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La Novella Picaresca

letteratura spagnola



La Novella Picaresca


La novella Picaresca è un genere letterario tipicamente spagnolo, così come I Cantares de Gesta. Quasi ogni produzione letteraria di un paese contiene uno o più generi tipici della propria letteratura: in Francia furono peculiari le Chanson e in Italia, ad esempio, i sonetti. La novela Picaresca è stata oggetto di diverse imitazioni, ma esso rimane un genere peculiare spagnolo non solo perchè è nato nella penisola iberica, ma anche e soprattutto perchè in esso si riflette chia 414g68e ramente la realtà spagnola dell'epoca (1500-1600).

La novela picaresca si differenzia dalla maggior parte della produzione letteraria ad essa antecedente perché, come già era accaduto ne El Cantar de mio Cid, essa presenta connotazioni di estremo realismo.

Questo genere letterario trova la sua prima e più originale espressione nella novella Vida de Lazarillo de Tormes. In questa novella l'autore, anonimo, descrive la vita di un picaro (termine intraducibile), cioè di un ragazzo di 17-18 anni. Il ragazzo è il figlio di un condannato a morte e di una donna che, rimasta vedova, decide di convivere con un uomo di colore. Un simile atteggiamento era considerato scandaloso all'epoca. Il ragazzo decide, per tentare di sfuggire alla sua misera vita, di andare in giro per il mondo in cerca di fortuna. Inizia così il suo lungo viaggio, durante il quale presterà servizio presso diversi personaggi, ciascuno dei quali rappresentativo della realtà spagnola coeva. Lo scopo intrinseco della novella picaresca è proprio questo: ricordare brutalmente alla gente lo stato sociale della Spagna e non distrarla con una narrativa fantastica, come potevano fare i romanzi cavallereschi.



Come già detto, l'autore della novella Vida de Lazarillo de Tormes è anonimo. Probabilmente egli preferì restare nell'anonimato proprio perché la sua acuta osservazione sulla società e l'intrinseca satira contenuta nella sua opera avrebbero potuto creargli disagio.

La novella fu pubblicata intorno al 1552 o 1553, però sono a noi giunte solo tre edizioni del 1554. Il suo successo fu fulmineo, tanto che se ne fecero anche molte traduzioni. Cinque anni dopo la Vida De Lazarillo de Tormes fu proibita poiché le autorità (soprattutto religiose) si resero conto della spietata analisi e della società e della denuncia che la novella rappresentava: l'autore, infatti, si scaglia violentemente contro una società che impediva ai poveri, agli umili di uscire dalla loro miseria.

Nella novella, come precedentemente sottolineato, la realtà contemporanea diventa per la prima volta materia romanzesca e protagonista è un personaggio di umilissima condizione, che cerca di costruirsi una vita a dispetto delle avversità. Proprio per questi motivi la critica internazionale riconosce la Vida de Lazarillo de Tormes come la prima novella moderna. Della novella sono infatti presenti nell'opera analizzata i caratteri principali:

l'azione e il tempo in cui si svolge la vicenda sono ben definiti;

i personaggi si modificano, crescono e cambiano insieme alle situazioni che vivono (nella novella non realista, come i racconti cavallereschi, nulla alterava il personaggio).

La novella è narrata in prima persona, caratteristica questa, che influenzerà tutta la narrativa picaresca posteriore ad essa.

Il linguaggio usato nell'opera è profondamente diverso da quello solitamente usato nella letteratura precedente. In particolare la letteratura cavalleresca era solitamente scritta con uno stile elevato e tutti i personaggi usavano esprimersi alla stessa maniera. Nella Vida de Lazarillo de Tormes l'autore, che decide di descrivere la realtà, usa un linguaggio piano, senza artifici, diretto. Ogni personaggio, inoltre, si esprime in accordo alla propria condizione individuale e secondo quello che richiede il momento: tristezza, gioia, rabbia...ecc...

Questo è ciò che normalmente è definito polifonia linguistica, che sarà poi caratteristica della novella moderna.

Mezzo secolo dopo, Mateo Alemàn sul modello de la Vida de Lazarillo de Tormes scrisse Guzman de Alfarache, novella importantissima che tuttavia si distacca parzialmente dai caratteri della novella picaresca precedente. Il protagonista non è più, infatti, un picaro vero e proprio ma diventa una figura ibrida, sospesa tra le connotazioni di un picaro e quelle di un soldato, un viaggiatore. Caratteristiche della novella di Aleman sono le peregrinazioni del personaggio che lo portano, tralatro, anche a Napoli.



Ritornando alla Vida de Lazarillo da Tormes abbiamo detto che essa rifletrte la realtà spagnola contemporanea all'autore. alla metà del '500 la Spagna era governata dal re Filippo II. Questi, grazie ad alcune parentele e discendenze che poteva vantare, riuscì ad impadronirsi anche dell'Impero del Portogallo per cui la Spagna conobbe, sotto il suo governo, uno dei periodi più ricchi della propria storia. Il dominio iberico, infatti, si estendeva non solo su tutta la penisola iberica, ma anche su Viceregno di Napoli, su alcuni territori dei Paesi Bassi, sul Ducato di Milano, su alcune colonie sulla costa nord africana, su alcune basi in Oriente e su vastissimi territori nell'America del Sud. Tuttavia, nonostante le apparenze di benessere e prosperità, la decadenza dell'impero spagnolo era imminente. Una delle cause del progressivo impoverimento che subì la Spagna in questo periodo fu la cacciata degli ebrei dalla penisola iberica. Gli ebrei, infatti, facevano parte di quella piccola e media borghesia che rappresentava il motore commerciale di tutto l'Impero spagnolo. Dopo la loro cacciata, la struttura sociale si destabilizzò terribilmente.

- Il discorso sociologico spagnolo si riflettè, ovviamente, nel Viceregno di Napoli. I contadini napoletani erano oppressi da una pesante tassazione ma, fortunatamente potevano contare su un suolo fertile adatto alla coltivazione e all'allevamento di bestiame (da qui venne loro affibbiato il soprannome di "mangiafoglie") -

Tra le altre cause della decadenza furono senza dubbio rilevanti le guerre che la corte spagnola intraprese in difesa della fede cattolica. La Chiesa conobbe in quel periodo il suo più acuto momento di degradazione morale: gli ecclesiasti (papi inclusi) amavano la mondanità e non rispettavano più i precetti religiosi che rappresentavano. Ad esempio è risaputo che papa Alessandro VI (Borgia) ebbe due figli, Cesare e Lucrezia Borgia. Nonostante l'appoggio che i sovrani spagnoli diedero alla Chiesa cattolica, nel 1527, vista la dissolutezza della Curia romana, il sovrano Carlo V (figlio di Filippo il bello re austriaco che, insieme a Filippo II si era schierato in difesa della fede) scese in Italia insieme all'esercito dei Lanzichenecchi e mise a ferro e fuoco Roma.

- Nota su papa Alessandro Borgia: fu questo papa a decidere la spartizione dell'America latina tra gli spagnoli e i portoghesi. Quando Cristoforo Colombo espose il suo progetto di oltrepassare le colonne d'Ercole e di spingersi fino ai confini del mondo ai re Portoghesi, questi gli negarono il loro appoggio economico. L'italiano Alessandro Geraldini, allora, intercesse per lui presso i re cattolici spagnoli che finanziarono la sua impresa. Negli anni successivi i re portoghesi, resosi conto dell'errore, si rivolsero a papa Alessandro VI per una spartizione dell'America del Sud. Questi traccio una linea sulla cartina geografica e decise che i territori ad est spettassero al Portogallo e quelli ad ovest alla Spagna -

La reazione a tale dissolutezza della Curia fu il Riformismo: alcuni personaggi, come Martin Lutero e Erasmo da Rotterdam, profondamente amareggiati dall'atteggiamento della Chiesa tentarono di riformare la Chiesa, tentando di imporre costumi più morigerati e meno libertini. Ovviamente la Chiesa cattolica non rimase inerte di fronte a tale reazione e rispose con una Controriforma: impose ai fedeli un forte e perenne stato penitenziale e trasformò allontanandola sempre di più dallo stato gioioso di avvicinamento alla divinità. In Spagna il clima impostato dai provvedimenti della Controriforma perdurò per moltissimi anni, esattamente fino al 1997, cioè alla morte del dittatore Francisco Franco. Un'altra imposizione ella Controriforma fu la censura sui libri. Per poter stampare un libro divenne necessario il Primatum (si stampi) della Chiesa, che controllava la materia trattata nei libri e li proibiva o li "purgava" di parti considerate offensive per la morale. Tale provvedimento fu preso anche nei confronti della Vida de Lazarillo de Tormes che venne proibito e poi purgato.



Ritornando all'analisi della novella picaresca Vida de Lazarillo da Tormes, la vicenda del povero Lazarillo si snoda in diversi episodi.

Partito da casa per sfuggire alla miseria, il giovane si mette al servizio di un cieco. E' evidente che nell'età contemporanea all'autore in Spagna, a causa anche della malnutrizione e delle scarse condizioni igieniche delle classi più povere, abbondassero gli storpi, i ciechi... Proprio in riferimento a questo primo episodio dell'opera per molti secoli il termine Lazarillo fu usato per indicare la guida dei ciechi. Ottenere una traduzione in italiano del termine Lazarillo, così come di picaro, è molto difficile. Molti studiosi tentarono di tradurre il termine lazzarillo con la parola lazzarone, ma questi erano scansafatiche, che vivevano senza far niente, prendendo il sole e cibandosi di ciò che gli capitava. Lazarillo, invece, è un giovane che tenta di risollevarsi dalla propria condizione, che cerca lavoro. Per quanto riguarda la parola picaro, invece, molti credono derivi da Piccarda (una città francese) o dalla parola Picca ma comunque resta un termine intraducibile nella nostra lingua. Non può neanche essere usato come sinonimo di vita dedita alla malavita (in spagnolo Hampa"), allora molto frequente in Spagna, tanto che il grande Miguel de Cervates descrisse El Hampa sivigliana nel famosissimo "Riconete y Cortadillo".

Ritornando al giovane Lazarillo, questo, al servizio del cieco, conosce ben presto l'avidità dell'uomo, che si rifiuta di sfamarlo. Per questo motivo il giovane è costretto a rubargli del cibo per sfamarsi; per poter bere un po' di vino, pratica un forellino sulla brocca del padrone e, quando questo beve, si lascia colare il vino in bocca. Il cieco, accortosi dello stratagemma, un giorno lascia cadere la brocca e rompe i denti al povero Lazarillo. Il ragazzo, per vendicarsi, porta il cieco su un ponte, fa in modo che questi dia una zuccata e lo abbandona.

Dopo questo episodio Lazarillo non è più un giovane ingenuo.

La sua seconda esperienza lavorativa è presso un grasso sacerdote. Anche questo padrone non sfama Lazarillo, che è costretto di nuovo a rubare. Il sacerdote usava nascondere i viveri un una cassa, il giovane perciò pratica dei buchi nella strana dispensa e li giustifica, di fronte al suo padrone, dando la colpa ai topi. Una sera però, il sacerdote si apposta, lo sorprende e lo percuote.

Successivamente padrone di Lazarillo è un cavaliere, all'apparenza molto ricco. Nonostante le apparenze, però, il cavaliere non è affatto ricco: la sua casa è vuota, non ha cibo e dice a Lazarillo di pensare a sé stesso. Per questo il giovane è costretto di nuovo a rubare e quando il cavaliere si accorge dei pezzi di carne che possiede si fa sfamare.

Ultimo padrone del giovane è ancora un sacerdote, che intrattiene un rapporto amoroso con una donna. Lazarillo sposa l'amante del padrone e inizia a lavorare come acquafrescaio. Così si conclude la Vida de Lazarillo de Tormes.









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