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Giotto, pittore e architetto (Colle di Vespignano ca 1267 - Firenze 1337). Formatosi alla scuola di Cimabue, si pose, con la novità del linguaggio basato sulla sintesi plastica e sulla chiara modulazione spaziale, come il fondatore dell'arte figurativa moderna e come uno dei più autorevoli precursori del rinascimento. Scarsissime sono le notizie biografiche dell'artis 212d37c ta. Il problema delle prime manifestazioni dell'arte di G. è connesso all'individuazione della parte da lui avuta in due importanti cicli decorativi: gli affreschi alti nella navata della basilica superiore di S. Francesco in Assisi (le due Storie di Isacco della seconda campata, già attribuite al Maestro delle storie omonime, sono dalla critica italiana prevalentemente riconosciute come il primo testo del giovane G.) e l'esecuzione almeno dei cartoni per l'ultima zona dei mosaici della cupola del battistero di Firenze. Dopo le Storie di Assisi, G. dovette eseguire il Crocifisso di S. Maria Novella in Firenze; dopo il 1296 diede probabilmente inizio al ciclo dei ventotto riquadri con le Storie francescane, affrescato nella fascia bassa della basilica superiore di Assisi. Un frammento dell'affresco con l'Indizione del giubileo da parte di Bonifacio VIII (1300, Roma, S. Giovanni in Laterano) dimostrerebbe il gravitare dell'artista nell'ambito delle commissioni papali, connesse strettamente con l'iniziativa dei Francescani conventuali. A Firenze G. eseguì la Madonna in trono di S. Giorgio alla Costa e il Polittico di Badia. Con i soggiorni a Rimini (dove, scomparsi gli affreschi, rimane il Crocifisso del Tempio Malatestiano) e a Ravenna, si iniziò l'opera di diffusione del linguaggio giottesco che via via condizionò il divenire delle diverse scuole regionali. Dopo il 1304 G. iniziò la decorazione ad affresco della cappella di Enrico Scrovegni all'Arena di Padova. Il progetto stesso dell'edificio gli viene rivendicato. Nell'interno, i circa quaranta riquadri con le Storie di Gioacchino, S. Anna e la Vergine e la Storia di Cristo, più le figure decorative alle pareti, le allegorie dei Vizi e delle Virtù nello zoccolo, il Giudizio Universale sulla parete d'ingresso, fanno del complesso un monumento straordinario. In seguito dalla grande tavola con la Maestà nella chiesa di Ognissanti a Firenze (ora agli Uffizi), al mosaico della Navicella in S. Pietro a Roma, di cui restano due angeli (a Roma, Museo Petriano, e a Boville Ernica), agli affreschi della cappella della Maddalena nella basilica inferiore di Assisi, ai due cicli murali in S. Croce a Firenze, nelle cappelle Peruzzi (Storie di S. Giovanni Battista ed Evangelista) e Bardi (Storie di S. Francesco), la spazialità giottesca si fa meno serrata, più articolata e distesa, il colore più tenero, in una sempre fresca e rinnovata sensibilità. Dalla fine del 1328 alla metà del 1333 G. fu a Napoli per Roberto d'Angiò e lavorò nella chiesa francescana di S. Chiara e in Castel Nuovo. Poco o nulla rimane della sua opera, ma anche a Napoli il suo influsso fu determinante, come a Milano, dove G. lavorò intorno al 1333 per Azzone Visconti; il suo magistero di architetto ha un'eco nel complesso di S. Gottardo. Nel 1334 G. fu nominato architetto della città di Firenze; nella parte bassa il campanile del duomo segue il suo progetto, così come parte delle formelle scolpite che lo adornano.
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