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Il medioevo come problema storico

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Il medioevo come problema storico

Il medioevo e la conoscenza moderna


Nell'opinione comune in medioevo è spesso considerato come l'opposto di tutti valori che sono alla base della conoscenza del costume moderno: tradizionalismo e autoritarismo culturale, accentuata gerarchizzazione della società, economia di sussistenza a base prevalentemente agricola.

1. Storia dell'idea di medioevo

Gli umanisti italiani e l'età di mezzo

Si dice comunemente che l'idea del medioevo sia stata espressa dall'umanesimo italiano come antitesi dell'ideale della rinascita. Fra 300 e 400, i letterati italiani sentirono di stare vivendo un'epoca di radicale trasformazione della cultura, caratterizzata dal recupero della letteratura e, ancor più, dello spirito dell'antichità classica, concepiti come modelli ideali di stile di umanità. La riconquistata sapienza letteraria, unita strettamente ad una nuova concezione dell'uomo, sembra concretare la rinascita dell'antichità dopo una lunga decadenza dei valori culturali e del gusto letterario. Letterati e artisti delinearono dunque un itinerario della civiltà che si distendeva in tre fasi: l'antichità classica, che aveva espresso i valori umani e culturali al più alto grado di completezza; un'età di imbarbarimento e decadenza inseguita dalla caduta dell'impero romano; e quindi la loro età in cui erano ordinati gli ideali di educazione e di forma già espressi dalla civiltà classica.



Essi sapevano che sotto il profilo politico, la loro epoca non rappresentava una rinascita dell'antichità. Piuttosto all'esito di un'evoluzione.

L'età barbariche nella cultura europea del 500

Per gli umanisti francesi e tedeschi il riferimento all'antichità classica non aveva quel valore di riferimento culturale nobilitante che aveva assunto per gli umanisti italiani. In Germania fin dal 400 gli storici, considerarono con rispetto sia alle invasioni barbariche e l'impero medievale come i momenti di affermazione della nazione tedesca nella storia europea. La rivalutazione del passato tedesco faceva parte del programma educativo dei riformatori. Gli storici luterani composero storie universali nelle quali rivendicavano la funzione dell'impero tedesco nel mondo cristiano e accusarono la chiesa romana di avere provocato la rovina, riducendo insieme il popolo tedesco in una deprecabile stato di frazionamento e marginalità politica. Anche la storia della Chiesa occupò posto di rilievo nella cultura protestante. Gli studiosi finalizzarono le loro esposizioni storiche a dimostrare che la chiesa romana era venuta meno alla missione affidata da Cristo ai suoi discepoli, e attraverso una mondializzazione sempre più accentuata, connessa all'affermazione del primato papale, aveva provocato una profonda decadenza della religione, fino alla riforma di Lutero. Per i protestanti comunque non le invasioni barbariche, ma la mondanizzazione della chiesa iniziata al tempo di Costantino, era considerata la causa della decadenza.

L'età di mezzo nella cultura del 600.

Le monarchie assolute affermatesi in Europa, scoraggiarono la storiografia favorendo invece l'erudizione utilizzata come esaltazione delle antichità della chiesa, delle monarchie e delle nazioni. Il recupero e la pubblicazione della documentazione non si prefiggeva ancora lo studio del medioevo come epoca storica automa e significativa; essa mirava alla conoscenza delle imprese dei sovrani e dei popoli. Gli studi sul medioevo portarono all'esigenza di un vocabolario specializzato per il latino dell'età di mezzo. Alcuni realizzarono qualcosa più che un semplice vocabolario: un vero repertorio enciclopedico di termini relativi a concetti, istituzioni, usanze, oggetti della tarda antichità e dell'età di mezzo. Gli annali ecclesiastici sono una ricostruzione della storia della chiesa esposta anno per anno dalla nascita di Cristo alle 1198, sulla base di una ricca documentazione, spesso originale, che il Baronio, trovò nella biblioteca vaticana di cui era prefetto. In essa la chiesa cattolica si difendeva dalle accuse dei protestanti, tra l'altro rivendicando la legittimità del primato papale.

Acta Sanctorum era il progetto di raccogliere e pubblicare a stampa le testimonianze scritte sulle vite di santi venerati dalla chiesa cattolica disposti secondo l'ordine del calendario liturgico. In un volume degli Acta Sanctorum il gesuita Daniel Paperbrock aveva pu 424d36e bblicato una dissertazione relative criteri di individuazione dei documenti falsi soprattutto di età medievale e si compì una sistematica identificazione delle caratteristiche informali materiali e documenti medievali; mettendo a punto un organico sistema di riferimento per la accertamento della loro genuinità. Questa opera è intitolata De re Diplomatica.

George Horn di professore di storia dell'università di Leida, propose una nuova periodizzazione, fissò i termini cronologici dell'età di mezzo tra la caduta dell'impero romano nel 476 e la conquista di Costantinopoli da parte di turchi nel 1453. La scansione della storia universale in tre epoche, antica, medievale e recente, ricorre anche nelle opere di altri dotti. Essa venne consacrata nell'uso accademico da Keller, professore nell'università di Halle.

L'opera di Keller aveva il pregio di fare riferimento, più che a eventi politico-militari, a due mutazioni della civiltà come, da un lato, l'affermazione del cristianesimo e della Chiesa nell'impero romano e, dall'altro le novità dell'età moderna, le scoperte geografiche, le invenzioni.

La filosofia dei costumi, il medioevo a e la storia di Europa

È nel 700 che il medioevo, ormai bene identificato su base cronologica, divenne oggetto di una nuova riflessione, intesa a valutare le caratteristiche della sua civiltà il rapporto critico con quelle già all'epoca moderna. Ciò avvenne grazie al congiungimento dell'erudizione e con la filosofia dei costumi e al dibattito illuminista sul progresso della società umana. Un ruolo importante in questo processo di chiarificazione lo ebbe Ludovico Antonio Muratori che può esser considerato il fondatore della ricerca critica sul medioevo. Muratori sostenne che l'Italia pur non essendo politicamente unita, era comunque ambito di una tradizione comune a tutti gli stati italiani, la antica madre verso cui si dovevano coltivare sentimenti di residenza; questa tradizione si era formata nel medioevo. Muratori raggiunta questa convinzione dopo avere constatato che molte situazioni istituzionali e giurisdizionali del suo tempo risalivano direttamente al medioevo. Muratori non ammirava indiscriminatamente quell'epoca, ma nemmeno la condannava pregiudizialmente. Egli la considerava come un'epoca di barbarie; pure affermò che tre barbari si riscontravano aspetti etici e politici degni di rispetto, la civiltà aveva compiuto un progresso notevole dopo l'anno mille e una ancora più accentuato dopo il XIII secolo, un progressivo superamento delle barbarie. Muratori fu tra i primi a descrivere il rapporto tra medioevo e l'età moderna in termini di progresso della civiltà avviatosi già durante il medioevo.

Jean Baptiste de la Curne de Sainte Palaye progettò un Glossaire de l'ancienn language françoise con indagini sull'evoluzione delle parole del loro significato.

Raccolse un'enorme quantità di materiali per una Histoire litteraire des troubadours, pubblicata in tre volumi nel 1774, che pose le fondamenta della conoscenza storica del mondo dei trovatori. Anch'egli vedeva il medioevo l'epoca in cui si erano formate non solo la monarchia la nobiltà, ma la stessa tradizione letteraria nazionale.

Nel 700 la riflessione sul medioevo non ebbe luogo solo nelle accademie tra gli eruditi; i filosofi politici e critici sociali dell'unità dell'illuminismo francese fecero di frequente riferimento al medioevo nella loro critica delle istituzioni vigenti degli abusi feudali. Scopo principale della storia, per Voltaire, doveva essere la conoscenza dello spirito, dei costumi, degli usi delle principali nazioni, utile in quanto faceva prendere consapevolezza degli errori compiuti dal genere umano, e contribuiva così a facilitare il suo progresso. L'epoca medievale costituiva l'oggetto di gran parte della tradizione, ma in quanto momento decisamente negativo. Il medioevo, era caratterizzato per Voltaire dalla povertà materiale e spirituale; era l'epoca delle barbarie della superstizione, di cui gli uomini erano stati succubi. Voltaire aveva del medioevo una conoscenza sommaria e imprecisa. Il suo scopo era la creazione di un bersaglio rispetto al quale svolgere la sua polemica contro le condizioni del presente. Manca in Voltaire ogni interesse a comprendere la natura dell'epoca medievale. Gli apprezzamenti sono riservati a personaggi visti come oppositore della tirannia ecclesiastica, Maometto, Saladino, Federico II.

Tuttavia attraverso questa polemica il medioevo veniva saldamente acquisito alla storia dell'Europa moderna come fase negativa.

William Robertson delineò una storia dell'Europa durante il medioevo per mostrare come in quel periodo si fosse potuto superare il disordine delle barbarie provocate dalle invasioni e porre le basi della superiore organizzazione politica e, economica e civile dell'età moderna. Le crociate erano viste come prodotto del fanatismo e della violenza della società feudale.

Edward Gibbon considerava l'impero bizantino come la prosecuzione di quello Romano. L'epoca medievale era parte di un più vasto processo costituito dalla millenaria decadenza dell'impero romano. Tuttavia l'opera è originale, l'indagine sulla crisi di una civiltà, che implicitamente e metteva in discussione la fiducia illuministica del progresso storico.

Richard Hurd celebrava i valori sentimentali e morali della cavalleria medievale. un atteggiamento di nostalgia per l'età medievale come mondo passato, che suscitava emozioni estetiche e sentimentali e trovava originale espressione letteraria e canti di Ossian. Nello stesso tempo che si diffondeva in Inghilterra anche gusto per l'antichità medievali, si avvia allora quella revival del gotico che costituisce un aspetto saliente della sensibilità del gusto europei e la fine del 700 e gran parte dell'800.

Il mito dell'età medievale nella cultura tedesca

Justus Moser rievocò la storia del popolo tedesco dalle più antiche testimonianze rintracciabili nelle opere di Cesare e Tacito. Sostenne che ogni popolo un'individualità storica originale, ogni popolo aspirava all'onore politico nei rapporti con gli altri, e lo difendeva con le sue attitudini militari.

Il medioevo si presentava dunque come un'epoca storica di riferimento per la coscienza nazionale tedesca. L'indagine sulle peculiarità del popolo tedesco non avevano ancora implicazioni nazionaliste e spesso si accompagnavano una convinta rivendicazione dell'inserimento della Germania nella civiltà europea.

il Novalis esaltò l'epoca che aveva preceduto la riforma protestante, in cui tutta l'Europa era stata un'unica comunità spirituale.

Schiller presenta il medioevo come epoca in cui la libertà era stata, sia pure in forme tumultuoso e disordinate, il fondamento della società.

Schlegel teorizza una periodizzazione della storia universale in sette epoche, il centro delle quali stava il medioevo, caratterizzato come epoca di ordine e serenità spirituale.

Raumer ravvisava nell'epoca degli imperatori Svevi un glorioso momento di affermazione del popolo tedesco l'Europa, come portatore di una civiltà originale universale.

Ranke affermò il principio che solo attraverso l'uso diretto delle testimonianze coeve si potevano ottenere conoscenze storiche oggettive, che dovevano essere genuine e cronologicamente vicine agli eventi. Istituì dunque una gerarchia di valore fra le fonti, attribuendo per esempio maggiore attendibilità ai documenti ufficiali emessi da organismi istituzionali, rispetto ai testi cronistici e ai documenti letterali. La narrazione storica risultante da essa costituiva un riflesso fedele della realtà storica.

Romanticismo e medioevo in Francia

I romanzi di Walter Scott, sebbene attribuissero ai personaggi medievali sentimenti che essi non potevano avere, influenzarono gli stessi studiosi di storia, proponendo l'immagine di un'epoca di fatti sentimenti e grandi tensioni.

In Francia nel periodo della restaurazione si formò l'idea di medioevo come età di fede religiosa rassicurante e pacificatrice. La percezione storica del medioevo non avvenne solo all'insegna dell'evasione. Nei casi più significativi essa fu animata da problematiche politiche sociali suscitate dall'osservazione del mondo contemporaneo.

Henri de Saint-Simon, vedeva nella sovrapposizione delle razze e nelle stratificazione di politiche medievali la prima configurazione dei problemi sociali della storia europea. Riprendendo idee formulate nel 600 e nel 700, gli di identificarne franchi gli antenati della nobiltà gallo romana i precursori del terzo stato.

Il romanticismo italiano

Il Italia la riflessione sul medioevo del primo 800 ebbe un promotore di prim'ordine in Alessandro Manzoni, le sue tragedie, erano ambientate in momenti altamente problematici della storia medievale italiana.

In Italia, a differenza della Francia, non esisteva una stato da mettere al centro della storia nazionale, e si cercarono i grandi momenti della storia.

La storiografia del positivismo

La storiografia si preferisse la conoscenza oggettiva del passato, sperando di poter conseguire la stessa certezza che si attribuiva le scienze della natura.

La storia e scienze sociali in Francia e in Italia

Nel 1876 venne fondata la "Revue Historique" diretta da Gabriel Monod, col programma di favorire una ricerca storica che superasse il carattere personale mistico e ideologico della storiografia precedente. Secondo il metodo propugnato dalla rivista, lo storico doveva lavorare rigorosamente sui dati ricavati dall'esame diretto delle fonti; doveva documentare ogni sua affermazione con una citazione; doveva essere completamente immune da pregiudiziali filosofiche e politiche per assumere, nei confronti dei personaggi e delle situazioni, l'atteggiamento del giudice imparziale. Lo scopo dichiarato era pervenire alla ricostruzione della verità storica intesa come sequenza dei dati di fatto; la finalità più generale quella di ampliare e arricchire la conoscenza della storia nazionale.

Il momenti fondamentali del lavoro dello storico dovevano essere: reperimento della documentazione, limitata peraltro ai soli documenti scritti; vaglio della sua genuinità e della sua qualità; selezione, ordinamento e confronto delle informazioni in vista di stabilire i fatti e. successivamente questi potevano essere messe in relazione tra loro per ricostruire situazioni più generali come le condizioni naturali, le relazioni sociali, l'istituzioni politiche. Valutazione ed interpretazione dei risultati, ricerca dei significati generali delle situazioni statiche, erano guardate con diffidenza come elementi di turbamento della attendibilità della conoscenza.

L'età medievale conservò un ruolo saliente della cultura ufficiale, perché, si continuava a vedere in essa, soprattutto nell'età dei comuni, l'espressione del genio nazionale, confortati in ciò dal rilievo che essa aveva negli studi di storia letteraria, impostata come indagine sulla tradizione nazionale da Giosuè Carducci e Francesco de Sanctis.

La storiografia nel 900

Nella per la metà del 900, continuò a essere largamente praticata la storia narrativa, riferita prevalentemente alle vicende politiche e fondata sulla minuziosa e costruzioni dei fatti; eventi personaggi, movimenti, devono essere posti nel loro contesto per comprendere a fondo l'intima ragione. Lo stoicismo diede rilievo a contesti d'ordine morale, politico, religioso e sviluppò lo studio delle idee come elemento importante di comprensione connotazione del passato. Nell'autunno del medioevo (1919) dello storico e pensatore olandese Johan Huizinga, descrisse la civiltà tardomedievale in Fiandra e della Francia settentrionale come espressione di uno stato d'animo, il senso di stare vivendo un'epoca di crepuscolo.

L'ispirazione irrazionalista si trova in altri storici tedeschi che studiarono le manifestazioni e le teorie del potere medievale come espressione eminente moralità e cultura.

Marc Bloch studiò il carattere sacrale attribuito ai sovrani del medioevo, nella direzione della mistica del potere cui era sensibile la storiografia tedesca, la come espressione di un atteggiamento psicologico collettivo poteva essere comprese spiegato quei riferimenti tratti dall'etnologia, dal folklore, oltre che, con le circostanze e le convenienze politiche del tempo.

nel secondo dopoguerra la storiografia europea concepì un crescente fastidio per la storia politica, la tensione storica si rivolge all'osservazione sistemi sociali, economici, culturali, spese identificati in definiti ambiti geografici.



2. Il problema della periodizzazione

L'unità e la varietà nell'epoca medievale

La periodizzazione presuppone la formulazione di un vero e proprio giudizio storico cioè l'identificazione di alcune caratteristiche essenziali riscontrate in modo durevole per periodi di tempo abbastanza lunghi, con un rilievo tale da diventare fattore di individuazione rispetto ad altri periodi in cui quelle stesse caratteristiche sono assenti o meno significative.

Per quel che riguarda i limiti cronologici del periodo, dagli umanisti italiani fino alla sistemazione scolastica di Keller, se non solo indicati l'inizio e la fine in relazione a vicende della civiltà o a eventi politici ritenuti decisivi. Non è più possibile indicare una data precisa per l'inizio e la fine del medioevo. L'inizio del medioevo si può collocare in un periodo di almeno tre secoli, dalle IV al VII, in cui si verificavano successivamente: l'istituzionalizzazione del cristianesimo, con la sua integrazione nell'impero romano e l'organizzazione della chiesa ufficiale; le invasioni barbariche, con la costituzione di una società mista germanico-romana, nei territori nell'impero; la fine del sistema economico imperiale, caratterizzato dal controllo statale sulla produzione e dall'integrazione tra diverse provincie affacciate sul mediterraneo. Questo periodo non presenta ancora i caratteri propri del medioevo; esso entra per gran parte nell'antichità, che oggi viene definita tarda antichità.

L'anno 476, che tradizionalmente è stato assunto come data simbolo della fine dell'antico, non ha in questa prospettiva, grande significato. La deposizione di un imperatore fantoccio non comporta mutamenti traumatici nelle situazioni politiche, quell'evento non ebbe particolare risonanza tra i contemporanei, che semmai avvertirono una censura storica ideale negli anni intorno alla metà del V secolo, quando si consumò la separazione morale politica della parte orientale dell'impero da quella occidentale e diviene concreta la prospettiva dell'inarrestabile dilagare dei barbari, con il sacco di Roma compiuto dai vandali nel 452.

Per delineare il mutare dell'epoca si dovranno prendere in considerazione, prima ancora degli invenzioni tecnologiche e le scoperte geografiche avvenute nel 400, i prolungati squilibri socio economici determinati nella società europea e una crisi demografica avviata già nei primi decenni del 300 e maturata sino al 400 inoltrato, e da una lunga serie di crisi economiche. Si devono aggiungere la perdita di prestigio delle istituzioni su cui erano fondate, nei secoli precedenti, l'organizzazione politica e la coesione sociale, il papato, l'impero, la nobiltà cavalleresca e la diffusa aspirazione a nuovi valori religiosi, etici e a nuovi criteri di verità.

La trasformazione fu assai meno radicale di quella che diede inizio al medioevo. Il sistema sociale e quello culturale mutarono, ma non furono sovvertiti; molti aspetti sia in campo economico che politico evolvono con continuità tra medioevo e la prima età moderna: le istituzioni statali si sviluppano senza rilevanti discontinuità tra la fine del 200 e gli inizi del 500; il sistema economico fondato sull'equilibrio tra attività agraria e il capitalismo commerciale alimentato da una produzione manifatturiera concentrata in aree geografiche ristrette, mantiene sui caratteri fondamentali immutati, anche in questo caso fra il 200 e il 500, nonostante le ripetute crisi settoriali, e talvolta li razionalizza e ristruttura. Il medioevo venne definito come periodo unitario in relazione alla presunta barbarizzazione della cultura letteraria, dei costumi e delle istituzioni.

La prima parte del medioevo, caratterizzato dall'insediamento dei germani nel territorio dell'impero romano, dal predominio dei ceti militari, dall'economia signorile e dalle prime sintesi culturali e istituzionali fra tradizioni germaniche cristiane e romane, appare segnata da una sua coerenza, che pur non separandola dal complesso del medioevo, in cui in molti di questi aspetti pur trasformandosi serbarono attualità, la definirono come un momento con caratteri propri. Questo complesso di secoli venne perciò globalmente indicato come il primo medioevo o alto medioevo . Gli ultimi secoli del medioevo, consistenti nella complessa articolazione della società, distinta ormai in ordini in classi diverse e spesso contrapposte, nella crisi dell'unità cattolica, sia sotto il profilo ecclesiastico che sotto quello culturale, nella depressione economica. I secoli in cui queste caratteristiche si manifestarono pressappoco dalla seconda metà del 300 fino al 400, vennero complessivamente riuniti sotto l'indicazione di tardo o basso medioevo.

Restava però un consistente gruppo di secoli, pressappoco dal XI e per certi aspetti già dal X, fino a circa la metà del XIII cui le preminenti caratteristiche storiche non potevano essere completamente assimilate a né da quelle dell'alto, né da quelle del basso medioevo.

In essi infatti situazioni che nell'alto medioevo sono ancora contrassegnate da primitivismi e rozzezze derivanti dalla matrice barbariche, giungono ad un alto grado di complessità e articolazione grazie alla affermazione di attività economiche e valori umani più vari, con la comparsa di nuovi tipi sociali del mercante del chierico; il XII secolo si presenta come momento in cui il medioevo esprime una civiltà originale, considerato come il primo a Rinascimento della storia europea. È dunque invalsa la consuetudine di considerare il corso del medioevo articolato in tre fasi; nella storiografia tedesca e inglese esse vengono abitualmente indicate come il primo medioevo, alto medioevo, tardo medioevo. In italiano si sono conservate le indicazioni alto e basso medioevo per i due periodi estremi mentre per la parte centrale non si è ancora affermata una designazione sintetica: la storiografia italiana di fine 800 aveva caratterizzato questi secoli come età comunale, ma questa definizione non può essere estesa a tutta la storia europea. Anche in francese manca una designazione consolidata per i secoli centrali del medioevo.

Il medioevo e la storia europea

La civiltà medievale è compiuta in se stessa, né deve essere giustificata in quanto premessa di altre più mature esperienze. Si deve tener presente che in medioevo è comunque un periodo storico che ha senso esclusivamente riferita alla vicenda storica europea. Il concetto conserva qualche legittimità quando è applicato a società, come quella araba, che furono del rapporto di scambio reciproco con l'Europa nel periodo medievale, fermo restando che in quel mondo esperienze vissute nei secoli corrispondente al medioevo europeo e ebbero caratteri propri configurare una civiltà diversa.

Qualche tema generale per qualificare il medioevo

Invasioni, barbari, germani

Il mondo della civiltà e quelle delle barbarie sono stati nettamente separati: l'impero romano era organizzato era un'organizzazione politica che tendeva a corrispondere con l'estensione della civiltà; le barbarie stavano intorno ad esso, ma fuori dei confini. Dopo le invasioni questi due mondi convinsero invece nello stesso spazio fisico e umano, dando luogo a un confronto diretto. Il processo formativo della civiltà europea può dunque essere descritto come faticoso ma necessario prevalere dei principi di civiltà. Accolsero e ricercarono le sue tradizioni e i suoi portatori, si sforzano di correggere combattere i principi stessi delle barbarie. Il conflitto si sarebbe risolto, nella nuova società medievale, con un sistema di valori e norme che è sostanzialmente quello che caratterizzava già la civiltà antica, adattato e attualizzato. Questa interpretazione perde però la sua attendibilità se al concetto di barbarie si sostituisce quello di germanesimo; se cioè si attribuisce barbari non solo un difetto di civiltà, ma una civiltà diversa. Gli esiti del confronto furono differenziati e in alcuni ambiti prevalse la tradizione di origine romana, in altri quella germanica, dando luogo alla struttura differenziata della civiltà europea in cui la polarità delle componenti di partenza sembra conservarsi nella polarità dei grandi gruppi linguistici e nelle peculiarità culturali che ad essi sembrano corrispondere.

Cristianesimo e chiesa

Il medioevo viene spesso definito l'età della fede; il medioevo sarebbe stato un'epoca di incertezza di coerenza spirituale, le concezioni cristiane sulla creazione, il peccato, la redenzione resa possibile dal sacrificio di Cristo e la salvezza ultraterrena come fine supremo di ogni attività e ogni istituzione umana, costituirono i riferimenti essenziali della vita intellettuale e morale dell'epoca medievale. L'influenza del cristianesimo fu ancor più profonda nel campo dell'educazione morale e sentimentale.

La pratica religiosa, la vita della chiesa, tutto ciò che aveva attinenza con l'esercizio della vita cristiana e il conseguimento della salvezza, furono materie di continue, preoccupate verifiche e persino di conflitti, che rendono la storia del cristianesimo medievale tormentata e spesso drammatica.

La pratica del monachesimo fu una risposta indicativa nella separazione dal mondo e nella adozione di regole di vita particolari la condizione per realizzare la vocazione cristiana. Le fonti e materiali e istituzionali della vita monastica variavano col tempo, abbandonando gli aspetti esteriori dell'ascesi per dare risalto all'atteggiamento interiore di penitenza, ma rimase a lungo viva la concezione che il mondo non consentiva di praticare una vita veramente cristiana.

Nella tradizione cristiana la pratica delle virtù spirituali non è da sola sufficiente alla salvezza: un complemento indispensabile è costituito dai sacramenti, possano essere impartiti solo da persone che hanno ricevuto una particolare consacrazione grazie alla quale diventano mediatori dello spirito. Su questo fondamento si è costituita nella chiesa cristiana la specializzazione del clero, un corpo di consacrati che uniscono la funzione di predicare a quella di impartire i sacramenti, in forza di essa esercitano anche un autorità sui fedeli, sanzionata dalla facoltà di escludere gli empi dai sacramenti stessi. La funzione sacramentale del clero costituì però un fattore di turbamento per la cristianità medievale. Ci si interroga sulle condizioni che rendono un sacerdote capace di impartire validamente i sacramenti. Si giunse anche a mettere in discussione la necessità della mediazione ecclesiastica. Posizioni estreme giunsero a negare la funzione dei sacramenti per la salvezza del credente. La chiesa, condannò come eretiche queste dottrine e perseguita i loro seguaci.

Il sistema dottrinale basato sulla fede fu soggetto a incertezze e inquietudini. Quando quella più larga circolazione dell'informazione culturale si diffuse un complesso di concezioni risalenti alla filosofia greca, riguardanti la natura, il mondo, l'uomo, che finivano per configurare un sistema di interpretazione dell'universo alternativo a quello cristiano, si affermò il problema dell'uso di tali conoscenze. La chiesa compì uno sforzo poderoso per assorbirli nella propria dottrina, cristianizzandole. Tuttavia esse conservarono il loro carattere eteronomo e la loro suggestione per la speculazione filosofica e scientifica dando luogo in molti casi alle singole dottrine della doppia verità, una fondata sulla ragione, l'altra sulla fede, che non c'era un espediente ipocrita per sfuggire le responsabilità del pensiero, ma l'affermazione e l'esigenza di due sistemi di conoscenza paralleli, inconciliabili e egualmente validi, che peraltro metteva in crisi l'unità della coscienza cristiana. Il medioevo fu caratterizzato dalla continua tormentata ricerca dei modi di realizzare la vita cristiana, senza però approdare a una conclusione definitiva una soluzioni istituzionali soddisfacenti.

Il potere e i suoi limiti

Il medioevo è stato un'epoca in cui la società europea ha investigato le possibilità ed i limiti del potere sperimentando proposte alternative che sono tuttora alla base della cultura politica occidentale. Nella versione tardo imperiale, il potere politico istituzionale e si presenta come un apparato autonomo nel corpo della società; legislazione, giurisdizione, burocrazia sono tutte nelle mani dell'imperatore da cui dipende ogni funzione statale, mentre i cittadini sono costretti nella posizione di sudditi e senza capacità di interferire con la gestione del potere. Per di più, autorità imperiale considerata sacra, sia nell'età pagana che in quella cristiana.

La tradizione germanica invece era fondata sull'idea della sovranità popolare, esercitata collettivamente da tutti gli uomini liberi attraverso l'assemblea. Essi affidavano ad un re elettivo poteri di guida essenzialmente militari, soggetti a verifica di efficacia e a limiti di esercizio. Appena i regni barbarici si consolidarono nel territorio Romano il funzionamento regolare dell'assemblea divenne difficile e venne sostituita da un più ristretto gruppo di capi militari e titolari giurisdizionali mentre i re tendevano ad imitare come potevano i caratteri dell'autorità imperiale. il principio di autorità ricevette un consolidamento dall'idea che il potere deriva direttamente da Dio ed è pertanto indipendente dal consenso dei soggetti. L'unzione, che cominciò ad essere impartita ai sovrani alla metà della VIII secolo venne considerata come una sorta di sacramento che li metteva al di sopra di tutti i membri della società politica. Se la loro autorità era legittimata dalla grazia trasmessa dal sacramento, ne derivava che la chiesa doveva esercitare su di loro un controllo. Questo si espresse inizialmente nella richiesta che essi si conformassero a precisi modelli di virtù per essere degni della loro funzione. In caso contrario potevano essere soggetti, come ogni altro cristiano, alla sanzione spirituale. Nell'età carolingia questa fu la versione ecclesiastica del diritto di controllo esercitato sull'autorità politica; il controllo era esercitato non dal corpo dello stato, ma dal clero come ordine autonomo, mediatore tra il re e i soggetti.

Forme nuove di autorità regia si affermarono nel XII secolo e si presentarono come poteri autoritari, insofferenti di controllo non in virtù della consacrazione religiosa, con l'affermazione della sostanziale incapacità della società di reggersi secondo giustizia se non costretta. Alcuni sovrani come Enrico II d'Inghilterra, Federico Barbarossa o Ruggero II di Sicilia non riconoscevano né il controllo del clero né il patto con la feudalità. in questa concezione, il re aveva la capacità di istituire la legge, teorizzarono che sovrano era la legge animata, cioè l'incarnazione del principio stesso del diritto e come tale sciolto dalle conseguenze di esso .

Sul piano pratico limitazioni del potere regio e diritto di controllo ebbero attuazione politica e costituzionale soprattutto nel regno d'Inghilterra. Vi si affermò infatti principio che la sovranità spettava alla comunitas regni, formata dal re, dai baroni laici ed ecclesiastici ed al popolo congiuntamente titolari interessi e diritti politici. In altri regni europei non si giunse ad analoghe limitazioni strutturali del potere regio.

Ma teorici politici del 300, affermarono che lo stato era costituito dalla collettività dei cittadini, ciascuno dei quali era titolare di diritti e di doveri; agli ordini privilegiati e allo stesso clero non era riconosciuta alcuna prerogativa politica; la chiesa era priva di competenze nella vita dello stato. Alla fine del medioevo si formulò dunque una dottrina della sovranità popolare, anche se essa non ebbe attuazione pratica.

Le nazioni

L'antichità classica non conobbe formazioni analoghe; in particolare l'impero romano, assorbì e fuse le diversità etniche e culturali in un unico organismo universale. Nel medioevo vanno dunque cercate ragioni e significato della struttura nazionale dell'Europa. D'altra parte l'idea moderna di nazione si è configurata in versioni antitetiche e ha assunto espressioni che ancora oggi conservano forti e compromettente attualità: nazione come gruppo umano caratterizzato da un'esperienza storica propria, ma in rapporto di comunicazione e scambio con gli altri analoghi gruppi, o nazione come gruppo umano chiuso, tendenzialmente ostile agli altri e più o meno esplicitamente convinto di essere l'unico vero depositario dei connotati fondamentali dell'umanità. Ciascuna popolazione germanica si considerava un popolo scelto, superiore agli altri, anzi, come l'unico gruppo di veri uomini, in cui vigevano dignità e rapporti di diritto. Si riteneva che tutti i suoi componimenti discendessero da una progenitore comune e fossero quindi consanguigni. In culture ancora pagane, l'antenato era per lo più immaginato come un semidio. Origine divina e remota veniva attribuita anche alle leggi. L'idea di nazione potrebbe essere un eredità barbarica consolidata attraverso il medioevo. Nella cultura romantica ottocentesca si lasciò cadere l'idea dei legami di sangue tra connazionali pur conservando quella che la nazione fosse comunque un corpo organico originario, caratterizzato da un proprio spirito che si esprime nelle tradizioni popolari; la nazione veniva dunque concepita come la dimensione spirituale organica entro la quale potevano armoniosamente esplicarsi l'azione e la moralità dell'individuo. I franchi assimilarono almeno in parte la popolazione galloromana, i longobardi periodicamente liberavano gli schiavi per ingossare i ranghi del popolo. Fu la stabilizzazione di questi processi nel mondo barbarico non si ebbe prima della sistemazione carolingia, che favorì l'assestamento dei popoli entro territori determinati e pose fine alla mutevolezza delle formazioni statali. In Francia la figura del re fu consacrata facendo di San Dionigi il patrono speciale della monarchia, dando credito a miracoli che venivano in occasione della consacrazione regia; il re stesso venne ritenuto capace di compiere particolari miracoli. La monarchia francese venne considerata erede e continuatrice della tradizione di Carlomagno e della sua lotta contro gli infedeli.i racconti dei giullari, e le prediche degli ecclesiastici, le lettere regie, furono gli strumenti con cui queste idee furono divulgate nei domini regi. Si assicurò che tutti sudditi del re godevano come lui della protezione di San Dionigi e condividevano l'onore della monarchia. Questa qualificazione politico - ideologica fu lo strumento per identificare un popolo e farne un gruppo nazionale. La solidarietà storica diveniva più significativa della solidarietà di sangue.

Il ciclo demografico

L'inizio dell'età medievale coincide con la drastica riduzione della popolazione. Molte città si estinguono, dovunque le foreste del terre incolte avanzano. Successivamente la popolazione cominciò letteralmente a crescere. Continuò ad aumentare fino alla seconda metà del XIII secolo, quando si stima che essa fosse quasi raddoppiata rispetto alle prime fasi di espansione e raggiunse approssimativamente i 70 milioni di abitanti. A questo livello si mantenne per qualche decennio, tornando poi a diminuire. A metà del XIV secolo il calo fu drammaticamente accelerato dalla grande epidemia di peste del 1348 sembra abbia causato la scomparsa di quasi un terzo della popolazione europea. La popolazione stentò a riguadagnare le perdite, e anzi in alcune regioni continuò a decrescere. Solo nei decenni centrali del 400 lentamente la tendenza mutò, dando inizio a un nuovo ciclo espansivo, che riguarda ormai la storia dell'Europa moderna. Il ciclo demografico è articolato in tre fasi: depressione, espansione e depressione. E si constata facilmente che la vicenda della popolazione corrisponda a quella dei fenomeni economici e culturali del corso del medioevo. I due periodi di minimo demografico sono accompagnati da ricorrenti epidemie di peste; le due grandi epoche di pestilenza furono contrassegnate da crisi egualmente gravi e ricorrenti di carestia. I flagelli sono connessi fra loro: la carestia indebolisce la resistenza biologica della popolazione, favorendo il diffondersi dell'epidemia; queste a loro volta dissestano l'organizzazione sociale e produttiva, determinando nuove carestie. Si è perciò preso in considerazione anche la possibilità che all'origine delle crisi vi sia stato deterioramento economico soprattutto della produzione agraria. L'inizio e la fine del medioevo avrebbero corrisposto a due fasi di peggioramento climatico, caratterizzate da raffreddamento della temperatura e aumento della piovosità, che avrebbero provocato dissesto del territorio e indebolimento biologico della specie umana. Invece tra il X e il XIII secolo le condizioni climatiche sarebbero state favorevoli grazie a una moderata piovosità e all'aumento della temperatura che rese perfino possibile la coltivazione della vite in Inghilterra del grano in Groenlandia.

Europa

Furono gli esponenti delle culture barbariche cristianizzate ad usare il termine per definire non solo un continente, ma un insieme di popoli che all'interno di essa condivideva qualche importante connotato culturale. Il monaco irlandese Colombano, verso l'anno 600, volendo disegnare il complesso delle chiese istituite nei regni barbarici occidentali, legati alla venerazione per San Pietro e per il Papa suo successore, parlò delle chiesa di Europa tutta, preferendo questo inquadramento al riferimento all'occidente, la cui accezione classica non comprendeva proprio i popoli nuovi, esterni all'impero. Questo uso di Europa ebbe successo: nel VII e VIII secolo ricorre per disegnare l'area continentale cristianizzata in cui si estendeva l'egemonia dei franchi.

Questa particolare accezione del termine, torna negli appellativi di padre, vertice e faro d'Europa con cui venne salutato Carlomagno, prima che la sua fisionomia venisse definita con una l'attribuzione del titolo imperiale di tradizione antica e mediterranea.

L'Europa era una totalità formata da parti distinte. Essa si esprime nell'interpretazione data dalla cultura barbarica a un mito che si trova nella bibbia, precisamente quelle dei tre figli di Noè che dopo il diluvio si sarebbero diretti in diverse parti del mondo ripopolandole con la loro discendenza. I dotti delle chiese barbariche attribuirono il ripopolamento dell'Europa a Iafet. Una cronaca composta verso l'anno 700 elencava 20 generazioni della discendenza di Iafet, al termine delle quali ponevano 11 personaggi che portavano i nomi delle principali popolazioni barbariche, più un romanus e un Brito, che integravano anche i popoli di stirpe non germanica della famiglia delle popolazioni europee. Il mito del progenitore comune cui la cultura barbarica ricorse spesso per fondare l'idea della coesione di un popolo, vale qui a esprimere l'affinità tra i diversi popoli che costituivano l'Europa del tempo; la ramificazione della discendenza confermava però, e a suo modo spiegava, l'autonomia e l'individualità di ciascuno di loro.

Dopo il X secolo l'uso di Europa con questo significato sembra cessare, e il termine recuperare il puro valore di parte geografica del mondo. Il ricordo di Carlomagno contribuiva per parte sua a tener viva la consapevolezza dell'organizzazione politica di quella comunità: si ricordava che egli aveva dominato sui segni d'Europa. Europa è una comunità di popoli che hanno tradizioni e caratteri comuni, ma anche individualità proprie e piena autonomia politica; questa comunità non coincide con i limiti del continente definiti dalla geografia antica.




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