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Ci può illustrare il Suo primo romanzo, Il tesoro di Farfa, con riferimento alla storia vera che vi è in esso contenuta?
Riguardo quel mio
libro, che ormai ha qualche anno - è stato pubblicato nel 1998 - vorrei
soltanto accennare che deriva da esperienze reali, di vita vissuta, nel senso
che l'ambiente, e cioè un m 111h75b onastero antichissimo come quello di Farfa, non c'è
per pretesto o per caso: io ho vissuto per un certo numero di anni con la
comunità di monaci benedettini, sia pure da laico, perché ero incaricato della
biblioteca, una biblioteca particolare in quanto annessa a un monumento
nazionale. Quindi, avendo scoperto, leggendo le cronache di Farfa, che una
volta era effettivamente esistito un tesoro, mi è venuto in mente di crearci
intorno una storia.
La storia del tesoro è molto breve: in un antica cronaca farfense, come detto,
troviamo ricordato che dopo sette anni di assedio [alla fine del IX sec.] dei
Saraceni all'Abbazia - era un'Abbazia fortificata, che aveva la fortuna di
avere un suo acquedotto interno, altrimenti non ce l'avrebbero fatta a
resistere - dopo sette anni di assedio, una notte i monaci radunarono tutti i
tesori, preziosissimi, che possedevano. Questi tesori, tra cui il più
importante era un cofanetto d'oro e pietre preziose regalato da Carlo Magno
all'Abbazia - a suo tempo Farfa fu Abbazia imperiale, quindi un "feudo"
imperiale a stretto contatto con il Regno della Chiesa -, vennero divisi in tre
parti: tre drappelli di monaci si dispersero poi nella notte in tre direzioni
diverse, uno verso Roma, uno verso le Marche, uno verso Rieti. Ma al momento in
cui stavano riponendo questi beni si accorsero che le pietre che formavano il
ciborio non sarebbero riusciti a portarle via. Parliamo in questo caso di
pietre preziose, di lapislazzuli, di onici e cose di questo genere - i
lapislazzuli anche oggi sono pagati a peso d'oro: tanti grammi di lapislazzuli,
tanti grammi di oro - oltre ai libri antichi, con preziosissime rilegature, ai
calici, alle pissidi , a tutto quello che poteva essere l'oro all'interno di
una chiesa e oltre, torno a dire, il famoso cofanetto di Carlo Magno: non
essendo in grado di portare tutto questo peso, una parte del tesoro fu
nascosta.
Questa storia è stata poi trasmessa attraverso i secoli anche agli abitanti di
quella zona della Sabina, per cui ci sono stati cercatori del tesoro in tutti i
secoli, anche in tempi abbastanza recenti, mi raccontavano i contadini che
abitano nella zona: il tesoro, però, non è stato mai trovato. Ecco, da queste
vicende mi nacque l'idea di fare un racconto sulla storia del tesoro, che
naturalmente poi viene trovato dal protagonista, ma nessuno mai saprà dov'è
realmente collocato.
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