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Con l'avvento delle macchine a vapore fisse, e con l'assenza di una tecnologia capace di trasferire a distanza l'energia prodotta, il primo tipo di fabbrica aveva una struttura tale:
Macchina a vapore produttrice di 656i84g energia
Albero di trasmissione
Macchine operatrici, concentrate in uno spazio limitato
Ossia una configurazione caratterizzata da "gigantismo progressivo delle fabbriche".
Si scelse di usare macchine specializzate, per cui i lavoratori operavano per mansione.
Il modello organizzativo di questa prima fase si basa sulla divisione molecolare e orizzontale del lavoro; in pratica un operaio professionale addestra i lavoratori e poi li coordina.
IN FINALE:
Gigantismo degli insediamenti
Specializzazione delle macchine
Standardizzazione delle attività di trasformazione in fasi omogenee (tutte le saldature in una stessa fase, etc)
Divisione molecolare ed orizzontale del lavoro
ORGANIZZAZIONE DI PRODUZIONE E LAVORO TAYLORISTA/FORDISTA (seconda fase)
Organizzazione SCIENTIFICA del lavoro (Taylorismo).
Idea fondante che i lavoratori producono di più se i loro compiti sono determinati scientificamente e se hanno buoni incentivi salariali.
a. marcata divisione verticale del lavoro (divisione tra programmazione, esecuzione e controllo)
b. divisione orizzontale del lavoro (parcellizzazione, ovvero ulteriore frammentazione delle fasi di programmazione, esecuzione e controllo)
c. progettazione accurata delle posizioni di lavoro e dei movimenti degli operai (per renderli più funzionali possibile: divisione del lavoro in 3 livelli, cioè tra uomini, tra macchine e tra uomini e macchine)
struttura del compenso esclusivamente economico e correlato alle quantità prodotte
controllo gerarchico centralizzato
selezione della manodopera con criterii scientifici
ripartizione precisa del lavoro e delle responsabilità
Insomma, una concezione ingegneristica della gestione aziendale; la trasposizione al lavoro umano dei concetti di specializzazione e standardizzazione che in precedenza erano stati applicati alle macchine.
C'è l'idea di fondo che un'attività sia tanto più efficiente quanto più programmabile: si tende ad annullare la discrezionalità, vista come valore negativo e sinonimo di minore efficienza.
FORD
Ha, invece, il "merito" di aver applicato i principii di Taylor in fabbrica.
Strumenti organizzativi ed automatismi assumono la conduzione dei meccanismi di lavorazione e di controllo della produzione, mentre l'operatore esegue attività parziali di servizio e controllo della macchina. Diventa un ingranaggio della macchina.
Perno di tutta l'organizzazione tayloristica è il CAPO REPARTO, non più il capo operaio (di livello gerarchico inferiore).
PRINCIPIO DI SOSTITUZIONE: in Taylor e in Ford l'operaio ha un compito tanto parcellizzato e tanto poco discrezionale da poter essere rimpiazzato in qualsiasi momento da una macchina, o da qualunque altro operaio generico.
MACCHINISMO E MECCANIZZAZIONE SPINTA RIGIDA
Sempre sotto il taylorismo e sempre nella seconda fase, ma fino a tutti gli anni '60, il problema principale fu quello di collegare macchine singole secondo rapporti di interdipendenza reciproca in sistemi meccanici rigidi, passando così dal macchinismo (sempre lo stesso input, sempre lo stesso output) alla meccanizzazione spinta.
Qui:
l'automazione è limitata a poche aree tecnologiche, ed è rigida (mancano gli elaboratori)
la flessibilità sul mix di prodotto non è richiesta, perché è l'industria a dominare il mkt (domanda superiore alla richiesta)
i costi di investimento sono elevati, mentre i costi di esercizio no (poche scorte necessarie)
la qualità dei prodotti è scarsa (tecnologia non in grado di garantirla)
tempi morti lunghi per l'attrezzaggio e la manutenzione
lavoratori indiretti in numero inferiore ai lavoratori diretti, ma (specie il MANUTENTORE) con relativa discrezionalità
lavoratori diretti senza discrezionalità
ORGAN. DELLA PRODUZIONE E DEL LAVORO DI TIPO "ALLARGATA" (terza fase)
meccanizzazione flessibile ed automazione industriale]
anni '70: si introducono macchine a logica elettronica in sostituzione di quelle a logica meccanica o elettromeccanica.
Spinta di ordine tecnologico! Si modifica la configurazione delle officine, anche se il modello organizzativo continua ad essere quello taylorista
I macchinarii di questa terza fase sono in grado di autoregolarsi meccanicamente, ma non sono a rete (non possono ricevere dall'esterno, né confrontare le info con lo stato della lavorazione).
Negli anni '70:
q estrema rigidità nell'utilizzo della manodopera (sindacati forti)
q perturbazioni economiche internazionali (petrolio, declino del dollaro)
Questo ha portato alla necessità di AUMENTARE LA FLESSIBILITA'
Nasce, inoltre, la figura del MECCATRONICO, manutentore che opera sulla meccanica, sull'elettromeccanica e sull'elettronica.
Il meccatronico ha un'attività polivalente, ma non responsabilità polifunzionale, perché è responsabile della sola manutenzione.
Nelle fabbriche, inoltre, si viene a creare una polarizzazione delle responsabilità:
un polo ad alta professionalità, più numeroso (meccatronici e manutentori tradizionali)
un polo a bassa professionalità, decrescente.
In questa fase, caratterizzata da interrelazioni di tutto il sistema, si sono avuti cambiamenti radicali a livello di modello organizzativo, strumenti organizzativi e strumenti di lavoro.
Elemento scatenante è stata l'automazione industriale, che ha radicalmente mutato l'organizzazione del lavoro.
L'introduzione dell'automazione conferisce ai singoli sistemi produttivi la massima flessibilità e la massima efficienza, fattori che consentono l'abbassamento del punto di pareggio (soglia minima di produzione oltre la quale si inizia a guadagnare).
Caratteristiche essenziali dell'automazione sono la flessibilità sui volumi e la flessibilità sul mix produttivo.
Nei confronti dell'organizzazione del lavoro, la stretta interdipendenza tra organizzazione del lavoro e tecnologia comporta una necessità di pronto cambiamento dell'una al variare dell'altra.
In questo contesto le macchine operatrici in fabbrica non sono macchine isolate, ma SISTEMI di macchine;
Complessità elevata
Attività preminente di una fabbrica automatizzata è quella della "conduzione" delle macchine; FIGURA DEL CONDUTTORE, che ha più funzioni:
di trasformazione: governo del processo produttivo
di programmazione: (di primo livello), mediante programmi informatici
di manutenzione: (corrente), se il sistema è capace di autodiagnosi e di interventi autocorrettivi su richiamo del conduttore
di attrezzaggio: procedure di messa a punto della macchina
di controllo qualità: (della lavorazione), attraverso il rispetto di determinati parametri;
di movimentazione: (dei materiali) da altre funzioni aziendali
Il conduttore, quindi, assume un ruolo interfunzionale, a differenza del meccatronico; ciò comporta per il conduttore capacità elevate di INTERPRETAZIONE, dal momento che non ha confronto diretto con i fatti reali, ma li deve percepire attraverso la rappresentazione astratta che ne danno le procedure informatiche.
Viene quindi introdotto in fabbrica il monitoraggio, e si è affermata un'organizzazione del lavoro polarizzata su:
q un polo di a media professionalità (conduttore)
q un polo ristretto di alta professionalità (manutentori e meccatronici)
Procedure diverse, perciò, vengono gestite da uno stesso lavoratore per una ottimizzazione migliore della produzione.
Nell'organizzazione di tipo sistemico, quindi, si è in presenza di una buona discrezionalità e di una buona motivazione del lavoratore al conseguimento degli obiettivi aziendali.
Permane, tuttavia, un quadro di contorno rigido, determinato dai piani di produzione che vengono fissati dalla direzione e che il lavoratore deve rispettare senza margini d'intervento.
E' una forma avanzata di organizzazione sistemica, nella quale si ha piena integrazione dei compiti attribuiti a ciascun lavoratore, che quindi ha un ruolo gestionale (possibilità di accelerare/ritardare il flusso dei materiali nel ciclo produttivo, variando anche, in parte, le disposizioni dei piani di produzione)
La discrezionalità è massima e massima è la motivazione al conseguimento degli obiettivi produttivi.
Questo tipo di organizzazione si riferisce alle medie e grandi imprese, essendo difficile da mettere in pratica nelle piccole.
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