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Tesina di storia dell'arte - Le origini dell'astrattismo italiano: l'ambiente romano

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Tesina di storia dell'arte

Le origini dell'astrattismo italiano: l'ambiente romano


Le prime esperienze pittoriche di tipo astratto si svolgono nell'ambiente romano del futurismo. Nei primi due decenni del secolo sono presenti artisti che lasciano forme figurative tradizionali per avviare ricerche che volgeranno verso l'astrazione.

Quando si parla di arte astratta, ovviamente, non si intende schizzi decorativi o prove cromatiche: un'opera astratta necessita per lo meno di una intenzionalità specifica, se non addirittura di un programma.


Roma, già dal 1909, ha un sindaco massone ed occultista, Nathan. Questo fa comprendere l'importanza che ebbero nell'ambiente romano le ricerche e gli studi in campo esoterico, filosofico e magico.


I primi a documentarsi in questo senso sono i fratelli Arnaldo e Bruno Ginanni Corradini (chiamati poi rispettivamente Ginna - da ginnastica - e Corra - da correre - dal pittore Giacomo Balla) che studiarono soprattutto i testi indiani ( il Bhagavad Gîtâ, il Mahâbhârata, i sistemi dell'Hatha-Joga, dell'Hatha-Joga Pradipika, del Raja-Joga, del Gheranda Sanhita - che interessavano loro per uno studio sullo sviluppo psichico). Erano inoltre pratici di ipnotismo e occultismo; erano interessati alla teosofia e alla terapeutica suggestiva, e non tralasciarono letture filosofiche.



Sono quindi i futuristi che più ebbero influenza in questo ambiente, in modo particolare sul pittore Giacomo Balla e il fotografo Anton Giulio Bragaglia.

Ginna e Corra nel 1909 scrivono Metodo (pubblicato nel 1910), importante poiché 929h78j può essere considerato il sostrato filosofico che prelude all'elaborazione di Arte dell'avvenire del 1910. In Metodo essi parlano espressamente delle loro conoscenze:


"Ci rifornivamo di libri spiritualistici ed occultistici, mio fratello ed io, presso gli editori Diurville e Charcomac. Leggevamo l'occultista Eliphas Levi, Papus, teosofi come la Blavatski e Steiner, la Besant, segretaria della società teosofica, Leadbeater, Edouard Scourè".


Balla, nei suoi taccuini, menziona i Manuali Hoepli (ad esempio Spiritismo di Pappalardo e Ipnotismo e magnetismo di Belfiore) e alcuni libri di psichiatria, tra cui quelli di Lombroso, famoso psichiatra, di cui Balla frequentò alcune lezioni all'Università di Torino.


Giacomo Balla


Nel 1912 si reca a Düsseldorf per la realizzazione delle decorazioni e dell'arredamento di Casa Löwenstein. Düsseldorf fu una delle città più attive della Secessione: da tale clima Balla attinse il gusto per il decorativismo e il passaggio dal campo delle arti applicate alla pittura. Questo tipo di decorazione viene approfondito nella serie delle Compenetrazioni iridescenti, dipinte tra la fine del 1912 e il 1914. Sono composizioni di tipo geometrico, con forme triangolari, a tessuto regolare, considerate un approfondimento dello studio dei rapporti cromatici. Secondo M. Calvesi, esse intendono esplorare il principio magico della corrispondenza:


"L'idea della compenetrazione rimanda a quella, fondamentale in ambito ermeneutico e filosofico, dell'integrazione o congiunzione 'mercuriale', che è poi velata nel tema stesso dell'iride, simbolo dell'armonia e della purezza dei colori"[1].


In tale espressione è calata la visione della totalità che si rispecchia nel particolare, del macrocosmo nel microcosmo.

Questa 'congiunzione mercuriale' è possibile rintracciarla anche in un altro dipinto, intitolato Mercurio passa davanti al sole del 1914, di cui esistono varie versioni. Qui Balla riduce il fenomeno atmosferico ad una pura rappresentazione di forme geometriche semplici (triangoli e cerchi). Di nuovo secondo Calvesi,


"il triangolo è la forma dinamica per eccellenza, la forma penetrante. La pittura di Balla non aspira, ora, a rappresentare l'oggetto, ma a darne l'essenza, lo stato rivelativo; e l'essenza, che si condensa nell'immagine, è, in ultima analisi, sensibilità, cioè poi lirismo"[2].

Di carattere astratto, ma senza implicazioni magiche, è la serie delle Velocità del 1913. Balla giunge a queste raffigurazioni non più attraverso studi geometrici bensì attraverso lo studio del movimento, di chiara derivazione futurista. La velocità distrugge le immagini, perciò nella memoria restano solamente linee, curve e diagonali, che vengono evidenziate dall'uso della monocromia o bicromia. Balla, in sostanza, non pensa l'astratto ma lo verifica concretamente.

Nel 1918 balla si interessa, grazie a Julius Evola, anche ai fenomeni metapsichici: da questo interesse nasce una serie di quadri dal titolo particolarmente significativo: Trasformazione forme-spiriti, in cui ricorrono, ancora una volta, il triangolo con la punta rivolta verso l'alto e fasci di luce gialla che sono il simbolo della trasformazione. In alto è possibile rintracciare le corrispondenze delle forme in spiriti.

Dopo il 1920 Balla continua nella ricerca di un dinamismo astratto che viene a coincidere concretamente con lo sfondo dei quadri, in quanto il dipinto presenta ritorni alla figurazione.


Anton Giulio Bragaglia


La Casa d'Arte di Bragaglia diventò un vero e proprio polo d'attrazione degli artisti romani. Bragaglia dal 1910 iniziò ad occuparsi di fotografia sperimentale e nel 1911 propose un nuovo tipo di fotografia. Con essa intese liberare la fotografia dal realismo naturale per arrivare a dare la sensazione del gesto e del suo movimento. Inoltre egli volle dimostrare la differenza oggettiva tra fotografie spiritiche e fotodinamiche poiché il suo intento era di documentare fenomeni di condensazione psichica che aveva in precedenza studiato.

Gli esperimenti di Bragaglia (che ricordano quelli di Marey e di Muybridge) influenzarono molto la pittura di Balla. A tale proposito basti ricordare il celebre dipinto Dinamismo di un cane al guinzaglio del 1912, in diretta corrispondenza con l'altrettanto celebre fotografia di Bragaglia.


Ricostruzione futurista dell'universo


È un manifesto datato 1915, firmato da Balla e Depero, i quali si definiscono "futuristi astrattisti". In questo manifesto, infatti, intendono ricostruire l'ordine dell'universo in termini astratti.

"Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto"


Arnaldo Ginna


È il primo pittore astratto italiano. In lui si trova il coraggio di avere aperto una nuova via all'arte, nel senso di una sensibilizzazione dello stato d'animo.

Nel 1908 ebbe un forte esaurimento nervoso che lo costrinse a letto per qualche tempo. Era il periodo in cui frequentava l'Accademia di Belle Arti a Ravenna e si domandava "quale relazione emotiva legava ad esempio l'arte pittorica di Leonardo all'arte dei mosaici bizantini". Alla fine comprende che "il soggetto non aveva importanza, e non aveva importanza il mezzo usato, tutto dipendeva dall'armonia e dall'espressione dei colori, chiaro-scuro, cioè da una musica cromatica" . Tutto questo confluì e si concretizzò in un dipinto, Nevrastenia del 1908, che lo stesso Ginna definì "primo quadro veramente astrattista", in cui esprime uno stato d'animo utilizzando solamente i colori. È anche interessante notare che il titolo stesso è formato da un sostantivo astratto. Quello che è stato appena descritto è riferibile anche per Passeggiata romantica.

Nel 1910 Ginna e Corra scrivono un trattato, Metodo, che intende essere un severo codice di comportamento, in cui sono confluite una miriade di citazioni e di esercizi che avrebbero dovuto mirare alla conquista della propria coscienza. Questo perché l'arte considera le passioni e l'artista deve saperle controllare per meglio esprimerle nei dipinti.

Tali considerazioni si fanno più precise nel volumetto Arte dell'avvenire nel 1910 in cui Ginna tratta solamente di arte e di artisti, con collegamenti, però, a tutte le arti. La sua teoria è espressa in modo confuso (egli stesso lo ammette nel successivo Pittura dell'avvenire - 1915) ma comunque riesce a dare una definizione dell'arte:


" Ecco definita l'opera d'arte: passioni in tali reciproci rapporti da formare un sistema - un sistema identico a quelli che si ruotano in cielo o a quelli tra le molecole nella materia, né più né meno. (.) Tale è la condizione dell'artista: sentimenti dentro; colori, o forme, o linee, o suoni, o parole fuori; relazione tra quelli e questi. (.) Qui sorge il concetto capitale: l'essenza delle arti è una, vari sono i mezzi di espressione. (.) È necessario che noi diamo alle cose della natura la nostra passione perché esse ci facciano sentire intensamente".


E più avanti:


"Tra tutte le arti esiste un parallelismo e una corrispondenza delle forme"[4].


Qualche anno più tardi, nel 1915, Ginna scrive Pittura dell'avvenire, in cui restringe il campo delle sue osservazioni alla sola pittura. È evidente un rifiuto della pittura tradizionale, ma il pittore dell'avvenire cosa dipinge?


"Insiemi plastici e cromatici costituiti accozzando e fondendo in modo nuovo gli elementi stessi".


Insomma l'oggetto viene frantumato in parti più semplici che sono considerate i veri elementi primordiali in grado di ricostruire la nuova realtà artistica.

L'oggetto ci dà delle sensazioni perché in sé contiene dei rapporti di linee e di colore. Anche la nuova forma astratta possiede tali requisiti in grado di produrre stati d'animo. Anzi tali forme astratte esprimono meglio questa sensibilità perché sono state create espressamente per tale scopo. L'artista sviluppa il proprio subcosciente (che non è incoscienza ma capacità di astrarre). Pesca, cioè nel "substrato universale" o "subcoscienza cosciente" le forme che gli servono per esprimere le passioni. Ginna chiamerà "pittura occulta" quest'arte che viene dal profondo e dichiara di essere stato il primo a professare questa teoria.


Julius Evola (1898 - 1974)[5]


Il suo cammino artistico incomincia nel 1915 ma le prime opere da noi conosciute risalgono al 1917-18. La sua attività si divide in due fasi:

tendenze di idealismo sensoriale (cioè legato alle attività sensorie)

tendenze di astrattismo mistico.

Il 1918 risulta essere l'anno di cesura in quanto segna la fine della prima guerra mondiale e il ritorno a casa di Evola.


Evola fu influenzato dalla lettura dei testi di Nietzsche, da cui assorbe i concetti di volontà e di ribellione. Si interessa anche ai problemi dello spirito: le ricerche sull'interiorità derivano dal Simbolismo, che era ancora presente in quegli anni. Evola, inoltre, conosce Ginna a casa di Balla. E qui è interessante sottolineare una differenza importante tra i due. Entrambi cercano di ritrarre l'interiorità, ma mentre per Ginna si tratta di rappresentare una passione, Evola intende mostrare la globalità dell'essere. Evola presenta anche punti di interesse e di confluenza con il futurismo (grazie a Balla di cui fu amico e allievo), sebbene non fu mai un vero futurista perché mostrò sempre una propria personalità.


Nel 1915 Evola va al fronte. Questa esperienza non è fondamentale dal punto di vista pittorico, ma da quello spirituale: al fronte, infatti, iniziò la crisi esistenziale che lo portò all'uso di droghe (le "acque corrosive"), che cronologicamente coincide con l'inizio del periodo dell'"astrattismo mistico", da lui stesso datato 1918. Questo astrattismo affonda le sue radici nell'ambito antroposofico, teosofico e filosofico dell'epoca; conobbe Decio Calvari, presidente della Lega Teosofica Indipendente di Roma. È durante questo periodo che Evola crea una serie di 'paesaggi interiori' (chiamati 'paesaggi dada'), che non assomigliano né ai paesaggi di Ginna né agli stati d'animo boccioniani.

Sono rappresentazioni dell'individualità intesa come ego umano immortale. L'Assoluto è la conquista dell'essere che ha saputo elevarsi e farsi tale. L'uomo può rigenerarsi attraverso una tecnica precisa, un'arte (l'Ars Regia o alchimia) per diventare perfezione e raggiungere l'Assoluto. Quindi bisogna cambiare la natura per arrivare alla perfezione: in alchimia equivale alla trasformazione dei metalli vili per arrivare all'oro alchemico. Perciò è necessario risvegliare nell'uomo il dio dormiente, avvicinare l'interno all'esterno, annientando ogni dualismo.


Un dipinto significativo da collegare a questo discorso può essere Fucina, studio di rumori (1917-18). Nelle fucine si lavorano i metalli e quindi si può pensare che qui ci sia un'allusione all'alchimia. Inoltre è da notare come i colori di Evola siano palesemente artificiali perché sono i colori dello spirito e della creazione, che non hanno nulla a che vedere con quelli della natura.


I simboli alchemici fondamentali che posso essere di aiuto per comprendere le opere di Evola sono i seguenti:

il Sole che ha la sua corrispondenza con l'oro. Esso è la rappresentazione dell'Uno-Tutto e del maschile.

la Luna corrisponde al Mercurio (o argento vivo) e rappresenta il femminile.

il Piombo è il loro contrario, elemento impuro perché composto da più elementi.

il Sale definisce l'uomo, il corpo.

lo Zolfo è il sole (il colore corrispondente è il giallo), l'anima.

il Mercurio, la luna ( il colore è l'argento), lo Spirito.


Il primo a doversi liberare è lo Spirito per comunicare con l'anima, la quale deve raggiungere il corpo per renderlo partecipe della natura immortale. Questo viaggio è compiuto quando si raggiunge il corpo rigenerato (in alchimia è la Pietra Filosofale).


Ecco perché la produzione di Evola che rientra nell'astrattismo mistico può essere considerata alchemica: perché presenta un carattere interno e perché è intesa come prodotto della spirito.


Seguendo tale direzione è possibile avvicinare tre dipinti: Composizione n. 19 (1919), Paesaggio interiore, illuminazione (1919), La fibra si infiamma e le piramidi (1920 ca.). Non sono un trittico ma si presentano come tale in modo ideale. Di ognuno di essi, infatti, è possibile dare un'interpretazione alchemica, poiché rappresentano un'operazione alchemica: la cottura, il Mercurio, lo Zolfo.


Composizione n.19


Nell'Athanor (fornello alchemico) si compie la trasformazione (i globi di colore scuro). Ci sono lingua di fuoco che salgono e fumi densi. Lo sfondo è chiaro ed è evidente una A azzurra. La A corrisponde all'Uno perché è la prima lettera dell'alfabeto e nella scrittura ebraica corrisponde cabalisticamente alla volontà.


Paesaggio interiore, illuminazione


Hg è il simbolo chimico del mercurio. Non c'è dinamicità; il contesto è geometrico. Risalta i bianco, colore della luna; l'Hg è rosso, rossa è anche la linea ondulata. Qui si compie l'unione dei due (fuoco e luce) per la rigenerazione.


la fibra si infiamma e le piramidi


Interesante qui è il simbolo alchemico dello zolfo color rosso corallo. In La tradizione alchemica, Evola scrive che lo zolfo contrassegnato da tale geroglifico non è da considerarsi puro ma presenta cause di corruzione perché infiammabile. Il quadro rappresenta tubi metallici di colore madreperlaceo: quest'ultimo indica il passaggio di colore dal bianco al rosso cioè il compimento dell'Opera al Rosso nella fase alchemica. Stilisticamente è da rilevare che quest'opera si accosta alle tematiche meccaniche del futurismo.


A partire dal 1918, Evola dipinge quadri che intitola "paesaggi interiori. In essi non c'è dinamismo perché l'esterno è stato eliminato. Il paesaggio interiore però è attivo perché è l'Io che impugna la trasformazione. In alcuni paesaggi Evola dà l'indicazione anche dell'ora: è un voler seguire l'interno senza perdere di vista l'esterno. Ad esempio in Paesaggio interiore, ore 3 a.m. (1918-19) mantiene elementi figurativi sullo sfondo e pone l'astrazione al centro del quadro. Il paesaggio è notturno perché è di notte che l'attività fantastica prende il sopravvento sulla realtà quotidiana.


In Paesaggio interiore, intervallo (1919) c'è la rappresentazione di una figura come se fosse di spalle. Nella parte inferiore del quadro ci sono due semicerchi simmetrici che rimandano al Sole e alla Luna. Ma perché 'intervallo'? Perché si intende il passaggio da uno stato all'altro dell'essere, il cui fine ultimo è la realizzazione dell'Individuo assoluto (libertà, volontà, potenza).


All'inizio degli anni Venti, però, Evola abbandonerà qualsiasi riferimento all'oggetto. Da qui la nascita del dipinto Astrazione (1919-20). L'astrazione è raggiunta attraverso l'eliminazione di elementi legati al sensibile e si dirige verso il nucleo profondo dell'essere del fruitore.


Evola entra a far parte della redazione della rivista Noi. È per questo che entra in contatto con Tristan Tzara al quale richiese informazioni sul Dadaismo in quanto ne ignorava praticamente tutto. E il 3 gennaio 1920 è una data fondamentale per Evola perché legge il Manifesto Dada 1918. Egli scrive, infatti:


"J'adhère avec enthousiasme à votre mouvement auquel, sans le savoir, je m'ètais approché depuis longtemps dans toute mon ouvre; et que je déclare le plus important et le plus profondément original qui soit paru jusqu'à present dans l'art"[6].


Del 1920 è la pubblicazione di Arte astratta, che fu quasi sconosciuto ma che comunque si inserisce in quella scia di osservazioni sulla nuova dimensione spirituale che l'arte moderna infonde e che trova in Kandinskij la sua migliore enunciazione.


Nel 1921 Evola termina (o meglio abbandona) la sua attività artistica probabilmente obbedendo all'impulso del suo dichiarato nichilismo, facilmente riconducibile ad un semplice atto di ribellione dadaista.




Appendice 1

Elenco delle opere astratte di Ginna


NEVRASTENIA

PASSEGGIATA ROMANTICA

RISVEGLIO A FINESTRA APERTA

MUSICA DELLA DANZA

LUSSURIA

INTOSSICAZIONE

PAGANINI

EDGAR POE

PRIMAVERA MONTANTE

RITRATTO ANIMICO DI UNA SIGNORA

RITRATTO ANIMICO DI UNA BAMBINA

AUTORITRATTO ANIMINCO

MUSICA ULTRATERRENA

MESSA DI REQUIEM DI MOZART

SUBCOSCIENZA

INVESTIGAZIONE ASTRATTA

PRELUDIO IN SI MINORE DI BACH

MUSICA DI WAGNER

ONDE MALIGNE

DIALOGO MUTO

L'IO SOLITARIO

MORTE IN TERRA VITA NEL COSMO


Appendice 2

Elenco delle opere di astrattismo mistico di Julius Evola presenti all'esposizione della Casa d'Arte di A. G. Bragaglia - 20 - 31 gennaio 1920.


COMPOSIZIONE N.1

COMPOSIZIONE N.2

COMPOSIZIONE N.3

COMPOSIZIONE N. 4

COMPOSIZIONE N. 5

COMPOSIZIONE N.7

COMPOSIZIONE

PAESAGGIO INTERIORE ORE 3

PAESAGGIO INTERIORE ORE 10 ½

PAESAGGIO INTERIORE INTERVALLO

COMPOSIZIONE N.19

COMPOSIZIONE N.20

COMPOSIZIONE N.21

PAESAGGIO INTERIORE ORE 16

PAESAGGIO INTERIORE ILLUMINAZIONE

PRINCIPESSA COMPOSIZIONE

FESTE


Per l'elenco completo delle opere di Evola si rimanda al testo Lettere di Julius Evola a Tristan Tzara (1919-1923), a cura di E. Valento, Roma, Fondazione J. Evola, 1991.



Bibliografia in ordine alfabetico:


Astrattismo, Giunti, Firenze, 1996.

M. Calvesi, Il futurismo, Milano, F.lli fabbri Ed., 1970.

J. Evola, Arte astratta, ristampa anastatica, Roma, Fondazione J. Evola, 1992.

J. Evola, Scritti sull'arte d'avanguardia (1917-1931), a cura di E. Valento, Roma, Fondazione J. Evola, 1994.

Futurismo e futurismi, a cura di P. Hulten, cat. della mostra di Venezia, Milano, Bompiani, 1986.

Manifesti futuristi e scritti teorici di Arnaldo Ginna e Bruno Corra, a cura di M. Verdone, Ravenna, Longo Editore, 1984.

F. Tedeschi, Dal futurismo alla magia: Evola e l'arte d'avanguardia, in "Casa balla e il futurismo a Roma", cat. della mostra di Villa Medici, Roma, Ed. Enciclopedia italiana, 1989.

F. Tedeschi, Il futurismo nelle arti figurative (dalle origini divisioniste al 1916), Milano, I.S.U. Università Cattolica, 1995.

E. Valento, Homo Faber. Julius Evola fra arte e alchimia, Roma, Fondazione J. Evola, 1994.


Si consiglia la lettura dei seguenti testi (qualsiasi edizione):

Opere di J. Evola (Il cammino del cinabro, La tradizione ermetica, .)

R. Steiner, Teosofia

R. Steiner, Antroposofia

Blavatski, Introduzione alla teosofia

M. Calvesi, Arte e alchimia

Burckhardt, L'alchimia

Tommaso d'Aquino, Alchimia



Definizioni tratte da P. A.Riffard, Dizionario dell'esoterismo, Genova, ECIG, 1987.


Alchimia

Una delle tre arti occulte (con l'astrologia e la magia) che ha come fina la trasmutazione reale o simbolica dei metalli in oro e la salvezza dell'anima, quest'ultima attraverso diverse operazioni sulla materia esterna e/o interna.


Antroposofia

Dottrina e scuola (1913) di Rudolf Steiner (1861-1925), uomo geniale di origine tedesca che proseguì il teosofismo, restando cristiano e coprendo esotericamente filosofia, pedagogia, estetica, arte, ginnastica, agricoltura, epistemiologia. "Nella nostra epoca, dove il materialismo sembra trionfare, l'antroposofia si è data il compito di approfondire la vita culturale nel senso della spiritualità, di attirare di nuovo l'attenzione degli uomini sulla realtà spirituale che è la base e il principio di tutta la nostra vita psichica" (R. Steiner, L'enfant et le cours de la vie, 1908).


Athanor

Fornello alchemico a combustione lenta che serve a scaldare l'Uovo filosofico di Ermete, cioè il vaso dove cuoce la materia filosofale. L'athanor è lo specchio del macro- e del micro-cosmo, oltre che un legame di entrambi. Ha, come loro, tre parti: l'alto (o volta riverberante), il centro (spazio dove si trova l'Uovo), il basso (dove brucia il fuoco ed entra l'aria).


Cinabro

Il cinabro è il solfuro naturale di mercurio, di colore rosso vermiglio. Nell'alchimia occidentale figura tanto la materia prima (stato iniziale) quanto la Pietra Filosofale (stato ultimo).


Ermetismo

L'ermetismo europeo si identifica con la filosofia dell'alchimia: dottrina di Ermete Trismegisto, teoria dei minerali, dei vegetali, e dei pianeti, arte delle operazioni alchemiche, speculazioni sulla Pietra Filosofale e la Natura (V. J. Evola, La tradizione ermetica, 1931)


Pietra Filosofale

È nell'alchimia classica (a partire dal XII sec.) la polvere rossa che serve a preparare:

a)  Sul piano corporale, la polvere di trasmutazione

b) Sul piano animico, la medicina universale che dà salute e longevità

c)  Sul piano spirituale, la salvezza o la liberazione


Trasmutazione

Termine alchemico. È l'avvenimento di un corpo che cambia di sostanza, passando da una "natura vile" ad una "natura nobile" (oro, spirito), ciò grazie a delle operazioni tecniche (trasformazioni alchemiche) e/o spirituali (iniziatiche). La trasmutazione dei metalli vili in oro si chiama "crisopea", quella dei metalli vili in argento "argiropea".


Nick: malva



M. Calvesi, Il futurismo, Milano, F.lli Fabbri Editori, 1970.

Ibidem.

Sprovieri - Scaligero - Ginna, Arnaldo Ginna, un pioniere dell'astrattismo, in "Manifesti futuristi e scritti teorici", a cura di M. Verdone, Ravenna, Longo Editore, 1984.

Questo discorso trova affinità con lo spiritualismo di Kandinskij: il triangolo rispecchia la cultura simbolica e teosofica delle corrispondenze tra forme geometriche e forme naturali, tra uomo e universo.

Le opere di Evola sono state analizzate attraverso la lente dell'alchimia da E. Valento in Homo Faber.

"Aderisco con entusiasmo al vostro movimento, al quale, senza saperlo, mi ero avvicinato da molto tempo nella mia opera; e che dichiaro il più importante e il più profondamente originale che sia apparso finora in arte".




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