilievo non c'è, è andato via. Il colore e il rilievo sono due qualità con cui la natura si dà alla percezione sensoria, si fa conoscere. 

Eliminare il colore e il rilievo è tagliare il rapporto dell'uomo con il mondo: tagliandolo, non c'è più la natura o la vita. Nel dipinto c'è, invece, la morte: non è rappresentata con le sembianze della natura o della vita, perché quella morte non è il termine naturale della vita, è il contrario.
In seguito Picasso continua a produrre, durante la notte, varianti dell'opera; qualche volta consultava alcuni dei suoi amici su alcuni particolari del dipinto. 

Uno di questi suoi amici ha raccontato che spesso queste consultazioni riguardavano alcuni brandelli di carta colorata che di notte applicava sul pannello di Guernica per vederne l'effetto l'indomani. 

Attaccò e staccò una lacrima rossa dagli occhi del toro: alla fine tolse anche quella lasciando tutto in grigio e in nero. Il frutto di un mese di lavoro fu un dipinto gremito di figure austere, sconvolte, enigmatiche.
E' facile verificare, di ogni elemento del dipinto, l'ambivalenza realistica e simbolica: così nelle figure, nella cui morte violenta si rivela la violenza degli aggressori, come nelle cose.
Il simbolo per la sua stessa paurosa fissità, è morte: passare dalla realtà al simbolo è passare dalla vita alla morte.

Nato nel 1881 da famiglia andalusa (il padre era insegnante di disegno alla scuola d'Arte e Mestieri),ne seguì gli spostamenti a la Coruna in Galizia (1891) e a Barcellona (1895),dove si iscrisse all'Accademia di Belle Arti. In breve divenne uno dei maggiori animatori della nuova cultura internazionale parigina.

La sua pittura, giunta alle soglie della scomposizione cubista, aveva già raccolto importanti risultati.

Tanto nelle opere del "periodo blu" quanto in quelle del successivo "periodo rosa" (1905-06), caratterizzato da una sottigliezza di tono postimpressionista (La famiglia di acrobati) che si ritrova anche nel bronzo Il pazzo, sono contenute le premesse dei successivi sviluppi della sua ricerca formale. 

Questa fase si chiude con un netto e brusco ritorno ai problemi del volume. La guerra civile spagnola segnò una importante svolta nella vita e nella produzione di Picasso. 

Aveva da poco inciso la Minotauromachia (1935) quando fu nominato direttore del Museo del Prado; e presto incominciò a disegnare e dipingere studi per il dipinto dedicato alla strage di Guernica .

Il suo impegno politico si manifestò con la partecipazione a tre congressi mondiali della Pace, per i quali disegnò la famosa Colomba della Pace. Il lavoro di rielaborazione dei dati della cultura antica e contemporanea svolto da Picasso è stato così vasto che può essere paragonato solo alla fortuna del messaggio da lui lasciato come indicazione di ricerca agli artisti europei e americani e come piano di riflessione critica.

Il "Neopicassismo" divenne, con gli anni Quaranta, un fenomeno internazionale e toccò molti artisti, con i limiti e i lati positivi di ogni fenomeno "manieristico" . A questo rapporto intensissimo, che portò a giudicare Picasso come il massimo artista del sec.xx, è subentrato negli ultimi anni un maggiore distacco critico, tendente a una più precisa valutazione del suo lavoro. 

Picasso muore a Mougins nel 1973. Nel 1985 è stato inaugurato a Parigi un museo a lui interamente dedicato che si unisce a quello di Barcellona che raccoglie le opere giovanili e la grafica.





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