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OSCAR WILDE - Viaggio attraverso la sua celebre opera "Il Ritratto di Dorian Gray"

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- OSCAR WILDE -

Viaggio attraverso la sua celebre opera "Il Ritratto di Dorian Gray"



In questa breve relazione analizzerò alcuni aspetti generali del romanzo di Oscar Wilde "Il Ritratto di Dorian Gray" ponendo particolare attenzione alle caratteristiche dei suoi personaggi emblematici: Lord Henry Wotton, Basil Hallward e, appunto, Dorian Gray.

L'interesse per l'argomento è nato durante la lettura del libro; effettuando un'adeguata ricerca (prevalentemente internet) sono riuscita a rispondere ad alcune mie curiosità e a collocare con una certa precisione la vicenda di Gray nel contesto storico di fine '800, allo scopo di comprendere maggiormente gli argomenti trattati.


- L'autore

Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde nasce il 16 ottobre 1854 a Dublino, figlio di un 545c25f noto oculista appassionato d'antiquariato e di una poetessa che, con lo pseudonimo di "Speranza" scrive inni patriottici e appoggia la ribellione Irlandese contro l'Inghilterra.

La sua carriera scolastica vanta diversi premi per le sue poesie, la frequenza al Trinity College di Dublino e al Magdalene College di Oxford, e una laurea in materie classiche conseguita con il massimo dei voti.



Dopo la laurea, Wilde viaggia; tiene conferenze in America, Canada, Parigi, Inghilterra, è dichiarato colpevole di pratiche illecite e condannato a due anni di lavori forzati (1895-97). Pubblica tutte le sue numerose opere entro il 1899. Muore il 30 novembre 1900.


- Il Ritratto di Dorian Gray (The Picture of Dorian Gray)

È pubblicato per la prima volta nel luglio del 1890 sul Lippincott's Monthly Magazine. Nell'aprile del 1891, Wilde fa stampare in volume il romanzo al quale, per esigenze puramente commerciali legate al gusto dell'epoca, aggiunge diversi capitoli (3°,5°,15°,16°,17°,18°).

Molti critici lo ritengono l'opera migliore nell'ambito dell'Estetismo inglese.


L'epoca in cui visse Wilde è definita Età Vittoriana, dal nome della regina britannica Vittoria di Hannover, sovrana che diede al proprio popolo un periodo di stabilità e prosperità, non privo però d'aspetti negativi. In quell'epoca di puritanesimo e allo stesso tempo di vizi (uno tra tutti, i commerci d'oppio dall'India), Wilde acquista la posizione di "osservatore speciale": indaga la realtà degli aristocratici e la svela nei suoi scritti, commentandola e quasi deridendola.   Ecco quindi prendere corpo la denuncia della società inglese, possibile parola chiave per l'interpretazione del romanzo.

Nelle prime pagine del libro, dopo una prefazione ricca d'aforismi in cui s'inquadrano i punti cardine dell'Estetismo e del Decadentismo, Wilde descrive l'ambiente e i personaggi principali: il pittore Basil Hallward e il suo caro amico Lord Henry Wotton, che nello studio dell'artista, stanno conversando davanti ad un quadro il cui soggetto è un ragazzo bellissimo, Dorian Gray. "Il giovane misterioso amico (...), non pensa mai. Ne sono certo" dice Wotton al compagno. Da questa frase si può comprendere facilmente la filosofia di vita del Lord: l'intelletto è sminuito nei confronti della bellezza, o meglio, i due aspetti non possono risiedere insieme, nella stessa persona perché l'uno "danneggia" l'altro.

La complicata personalità di Henry Wotton emerge già dalle prime righe: amante del vizio, della bellezza e della buona compagnia, Harry è il tipico aristocratico londinese dell'epoca. Il suo cinismo, l'attaccamento al divertimento, il suo senso morale, il suo parlare di ciò che era visto come peccato (ricorderete che siamo in un'epoca fortemente puritana) in modo così accattivante e la sua capacità di "modellare" le menti dei giovani secondo la sua filosofia, ne fanno l'emblema del corruttore. Al contrario, Basil Hallward ha la parte del Moralista, colui che vive della sua arte e che disapprova la vita spesa per il vizio, senza tuttavia dimostrare mai di più che un vago risentimento verso chi ne fa invece una ragione di vita. Per tutto il romanzo rimprovererà Harry, che ritiene unico responsabile dello "spreco" che Dorian sta facendo della sua esistenza. Ecco entrare in scena il personaggio attorno al quale ruota l'intera vicenda: Dorian Gray. Bellissimo giovanotto di famiglia aristocratica, Gray subisce una trasformazione radicale durante il corso della storia. Inizialmente lo vediamo semplice, quasi non consapevole del fascino che esercita sugli altri; è durante le sedute per la creazione del quadro, in presenza di Wotton, che la sua vita ha una svolta: la filosofia dell'aristocratico lo conquista completamente. Scorge nelle abili parole dell'altro un ideale di vita degno di essere coltivato, il sogno che, da sempre, cercava di raggiungere. Ed è proprio il sogno della giovinezza eterna che lo porta all'atto più sconsiderato della sua vita: supplica il quadro di macchiarsi per lui dello scorrere degli anni e dei suoi vizi lasciandolo innocente come un fanciullo. Il fato acconsente: il quadro invecchierà al posto di Dorian Gray. "Sono geloso di ogni cosa la cui bellezza sia immortale. Sono geloso del mio ritratto che hai dipinto. Perché il dipinto può conservare quello che io devo perdere? (.) Oh, se potesse verificarsi l'opposto! Se il ritratto potesse mutare, e io potessi rimanere sempre quello che sono ora!" La vita del giovane si trasforma in un vortice di dissipazioni e vizi. Solo dopo aver provocato la morte di Sybil Vane, la ragazza che amava, Dorian tenta di distruggere il legame tra il suo "quadro coscienza" e il suo aspetto, senza però riuscirci. Gray decide nascondere il quadro. La paura che qualcuno lo veda è diventata un'ossessione. L'unico che avrà il "privilegio" di constatare le brutture d'animo rivelate dal quadro, sarà Hallward. Il pittore s'imbarca in discorsi filosofici senza ottenerne altro che un'amara fine: Dorian, incollerito dalla pacatezza con cui Basil pronuncia le verità sulla sua vita, lo pugnala.

La tragica conclusione della vicenda, Dorian Gray che si pugnala non riuscendo più a sostenere le brutture che deturpano il suo alter-ego, pare "accontentare" i lettori dell'epoca, suggerendo un messaggio d'equilibrio morale dopo tutte le "virtù" inaccettabili raccontate con tanta franchezza. Tuttavia il romanzo non può essere posto fuori dall'atmosfera decadentista che rappresenta: la denuncia del vizio non basta a sfumare i temi della caducità e dell'autodistruzione, fortemente decadenti. Evidente è anche la crisi nei valori del positivismo "La base dell'ottimismo non è che il terrore, (.) lodiamo il banchiere per poter tenere scoperto il nostro conto corrente, e troviamo buone qualità nel rapinatore, sperando che risparmi le nostre tasche (.) io nutro il più grande disprezzo per l'ottimismo" dice Lord Henry.



Wilde, che illustri critici identificano nei personaggi di Henry Wotton e Basil Hallward, è influenzato notevolmente nella stesura del Ritratto dalle opere di autori suoi contemporanei (Walter Pater "Mario l'Epicureo" e Huysmans "A ritroso" ). È curioso notare i punti in comune che l'opera di Wilde ha con Lo strano caso del dottor Jekyll e di Mr.Hyde di Stevenson che pur appartiene ad un genere piuttosto diverso: la relazione tra Dorian/Ritratto e Jekyll/Hyde, il desiderio dei due protagonisti di scrollarsi di dosso l'apparenza rispettabile che li imprigiona, il sacrificio dell'anima pura, il suicidio che pone fine a tutti i tormenti..    Nella stesura della scena del suicidio, Wilde rasenta addirittura il plagio del romanzo di Stevenson; qui forse si ha l'unica, leggera, caduta di stile.

"Il vero segreto di Dorian Gray e della sua inquietante giovinezza, non è affatto il suo contenuto di parabola, ma la sottilissima arte con la quale vengono usati da Wilde gli strumenti della scrittura e le diverse tonalità fornite dai generi letterari" scrive l'illustre Gianfranco Manfredi su G - La rivista del giallo, dell'Agosto 1997   "Chi intende un simbolo lo intende a suo rischio" e "Nessun artista aspira a provare alcunché. Perfino la verità può essere provata" esprime Wilde nei suoi aforismi allo stesso proposito. In fondo, "L'artista è il creatore di cose belle".

Il Decadentismo è una corrente artistica che si diffonde in Europa tra il 1870 e il 1920.  Gli anni del decadentismo sono anni di grandi innovazioni (le automobili, il telefono, l'acqua corrente,.), di nazionalismo portato all'eccesso (il razzismo), di rivolte della classe operaia e di violente rappresaglie da parte dei borghesi. Negli artisti nasce il desiderio di indagare la soggettività dei personaggi; il mistero della morte inizia ad essere trattato con interesse. Nasce la psicoanalisi.

I cardini del decadentismo sono essenzialmente:

Perdita di fiducia nella ragione - le verità più profonde si possono cogliere solo con i sensi.

Individualismo - i personaggi dei romanzi danno sfogo all'Io dell'artista diventando "superuomini" e personaggi fortemente negativi, comunque in forte contrapposizione alla massa.

Isolamento dalla società - gli autori non riconoscono la letteratura come dovere sociale.

Accentuato simbolismo - rifiutando le regole della metrica, i poeti si servono di simboli e d'analogie per suggerire intense sensazioni e per riportare il lettore al fascino delle epoche storiche in cui la civiltà fu in declino.

Desiderio di evadere dalla realtà moderna - Gli artisti hanno nostalgia della vita dominata dall'istinto; la Bellezza e l'Arte diventano il cardine su cui fondare ogni scritto e, nella loro massima espressione, danno vita alla corrente dell'Estetismo.

Avversione al Positivismo

I massimi rappresentanti italiani di questa corrente sono: Svevo, Pirandello, D'Annunzio e Pascoli.

Gli Aforismi sono delle brevi massime che esprimono una norma di vita o un concetto filosofico.

Il Puritanesimo era un movimento tipicamente inglese e scozzese del XVII secolo, che fondava il proprio stile di vita unicamente sulle basi della Bibbia e che predicava una severissima morale di vita.








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