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CORSO DI NATUROPATIA

medicina



CORSO DI NATUROPATIA

1° WEEK-END: ELEMENTI DI ANATOMIA, FISIOLOGIA E PATOLOGIA GENERALE



Vorrei chiarificare, prima di iniziare la vostra avventura in questo corso quadriennale, un percorso che ancora prima che professionale deve essere interiore: il guaritore nel senso lato del termine è colui che dà, è il "magus" non nel senso deteriore come intendiamo noi ma "magus" deriva da un vocabolo dell'egizio ieratico da cui "magista" che vuol dire mago. Il fuoco che brucia, ma brucia perché si bruciano le forme e rimane l'essenza delle cose.

La radice "mag" da cui deriva mago, vuol dire " fuoco che brucia". Ciò significa che il magista è colui che conosce la realtà e la realtà è la natura; e conosce l'essenza della natura, può bruciare le cose, può far male ed è colui che parla bene, è colui che sa che può parlare bene. In quest'ottica che può sembrare molto presuntuosa, il guaritore come mago in questo senso, se voi pensate bene nel rapporto con il paziente sempre vi è questa situazione in cui il paziente, il cliente desidera, ha bisogno di sentire la parola magica che può essere tutto: può essere la parola nel senso verbale del termine e può essere una sostanza naturale, tutto sommato non c'è differenza perché sono forme diverse dell'identica cosa. Il farmaco è ciò che illumina nello stato di "mag" , farmacon si può scindere in questi tre vocaboli: far, mac, che, conduco nello stato di mag e quindi illumino, questo è il significato più profondo della parola farmaco. Da cui un significato un pochino più manifesto che è il capro espiatorio, il farmaco è il capro espiatorio, ma questo capro espiatorio, questo atto liberativo vediamo che nella cultura sciamanica nella cultura più antica del mondo alle origini dell'umanità è un atto di liberazione nel senso di libera azione del mondo, della natura che provoca lo scioglimento di un nodo energetico, del nodo patologico. Ecco che quindi il naturopata e la naturopatia significano un essere nella natura, un essere nella realtà e quindi vedere il senso delle cose, il senso della natura. Allora ecco che il vocabolo naturopatia forse cambia e in quel senso deteriore in cui si definisce il curare le sofferenze tramite la natura, tramite prodotti naturali deve cambiare. Naturopatia vuol dire sofferenza della natura letteralmente, etimologicamente. Come vedete è una prospettiva molto riduttiva, è un atto quasi disperato di liberarsi di una sofferenza direi cosmica, la sofferenza della natura, come se l'irrepetibilità di un paziente possa essere vista come la disperazione cosmica, la natura in scacco e vediamo di combinare qualche cosa per evitare il peggio. Ma in verità la naturopatia patos vuol dire sentire, quindi il guaritore naturopata è colui che sente la natura, è in vibrazione con la natura, quindi ritorna il concetto di mago e tutto si armonizza senza pensare ad essere eccessivamente esaltati in questa definizione di guaritore naturopata come mago. Ma tutto ritorna al suo equilibrio. Quindi la naturopatia vuol dire sentire la natura, quindi essere nella natura, essere nel senso della natura; ma il senso della natura vuol dire accettare la visione organica della natura cioè accettare la differenza nell'apparenza dell'omogeneità cioè è il concetto di olismo. L'unità esiste in quanto vi è la differenza nell'armonia delle differenze tra di loro, nei giusti ruoli rispettati. E ciò non è nient'altro che l'espressione della fisiologia, i ruoli rispettati, le parti che si rispettato nell'unità, ed è la visione non organicistica ma organica della medicina, del saper curare, della conoscenza del nostro corpo. Questa premessa proprio anche per entrare in merito nell'affrontare il primo argomento di questo percorso, argomento che potrebbe diventare così pesante, così poco interessante che è il fenomeno cellula, la citologia. La cellula è proprio il primo evento organico della vita, è la base organica della vita. La cellula è un unus mundus dove dentro in sé vi è un unità differente. Vedremo come nel fenomeno della mitosi cioè nella formazione di nuove cellule tramite una separazione, vi è una separazione prima di una nuova unità. Ecco che allora se la separazione è un qualche cosa di sano, di fisiologico, di naturale, di evolutivo a livello biologico e quindi anche a livello di consapevolezza biologica allora ciò che è separato in noi è un motivo per riunificarsi ad un altro livello di consapevolezza. Questo prelude a vedere quindi la malattia come un momento di separazione tra una parte malata e una parte sana, per giungere ad un altro stadio, ad una consapevolezza diversa che mi ricompone una nuova unità, un nuovo modo di essere sani ma proprio grazie a quella malattia. Lo vedremo poi quando faremo la chiacchierata sul pensiero olistico quanto sia importante questa visione della malattia come alleato del terapeuta non come il nemico da combattere sul corpo e sulla psiche del paziente. Quindi dicevo la prima base, la prima visione organica della natura, è il fondamento della vita, è la parte indivisibile della materia vivente. A differenza dell'atomo che, in una visione ormai superata, era il corpus indivisibile che la realtà proponesse, la cellula in effetti è di per sé indivisibile, l'ultimo atto della divisibilità della materia organica, oltre la cellula non si può più dividere la materia vivente, non si può più parlare di vita; ma questo perché? Perché la cellula, e qui ritorniamo al concetto che potrebbe sembrare una trasgressione e una digressione, di organico: se io scindo una cellula non in una riproduzione, in una mitosi, ma se io separo, divido i vari componenti della cellula, questa muore e non ho più altra identità vivente al di sotto di quella cellula ormai morta. Avrò soltanto una combinazione di molecole che a loro volta sono formate da atomi e questi da particelle sub-atomiche, arriveremo anche visione dei fotoni cioè energia libera pura, ma non potremo più parlare di biologia , di materia vivente. La cellula quindi è la prima trincea, la nostra falsa riga per vedere poi tutta l'organicità del corpo umano. Già nella cellula allora abbiamo una visione dinamica di ciò che è un organismo, qualche cosa che va verso un senso, che ha un progetto segreto ma che ha in sé. Non ha la coscienza ma ha la consapevolezza di questo progetto e quindi la cellula va verso questo progetto che potrebbe essere anche benissimo la sua morte biologica ma comunque essere esaustivo per questo progetto. In piccolo, nell'infinitesima parte in questa cellula troviamo quello che è il progetto in qualsiasi forma vivente. Un progetto che non per forza deve essere cosciente, che ci mette in cammino e anche quando si parla di malattia, il paziente non è mai in una situazione di consapevolezza, di coscienza ma solo di paura, di impotenza della sua malattia. E quindi il compito è proprio quello di arrivare a far crescere una consapevolezza e quindi dare un significato, un senso alla sua malattia. Vedremo come nella fisiologia della cellula stessa e, in modo più drammatico, nella mitosi, nella separazione della cellula, abbiamo una sofferenza cellulare. Quindi non può mai esistere, e i cinesi ci vengono in aiuto, un estremo senza che ci sia in sé una parte del suo opposto, non ci può essere mai lo yang se non c'è in sé un seme di yin e viceversa, pena la morte della cosa in sé, la morte dell'evento, della situazione, ma la morte anche biologica. Quindi non esiste mai una fisiologia della cellula sana e non esiste mai una fisiologia della cellula ammalata, ma ci sarà sempre una dialettica, una dinamica tra parti in di-stress e parti in eo-stress, ovverosia lo stress come momento di allarme perché io lascio un equilibrio instabile per un nuovo equilibrio instabile. Nella materia vivente non esiste un equilibrio stabile pena la morte. I sistemi aperti della fisica tra cui appunto tutti i sistemi viventi sono sistemi aperti perché aperti verso l'energia dell'universo, e questa è una visione fisica non solo una visione filosofica e quindi soggettiva. Il sistema aperto, come tutti i sistemi viventi sono tali finchè rimangono aperti. Se sono aperti sono continuamente in divenire per potersi automantenere non solo ma addirittura per potersi evolvere perché il fine di ogni sistema aperto è quello del tradimento di se stesso, dell'accedere a qualcosa che va oltre se stesso e ritorniamo al discorso del progetto. La cellula non fa altro che trasformarsi, non fa altro che superare se stessa, ma ciò vuol dire negare un equilibrio precedente per giungere ad equilibrio successivo. E questo negare vuol dire in qualche modo uccidere quello che ero prima, non essere più quello che ero prima e quindi una parte di cellula di questo organismo, delle parti di questo organo dovranno, noi diremmo soccombere, ma invece trasformarsi è la parola giusta, e altre potersi anche sviluppare.



(Riferendosi al lucido) Questa è un visione molto schematica della cellula dove si possono vedere tutte le varie modalità a livello molto elementare d 919f58j elle varie funzioni apparentemente molto primarie della cellula. Una cellula che è in un organismo dove come prima istanza anche per il microscopista, sto parlando proprio a livello oggettivo, si questo elemento che innanzitutto ha un movimento, per quanto minimale possa essere la cellula non è mai ferma, stabile, esiste sempre una pulsazione della cellula. L cellula quindi ha una capacità di instabilità, qualsiasi messaggio dall'esterno, in qualsiasi ambiente si trovi la stimola, la muove e questo movimento è dato naturalmente da componenti interne alla cellula. Innanzi tutto possiamo notare il microscopista, come dicevo, al di là di questo movimento, di questa vibrazione minimale ma continua della cellula, entrando dentro con il suo microscopio vedrà la cellula divisa in due elementi grossi: una macchia nera più o meno in posizione centrale che è il nucleo circondato da una sostanza che riempie tutto il resto della cellula molto varia di elementi: il citoplasma, il terreno, il plasma della cellula stessa. Però cosa nota il microscopista? Nota al di là di questa attività vibratoria un'attività continuamente in movimento di assunzioni di elementi da parte della cellula e di eliminazione di altri elementi nell'ambiente biologico in cui la cellula si trova. Quindi abbiamo due processi: uno di escrezione e uno assorbimento, si potrebbe dire di nutrizione. Abbiamo quindi due principi: un principio dualistico che appartiene alla morfologia della cellula, un nucleo e un citoplasma e quindi abbiamo già fatto in qualche modo una separazione a livello anatomico, morfologico della cellula, e abbiamo un'altra visione dualistica della cellula in questo caso non morfologica ma funzionale, non statica ma dinamica che è la proprietà di estromettere escrementi, materiali da eliminare e di assorbire materiali di cui nutrirsi, dati dall'ambiente circostante. Quindi abbiamo una funzione di nutrimento e una funzione di eliminazione, così come in scala qualsiasi forma organica vivente ha di per sé queste due funzioni primordiali. La cellula, accennavo prima, è la falsa riga di tutte le funzioni, di tutti i modi di essere della materia vivente, a qualsiasi altro livello evolutivo sia. Allora abbiamo già riscontrato due punti certi e all'interno della cellula queste due funzioni hanno nomi ben precisi: una funzione anabolica e una funzione catabolica. Anabolica significa che contribuisce alla formazione del protoplasma e delle sostanze utili all'organismo a partire dalle sostanze derivate dalla digestione dei cibi. Catabolica significa che ha la capacità di scindere in un modo sempre uguale le stesse molecole biochimiche e ne elimina delle altre e non sceglie alcune altre ma ne elimina in parte altre, quindi che non appartengono neanche al ciclo del catabolismo, ne sono indifferenti, quindi vuol dire che le riconosce come non utili per il suo fine, per il suo senso. Allora vuol dire che la cellula ha un programma che le dà un senso di esistere, è un'intelligenza che ha in sé la cellula. Tutto questo meccanismo dinamico è eretto da quella che si può vedere nella colonna del citoplasma (pag.2 dispensa) della visione esterna, periferica della cellula che è la membrana cellulare ( semipermeabile; controlla l'ingresso e l'uscita delle sostanze solubili ). Quindi già in periferia abbiamo un controllo, è presente l'intelligenza della cellula.

Altro elemento sempre nella periferia è lo ianoplasma ( matrice limpida viscosa; con particelle in continuo movimento).

Questo continuo movimento è una delle componenti di quella continua fibrillazione che si diceva prima della cellula, quel continuo emanare delle lunghezze d'onda ben precise che si rifanno ad un'oscillazione interna che identifica la cellula: un'oscillazione frequenziale specifica di quella cellula. Ecco quindi che abbiamo questa matrice, pianta contro pianta, da dove traspaiono appunto queste particelle e tra queste abbiamo questi organuli che sono ancora poco conosciuti nelle loro peculiarità. A livello di ricerca scientifica non si hanno ancora le idee molto chiare. Diciamo che nell'ambito degli organuli appartengono l'apparato del Golgi, il centrosoma, i mitocondri, il reticolo endoplasmico, i ribosomi, sono alcune delle strutture morfologiche che si trovano nell'infinito mondo della periferia della cellula. Ma ci sono anche organuli ancora più piccoli di dimensioni e ancora più specifici e sono ancora in parte un'interrogativo per la ricerca. Vediamo molto succintamente le funzioni di questi corpuscoli del citoplasma. Innanzitutto l'apparato di Golgi, un ricercatore italiano famoso scoperto in campo biologico varie strutture molecolari e intercellulari, dove vi è questa dinamica, nella dispensa è stata messa in risalto l'attività secretoria, ma di per sé è già un ciclo chiuso quello dell'apparato di Golgi, già di per sé regola parte dell'anabolismo oltre che far del catabolismo, ovverosia regola non solo una parte di eliminazione delle molecole biochimiche che non servono più o che addirittura non sono mai servite ma vi è la prima fase di discriminazione di quello che sarà poi l'anabolismo, cioè individuare, isolare, risucchiare quelle molecole biochimiche interessanti per la funzione che la cellula ha. E non solo, anche la capacità di incominciare a rompere i legami chimici di queste molecole per rendere delle strutture molecolari sempre più semplici fino a che arriveremo alla molecola totalmente autonoma, liberata dai legami con le atre molecole e quindi poter ricongiungere questa molecola in altre catene per poter ricostruire quindi degli altri elementi biochimici che possono servire non solo al mantenimento della cellula ma anche alla funzione che la cellula ha, al suo senso. Mi ripeterò spesso con questo concetto di senso e di orientamento che ha la cellula perché prendendo coscienza che la cellula non è un ciclo chiuso nel senso che si alimenta per vivere se stessa ed elimina gli elementi che la possono intossicare ma che invece la sua vita è in funzione di un senso che va oltre la sua vita, la visione di tutta la materia vivente cambia aspetto. Praticamente la cellula è solo la bambolina russa più piccola di tutte quelle scale di bamboline russe che ci portano fino al senso dell'essere umano per l'ultima bambolina russa più grande e che ha integrato in sé tutte le altre bamboline russe inferiori di dimensioni e di progetto in una visione filogenetica. Altro elemento fra gli organuli del citoplasma è il centrosoma. E' molto importante perché nel momento della mitosi, nell'atto separatorio il centrosoma ha un significato importante perché vediamo a livello fisico, materico la realizzazione di che cosa vuol dire avere senso, la visione di che cos'è una polarità. Il centrosoma quindi che ha in sé due centrioli, due agglomerati più densi di materia, si sposteranno questi due centrioli separando il centrosoma ai due estremi della cellula madre dove poi i cromosomi, vedremo bene quando faremo la mitosi, saranno in qualche modo attratti a uno dei due centrioli. Quindi dal centrosoma, da un'unità, nasce una dualità, due opposizioni che sono due polarità ben precise che saranno le due nuove polarità delle due nuove cellule che si formeranno dalla cellula madre che ormai non esisterà più. I mitocondri sono il cuore, hanno il segreto della vita perché sono i generatori di energia della cellula, sono la sua dimensione creativa. Nei mitocondri esiste la funzione della famosa catena respiratoria che non fa altro che formare nuova energia per non entrare nei meandri complicatissimi della biochimica, quello che interessa è proprio sapere che i mitocondri sono i centri dove nasce l'energia della cellula. Non confondiamoci pensando che questa energia nasca dal nulla, l'energia della cellula nasce comunque dalla scomposizione, dalla trasformazione di altre energie di quegli elementi fagocitati dalla cellula stessa. Quindi finisce, io vi invito a focalizzare questo concetto, per il granulo di molecole che sono state fagocitate dalla cellula, finisce il loro senso di esistenza, si trasformano, quell'identità granulo non esiste più, ma nulla di questa energia è persa, è solo finito un senso perché è arrivato a compimento per innestarsi in un nuovo senso ben più alto a livello evolutivo. Quindi è un passaggio molto importante per i mitocondri perché spesso e volentieri quel granulo non è composto da una struttura organica ma spesso è anche una struttura inorganica; quindi nel mitocondrio abbiamo l'incontro tra il mondo organico e il mondo inorganico, della chimica organica e quello della chimica inorganica.

E tutto per diventare una struttura vivente. Il disegno dell'energia della cellula è quello di trasmutare, una vera trasmutazione alchemica, dall'energia non vivente all'energia vivente. E questo quindi è il vero senso dell'esistenza della respirazione cellulare. I mitocondri si alterano nel momento che noi abbiamo una sofferenza della cellula: si riscontra quando vi è un'alterazione della catena respiratoria; un rallentamento della catena respiratoria spesso e volentieri si rispecchia a livello morfologico con un rigonfiamento dei mitocondri, rispecchia un eccesso di lavoro della cellula stessa, un rallentamento della catena respiratoria. Esempio, in una catena di bicicletta ad un certo punto ci sono dei denti che non si incastrano più e la catena salta, la bicicletta va a scatti. Questa situazione è la patologia della sofferenza della cellula, si saltano dei passaggi perché queste ruote dentate non si incastrano scioltamente, successivamente, in ogni cavità che queste strutture molecolari hanno tra di loro.

Il reticolo endoplasmico con i ribosomi, è importante perché c'è il segreto profondo del codice, del progetto della cellula. Quale codice? Il codice della sintesi proteica, ci dà una memoria, una memoria di un progetto.

La memoria appartiene al passato, il progetto appartiene al futuro, in verità, nel qui e ora, nel presente, abbiamo un'integrazione, nel reticolo endoplasmico abbiamo una integrazione del passato, della memoria di tutto quello che è venuto prima di noi, quello che arrivato a livello organico e inorganico sulla realtà del pianeta, nel cosmo, prima di questa cellula e questa memoria del tutto, dell'unità, mi porta la possibilità di andare oltre al presente. Il presente è la cellula, la cellula è la rappresentazione delle forme del qui e ora è quindi ha in sé tutto il passato, la memoria che dà l'orientamento per poter automantenersi biologicamente. Se non c'è memoria un sistema vivente non può automantenersi, se non so selezionare delle strutture biochimiche e invece eliminare delle altre che non servono alla mia economia, se non ho questa capacità eliminativa, la cellula soccomberà. Ha di per sé una memoria che mi conferma il mio esserci, la mia identità, la cellula ha la consapevolezza di identità ma mi porta a trascendere la mia stessa identità (l'intelligenza della natura è sapersi identificare e nello stesso tempo trascenderla, andare oltre), la cellula nel suo piccolo fa la stessa cosa, sta trascendendo se stessa tramite questo passato che mi riporta al suo futuro progetto che è continuità di questa sintesi.

Abbiamo una unipolarità centrosoma che diventa una bipolarità e da questa nascono due unità uguali ma separate. Dall'uno nasce il due e dal due nascono 10.000 esseri. Dall'uno dell'unità unipolare nascono due cellule che mi portano alla riproduzione di tutte le cellule che hanno lo stesso senso, che sono similari una all'altra. Non identiche, perché nascono identiche ma l'ambiente circostante le disidentifica.

Io sono una cellula che nasce dalla stessa cellula ma mi trovo più vicino alla parete di un vaso, dove passa il sangue, e mia sorella si trova più lontano dal sangue, la mia composizione di nutrimento dal sangue sarà diversa, quindi, l'ambiente in cui mi trovo sarà differente da quello di mia sorella che si trova più lontano.

Quindi nell'identico senso, perché siamo figlie della stessa mitosi, quindi abbiamo lo stesso significato a livello organico, biologico, abbiamo le stesse funzioni nell'economia dell'organismo intero, ma avremo comunque un'identità diversa, perché io sarò più ricco di cellule e lavorerò di più con certi elementi biochimici, mentre mia sorella sarà meno ricca e dovrà avere la capacità di sfruttare e discriminare delle sostanze biochimiche di cui io ho talmente tanta abbondanza che non mi servono altre sostanze biochimiche diverse. Quindi ho meno plasticità di adattamento, quindi, nell'apparente benessere, se non ho stimoli di adattamento, mi potrò trovare con maggiori difficoltà, perché non avrò imparato ad essere plastico (esempio: se ho situazione di poco attrito di ossigeno alle cellule - scarsa possibilità di sfruttare l'ossigeno). Non avrò imparato ad essere plastico, ad adattarmi, ad anabolizzare strutture diverse da quelle che da sempre ha imparato ad anabolizzare la mia sorellina, che ha avuto una vita più dura, essendo costretta ad imparare a discriminare e ad accettare di sfruttare diverse molecole biochimiche, nel momento di mio stress organico e in un momento di alterazione di tutto l'ambiente cellulare in cui si troverà, riuscirà a sopperire a questo stato di allarme.

Queste inclusioni inerti sono praticamente il segreto del nutrimento, è composto da globuli di grasso, da ammassi di proteine, granuli di glicogeno, sono il serbatoio da cui tutta la cellula, grazie all'apparato dei Golgi e ai mitocondri, la cellula sfrutterà per avere le energie necessarie di trasformazione, di automantenimento e di rispetto della funzione che la cellula ha nella sua riproduzione e nel suo significato fisiologico.

Il nucleo a sua volta, siamo nel centro della cellula, ha una membrana nucleare che allo stesso tempo la separa e la unisce al citoplasma.

La membrana cellulare e la membrana nucleare.

Abbiamo visto come ci sono delle funzioni ben precise, la funzione della separazione, una funzione necessaria alla vita per poter evolversi da un equilibrio instabile all'altro. Tant'è che si è deciso, nei centri di ricerca, di non parlare più del mito dell'equilibrio stabile, in cui un sistema vivente si troverebbe, dove tutte le funzioni riescono a funzionare stabilmente. È un concetto ormai assurdo.

Non può esistere, in un sistema vivente aperto, un equilibrio stabile, una omeostasi, pena la morte. In una vera e propria omeostasi, come se tutte le funzioni girassero su se stesse, quindi fanno un cerchio e si chiudono. Diventano inoperose per l'organismo, per l'organicità, per il tutto di quella realtà biologica. Quindi è come se si autonomizzassero l'un l'altra, quindi porterebbero, in questo caso, non a una separazione, che mi porta ad uno stato evolutivo, una nuova sintesi, ma mi porta ad uno smembramento, ad uno stato di parcellizzazione dell'organismo. Ogni funzione va per suo conto, come se tutto l'organismo fosse impazzito, come se avesse perso tutto il suo senso, il suo orientamento, quindi la morte.

Evitiamo la parola omeostasi, ma parliamo di omeodinamica, equilibrio instabile che si evolve. È una morte, però è una rinascita, quindi le funzioni non sono più in una visione ciclica, ma in visione spiraliforme e, guarda caso, per analogia, ci rimettiamo alla spirale del D.N.A.. La complementarietà nell'opposizione, negli opposti, non vuol dire conflitto, questo è un retaggio della nostra mentalità occidentale.

Nella visione dualistica della visione cinese, gli opposti sono necessari uno all'altro, io mi identifico, per esempio, in una funzione maschile se io accetto la mia parte femminile. Mi accetto come centralità di un progetto che si trova nel nucleo, se io riconosco che esiste la mia periferia, che è il citoplasma, che non è nient'altro che l'esplicazione della materia, della dimensione spazio-temporale del progetto segreto. E la periferia non può altro che esistere grazie al fatto che è depositaria del progetto contenuto nel nucleo, questa separazione è una unione, non è una schizofrenia.

La stessa cosa tra la membrana cellulare e l'ambiente esterno, è un sistema aperto, essendo un sistema vivente, come l'ambiente esterno alla cellula non è nient'altro che un sistema aperto. Questo significa che la cellula, grazie alla membrana cellulare, dà una disciplina al rapporto relazionale con l'ambiente esterno, ma la disciplina c'è se c'è una consapevolezza, se c'è una coscienza-cellula che mi porta a discriminare i vari momenti di un percorso di vita. Un percorso di automantenimento della cellula stessa, di vita biologica, ma anche un percorso di funzione che la cellula ha nel suo tessuto, nel suo ambiente.

La membrana cellulare semimpermeabile vuol dire che ha un potere discriminante secondo i percorsi, i momenti, i cicli fisiologici della cellula e i bisogni fisiologici del tessuto in cui si trova la cellula di cui fa parte integrante e l'ambiente circostante biologico necessita di momento in momento.

La membrana cellulare anche in periferia, cioè l'intelligenza della cellula è onnipresente, sa scandire in ogni momento, in ogni situazione, il necessario scindendolo dal superfluo, dal ciò che non serve, o da ciò che può essere dannoso in quel momento, come invece può essere utilissimo e vitale in un altro momento.

Queste separazioni sono dei punti di unione e non di conflitto e non di smembramento di un organico, ma di un coagulo di organico, un amalgamento di un organo di un organismo.

Il nucleoplasma = protoplasma specializzato del nucleo. Il protoplasma lo si può considerare come una sostanza fondamentale del nucleo stesso. Siamo nel nucleo ed ha struttura molto più elaborata del citoplasma, è una sostanza fondamentale come lo ialoplasma per il citoplasma. Si potrebbe dire che il citoplasma è la struttura morfologica spaziale dove c'è la periferia, dove in esso si trova, a livello più qualitativo, lo ialoplasma. Qualitativo perché, a sua volta, è la sostanza madre (matrice) che tiene, conserva, accudisce, tutti questi organuli. La stessa cosa è il protoplasma nel nucleo, nucleoplasma, questa sostanza fondamentale, questa matrice, è a un livello di specificazione totalmente superiore a quello che può essere soltanto la funzione protettiva, contenitiva, materna che è lo ialoplasma nel citoplasma. Qui siamo già comunque nella sostanza fondamentale del nucleoplasma ad un livello elaborativo molto in movimento non è solo un contenitore, è una sostanza fondamentale del nucleo, una sostanza che non è omogenea o addirittura amorfa ma molto attiva in una situazione di variabilità costante dato proprio dal suo rimaneggiamento del codice genetico al di là della meiosi ( momento della fecondazione) e al di là della mitosi (momento di riproduzione delle cellule da una cellula) .

Nel momento della fecondazione il protoplasma è rimaneggiato perché deve conservare questa massa di cromatina.

Perché questo nome? Perché è la parte del nucleo che si colora più facilmente con i metodi chimici di impregnazione, per poter identificare al microscopio le varie strutture intracellulari. Ha questa facilità ad essere colorata, al contrario del nucleo che è molto più anonimo, meno fantasioso. Questa capacità di identificarsi con dei colori intrusivi perché sono dati dall'uomo ricercatore e quindi non appartengono alla natura in sé, è importante perché ci dimostra la capacità di variabilità, sappiamo benissimo a livello di nostro inconscio come i colori, i colori della vita, cerchiamo di colorare la vita, modi di dire che sembrano banali ma in verità hanno un background interiore che collega a qualcosa di molto più universale la cromatina ci dà dei colori, delle identificazioni diverse, come ogni colore è diverso, ogni colore è una lunghezza d'onda di una luce diversa, differente una dall'altra. Quindi vuol dire che nella cromatina ci sono lunghezze d'onda differente una dall'altra.

Incominciamo ad avvicinarci a quella che è la multifattorialità, che è il deposito genetico di una cellula. Queste masse che si colorano sono ricche di acido desossiribonucleico, il famoso D.N.A.. Questa cromatina è la matrice che accoglie e genera quella struttura cellulare che è il cromosoma, che a sua volta conserva, in una visione protettiva e non generativa, tutti i geni.

La cromatina è questa matrice dove troviamo quel D.N.A., che però non è senza senso, non è un serbatoio disordinato, un magazzino disordinato, ma è quella struttura che è appannaggio di tutti, la struttura a doppia elica, spiraliforme e duale, cioè due spirali. Il D.N.A. è questa struttura molecolare di fili interminabili di aminoacidi (gli aminoacidi sono le strutture che compongono le proteine) che si ricombinano tra di loro in varie possibilità, rimanendo sempre gli stessi. Questo filo interminabile di D.N.A., un filo di circa 1000/1100 nucleociti compone il gene.

Il gene è il serbatoio, a livello organico, di quello che è una potenzialità funzionale (funzione archetipa). Ogni 1000/1100 c'è il filamento esatto con cui c'è una comunicazione, un'informazione, ecco la nuova parola, che è molto significativa, non solo per capire la struttura della cellula, ma per un discorso tra medico e paziente. L'informazione è la base del codice genetico, che è la rappresentazione, a livello organico, di una funzione archetipa.

Questa funzione la si può esprimere dicendo che è una informazione su qualcosa che non è ancora nato, ma che potrebbe diventare grande. Quindi abbiamo questi geni che sono delle possibilità di realizzazione, ma che sono ancora dentro in una memoria.

I geni sono dentro in una memoria e solo alcuni di questi potranno diventare atto, se questi geni appartengono al progetto di quella cellula, visto in una visione analogica. Quindi noi abbiamo il gene che comunica alla cellula la potenzialità di essere in un modo che può essere accettata o no a seconda di tanti elementi che in seguito vedremo.

La cromatina è l'involucro matrice in cui è inserito quel D.N.A. che è strutturato a tutti i livelli, è strutturato a livello spaziale, con strutture chimico-spaziali, avendo una forma ben precisa, a doppia elica, è strutturato a livello di informazione come depositario di informazioni infinite e per essere realizzata occorre il gene. Occorre che nel momento della separazione (mitosi) in due cellule, il gene si spacca in due, perché la spirale a doppia elica a sua volta si divide in due.

Dividendosi in due abbiamo una sequenza di tutti questi nucleotidi che compongono il gene, più di 1000/1100 nucleotidi, che rimangono solo a metà. Se si ricompone nella nuova cellula che si forma e quindi la riformazione di una nuova spirale a doppia elica del D.N.A., se si riforma un incastro tra quei nucleociti allo stesso livello, allora il gene si ricompone e abbiamo un genotipo, cioè la potenzialità di diventare, in conseguenza, un fatto reale di quella funzione di quel gene. Quindi la memoria di un passato che può entrare in un progetto futuro dell'economia di tutto l'organismo. La spirale, quindi la memoria del cosmo che è dentro di noi è completamente in divenire anch'essa, come dire che la spirale, questa doppia elica del D.N.A., può allungarsi sempre di più. È una coda di lucertola che continua ad allungarsi, allora vuol dire che se il gene è un'informazione emanata dalla cellula che si manifesta all'esterno diventa da genotipo fenotipo, quindi, in qualche modo, parte e quindi manifestata nell'ambiente, in cui la cellula si trova, a sua volta la realtà di quella cellula, si modifica cioè l'espressione genetica della cellula riesce a far cambiare l'ambiente che la circonda. L'ambiente che la circonda si modifica e quindi riproporrà nuove informazioni, nuove consapevolezze alla cellula stessa. Si parlava una volta quasi per scherzo del gene della cultura e adesso invece nelle ultime ricerche genetiche c'è una grande ipotesi dell'esistenza di questo gene della cultura. Ciò significa che la manifestazione dell'esserci nell'ambiente esterno mi modifica l'ambiente mi dà un'esperienza ben precisa che può essere collettiva ma anche individuale. Un'esperienza collettiva sarà espressa poi e plasmata da informazioni che mi riporteranno alla ricombinazione di nucleotidi che espleteranno questa esperienza della cultura, è un codice tramite lettere cioè gli aminoacidi, un linguaggio a memoria per sua definizione.

Abbiamo la possibilità di evolvere e sviluppare sempre di più il D.N.A., un'evoluzione, non solo della coscienza, ma l'evoluzione biologica del sistema vivente, delle forme viventi (filogenesi). Un'informazione che si costruisce e diventa sempre più complessa e si plasma grazie a un sistema di linguaggio fatto dalla memoria, fatto dalla tradizione che trascende la tradizione stessa. La visione Darwiniana dell'evoluzione è molto modificata in questa ottica, è qualche cosa che si arricchisce dal collettivo, dall'ambiente esterno ma che poi si modifica, si plasma continuamente nell'ambiente interno, nel D.N.A., non come correzione, ma come continua evoluzione nel senso di trasformazione, di ampliamento. Il cerchio che non si chiude mai, è un cerchio che, all'ultimo momento, è sempre aperto, si apre all'infinito. Nel cerchio sempre aperto, guarda caso, la struttura del D.N.A. è a spirale.

Domanda di un allievo: Si sta parlando di specializzazione o di opportunità infinite di evoluzioni?

Risposta: C'è sia l'una che l'altra cosa. Abbiamo una specializzazione delle varie funzioni. Tutte le informazioni di un'esperienza possono entrare e modificare quindi il D.N.A. stesso. Non è che nel D.N.A. si strutturi un gene della cultura in cui tutto quello che culturalmente in questa vita ho imparato lo memorizzo nelle mie cellule e magari lo passo a mio figlio, vi è visione di specializzazione ma nello stesso tempo di possibilità diverse. Io passo una forma mentis nel caso della cultura, vuoto totalmente di quelle che possono essere le informazioni precipue deterministiche e determinate della mia cultura personale, non potrei mai passare in blocco i miei sei anni di medicina a mio figlio, ma sicuramente può passare un meccanismo e comunque nelle mie cellule c'è un meccanismo tale che porta ad un comportamento secondo una certa visione che appartiene ad un tipo di cultura. La famosa frase: " Buon sangue non mente" in verità è questo, è un messaggio culturale nel senso più ampio del termine, quindi vuol dire anche educativo, sociale, storico in cui si vive, a Milano piuttosto che a Bogotà o a Nuova Delhi. Le informazioni che in una cultura da europeo io posso avere e quindi modificare il mio D.N.A. nel momento in cui vivo 5 anni a S. Paolo del Brasile; pur identificandomi sempre come figlio dell'Europa, ma sicuramente avrò delle informazioni che modificheranno il mio D.N.A. sviluppando questo D.N.A. Qualsiasi esperienza fa da discriminante per poter portare una trasformazione in aumento del codice del mio D.N.A. La ripetitività è molto importante: io sto 15 giorni a S. Paolo del Brasile, posso portare le mie impressioni, ma non ho consapevolezza, non c'è una mia parte brasiliana. Se io do una parte della mia vita, se vivo, se sono integrato in un terreno sociale, politico, storico, culturale ben preciso, assumerò un'esperienza, una consapevolezza ancora prima di una coscienza, una trasformazione nello psichico ma soprattutto nel biologico tale che quando ritornerò in Italia, quella mia parte brasiliana farà parte della mia personalità, del mio essere.

Ultimo componente del nucleo della cellula è il nucleolo. Ricco di acido ribonucleico R.N.A., con un meccanismo di trasmissione, di comunicazione, di scambio di informazioni, una funzione di per sé messaggera. Il nucleo ha una funzione ermetica, ovvero, sia questa funzione continua, di trasmutazione continua, di scambiare tutti i movimenti che accadono in questa grande massa, che è la cromatina, vedremo nella meiosi, produzione di queste cellule, riusciremo a vedere come l'R.N.A. sia molto importante nel trasmettere, nel separare nel ricombinare i cromosomi tra di loro, i gruppi interni di geni, quello che è chiamato crossing cool (cosiddette malattie genetiche).

mitosi

Tutte le cellule si formano dalla divisione di cellule preesistenti. Nella mitosi si produce una esatta divisione qualitativa del nucleo e una meno esatta divisione quantitativa del citoplasma.

Il nucleo = il centro il citoplasma = la periferia. Abbiamo visto come, grazie a certe strutture della periferia citoplasmatica, vedi centrosoma, reticolo endoplasmatico e mitocondri, abbiamo la possibilità della sopravvivenza ancora prima delle funzioni del programma che ha questa cellula.

Sopravvivenza biologica proprio della cellula e quindi anche del nucleo, vuol dire che questi organi vitali sono, non nel centro, ma in periferia.

Anche la membrana cellulare e quella citoplasmatica, dunque l'estremo della periferia, è informata del progetto della cellula.

Di conseguenza, è un tutt'uno, tutta la cellula, centro e periferia, è un tutt'uno, vanno all'unisono, il centro non esisterebbe se non esistesse la periferia.

C'è un messaggio che fa da tramite dentro la cellula stessa. Cioè, la cellula stessa è un tramite del messaggio e si esplicita all'esterno e mi sta raccontando qualcosa dentro, un manifesto ben nascosto e questo nascosto è il codice genetico, è la memoria dell'universo che è dentro la cellula, quindi essa è un simbolo.

Il simbolo è quella forma di un manifesto che mi porta verso qualcosa che è nascosto. Se uno sorride ad un'altra persona c'è qualcosa di più nascosto, c'è un'intesa, perché è gratificante, è disarmante chi ci sorride, perché è un simbolo manifesto di qualcosa che ci sta sotto.



Il messaggio antico filogenetico, come un branco di lupi e di iene digrignano i denti fra di loro come un segno della appartenenza allo stesso branco.

Il manifesto ci propone qualcosa di nascosto, un contenuto nascosto, il citoplasma ci manifesta qualcosa di nascosto che è il progetto. Le cellule tra di loro comunicano con il citoplasma e nella fattispecie con la membrana cellulare manifestano tra di loro un qualcosa di nascosto che li accomuna molto.

Nasce così il concetto di tessuto. Il tessuto è una amalgama, un'intesa di risonanza, di convibrazione fra di loro, di cellule che hanno lo stesso patrimonio genetico ma che hanno in sé sviluppato dei geni con delle funzioni specifiche ben precise.

Questo è un tessuto perché il senso di fine di biocellula e pluricellula è lo stesso, abbiamo le identiche funzioni, sono in convibrazione e in comunione tra di loro a livello chimico, sostanze identiche che dimostrano che la funzione è la stessa. I miei geni e i geni di un'altra persona corrispondono, vuol dire che stiamo cooperando verso un identico percorso, un'identica funzione.

Nella fisica contemporanea il concetto importante, coerente, è che ci porta a vedere come, al di là del biologico, ogni sistema fisico, per il fatto che esiste, è in coerenza con altri sistemi apparentemente diversi nel tempo e nello spazio, che sono in coerenza verso lo stesso sé, vi è un senso finale che raccoglie la coerenza di tutti gli altri sensi. Un senso finale nell'universo dove tutto è riportato, da tutto deriva.

Questo vuol dire una modificazione dello stesso senso e la stessa cosa è a livello cellulare nel momento in cui, tornando al neutrone, io ho una visione qualitativa. Vuol dire che sono arrivato ad un momento di consapevolezza di una certa coerenza funzionale, per cui è giunto il momento della mia morte come cellula ma di una rinascita sotto due cellule differenti.

Ecco che ho una divisione qualitativa delle due cellule, non solo non è perso sotto il bagaglio del codice genetico, ma, addirittura, è raddoppiato. La ricchezza delle due cellule figlie è raddoppiata. Non c'è perdita di gene, ma c'è ulteriore informazione, che è l'informazione.

I vari procedimenti di mitosi sono:

1° momento: INTERFASE dove la cellula accresce, si concentra, si contrae, si rannicchia (atleta che fa il salto, fa una marcia indietro, la rincorsa) dando la sensazione di accrescere.

2° momento: abbiamo la possibilità di raddoppiare il contenuto, la replicazione del codice genetico: entra in gioco il concetto di polarità, importantissimo nella nostra visione analogica. La seconda cellula prima di esistere deve avere un orientamento, una forza che la conduca verso un certo progetto, ecco che il centrosoma si divide, e i due centrioli si mettono ai poli opposti, la grande legge dell'universo (polarità elettriche, yin e yang).

Due polarità come ad una visione dualistica della realtà, due forze che nel contrapporsi si uniscono, prendono coscienza l'una dell'altra, proprio della loro dualità. Vi è sempre un'entità fisica che fa da condizionatore, nel senso di risucchiante verso se stesso, cioè l'attrattore, di tutto il sistema operativo che si sta evolvendo.

I due centrioli sono gli attrattori di questa separazione, quindi il patrimonio genetico raddoppiandosi si deve dividere si e dualizzare e dev'essere attratto verso un polo o verso l'altro.

I due poli, i due centrioli, condizionano, risucchiando, tutto il sistema genetico, infatti la cromatina appare come un groviglio di cromosomi. È una nascita, un travaglio, è un momento di separazione per essere qualcosa di più.

È una mitosi: un'esperienza, una consapevolezza nuova che ci rende instabili verso la sicurezza precedente, da una parte siamo felici, dall'altra abbiamo paura, lasciamo qualcosa di certo, di stabile, davanti a qualcosa di nuovo, di misterioso, questo travaglio è una vera mitosi, spesso lo diciamo " mi sento diviso, mi sento separato in me, non ho le idee chiare, mi sento un prima su un polo e poi su un altro polo" questo è il momento cellulare della profase prima e della profase seconda.

Nella profase II sottili raggi formano un fuso su cui si allineano i cromosomi, il nucleolo e la membrana nucleare scompare, la cellula madre scompare, la membrana nucleare scompare, non esiste più la cellula madre, tutto è convogliato, tramite questo fuso, che riorganizza le idee perché finalmente il patrimonio genetico ha recuperato un ordine un orientamento o a un polo o all'altro.

Metafase: i cromosomi si stipano lungo l'equatore della cellula, i cromosomi si sono informati di dove andranno a finire grazie proprio a questo reticolo di fusi che vanno verso due poli e allora avremo il riordino a livello centrale della ex cellula madre di tutti i cromosomi di tutto il patrimonio genetico.

Anafase I: ogni cromosoma si scinde longitudinalmente in due cromatidi che quindi si separano, è la catena del D.N.A. che si divide in due spirali. Abbiamo la possibilità delle modificazioni dei geni, quindi della sequenza, modificazione data da un travolgimento spaziale, una leggera unificazione mi dà informazione differente che poi mi porterà a questa separazione finale di queste due nuove cellule dove ci sarà un'identica asse replicale della cellula madre ma con una ricombinazione che può essere la differenza quindi similare ma non identica all'altra.


(domanda fra i presenti)...

Come mai la cellula figlia non è l'esatta copia della cellula madre?

Risposta:

Non è l'esatta copia per il semplice motivo che l'abbiamo visto proprio in questa frase: qualitativa del nucleo ma non esatta divisione quantitativa del citoplasma. La divisione del citoplasma mi porta ad una personalizzazione, fa la differenza perché ha un senso in entrambi i casi, è tutta materia organica che appartiene ad una intelligenza e quindi avrà un fine per il fatto di chiudersi in sé in un modo, il citoplasma, e di chiudersi nell'altro modo l'altro citoplasma. Questo dimostra un'informazione diversa tra le due cellule nel momento della separazione delle due eliche abbiamo la possibilità di modificazione dei geni, della sequenza dei nucleotidi. Modificazione data da uno stravolgimento spaziale, quindi una leggera modificazione mi dà un'informazione differente che poi mi porterà ad una separazione finale delle due nuove cellule dove ci sarà un'identica parte ereditaria della cellula madre ma con una ricombinazione che può essere già differente, quindi similare ma non identica. Non c'è una mitosi programmata nel tempo, c'è una mitosi a seconda della necessità: se c'è una situazione di stress o ti servono in quel tessuto più cellule, più devo secernere per esempio un ormone per una situazione particolare, in quell'ambiente aumenteranno le mitosi di cellule specifiche per la composizione di un certo ormone per queste cellule; oppure c'è certamente un limite dato dalla vecchiaia stessa della cellula che varia a seconda della funzione che la cellula ha.


Intervento del dott. Vittorio Caprioglio


Abbiamo visto, partendo dall'unità biologica fondamentale: la cellula, come incominciamo a frammentarci, a replicarci. Pensiamo che noi umani siamo costituiti circa da ottanta bilioni di cellule e che comunque c'è qualcosa dentro di noi che tira le fila di tutto ciò, sembra incredibile. Non esiste computer immaginabile capace di far funzionare simultaneamente un numero così impressionante di unità cellulari. Questo ci può far comprendere in maniera abbastanza immediata come l'idea di un'intelligenza centrale totipotente, che è in regia, sia al comando di un processo così complesso per un verso, così semplice per un altro, una sorta di intelligenza originaria che ci consente di intuire l'idea di unità, noi nasciamo e moriamo cellularmente parlando in continuazione, nell'arco di 4 o 5 mesi noi ci rifacciamo quasi completamente più o meno sempre uguali, ma c'è sempre una sorta di perno centrale attorno a cui tutto quanto gira. Da qui si può comprendere la visione unitaria e quindi la necessità sì di vedere come via via la cellula, le funzioni organiche, il corpo, la lotta con l'ambiente, le interazioni che ci caratterizzano portino ad allargare le nostre relazioni col mondo, ma ci sia sempre una sorta di asse portante da cui nasciamo e a cui sempre facciamo riferimento. Si può da qui incominciare a leggere i processi su una sorta di doppio binario, di elemento unico che non ha separazione fra mente e corpo, fra psiche e materia. E' importante perché questa visione sarà quella che ci accompagnerà per tutto il percorso di studio, l'unico modo a nostro avviso di concepire il rapporto uomo-natura.

Dall'anafase I e II: questa polarizzazione dei cromatidi verso le due parti prima della strozzatura della cellula madre, ormai disindentificata come cellula madre, il citoplasma si strozza, i cromosomi si ammucchiano, si aggrovigliano tutti fino a sparire. Allora abbiamo uno strozzamento della cellula madre e questo aggrovigliamento dei cromatidi a livello dei due nuovi citoplasmi che incominciano a formarsi.

I cromatidi si radunano e sono involucrati dentro i nuovi cromosomi della cellula figlia e cominciano a sparire, non in modo effettivo, forse all'occhio del microscopista, ma, in realtà, si trasformano in una struttura a livello sottile che è l'acido desossiribonucleico che è il protonucleo.

Abbiamo una telofase II ( telos = finale, telofase vuol dire fase finale) la strozzatura si ingrandisce fino a che c'è una vera e propria separazione. Questo è un momento importante perché compaiono sia la membrana nucleare che la membrana vera e propria plasmatica nuova, quindi una ristrutturazione diversa della vecchia membrana. È come se perdesse vita perdendo tutte le funzioni di permeabilità, di concezione delle varie sostanze da intromettere e da estromettere dalla membrana della cellula madre. Ed è totalmente ristrutturata la membrana cellulare con nuove strutture biochimiche delle due nuove membrane cellulari. La morfologia rimane della vecchia membrana cellulare della cellula madre pero c'è un rifacimento interno, compaiono i nucleoli e quando le cellule si separano la superficie cellulare in preda ad attività ribolle in apparenza sembra che si frantumi ma in realtà è un momento in cui c'è ristrutturazione del nucleo vero e proprio.

In queste cellule vi è tutto il materiale che deve rientrare in una nuova struttura che sono i due nuovi nuclei e c'è tutta questa informazione data dai geni nuovi. Una nuova combinazione di geni che dovrebbero in qualche modo formare il nucleo vero e proprio (primo compito).

Il citoplasma delle due nuove cellule è in qualche modo una ristrutturazione del vecchio schema, della vecchia membrana della cellula madre; invece i due nuclei sono totalmente ex-novo, fabbricati dalle prime informazioni di un'informazione genetica del patrimonio genetico delle due nuove cellule formate ex adulto dalle due nuove cellule, è il primo compito di costruzione di un qualcosa che le due nuove cellule hanno. Dal punto di vista metaforico la cellula è un essere, per identificarsi come tale ha bisogno di centrarsi e quindi si costruisce il suo nucleo ed è identificata come cellula ormai a sé stante proprio nel momento in cui ha il nucleo a questo punto avviene la separazione.

La separazione delle due cellule dalla madre, la madre non esiste più, però è dentro nelle due cellule nuove e vive. È morto l'Io della cellula madre, non esiste più a livello storico- biologico quel tessuto a cui apparteneva quella cellula non esiste più ma esiste il sé della cellula stessa, la funzione cellula di quella cellula, tutte le sue funzioni vitali.

Questo agglomerato di varie funzioni formano il Sé della cellula, che non ha niente a che vedere con i confini materiali della cellula che sono l'Io.

L'Io è scomparso, la cellula non esiste più, il momento storico è finito, ma il suo sé rimane, il suo compito rimane dentro le due cellule. Vi è come una memoria, la memoria genetica, la memoria di tutto il passato, della prima forma vivente fino al momento della mitosi.

Abbiamo il Sé della prima cellula primordiale totipotente che ha dato inizio alla materia vivente e registrata a livello di un Sé nell'ultima generazione.

Abbiamo una nuova storia cronologica, cronobiologica di queste due nuove cellule, è una nuova storia, dunque Io autonomi e separati. L'individuazione è grazie alla formazione del nucleo, di una centratura, è l'individuazione di tutte le funzioni che quella cellula ha, quindi il Sé di quella cellula.

Il fenomeno della fecondazione è come momento di passaggio - citologia momento di passaggio dell'embriologia, il fenomeno della fecondazione, cioè il fenomeno della formazione di una nuova forma.

Lo spermatozoo maschile penetra nell'uovo secondo il proprio polare, nella cellula uovo vi sono anche qui due polarità. Il dualismo dell'uovo femminile all'atto del concepimento si riduce ad un monismo. Questo implica un discorso molto ampio che ha sempre portato una situazione di disagio da parte del pubblico maschile. Vediamo già a livello prettamente biologico la modalità diversa che c'è tra un archetipo femminile e un archetipo maschile.

Nel pensiero cinese c'è lo Yin e lo Yang, tutto ciò che è in attivo, tutto ciò che è estroflesso appartiene allo Yang, quindi è un archetipo al principio maschile, tutto ciò che è introverso, passivo, appartiene al principio femminile Yin. Parlando a questi livelli di principi bisogna esulare dalla propria appartenenza sessuale ad un sesso o all'altro, l'importante è percepire le funzioni Yin e Yang, principio femminile e principio maschile. Principi che comunque per il fatto stesso che esistiamo abbiamo co-presenti nel nostro sé al di là della forma esterna appartenente ad un sesso o ad un altro. Il fatto che vi sia un dualismo di potenzialità per una fecondazione in un uovo femminile, ci sono più chiare due possibilità per essere fecondati nell'uovo femminile con due globuli polari che hanno una capacità energetica vuol dire che c'è la rappresentazione, parlando a livello analogico, del tutto dentro l'uovo femminile.

Perché se la realtà è portata avanti da una situazione di inpermanenza, e leggendola secondo una certa tradizione non vuol dire qualcosa di effimero, di negativo, di banale ma per qualcosa che è in divenire continuo, che è su un percorso che è orientato verso un certo senso. Allora la metafora in un uovo femminile di due profughi significa che mi rappresenta il dualismo della realtà del corpo intero. Il dualismo è la matrice del manifesto, il manifesto per il fatto stesso che si deve manifestare nelle forme, vuol dire che deve fare un percorso, iniziare una trasformazione e quindi un divenire che è dato proprio da una dialettica continua tra due polarità.

Se io ho presente due polarità vuol dire che ho presente tutto il manifesto e se in una cellula uovo che mi rappresenta la potenzialità di tutto il mondo, la cellula uovo è la cellula totipotente per eccellenza, vuol dire che io ho nel mio sé la totalità del cosmo.

La cellula uovo è anche la totalità delle funzioni che dovrebbero diventare una situazione permanente se supero il dualismo; e il segreto della vita è cercare di arrivare ad una unità interiore come specchio di un'unità esterna. Quindi arrivare ad una individuazione interiore del sé che vuol dire di essere in una situazione di permanenza di unità come superamento del dualismo, dell'inpermanenza.

E' il momento in cui il fenomeno della vita è il movimento, andare verso un'unità, a trovare la propria individuazione che può essere ad ogni livello; a livello umano è altamente consapevole, ma ad ogni livello c'è una coscienza diversa a cui accedere. Quindi vi sarà una "coscienza coniglio" nel coniglio e quindi anche una "consapevolezza coniglio" che non centra niente con l'autocoscienza tipicamente dell'essere umano. E quindi la permanenza, l'unità dell'essere "coscienza coniglio" è il fatto di riuscire a far crescere una vita che sia la forma della "coscienza coniglio". Nel momento in cui c'è l'unione dei due opposti, nel momento in cui lo spermatozoo penetra e feconda l'uovo femminile c'è l'atto simbolico e nuziale, a biologico, di questa concretizzazione del matrimonio dello Yin e dello Yang, tra il principio maschile e quello femminile. Quindi un dualismo che diviene un'unità a livello prettamente biologico, arcaico, nel momento della fecondazione.

E poi, da trasformazione in trasformazione, di evoluzione in evoluzione, mi porterà alla "forma coniglio" nel coniglio; all "forma uomo" nell'uomo e così via. E a sua volta prodotto questo nuovo essere a livello biologico, incomincerà un ulteriore inpermanenza, ciò che prima era permanenza, cioè l'unità dei due opposti, lo spermatozoo e l'uovo che si incontrano, che formano un'unità, il nuovo prodotto del concepimento, in quel momento, è un momento di permanenza, una sintesi delle polarità opposte, ma, nel momento in cui incomincia il processo ortogenetico, cioè il processo embriologico, cioè la formazione del corpo, passiamo continuamente da un punto all'altro, da una trasformazione all'altra, per procedere nello sviluppo di questa dimensione biologica e non solo biologica ma anche psichica; sappiamo benissimo quanto sia importante la vita psichica intra-uterina.

Arrivare a un punto di unificazione tra due opposti, a quel punto inizia un nuovo percorso, di un nuovo stadio evolutivo, che ci porta ad un nuovo dualismo, per integrarci ad una altro valore di unità. Ciò che è la metà finale di una permanenza, di una situazione di unità, diventa a sua volta stimolo per andare ad un ulteriore dualismo, di un ulteriore superamento dello stesso e ritornare ad una unità. Questo è un processo evolutivo a livello ortogenetico biologico, a livello filogenetico di specie e a livello di percorso di individuazione ( per dirlo alla Jung), di consapevolezza ( per dirlo in maniera cara alla New Age) che l'essere umano porta avanti. Quindi simultaneamente dal punto di vista prettamente batterico biologico ad un punto di vista anche altamente spirituale.


Domanda fra i presenti. Quando nasce una nuova unità è uguale agli opposti?


No, no, no. Si creerà un'altra volta il dualismo, una nuova unità che sarà simile. Non è una situazione di appartenenza dei due opposti, cioè 1+1 non fa due, ma qualcosa di più, è l'integrazione fra le due polarità, quello che abbiamo già visto nella mitosi, cioè la separazione della doppia elica del D.N.A fa in modo che si integrino poi le due spirali opposte che formano una nuova elica. E qui è la stessa cosa: si dividono le eliche e si riproducono le due parti integrandosi, una metà maschile con una metà femminile.

La polarità nasce nel momento in cui la mia individuazione, composta da tutte le ereditarietà che ho avuto dalle due parti genitoriali, quando io mi pongo in relazione con un'altra controparte simile a me. Allora la mia polarità diventa una polarità " + -" " Yin Yang" che è in riferimento a quell'altra parte con cui io divento una polarità e la controparte diventa l'altra polarità che a loro volta si integreranno in un terzo elemento, e questo succede a livello biologico nel momento della fecondazione ma anche in qualsiasi parte interiore in dialettica con noi stessi. Noi ci riconosciamo magari in una certa situazione una dimensione più razionale, e noi affrontiamo un certo ostacolo con la nostra lucidità, con la nostra razionalità. Siamo in quel momento una polarità " yang" tanto per intenderci, però c'è anche la nostra parte emotiva, irrazionale che viene sempre più a galla e quindi forte, complementare come la controparte, come due ruote dentate che si dovrebbero incastrare una con l'altra. Ed è una polarità forte ed attrattrice quanto quella razionale. Ho una parte di me che affronterebbe il problema in modo totalmente emotivo, emozionale, totalmente irrazionale nel senso positivo del termine, la mia dimensione "yin". Se io riesco a trovare la capacità di amalgamare le due ruote dentate io ho l'integrazione del tutto, della mia parte Yang e di quella Yin e quindi sarò una terza cosa nel momento risolutivo di affrontare quel problema che non è né razionale né emotivo ma un qualcosa di più forte che è l'armonia di tutto me stesso, la mia consapevolezza. Sono presente a quella situazione nella mia totalità, non sono "1+1 = a 2 " ma qualcosa di più. La psicosomatica non è psiche + soma ma qualcosa di più; e la fisica ci viene in aiuto anche questa volta dicendo che la massa di una particella subatomica che incontra la massa di un'altra particella subatomica, se misuriamo quantitativamente le due masse dovrebbero essere la sommatoria delle due, invece è un qualcosa di più, una forza maggiore, una consapevolezza fisica, di coscienza maggiore. La polarità scaturisce da un'unità, siamo relativi diventiamo una polarità davanti ad un'altra realtà, ad un'altra unità.

Durante la mitosi della cellula uomo prima c'è una separazione detta riduzionale, la separazione di 46 cromosomi in 23 e poi l'unione delle due parti e il ritorno a 46 cromosomi se va tutto bene, altrimenti subentrano le malattie genetiche. 1+1 non è mai due ma qualcosa di più. Il cerchio aperto che forma la famosa spirale. Il contadino che ogni anno in settembre semina il suo campo e fa il suo gesto ogni anno allo stesso modo, non è mai la stessa cosa perché la sua "coscienza contadino" è più ricca di anno in anno e la "coscienza campo" di anno in anno è più ricca. Di conseguenza il seme sarà fecondato ogni anno nella terra con una consapevolezza differente e quindi anche il frutto avrà una consapevolezza differente. Non possiamo mai fare identicamente la stessa cosa. L'operaio dell'Alfa Romeo che è nella catena di montaggio e fa ripetitivamente lo stesso gesto per anni al punto che ha un rifiuto somatizzato con depressioni, forme addirittura schizofreniche o crisi relazionale, che esplode in qualcosa, con un'involuzione di coscienza, comunque in ogni caso, ogni volta che compie lo stesso gesto non è mai lo stesso gesto. E' qualcosa che in questo caso è negativo ma non lo fa mai essere nella stessa posizione dell'atto precedente.


Domanda fra i presenti: ma allora la famosa clonazione di cui tanto si parla, è possibile?


Risposta: Questo è da vedere. Questo è un grosso problema non solo dal punto di vista etico. E' un interrogativo del tutto nuovo. Sicuramente a livello non di manipolazione umana, è un concetto inesistente in natura. Ora sicuramente questo problema sfocerà in una visione dell'antropologia totalmente differente.


sunti di lunghi discorsi


Se fegato è la forma simbolica dell'archetipo dell'aggressività, se il cuore è l'espressione simbolica a livello di linguaggio dell'archetipo della centralità della nostra creatività, dell'affettività, se diamo una visione olistica abbiamo comunque la memoria di tutte le nostre esperienze in qualsiasi parte di noi stessi. Qualsiasi espressione nelle forme simboliche di un archetipo, ha in sé racchiuso anche le altre forme degli altri archetipi, delle altre funzioni archetipali. È come dire che il cuore ha in sé stesso non solo la sua funzione archetipale, ma comunque c'è il vissuto, la memoria di tutte le altre funzioni. Quindi ogni organo ha un sé, non esiste solo il sé personologico, ma ogni sua parte è un sé, anche la cellula abbiamo visto ha un sé. Allora si spiega benissimo come la donna che aveva avuto il trapianto di cuore ricevuto da un uomo attratto dalle donne con un seno grosso, si sia trovata dopo tempo ad avere problemi con donne con il seno robusto, ad essere inspiegabilmente attratta, anche se eterosessuale, felicemente sposata con figli, se sessualmente felice col marito, ad essere attratta dalle donne con un bel seno. Il cuore dell'uomo donatore aveva la registrazione in sé di tutto il suo Sé. Per chi ha una visione carmica della vita, per chi crede nella ruota delle rinascite, sicuramente si opporrà decisamente alla propria donazione degli organi perché vuol dire innanzitutto avere il dubbio che veramente ci sia una morte effettiva nel momento in cui c'è il trapianto, che ci sia una morte totale, definitiva e soprattutto il fatto che il mio organo appartiene al mio senso e quindi è un'espressione nelle forme di un percorso che appartiene solo alla mia catena di rinascite e di morti. Al di là del momento di gioia nel donare un organo, al di là di questo momento emozionale più che giustificato, c'è un discorso che si perde nelle radici di noi stessi, del nostro sé, e da queste banali osservazioni cellulari si possono ripercorrere sentieri per entrare in quella "forma mentis" con quelle riflessioni che ci possono rendere forti nel rapporto professionale tra cliente o paziente.

Tutto quello che abbiamo detto serve per far capire come si riproduce la cellularità dalla cellula uovo fecondata. E' una moltiplicazione geometrica. Finchè ci sono queste cellule totipotenti, a nucleo spesso, con una grande attività cromosomica, che portano ad uno sviluppo in poche ore di una formazione ben precisa che è la nuova futura vita derivata dall'unione del principio maschile e quello femminile.

Che cos'è l'embriologia? E' la rappresentazione descrittiva dell'ontogenesi. Che cos'è l'ontogenesi? E' il ripercorrere in un individuo della filogenesi. Vi dico ciò perché prima ancora di capire cos'è l'ontogenesi bisogna spendere due parole sulla filogenesi.

Che cos'è la filogenesi? Non è nient'altro che il percorso evolutivo della materia vivente partendo dalle prime strutture di vita acquatica fino ad arrivare ad oggi., all'essere umano. L'anello finale sino ad oggi, è una catena comunque aperta, è l'essere umano. Cosa c'è di significativo nella filogenesi? L'evoluzione non vuol dire l'annullare ciò che è stato prima, solo un gradino superiore a ciò che è stato prima, ma appartenere a tutti i mondi viventi che ci sono stati prima del mio livello filogenetico. Allora se noi esseri umani siamo gli ultimi vuol dire che abbiamo in noi tutti gli altri livelli filogenetici, tutte le coscienze delle altre forme viventi. E' come vedere il concetto di sé come armonizzazione e co-presenza di tutte le funzioni, di tutti i modi di essere dell'universo, di tutti gli archetipi quindi, non solo in una chiave simultanea del sé, ma anche una chiave temporale, non solo orizzontale ma anche verticale cioè evolutiva. Quindi noi abbiamo la simultaneità, una specie di eterno presente in noi di tutte le forme esistenti e passate, nel qui ed ora, grazie proprio ad una temporalità, un eterno presente in una temporalità, quindi tramite dei passaggi finiti, il tempo ci dà dei passaggi finiti, determinati riusciamo ad avere la totalità di tutte le coscienze. Quindi noi viviamo tutto il passato, ecco la memoria, in una situazione di totalità nel presente, nel qui ed ora. E quindi noi abbiamo le nostre parti di "coscienza cavallo", "coscienza quercia", "coscienza ferro" ect.


Domanda fra i presenti: Questo per quanto riguarda solo il discorso cellulare?


Risposta: Cellulare e umano. IL codice genetico di ogni cellula contiene tutto. E' un rapporto tra microcosmo e macrocosmo che troviamo appunto in ogni cellula, non solo nella totalità dell'essere umano.

La cellula totipotente, ancora primitiva, arcaica, non differenziata in una funzione ben precisa genererà con numerose mitosi tutto un ceppo di cellule che poi si differenzieranno sempre di più, ha in sé tutto il codice genetico di tutte le forme viventi che l'hanno preceduta, è questa è la filogenesi, è la nostra memoria.

La filogenesi ci spiega l'ontogenesi. L'ontogenesi è lo sviluppo di ogni singolo essere e quindi entra ancora nel discorso della filogenesi. Identificato il livello filogenetico, cioè la specie vivente a cui appartiene l'essere avrò tutta la sua evoluzione nelle sue cellule e tutte le parti che appartengono alle specie precedenti. L'ontogenesi è il percorso individuale di ciascun individuo nel suo sviluppo embriologico di tutte le forme precedenti e quindi di tutta la sua filogenesi. Quindi l'ontogenesi rispecchia la filogenesi.

L'uomo ha la memoria di tutte le forme viventi antecedenti fino alla sua specie.

Ogni tanto nella storia filogenetica ci sono dei momenti di biforcazione, dato da una storia del pianeta, di ambiente; c'è stato un momento di possibilità di biforcazione genetica e filogenetica tra le forme rettili e le forme mammifere. Lo sviluppo della coscienza, nel senso di auto-coscienza, poteva essere portato avanti, nel momento di quella biforcazione, dalla filogenesi del rettile, non del mammifero. La serie televisiva dei " Visitors" nasce da una ipotesi filogenetica che poteva essere benissimo possibile, era un futuro possibile, che l'evoluzione coscienziale, spirituale di conseguenza, fosse portata avanti da forme filogenetiche differenti fino ad arrivare ad un equivalente dell'essere umano ma con caratteristiche rettiliformi. Quindi dato che noi abbiamo in sé il cervello rettile ci conferma di questo momento, è un ricordo di una biforcazione che la materia vivente ha vissuto. Rettile o mammifero? Dove continua l'evoluzione? E il programma ha scelto che per le condizioni cosmiche e telluriche del nostro pianeta era più adeguato che la scommessa dell'evoluzione sarebbe stata più vincente seguendo la forma mammifero e non la forma rettile. La natura ha fatto in modo che si scegliesse la forma mammifero.




Domanda fra i presenti: Quindi è proprio sta una scelta non è l'evoluzione del meglio delle due specie?


Risposta: No! Le caratteristiche delle due specie sono arrivate come memoria, come tutte le altre forme viventi sono nella nostra memoria, si sono incasellate e sono rimaste ferme nella nostra memoria filogenetica.


L'embriologia quindi è la scienza che studia le varie tappe attraverso le quali si costituisce un organismo superiore. Tale studio comprende la descrizione dei processi morfogenetici e l'analisi delle cause che li determinano. E' una strada questa molto empirica però la possiamo leggere tra le righe come vogliamo noi, non per manipolare la realtà ma perché se noi vogliamo solo vedere la scienza nella cultura, nel suo ambito più lato, solo in chiave razionale, vediamo che è una trama con maglie molto larghe. E tra queste maglie escono cose che assolutamente non appartengono alla razionalità e che tradiscono la cultura razionalista stessa. Tipico esempio è la storia delle particelle subatomiche che guarda caso i " fisiconi" razionalisti e matematici hanno cominciato a battezzare non più con sigle numeriche ma come "particella arrabbiata" , "particella malinconica", "particella solare", etc. cioè hanno dovuto cedere alla visione emotiva delle particelle subatomiche, cioè ad un comportamento tutt'altro che razionale di queste particelle. E sono stati costretti, nonostante che la giustificazione dell'esistenza di ogni particella subatomica sia decretata da forme matematiche ben precise, però sta di fatto che hanno dovuto inquadrare la definizione in definizioni a-scientifiche precedenti. Il razionalismo quindi, e qualsiasi definizione in campo razionale, può essere sempre visto nel senso oggettivo del termine, non manipolato, sempre come un qualcosa che sta sotto all'affermazione razionale. L'embriologia è la scienza che studia le varie tappe quindi attraverso le quali si costituisce un organismo superiore, con un verticalismo delle tappe, della filogenesi, a tutte le forme viventi precedenti. Tale studio comprende la descrizione dei processi morfogenetici, cioè della genesi delle forme, e l'analisi delle cause che li determinano. Siamo nella dimensione di causa-effetto.

E' interessante questo discorso perché ci dimostra come nella scienza ufficiale si veda un percorso lineare che va da un qui a un là che ancora non si conosce, perché da una causa mi porta ad effetto, un qualcosa totalmente nuovo. Invece, in verità, se abbiamo un programma, come ce lo dimostra la scienza stessa, vuol dire che se ad esempio voglio andare da piazza Duomo a piazza della Scala la via più breve è passare dalla Galleria. Quindi so già che andrò per la Galleria e mi troverò in piazza della Scala, perché il mio programma è questo. Quindi la piazza della Scala che cosa mi sta presentando? Mi sta presentando quell'attrattore di cui parlavo in precedenza. Le mie forze, la mia volontà, il mio spirito, i miei muscoli, tutto me stesso sono indirizzati verso piazza della Scala, passando per la Galleria. Avendo la volontà di essere attratto verso piazza della Scala, saprò già che passerò per la Galleria, e anzi decido di passare per la Galleria perché è la via più breve. Ho quindi una visione simultanea della realtà, per me il percorso che sto facendo passando per la Galleria, in verità è la Scala, cioè è il medium per farmi arrivare alla Scala, è un medium che si rifà alla condizione mia fisica di dimensione intra-temporale in cui mi trovo in questo pianeta ma il mio atto volitivo è già in piazza della Scala. E' una contingenza programmata il fatto che io passo per la Galleria, perché i miei limiti corporei sono tali che non posso simultaneamente essere in Galleria, ma il mio essere è già in piazza della Scala. Succede allora che non esiste un rapporto di causa-effetto ma esiste un rapporto causa-effetto ribaltato ovvero la causa non è più il fatto scatenante che mi produce un certo modello di struttura nella formazione di qualsiasi organo, dello stomaco piuttosto che del naso, ma addirittura è il fine ultimo che è la causa di quello che inizialmente io vivevo razionalmente come causa. Cioè io vado da A a C, ma C è la causa per cui fa che io da A vada a D, quindi A e D sono l'effetto di C e non viceversa. E come per certi versi i genitori sono l'effetto dei figli e non la causa dei figli. E' il momento della fecondazione, la causa finale è l'essere che sarà fecondato, non è l'effetto. La causa non sono le due cellule, uovo e spermatozoo che si incontrano, ma sono l'effetto per cui ci sarà quella forma vivente. Come vedete integrando la visione dell'io, perché il rapporto causa-effetto normale, secondo la scienza ufficiale, è un rapporto esiste sicuramente ma a livello dell'io, è un rapporto che soggiace alle leggi della susseguenza del tempo. Noi siamo in questo tempo e dobbiamo operare e vivere relazionandoci a questo tempo altrimenti siamo in un delirio. Dobbiamo per forza vivere con il nostro io, noi siamo nel nostro io con un rapporto di causa-effetto, ma a livello del sé siamo nella situazione in cui noi abbiamo questo attrattore per usare un termine fisico che ci porta a se stesso, ma l'attrattore a questo punto è la causa non è l'effetto. Io sono l'effetto che va verso questa causa, il mio fine è la causa. Se voi ci pensate bene sposarsi non è un prevalenza dell'uno o dell'altro, se noi sposiamo la dinamica dell'io da una parte, e la dinamica del sé dall'altra, quindi se noi sposiamo il rapporto di causa-effetto e il rapporto effetto-causa dall'altra, noi avremo una visione simultanea delle cose, e anche una consapevolezza simultanea del sé e dell'io sulla stessa cosa. Il sé e l'io sono armonizzati e in sintonia nel prendere coscienza di quell'evento, perché tutti e due procedono secondo le proprie nature, e quindi si riesce a prendere coscienza e consapevolezza. Coscienza a livello dell'io, consapevolezza a livello del sé, dello stesso evento, e questo è l'evento simultaneo, quello che poi vedremo nel pensiero olistico sul concetto di sincronicità, è una premessa di un discorso che sarà bello spazioso.

Ripeto: se io sono in un rapporto di susseguenza del momento io sono nel mondo dell'io, detta di temporaneità dell'io. Se io invece in piazza della Scala voglio esserci per un certo motivo, perché inizia lo spettacolo, quindi già mi vedo in piazza della scala, allora la causa di tutto ciò che sto facendo è l'essere in piazza della scala, quindi sto pensando come fare per andare in piazza della scala, tutto me stesso è proiettato verso piazza della Scala, questa è una realtà, una realtà del sé. Se invece la vedo a livello dell'io, io metto un passo dietro l'altro, mi direziono verso la Galleria, e a livello spaziale so che trovo piazza della Scala. Il processo è identico, la mente è sempre la stessa, però nell'io passo da piazza del Duomo, nel sé sono in piazza della Scala e mi richiamo da piazza del Duomo.

Se la malattia è un processo coscienziale, il momento in cui noi non siamo nella situazione di consapevolezza e di coscienza è un momento di diaframma, di spaccatura tra l'io e il sé. E' una distonia, uno iato tra l'io e il sé che provoca una situazione di disagio che noi chiamiamo malattia che è proprio la nostra alleata per capire questo disagio e quindi superarlo.

In senso ultimo, quello intuito dai fisici, dai cosmologi, dagli astrofisici ect. c'è l'universo che ha un grande attrattore finale, chi vuole lo chiama Dio, comunque anche matematicamente è stato riconosciuto che tutto l'universo va verso questo grande attrattore finale, è il senso ultimo dell'universo. Ma tra questo senso ultimo e le infinitesime manifestazioni dell'universo tra le quali ci siamo anche noi, ci saranno vari sottosensi richiamati anch'essi al senso ultimo, ma ognuno di noi ha vari stadi, vari sensi. Come si può avere la banalità assurda, il fatto di dire ho senso che vada alla Scala per il concerto è un senso minimale però sicuramente è un senso perché nel mio percorso il fatto di sentire i suoni, le vibrazioni di quel concerto in quel preciso momento e non prima o dopo avrà il suo senso. E non per forza lo devo capire a livello razionale, un conto è il senso e un altro è il significato delle cose. Purtroppo nella lingua italiana li usiamo come sinonimi ma sono due cose nettamente differenti. Il significato è qualcosa che ci risponde a livello di coscienza e di razionalità. Se tampono un'auto vuol dire che non ho rispettato le regole stradali e ho causato l'incidente, questo è il significato razionale. Il senso è il fatto: perché oggi alle 10,06 tra via Quadronno e Porta Vigentina ho tamponato un'auto, ci sarà un senso ben preciso che va al di là della nostra razionalità, poi magari nel tempo si riesce a livello di coscienza a spiegarlo. Per esempio se non ti avessi tamponato non ti avrei conosciuto, o comunque non mi avrebbe fatto, cosa ben più profonda, rivedere delle cose mie. Perché ho tamponato? Perché mi sono fermato brutalmente distruggendo un'altra auto? Ha un senso. Allora vuol dire per metafora, per analogia che forse mi devo fermare anche nella sfera della mia vita non solo con la mia auto.


Domanda fra i presenti? Ma il libero arbitrio qui dove lo mettiamo?


Risposta: Il libero arbitrio c'è: eccome! Ma sempre in relazione comunque ad un io non ad un sé. Voi pensate quando una persona è su un certo percorso interiore, ad un certo punto incomincia da una situazione euforica, per esempio la febbre del neofita che compra tutti i libri dei maestri, dei discepoli, dei sottodiscepoli ect. poi ad un certo punto matura nel suo percorso e incomincia a sfrondare, che non vuol dire disprezzare, ma eliminare nel suo percorso irrepetibile non gli serve più. Incomincia in apparenza a sembrare più freddo, meno fedele al percorso. In verità lo è di più, e più coerente col suo percorso, al di là delle forme e dell'occasionalità che si ha, quella struttura, quel maestro che gli possa aver svegliato il suo sé. E allora diventa sempre più essenziale: in verità gli importa sempre di meno di avere degli spazi di libertà, avendo una consapevolezza sempre maggiore di dove deve andare ed è sempre più là, nel senso della cosa, non ha bisogno appoggi, arnesi, libri da leggere, seminari da seguire, sempre di meno perché è più essenziale. Dal catologo dei duecento libri ne sceglierà venti, poi cinque su quaranta, e alla fine nessuno. E' lui stesso che si toglie delle libertà, perché in verità è sempre più libero.


Ci sarebbe una prova d'invecchiamento del cervello, di conseguenza un invecchiamento generale di tutto l'organo, queste cose si possono fare soltanto con il tessuto nervoso perché è il meno riproduttivo. Le forme delle cellule variano, cioè prendono una certa forma, secondo la funzione che hanno, o quel gruppo di funzioni, che la individuano in modo particolare.

Quindi nulla accade per caso, ci può essere una visione più empirica, che forse era quella che portava avanti la medicina qualche decennio fa, dove la forma era vista, quando ancora non si conoscevano, non si avevano ancora delle conoscenze sperimentali di ricerca delle varie funzioni cellulari, quando si pensava che le forme fossero dettate, al di là delle funzioni. Cioè non è che data una forma, data un certo tipo di spazialità, a un certo tipo di concentrazione cellulare, poi abbiamo una forma, che a sua volta ci darà un certo tipo di funzione condizionata dalla forma e quindi anche da tutta una struttura intercellulare.

Noi veniamo da una cultura minimistica, positivistica, quindi il dato empirico, come Dio assoluto, questo concetto era il Gek-pull della funzione che produce la forma. Non era conosciuta, ma era contraddetto proprio perché la funzione non cade secondo schemi di misurazione come una forma cellulare vuota dove misurare, il che significava che tutto è reale ciò che è misurabile.

Quindi quello che è importante che noi abbiamo 4 forme, ma in verità ce ne sarebbero tante quante sono le cellule. Ci sono tanti visi, tanti corpi, tante personalità, quanti siamo nel mondo, quindi di per sé non si può dare una forma al prototipo, però ci si può avvicinare secondo appunto la funzione che le varie cellule hanno.

La cellula secretoria è una cellula allungata (ghiandole cubiche sono sempre allungate) canalizzata verso l'angolo dove devono buttare il liquido prodotto.

Altra forma che diventa logica è la forma della cellula adiposa. Il grasso è un magazzino di energia, noi che dichiariamo sempre guerra a questo grasso, ha la sua funzione, il suo senso di vita, è il nostro magazzino, il nostro silos, quindi è ovvio che questi magazzini cerchino di assumersi una forma che possa comprendere maggiore materiale, anche di scivolare in un magazzino più in là, una cellula adiposa sull'altra, in modo di prendere e recuperare. Se fossero forme cubiche sicuramente la loro forma mi porterebbe via delle piccolissime percentuali di spazio.

La cellula muscolare è una saetta vera e propria, un movimento, una velocità, può essere rappresentata, a livello metaforico, da una saetta, da una lancia, da qualcosa comunque di affusolato, che mi dà la sensazione di un movimento preciso e veloce. Quindi, di conseguenza, questa forma è in analogia con la funzione.

La cellula nervosa è importante proprio perché è la nostra vita di relazione, la relazione più sviscerale, più istintiva, fame, sonno, sete, grazie a questa cellula nervosa. La complicatezza di questa cellula, questa continua diramazione proprio come se ogni cellula fosse in qualche modo una via di mezzo tra un ragno e la sua ragnatela, vedremo come, al di là dell'assone, cioè l'asse principale della cellula, ci sono altri rami, in qualche modo si innestano, cercano di intrufolarsi, dove? Tra le altre cellule nervose, quindi nello stesso tessuto nervoso e là dove si unisce e finisce il loro compito e inizia la loro funzione.

La cellula nervosa non è autonoma, ma manda un messaggio nel momento che c'è stata una connessione, quindi un interscambio. Un gruppo di cellule che emanano, secondo la loro funzione, un messaggio secondo una certa intenzione. E allora a sua volta, questo gruppo entra in connessione con altri gruppi di cellule.

Le varie sottointenzioni, i vari gruppi cellulari, hanno livelli intenzionali sempre maggiori. Una minima capacità riproduttiva c'è, anche nell'anziano, un meccanismo minimale che non ha nessun peso, ma quello che è interessante, ed è ancora un mistero da ricercare (lo vedremo nel pensiero olistico), è la capacità eccezionale del nostro cervello: la plasticità.

A livello logico e a livello quantitativo è illogico pensare ad una plasticità del nostro cervello, si tratta di un argomento che dà molto fastidio ad una certa accademia ufficiale di ordine illuministico-positivistico, bisogna dare spazio alle caratteristiche qualitative di alcune cellule.

Quindi ogni cellula ha dentro di sé un programma tassativamente qualitativo, per cui può assumere funzioni di alto contenuto energetico, diventa alto contenuto anche psichico e intellettivo, per cui ci possono essere questa elasticità di connessione.

La cellula nervosa, a livello autogenetico, è la più evoluta di tutte le cellule del sistema cellulare, è super specializzata, perché riesce ad avere la più grande plasticità e quindi è l'unica cellula che in qualche modo sconfessa tutto il discorso della specificità delle funzioni.

La cellula nervosa in una forma di funzione ad alto contenuto psichico o intellettivo ha la capacità di avere una plasticità, un'elasticità, una flessibilità di cambiamento di funzione.


organizzazione dei tessuti

Dei tessuti, a noi medici, di ciò che studiamo in anatomia, ci serve per il 20%. Quello che importa è percepire i contenuti, i significati che ci stanno sotto. Ci sono i muscoli, che sui testi di anatomia dovrebbero essere di una certa forma e consistenza, in realtà, nella quotidianità, 1 su 4 magari ha quel muscolo determinato con quella forma e con quella consistenza.

I vari tipi di cellule non si trovano mescolati a caso nel corpo umano. Cellule simili sono disposte insieme a formare tessuti. Esistono 4 tipi di tessuto principali: epiteliale o di rivestimento - connettivo o di sostegno - muscolare - nervoso. Anche il sangue è considerato un 5° tessuto, c'è un'analogia funzionale tra le varie cellule che compongono il sangue, se si considera tessuto ematico.

epiteli = sono un confine, una pelle che ci terminizza qualcosa, una parte che si differenzia da un'altra. Queste delimitazioni potranno essere più spesse, più aeratorie, a secondo anche del contrasto funzionale o della personalità dell'organo che devono riprodurre. Perché, tutto sommato, là dove abbiamo degli organi con delle funzioni grossolane si compensano, spesso e volentieri, con degli epiteli molto spessi.

Le modificazioni strutturali: se c'è una zona tutto sommato di confine, quindi anche di protezione, di controllo, vuol dire che abbiamo una situazione dove la presenza di queste cellule deve essere cospicua e fitta. Quindi avremo poca zona intercellulare in poco spazio; poca territorietà, poco ambiente che accolga queste cellule. Sono le cellule stesse che non si accolgono tra loro.

Vi sono varie possibilità di forme di cellule epiteliali. Ci sono quelle di rivestimento interno che servono di più come un confine tra due funzioni diverse che possono entrare in attrito tra loro, sono, per esempio, le cellule che ricoprono delle cavità come i vasi sanguigni, quelli del cuore e le cavità del corpo. E sono appunto cellule sottili che danno la sensazione di squamosità, che possono essere squamizzate, come la squama di un pesce, e hanno il compito di pavimentare più di una superficie. Non è detto che debba essere soltanto questa funzione passiva, ma spesso, in loro stesse, o comunque intercalate tra di loro ci sono delle piccolissime cellule secernenti sostanze lubrificanti per superfici di attrito.

Il cubico: è una cellula che spesso fa da epitelio, per esempio, la saliva delle ghiandole salivari, che forma un composto, quindi ha una doppia funzione.

Colonnare: cellule a forma di parallelepipedo perché sono così spesse. Nei dotti del rene c'è l'urina da filtrare che è ad alto contenuto acido. La zona è delicata, all'interno dei dotti le cellule del nefrone, che è l'unità funzionale elaborativa del rene, sarebbe danneggiata, invece queste cellule nel momento di più alta concentrazione di acidità dell'urina è come se non facessero entrare in comunicazione, ma nello stesso tempo temporeggiano tra di loro. Tra le varie cellule filtra anche dell'acqua in modo che l'urina e i suoi componenti si diluiscano e i conseguenza l'acidità nel mm3 dell'unità di spazio diminuisce.

La mucosa è il tipico rivestimento interno dello stomaco, secerne muco alcalino acquoso che protegge lo stomaco dal suo stesso acido e dagli enzimi digestivi. Se non ho queste cellule prima avrò una gastrite, poi un'ulcera, perché lo stomaco digerisce se stesso, o si può favorire uno spostamento di qualcosa nelle vie respiratorie superiori. Cosi per l'esofago, per il duodeno, per l'esofago è importante che ci sia un microtrauma per il cibo. È logico che queste strutture, in qualche modo, facciano scivolare interiormente il cibo provocando meno attrito possibile e se lo provocano, tutto scivola.

Cellule caliciformi: sono quelle presenti nella parte interna dell'intestino. Sono in continua alternanza con le cellule dell'orletto a spazzola, emettono una quantità maggiore di sostanza elaborata per rendere l'ambiente tutto più vischioso.

Cellule con orletto a spazzola: operano nell'intestino tenue. Sono molto particolari perché servono per aumentare un'area più attiva di elaborazione e servono per contribuire alla funzione dei villi intestinali.

(Pensiamo alla forma dell'intestino e alla forma del nostro cervello, sono circonvoluzioni umane, nella funzione egizia c'è questo continuo rapporto tra l'intelligenza viscerale e l'intelligenza cerebrale e l'intelligenza dell'alto e l'intelligenza del basso, per esempio, l'osso sacro si chiama così ed è in relazione con la testa allora, grande novità in campo osteopatico, si parla di respirazione cranio-sacrale e tutto ritorna.)

Il ciliato serve per formare correnti. Ha la forza di formare correnti che trasportano l'uovo verso l'utero. Sono correnti di un liquido che selezionato a livello di composizione chimica che l'acidità fa muovere tutta la pesantezza dell'uovo.

Pensiamo in scala, questa cellula in rapporto ad un'altra cellula uovo, la complessità della cellula uovo femminile in rapporto tra luna e terra riesce la composizione delle varie cellule ciliate a smuovere questo immenso pianeta uovo. Questo è un trattamento particolare, perché queste correnti non sono ad alto contenuto quantitativo, sono movimenti primari, non siamo nel regno della quantità, ma della qualità, vuol dire che questa scelta di elementi chimici depongono questo liquido particolare che forma a sua volta questa corrente, ci dà il massimo effetto col minimo sforzo, non avremo grosse correnti, perché potrebbero distruggere la cellula uovo, un trasporto molto fluido con spreco energetico.

Epitelio colonnare pseudostratificato ciliato: invischiare particelle e corpi estranei che si trovano nelle vie respiratorie dei polmoni, il composto invece è filtrato da queste cellule ed è stratificato.

Lo squamoso stratificato è lo stesso della prima cellula epiteliale in qualcosa che è a strati.


tessuto connettivo

Cellule in matrice semisolida con fibre più spesse ed elastiche, il collagene e la sostanza elastica sono date da strutture complesse a livello molecolare, le elastiche, della cosiddetta elastina, questa matrice semisolida che a sua volta varia specificità e forma diverse. Fibroso lasso e fibroso denso che è composto da queste cellule che fabbricano le componenti per formare le fibre elastiche e le fibre collagene, è un terreno vitale in quanto ci sono cellule e nello stesso tempo è anche amorfo perché il prodotto finale non è prettamente vitale.

Il tessuto connettivo che coreograficamente e graficamente è un assemblamento, un avvolgimento continuo, aprendo un muscolo, facendo un'autopsia o una biopsia è tutto nascosto, non ci sono spazi è per quello che si chiama connettivo perché connette le strutture.

Fibroso denso è per le zone dove c'è un grosso lavoro traumatico, di microtraumi, valvole cardiache, capsule articolari, la sua resistenza e durezza è molto vicina a quella dell'osso, è molto più elastico dell'osso.

Elastico: le fibre elastiche sono date per dare molta estensibilità, come per esempio la potrebbero avere i vasi sanguigni, le arterie.

L'adiposo: cuscino protettivo di organi, magazzino di riserva di grasso, magazzino energetico.

Tendineo: è il più complesso, componente di fasci composti da elastina, di una elasticità un po' particolare, più rigida, meno elastica al tono, dà questo ancoraggio al tendine nel punto dei capi estremi del muscolo, e allo stesso tempo una continuità di gioco del muscolo dell'osso.


Gametogenesi: produzione delle cellule germinali da parte dei genitori.

La fecondazione dell'uovo, divisione delle cellule germinali paterne e materne, per dare origine allo zigote, che è la forma cellulare, per cui comincia ad essere un nucleo già attivo in un nuovo essere vivente.

La segmentazione è la riproduzione, moltiplicazione, delle cellule che si trovano negli zigoti, crea in questo modo una struttura pluricellulare e quindi sono tutte cellule totipotenti, arcaiche, ancestrali, di un corpo, di una memoria arcaica, che ha in sé la memoria di tutte le forme più recenti. Dopo questa segmentazione, quindi ancora nella forma di separazione, che in verità è unificazione, un'unione, una complementarietà che mi dà la visione di un organicismo, di un organismo, di un organo che sta prendendo forma. Questo abbozzo iniziale di organo che sta prendendo forma incomincia a dare la formazione di quello che è, qualcosa di eccezionale: il progetto all'interno del progetto.

Foglietti che sono proprio come dei ripiegamenti cellulari, come dei fogli di carta, con delle cellule che incominciano a vivere piano e cominciano a differenziarsi secondo una grande sequela di pulsioni diverse.

Tre foglietti non vuol dire che stiamo parlando di 3 funzioni, sono 3 foglietti, ciascun foglietto è una raccolta di un gruppo numerosissimo di cellule arcaiche e totipotenti, che saranno in un futuro direzionate nella loro mitosi, alla fabbricazione, alla formazione di cellule differenziate secondo un pull di funzioni diverse, quindi ogni foglietto è la raccolta di funzioni diverse e numerose, non sono 3 funzioni di questo tipo.


ectoderma: vuol dire un qualcosa che sta fuori, come se questi foglietti fossero proprio una pelle, che in qualche modo confina con il concetto di pelle, che dà un continuo ad una struttura che è ancora potenziale, c'è già una confinazione di una spazialità di quello che sarà una nuova creatura.

Il termine derma fa percepire una continuazione di spazi che in qualche modo, a livello di non autocoscienza, perché a livello autocosciente, la cosa, il processo zigote inizia 20 minuti dopo la nascita, ma a livello di coscienza, incomincia con la formazione dell'ectoderma, cioè dei 3 foglietti, una combinazione cosciente e unita perché è comunque una nicchia (come nella fisiologia della donna in gravidanza) che già si differenzia, se non altro ancora morfologicamente, ma si sta differenziando dall'organismo della madre. C'è un abbozzo a livello di coscienza e c'è un abbozzo di una formazione primordiale di un qualcosa che si definisce nella dimensione spazio-temporale, quindi nella storia della storicità: ecto - meso - endo.

Ectoderma = è un foglietto che è esterno, è una caratteristica spazio della formazione del sistema nervoso, da una parte, e il sistema cutaneo, dall'altra. È la vita di relazione, l'apertura verso il mondo tramite la pelle.

Mesoderma = è la parte più profonda che darà lo spazio alla trasformazione degli apparati, gli organi più interni.

Nel momento della differenziazione incomincia il processo di formazione dell'organismo, nel senso di unità, di un tutt'uno che si riconosce in sé, tramite le varie funzioni, le varie specializzazioni, che sono però delle specializzazioni evoluzionarie.

La tecnica della respirazione sarà il processo che porterà i visceri dell'apparato respiratorio. La tecnica della digestione sarà quella che porterà alla formazione del tubo digerente.


Archetipo della respirazione - archetipo della nutrizione.

L'archetipo è quella funzione universale nella dimensione tempo - spazio in forme simboliche. I simboli sono la parte manifesta di qualcosa di nascosto. L'intestino sarà la forma simbolica, l'espressione, l'incarnazione di questo pianeta nelle forme viventi, un archetipo delle escrezioni.

Il serpente, simbolo universale che si morde la coda, è il simbolo di questa nascita della natura in tutte le forme e, con la stessa facilità con cui la natura genera delle forme, il serpente si morde la coda, è pronto a ingoiare, quindi a ingoiarsi, è il mondo della ciclicità, un buon intestino è un buon equilibrio, accetta una ciclicità fra nature, è in armonia nel suo rapporto con la natura, accetta di essere nel ciclo biologico della natura.

Un tempo defecare voleva dire andare nei prati, quindi le nostre feci entravano in un ciclo biologico che è reciproco. Se io divento stitico, vuol dire che trattengo delle parti toste, in quanto mi rifiuto, vuol dire che io reputo che queste parti toste, che dovrei eliminare, non sono toste, quindi il momento di ribellione, di trasgressione a questa ciclicità biologica, è un momento verso la natura, quindi è un atteggiamento di rottura di questo anello cosmico, di questa ciclicità, di questa relazione con la natura, di essere interamente generato e assorbito nelle forme della natura.


La malattia

Non è possibile in natura la clonazione, questo ci obbliga e ci invita a considerare tutti gli esseri viventi come degli esseri unici e irrepetibili, non è retorica, è una realtà, nel senso che quando una terapia non si rifà ai protocolli, ma si fa all'individuo, se volete una terapia selettiva, è molto più efficace.

Noi di fronte allo stesso paziente che ha una colica epatica, abbiamo due universi diversi, anche se il dolore è lo stesso, ma l'universo che ci parla è completamente diverso, ci vuole un'attenzione diversa e un atteggiamento diverso.

Quando si conquista una posizione di rispetto di chi abbiamo di fronte, si viaggia in discesa perché è molto più facile, perché ci si rende conto che si fanno degli interventi più mirati, più efficaci, per voi come terapeuti e soprattutto per il paziente che avete di fronte. La terapia dev'essere individuale.

Per due pazienti con la stessa colica, magari mangiando lo stesso cibo, nel medesimo ristorante, il senso del perché tutti e due hanno avuto la stessa malattia è totalmente differente, si pone il percorso di consapevolezza del loro Sé, che sono due individui con due consapevolezze diverse, potrò andare a vedere perché simultaneamente, allo stesso tavolo, stesso ristorante ... sono stati inquinati tutti e due dallo stesso cibo, però sta di fatto che essendo un percorso differente, possono essere curati in modo totalmente differente.

Portare avanti un discorso di medicina naturale, sia come medico che come naturopata, è esattamente l'opposto della medicina ufficiale, entrare in chiave terapeutica, in vibrazione con il proprio cliente ecco il segreto dell'irripetibilità. Riuscire ad entrare nella sua vibrazione e quindi mi racconta i suoi simboli che sono espressione del momento archetipale che sta vivendo.

Tramite le vibrazioni che il cliente emana io entro in convibrazione con esso, mai contrapporsi, soprattutto nei primi momenti di approccio, per esempio con un depresso, mai essere rallegrati, "su avanti coraggio" il paziente non torna più, perché siamo in vibrazione contraria, oppure si incollano a noi perché si sentono accetti dalla polarità opposta, però non cresceranno mai, non risolvo il suo problema, non rivolgo nessuna consapevolezza.



Posso dire tante cose, anche a livello sublimale, con un depresso, usare per esempio un tono di voce calmo, sommesso, entrare insomma in un ritmo lento. L'accavallare le gambe è un atteggiamento negativo, doppiamente con un depresso, perché è un messaggio di chiusura, ma si nasconde un altro messaggio: io sono forte davanti ad una persona che non si trova comoda in quel momento della sua vita. Quindi mai dare messaggi che siano contrastanti al momento esistenziale della persona, ma entrare nella sua vibrazione, a livello intuitivo, perché l'intuizione è l'unico mezzo che abbiamo di entrare in relazione con l'infinito.

Si può entrare nell'inconscio collettivo, ci si mette in sintonia con delle vibrazioni infinite dell'universo. Il senso della malattia è una conflittualità tra l'Io e il Sé e a monte c'è la malattia, che per noi è un fatto positivo, è l'alleata del terapeuta, è un epifenomeno di un percorso che si sta facendo in problema, ed ecco lo scontro tra l'Io e il Sé che io non voglio sentire.

L'Io non vuol ascoltare quello che il Sé sta dicendo, si oppone a questo discorso del Sé, allora a questo punto diventerà malattia, non solo una situazione quasi profetica di dove sta il male, in verità la malattia mi segnala un percorso che non è quello giusto.

Oggi giorno c'è una cultura diversa, una sensibilità diversa, una esigenza diversa, il cliente ti arriva prima, e per scelta sua, quindi la malattia è abbastanza gestibile, è più facilmente interpretabile, entrare in vibrazione con il paziente.

La malattia è un'azione profetica, con un linguaggio non verbale, quindi non razionale, che il nostro Sé ci comunica e che noi lo dobbiamo interpretare e vivere.

Il paziente non è detto che debba prendere coscienza di quello che sta succedendo tra il suo Io e il suo Sé, parlarne solo con chi ha una certa preparazione, è la consapevolezza del Sé del paziente che lo guarisce non  la coscienza dell'Io


(domanda fra i presenti)...


Quel programma misterioso che si diceva, quel programma di un programma genetico della cellula è il Sé, il Sé che si rispecchia in scale diverse di bamboline russe ad una visione di ente superiore che chiamiamo Dio, Allah, ecc.


(domanda fra i presenti)...


Percepire la totalità, non a livello di coscienza, ma a livello di consapevolezza, far vivere al cliente la totalità di quel momento archetipale che sta vivendo, quindi quella funzione. Esempio un asmatico che entra nello studio e ci dice che si respira un'aria diversa, è un messaggio anche a livello verbale ben preciso. Un ulceroso, un gastritico mi dirà che ingoia rospi amari ecco che bisogna a tutti i livelli a tutti i piani nel famoso concetto di dimensione d'organo si può interpretare a dimensione d'organo, venendo dal particolare all'universale, ma se vogliamo vedere dall'universale al particolare c'è da definirlo dimensione archetipale.

L'organo è la forma simbolica del suo archetipo quindi il cliente vive la sua totalità esistenziale del suo momento non solo con la malattia ma con tutto il suo sè


(domanda fra i presenti)...


La funzione immunitaria è l'espressione, sempre a livello simbolico, di un archetipo che è il signor Io. L'Io è in rapporto con la realtà, quindi è una funzione di calarsi, di essere nella realtà, di essere in una dimensione in questo pianeta, la dimensione tempo-spaziale.


(domanda fra i presenti)...


Sono in armonia col loro Sé. Noi portiamo avanti un dualismo tra l'Io e il Sé, la meta finale da due ritornare all'unità, è in questa unità che l'Io diventa reintegrato, riassorbito (non annullato, ma riassorbito) in un Sé. Vuol dire che lo scontro-incontro, amore-odio, tra l'Io e il Sé è il fatto che l'Io, a differenza delle altre soluzioni archetipali, è dentro la concretezza della nostra storia, della nostra dimensione di spazio e di tempo, quindi è la forza, la punta dell'iceberg dove l'Io è tutto il Sé e lui è la punta a cui spetta i meriti, ma anche gli oneri, di essere la punta dell'iceberg.

Quindi può sembrare un'entità a sé stante dal Sé, ma se il Sé è il senso totale, è unità, vuol dire che anche è il tutto, quindi nel tutto ci sta anche l'Io, quindi l'Io è una funzione archetipale del Sé sottinteso.

Il Sé e l'Io devono vibrare insieme armonicamente, allora c'è il benessere, c'è la salute, l'Io è importante tanto quanto il Sé.

Quando siete nel dormiveglia o quando vi ricordate un sogno, siete nella condizione dell'Io, perché è un ricordo non è più un sogno, quando qualche volta si è immaginato ad occhi chiusi e vi siete persi per un istante e non vi siete accorti che eravate in quella stanza, quello è il momento del Sé. Un mondo senza tempo, senza spazio.

Il Sé non si può capire, ci si può avvicinare e comprendere e si può solo fare un percorso dove incontrare dei momenti di abbandono dove l'Io, dove la mente razionale riposa a favore dello stato di coscienza che ci permette di incontrarlo. Bisogna solo che le cose accadano, non bisogna ricercarlo e capirlo.

Questo Sé mi permea tutte le cellule, nel Sé non c'è dentro o fuori, sopra o sotto, è tutto compresente. Per avere la percezione del Sé mettetevi ad occhi chiusi in un momento di rilassamento e cercate di allontanare sempre più il mondo esterno con le sue stimolazioni e abbandonatevi a ciò che succede, quelle sensazioni a livello corporeo di percezione corporea, di essere più lunghi, più sottili, ecc., quei momenti senza tempo, quella è la condizione del Sé, in quelle condizioni il Sé vi comunica quali sono le condizioni che in molte culture di oggi, poche, sono rimaste e in tutte le tradizioni si ricercava come un rito, il rito collettivo. Era un modo per raggiungere uno stato di coscienza diversa, più idonea, perché il Sé potesse manifestarsi, il Sé individuale, il Sé di Dio.

Oggi abbiamo perso la capacità di ritualizzare nell'incontro col Sé, però abbiamo ancora degli spazi, con l'esperienza (di una équipe medica) immaginativa possiamo favorire quelle condizioni mettendo a riposo, in una condizione tranquilla e serena per il soggetto, dove si mette a riposo quello che è il pensiero razionale, il

pensiero dell'Io, a favore di una stato coscienza di un mondo più sotterraneo, con delle immagini che hanno un contenuto simbolico che va decodificato.

Archetipo = Archè = inizio, tipos (?) marca, stampa indelebile, se è indelebile è permanente al di fuori del tempo e dello spazio.


(Il simbolo è la mediazione dell'archetipo del mondo dell'Io è un nascosto che si manifesta).


epiteli (pag.24)

Ci sono 4 funzioni ben precise degli epiteli, che è data dagli epiteli propri di rivestimento che hanno questa capacità di mediazione con l'esogenia, cioè mediano in qualche modo la relazione con il mondo esterno, quindi questa possibilità di mediazione del mondo esterno, si informano dall'esterno.

La funzione, la protezione = come funzione archetipa è quella di essere una pelle interiore o esteriore, proprio nel senso di comunicazione, a secondo che noi lo vediamo dalla parte dell'organo, che possano queste cellule comunicare dall'organo al mondo esterno o viceversa, essendo quindi a protezione di pelle interiore o esteriore avranno una corazza e una osmosi.

L'osmosi è far passare determinate molecole in una membrana semipermeabile selettiva a certe molecole con una certa pressione, allora vi è una condizione discriminativa a livello epiteliale.

Abbiamo una doppia protezione, proprio come una corazza, come barriera non discriminativa e un'altra discriminativa dove vi è una selezione ben precisa, in quel momento, nell'organo.

Quindi questa osmosi, questa comunicazione con gli elementi dell'esterno, o dall'interno dell'organo che vanno verso l'esterno, verso l'altro, che può essere un altro organo adiacente e contiguo, dipende e cambia, come la finestra di Ade, finestre che si aprono e si chiudono - cambia secondo il modo d'essere dell'organo in quel momento, la funzionalità che l'organo può avere.

Scambio interno-esterno, la funzione archetipa che è in relazione tra microcosmo e macrocosmo, l'organo che si riferisce si mette in relazione con l'organicità.

Per lui il primo macrocosmo è l'organismo nella sua totalità, un rapporto con tutta l'unità del suo organismo, questo è il suo macrocosmo, è una possibilità di relazionamento delle sue parti verso tutto l'organismo e di ricevere l'unità dell'organismo dentro sé stessi, quindi, una parte di un tutto e quindi ogni organo ha in sé la possibilità di vibrare in qualche modo gli altri organi, il Sé che abbiamo visto negli altri organi e comunicare il proprio Sé agli altri organi, all'organismo. Quindi ha questa possibilità dello scambio interno-esterno, di introiezione ed estroiezione, quindi di comunicare tramite l'epitelio, tramite i messaggi di quelle sostanze viscose, ormonali, enzimatiche, può comunicare gli stati che l'organo sta vivendo di momento in momento. Quindi vibrazioni diverse, comunicazioni di contenuti diversi, che possono modificare le funzioni espressive dell'organo in toto. Esempio, una persona che ha un problema di aggressività, in esso si avverte che riesce a somatizzare e liberare questa forte aggressività con una colica epatica, con magari un vomito dallo stomaco, quindi un'aggressività verso il mondo esterno da parte dello stomaco che in quel momento è la parte fegato dello stomaco, che è in sintonia con il fegato e con tutta la tipologia del fegato, quindi questa possibilità di introiezione ed estroiezione è indice di questa comunicazione veloce tra il Sé particolare dell'organo per con tutta l'unità dell'organismo a cui appartiene.

Lo scambio interno ed esterno vuol dire anche il nutrirsi o il nutrire, nutrirsi è abbastanza logico e semplice e questa corazza si apre e dà spazio all'osmosi secondo i momenti e stati dell'organo avrò anche la possibilità di ricevere ma anche di nutrire.

I prodotti che passano tramite il mio epitelio tramite la mia pelle sono prodotti anche di nutrimento e comunicazione di nutrimento per le altre cellule contigue, che a loro volta appartengono a altri organi, sto nutrendo altre parti dell'organismo.

Tutto questo vuol dire informazione, un'informazione simultanea e costante e quindi una consapevolezza costante dell'organo tramite l'epitelio di rivestimento a tutto il resto dell'organismo, l'unità che si rifà nell'organo tramite l'informazione, quindi non è assolutamente l'epitelio una barriera chiusa, può essere in un momento di corazza, di rigidità del nostro organo, una rigidità che può essere dettata da tanti eventi, da tante situazioni, può essere in una situazione di chiusura, di tensione della funzione in cui è, quindi comunica poco con l'unità dell'organismo.

Questo potrebbe essere l'inizio di una specie di autoesclusione dell'organo dato sì lo scambio simultaneo e quindi è come se estromettesse la sua consapevolezza di unità organica quindi del Sé dell'organismo rinchiudendosi in una specie di Io di organo. A questo punto non appartiene più ad un'unità, ad una economia unitaria, ma è come se appartenesse a se stesso, potrebbe avere una forma non ancora ben organicizzata come un'avaria, una disfunzione.


le forme (pag. 24)

Le forme delle cellule:

le cellule piane o pavimentose: si può dire che la funzione di protezione è più significativa della funzione scambio interno ed esterno (F1 è maggiore di F2). Nelle cellule prismatiche c'è la funzione scambio che è più attiva della funzione di protezione (F2 è maggiore di F1).

Le cellule prismatiche sono cellule che hanno maggiore possibilità di interscambio con l'esterno e l'interno, sono le più attive da un punto di vista di elaborazione di prodotto quindi di informazione.

Come stratificazione possiamo vedere lo strato pavimentoso semplice che ha questa funzione di andare contro, di attutire l'attrito appunto tra due organi. Il caso più facile può essere anche un attrito tra un organo e un muscolo e la funzione archetipale è proprio quella di integrare un movimento e la funzionalità reciproca di due organi adiacenti.

Il pavimentoso composto è molle e ramificato. In contrapposizione, in relazione con l'altra parte, l'altra parte di un involucro di microtraumi è in una situazione però di (down) in confronto a me nel momento che io provoco i microtraumi. Quindi si forma una chiavetta di rispetto reciproco nel senso che grazie a questo pavimentoso composto vi e una diminuzione della possibilità di ricevere dei microtraumi e di dare e provocare dei microtraumi all'organo adiacente.

Il prismatico semplice ha questa funzione di assorbimento e di secrezione quindi una funzione di elaborazione e donazione cibernetica, con questa parola riprendiamo il discorso del programma del genoma. È importante questa funzione elaborativa, quindi messaggio di un programma e ci stravolge tutto il significato tradizionale di un concetto di epitelio dove è sempre visto come momento protettivo e come momento di diminuzione di scorrevolezza dei prodotti che ci possono essere in organi cavi.

Per chiudere con la funzione epiteliale abbiamo queste 4 funzioni diverse: la funzione escretoria con un messaggio endogeno ed esterno, il rapporto quindi dell'interno con l'esterno. Una comunicazione interna che comunica un secreto all'esterno.

Funzione protettiva, che si può considerare un'identificazione egotica, perché è una demarcazione della forma d'organo.

Funzione ricettiva-trasmissiva, la percezione, gli incitamenti da esterni, di informazione dall'esterno, questo come capitolazione di tutto il discorso epiteliale.


epiteli ghiandolari (pag. 25)

Strutture di confine con capacità secernenti. Il loro fine è quello di secernere un secreto. Sacer, come definizione etimologica ed è sempre molto significativo, sacer è una composizione di sacer + creta, la terra sacra, che è il secreto, terra è anche humus da cui uomo, quindi è qualcosa che nasce dal profondo della terra.

L'informazione ghiandolare, tramite il suo secreto ormonale, deriva da un messaggio molto profondo, molto a livello del Sé.

Vedremo come l'ormone sia in verità la linea di passaggio, a livello scientifico, di questa simultaneità di mente e corpo.

Nel mondo ipofisario si liberano non solo quei trasmettitori neurochimici, ma proprio con informazione vibrazionale, è ancora più veloce del trasmettitore neurochimico, quindi in una simultaneità di tempo. Quindi una informazione tale che va nella parte più profonda della cellula epiteliale, che è pronta nella immediatezza a stimolarsi e produrre una quantità ben precisa di un ormone, che è una sostanza chimica, che dà e impone a dare ai distretti organici la possibilità di prendere una strada, questa simultaneità è più avanzata della chiave encefalo che si interconnette con l'informazione, che a loro volta si integrano, a livello talamico e ipotalamico, scendendo fino all'ipofisi, dove informa in periferia le varie ghiandole tramite i famosi mefisi, che sono i messaggi immediati simultanei che fanno provocare le palpitazioni degli ormoni a livello locale nelle varie ghiandole.

Avremo il messaggio immediato proprio a livello dell'unità organica di una informazione, di un contenuto, di una funzione archetipale e ciò significa che il tutto dell'organismo sta vibrando di questa informazione archetipale, tutto l'organismo sta vivendo e partecipando a quell'archetipo. Ecco spiegato come in ogni organo vi è il tutto del tutto, il tutto del Sé, una rappresentazione di tutte le funzioni archetipali, vi sono tutte le manifestazioni funzionali degli altri organi in ciascun organo.

L'epitelio ghiandolare è l'ultimo anello di una catena che parte da questa integrazione, da questo asse, che è l'asse della vita, l'asse del nostro Sé, del nostro organismo.


funzione strutturale.

Questi ormoni possono essere secreti in superficie o in ogni cavità, tipo le ghiandole ormonali, che si trovano a livello respiratorio.

Ricerca relativamente recente da parte della medicina, che anche a livello della cavità dell'apparato digestivo, stomaco e intestino, riceve queste ghiandole esocrine, questa per l'informazione, endocrine, a secrezione capillare ematica, esclusivamente ormonale.

Le prime possono essere anche dei messaggi biochimici, molecole biochimiche o enzimatiche. Quelle endocrine sono in missione segreta, nel flusso ematico, proprio nella parte più profonda e più informazionale.

Le forme: adenomeri che sono le unità funzionali delle ghiandole, possono essere composte da molte o poche ghiandole, dipende dalla struttura della ghiandola in sé stessa, e anche dalla funzione, dal momento di maggiore stress, di maggiore o minor lavoro, quindi si possono riprodurre più cellule ghiandolari per poter produrre maggiore secreto o produrre una quantità molto blanda.

La morfologia adenomerale può essere ad acino, a sfera e a tubulo. Unità meccanica operativa distributiva a quel condotto escretorio o il collettore. Il condotto escretore è un lume molto breve in un tessuto, nel lume dove dev'essere immesso, esempio il lume dello stomaco. Come fenomeno fa affluire il suo secreto in un piccolo lume che è un condotto escretore che a sua volta si dirige verso la cavità dello stomaco. Il collettore invece è un vero tubulo che può raccogliere milioni e milioni di cellule di secreto per poi trasportarle anche molto lontano.

Funzionale, invaginazione Yang - Yin, l'invaginazione è un contenuto Yin, un principio femminile di apertura, è un accoglimento e nello stesso tempo, però, abbiamo anche una produzione, un secreto da comunicare, quindi un momento elaborativo passivo, e un momento attivo, è un'invaginazione di per sé Yin che mi produce un effetto Yang, una funzione completa, una funzione taoista che completa sia in un senso Yin che in un senso Yang.


tessuto connettivo (pag. 27).

Costituito da cellule e da sostanze non viventi che è una sostanza fondamentale, qui sono incluse anche le cellule, è una matrice vera e propria, sostantivo usato nella medicina allopatica. Ha una funzione basilare, una quintessenza microcosmica, l'organismo come un microcosmo riflesso del macrocosmo, la sostanza fondamentale di ciò che connette tutto, diventa una quintessenza della matrice, diventa un pieno, nel vero senso della parola, di quel vuoto.

I cosmologi, guarda caso, riconoscono una quintessenza dell'universo, lo spazio vuoto dell'universo che abbiamo sempre chiamato un pieno di sostanza di una forma energetica che noi non abbiamo ancora la possibilità di intuire, decifrare, comunque la sostanza fondamentale del connettivo è ciò che connette l'universo-organismo e quindi la sua quintessenza.

Le funzioni: più intuitivo, più immediato è l'assemblamento, un legame, una funzione di religione positiva, nel senso più etimologico del termine, religio vuol dire legame, è un legame che struttura il positivo in questo senso, che conferma una forma un legame positivo.

Mezzo interno dei tessuti, è un inconscio tissutale, è un mezzo interno dei tessuti, che compenetra i tessuti, è il fondamento, la matrice dei tessuti, li avvolge, li sostiene, li supporta, è ovunque, è una materialità che si esprime indiscriminatamente e avvolge ogni tipo di tessuto, ogni tipo di cellularità e quindi appartiene ad una specie di inconscio collettivo, è il tessuto di tutti i tessuti, quindi è un vero inconscio tessutale.

Magazzino = legame non legato, religione non svelata, magazzino di energie che possono essere nel tempo. Il tessuto adiposo, per esempio, è un tessuto connettivo, ci viene d'istinto percepirlo come un magazzino di energie. Il grasso delle cellule adipose è energia potenziale ancora fluida, bloccata, che può prendere qualsiasi forma di energia, qualsiasi materializzazione possibile, una funzione che è meccanica, una funzione quindi di fissità della cellula, cioè della ancestralità, una funzione di assemblamento, ma anche di rigidità di tutta una struttura antica.

Il connettivo è in relazione anche con l'impalcatura scheletrica, è una matrice che si rifà all'ancestralità di noi stessi, all'osso, ma la nostra parte dietro, la nostra parte roccia, la nostra parte più antica, che è acqua la nostra parte acqua.

Trofica: nel senso che il trofismo che danno le cellule connettivali è un nutrimento di supporto, non è un primo nutrimento, è un nutrimento che subentra in un momento di stress, di bisogno di alcuni distretti dell'organismo. Il nutrimento, il trofismo della cellula connettivale non sono mai in prima linea, più importante che ci deve allarmare, quando ci sono disturbi o alterazioni in qualche parte della struttura connettivale, perché vuol dire che l'organismo ha bisogno di accedere ad una nuova forma di nutrimento molto più profonda e fa appello alle sue energie più profonde.

Spesso e volentieri, prima di una frattura ossea, capita che, in una anamnesi, la persona, qualche settimana prima dell'accaduto, abbia avuto delle alterazioni a livello connettivale o a livello cartilagineo, che è un tessuto connettivale, e non per forza nella sede della struttura, ma in tutt'altra sede, e ci comunica che l'organismo, nella sua totalità, sta attingendo come stato d'allarme ad un qualche cosa di molto profondo, quindi un qualcosa di più antico che mi sta risuonando e se io non faccio in tempo a interpretarlo non posso bloccarlo a livello di consapevolezza questo momento. Arrivo ad un dato distruttivo maggiore e quindi in un distretto ancora più arcaico cioè l'osso.

Funzione di autodifesa, un'identità cosciente, ha la funzione similare del sistema immunitario, un'autodifesa nel senso meccanico del termine. È una forma di relazione con il mondo esterno, in cui io posso prendere le distanze da quel mondo, l'impalcatura scheletrica, prima di vederla come una difesa. Pensiamo che più che altro è la mia radice, il mio essere, il mio esserci.

Anche il connettivo che è molto più dinamico dello scheletrico, dell'osso. Ha senz'altro questa funzione di autodifesa, quindi di un'identità che diventa in qualche modo cosciente. Io ho uno spessore tramite il mio connettivo, prendo spessore in me stesso.

Vettorialità: intesa come direzione orientata nello spazio e nel tempo, la susseguenza dei movimenti e il versus dei movimenti è dettata da questa dinamica, da questa integrazione fra la mia struttura scheletrica in primis, la mia struttura muscolare in secondo termine, in terzo termine proprio il tessuto connettivale, che mi dà scioltezza e questa agilità di passare da una struttura rigida, come la scheletrica, ad una struttura plastica che è la muscolare, il connettivo proprio è una via di mezzo, l'integrazione delle due parti.


Considerazioni del dott. Morelli:

il corpo come centro dell'anatomia, che tra l'altro è una fisiologia di produzione, trascende abbastanza l'idea che noi abbiamo di funzione. Pensiamo che l'occhio è per vedere, la bocca per mangiare, il connettivo è quella struttura che abbraccia tutto il corpo, lo troviamo nel cervello, in strutture molte evolute, in strutture molto arcaiche ed è come un affinamento fondamentale per tutto ciò che è il processo di rigenerazione.

Siamo abituati a pensare al nostro corpo come a una idea precisa e fissa. Il mio corpo non è fermo anzi ha continuato da quando eravamo zigoti, fusione primordiale di questa cellula maschile e femminile, ha continuato a mutare e mutando centinaia di migliaia di volte, senza che io me ne accorgessi del livello evolutivo che raccoglieva lo zigote.

Via via che si è formato l'embrione, il corpo andava formandosi secondo l'idea della patogenesi, fino al momento della grande separazione, non esistono esseri viventi capaci di rigenerarsi con quella continuità che ha il sistema umano.

L'uomo è microcosmo in continuo evolvere e vive la sua energia più antica in questa straordinaria struttura, che una struttura atrofica per generazioni, ma che è il centro dell'intelligenza del corpo.

Piero Angela diceva che l'intelligenza della materia è tale per cui l'osso protegge le parti più delicate dell'organismo. Esempio la scatola cranica delicata e sottile e significativa come il cervello. In realtà non è così, l'osso è lì per proteggere nulla, è la nostra idea dell'osso, è la vostra idea dell'Io di guardare le cose da una angolazione di un processo che invece è una totalità, non c'è un osso che protegge il cervello, ma c'è un evento che nella sua massima relazione è cervello, nella sua massima pesantezza è osso.

Là dove tutto è Yin comincia lo Yang, là dove si materializza il sottile è presente con la massima potenza, quindi l'osso è il cervello e il cervello è l'osso, ecco perché il sistema nervoso. Che cos'è il sistema nervoso? La massima rappresentazione di un evento cellulare capace di procedere, ma là dove c'è la materia capace di elevare al suo punto più alto, c'è anche la capacità di rigenerarsi con i meccanismi più antichi della materia.

Quando dormiamo, per esempio, nessuno pensa o sa cosa facciamo, il corpo viene ricostruito istante per istante, non abbiamo un corpo, abbiamo un'immagine corporea che continuamente viene ricostruita, rifatta, che dev'essere nutrita, ecco il senso del connettivo.

A diversi livelli emotivi siamo su un microcosmo, siamo su un universo materializzato e un universo che si nutre a tutti i livelli emotivi diversi. Siamo un microcosmo, ma vivente, si muove perché un'intelligenza la muove, è perché una materia pesante lo fissa, il sistema muscolare riesce a portare in giro l'osso per il mondo attraverso la bassa definizione che la coscienza è di nuovo, perché posso dire ai miei muscoli di portare le mie ossa per il mondo, è la nuova energia più antica che abbiamo, ma è il centro di tutto il divenire, l'evoluzione diviene continuamente come io divengo continuamente.

Ci sembrava strano perché siamo fissati all'idea dell'Io, ma l'universo continua a evolversi.

Se io parlo di cuore, di fegato, milza come parti, uso una parola infelice, stiamo usando così la fissità dell'Io, in realtà cuore, fegato, milza, partecipano ad un solo evento, sono una sola cosa, quando dico "io sono la mia storia", in realtà la storia che vedo è il riflesso di una lunga serie di percorsi, io, mia madre, la mia scuola elementare, le conoscenze che ho avuto.

Ecco, quelle che noi chiamiamo la storia dell'Io è una storia molto limitata, molto superficiale, in noi c'è una storia che si rinnova continuamente. La storia delle funzioni che si è incarnata in me, quindi qualche volta rappresento un processo che si riconosce costantemente dentro un percorso evolutivo ed è un processo che continua a rigenerarsi, da un certo punto di vista, è un processo che non muore mai, che continua a rigenerarsi al di là della storia, o che comunque arriva a rigenerarmi.

Così si è rigenerato tutto l'universo fino al massimo processo evolutivo, cioè il processo umano, ed è un processo in divenire, se non ci fosse il tessuto connettivo noi non potevamo credere di essere embrioni permanenti, ma attraverso il tessuto connettivo ci ricorda che siamo sì un'intelligenza nervosa, che siamo sì un'intelligenza muscolare, che siamo sì una struttura capace di rigenerarsi continuamente, ma che siamo soprattutto un processo in continua filogenesi, cioè mentre noi stiamo vivendo, il nostro corpo si prepara a un processo di rigenerazione continua, a rigenerare tutto il processo evolutivo fino al punto più alto.

La quintessenza la sostanza fondamentale, quindi qualcosa di straordinario, secreto deriva da sacer e dalla creta, sacer a sua volta ha un'altra etimologia che è l'oscuro dello scuro, il nero del nero.

Ogni secrezione del corpo, sotto un certo punto di vista, è non solo una intelligenza, ma è un'intelligenza capace di invitare tutto il corpo. Le lacrime sono un mondo, la saliva è un mondo, tutte le secrezioni del corpo sono un mondo. Ogni secrezione è un'intelligenza.







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