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LA CULTURA TRA ASSOLUTISMO E FINE DEL MECENATISMO - I Carmina

letteratura latina



Introduzione alla letteratura latina.

La nascita della letteratura latina viene convenzionalmente posta nel 240 a.C. quando Livio Andronico mette in scena una fabula. La nascita della letteratura latina è così tarda perché non c'è un legame tra la fondazione e la tradizione letteraria; inoltre Roma era stata inizialmente dominata dagli Etruschi (infatti gli ultimi tre re di Roma erano Etruschi, secondo la tradizione), fino al 503 con la nascita della repubblica.

Roma, dopo la nascita della repubblica, cerca di imporsi sulle popolazioni circostanti, poi verso sud per arrivare nel 280 allo scontro con Pirro; in questo modo viene a contatto con la Grecia. Un passo ulteriore è stato fatto con la prima guerra punica. Roma si avvia a diventare una potenza egemonica nel Mediterraneo, 252h77c necessitando così di una tradizione letteraria, per dimostrare anche di essere allo stesso livello di Atene.

Livio Andronico tradusse l'Odissea, dunque la prima opera è di traduzione; in seguito molti autori latini partirono da modelli greci, entrando in competizione con essi e cercando di migliorarli. Polibio disse che Roma aveva l'apertura per cogliere usi e costumi dalle popolazioni sottomesse ma al tempo stesso conservava anche le proprie tradizioni.

A Roma l'individuo è completamente subordinato alla repubblica; al secondo posto c'era la famiglia, che era a sua volta una piccola repubblica, e in cui era anche incluso l'onore per gli antenati (i valori dei romani erano pietas, fides, iustitia, gravitas).



Secondo i Romani la divinità è immanente, poiché rimane l'antica animia, dunque ci sono molti riti per trarre gli auspici, c'è un senso di inquietudine nei confronti degli dei, assente nel mondo greco. Infatti per Romani è importante conoscere il volere della divinità: la visione religiosa romana è ritualistica, prescrittiva e contrattualistica.

I Carmina

I Carmina sono forme preletterarie caratterizzate da alcune particolarità:

  1. sono orali;
  2. sono anonime e popolari:
  3. ogni Carmina è nato in un determinato contesto.

Nei Carmina non c'è netta divisione tra poesia e prosa. Quelli scritti in versi usano il saturnio, verso tipicamente italico. Sul saturnio si sa poco e lo schema è molto vario; pare un verso di natura quantitativa, ma non è sicuro; è diviso in due parti, dette cola, divise da una dieresi e la prima parte è più lunga della seconda. Anche i testi tramandati in prosa presentano le caratteristiche tipiche del saturnio. Per i Carmina c'è una serie di figure retoriche comuni: allitterazione, omoteleuto, omottoti, poliptoti, assonanze e figure etimologiche; esse creano una trama di suoni che ne facilita la memorizzazione.

I Carmina religiosi:

Carmen Saliare: veniva eseguito dal collegio sacerdotale dei Sali, posti alla custodia del sacro scudo di Romolo, affidato loro da Numa Pompilio, in un rito propiziatorio eseguito a maggio ed ottobre, quando iniziava e finiva la guerra. In questo Carmen veniva invocato il dio Giano, colui che dà inizio alle attività belliche, dio sole, poi il dio Giove, signore della luce e tuono. Secondo Quintiliano nel I secolo d.C. neanche più i sacerdoti conoscevano il senso delle frasi che dicevano.

Carmen Arvale: veniva eseguito dai fratelli Arvali nelle feste dell'ambarvalia, una processione attorno ai campi. Venivano invocati gli dei Marmar, Marte e Marmor, forse sono la stessa divinità; Marte era il dio della guerra, ma viene invocato in questo caso come protettore dei confini. Vengono anche indicati i Semoni, divinità minori che presiedono alla germinazione delle sementi.

Carmen Lustrale: veniva eseguito nella Lustratio, cerimonia di purificazione privata, che il singolo contadino rivolgeva a Marte e nella quale sacrificava tre animali nella SUOVE TAURILIA (un maiale, una pecora e un toro).

I Carmina popolari:

Carmen Convivalia: veniva eseguito durante i banchetti, con l'accompagnamento di un flauto si cantavano le glorie degli avi e del passato della famiglia dell'ospite. Non si sa da chi venissero cantati, ma di questi fanno parte il Carmen Priami, dove si cantano le storie della guerra di Troia, e il Carmen Nelei, la storia di due fratelli simile a quella di Romolo e Remo.

Carmen Triumphalia: venivano eseguiti dai soldati che accompagnavano il generale nel suo trionfo. Nei Carmina Triumphalia il generale non viene esaltato, anzi, viene deriso con motivi di carattere osceno e beffardo, sia perché in questo modo i soldati, nel momento in cui viene trattato come un dio, gli ricordano di essere un uomo, allontanando così da lui l'invidia degli dei, sia perché durante questa cerimonia festosa i ruoli si invertono, e i soldati possono dire quello che vogliono senza essere puniti (simile al carnevale).

Gli epitaffi:

gli epitaffi sono i varie forme, ma tutti presentano innanzitutto un titulus, dove veniva riportato il nome per intero del defunto, poi le cariche che ha ricoperto e infine le azioni per cui si è distinto in vita. Gli epitaffi delle donne erano molto rari ma non inesistenti: nel titulus non veniva scritto il prenomen e venivano indicate le sue abilità nei lavori che svolgeva in casa.




Le leggi

Le prime leggi scritte a Roma risalgono al 451-450 a.C. quando dei cittadini vengono mandati ad Atene a scrivere le leggi di Solone; al loro ritorno furono nominati i decemviri, la cui commissione era costituita da nobili. Le leggi sono arcaiche (vale ancora la legge del taglione e sottolineano l'importanza del pater familias. I testi di legge comunque non stabiliscono cosa accadeva, ma cosa non accadeva e si voleva che accadesse.




LIVIO ANDRONICO

La letteratura latina delle origini si trova ad avere modelli greci e anche i primi autori erano greci. Livio era uno schiavo tarentino, portato a Roma da Marco Livio Salinature e diventa insegnate dei figli del padrone. In seguito ai suoi meriti diventa liberto ed assume il nome della gens padrona. Fu uno dei primi maestri nelle prime scuole pubbliche, dove insegna greco e latino. Nel 240 gli viene affidato l'incarico di scrivere una fabula da rappresentare. Nel 207 Asdrubale devasta la Pianura Padana e a Livio viene commissionato un partendo, cioè un inno a Giunone, cantato da un coro di fanciulle, poiché egli era legato al console che aveva il compito di difendere Roma. Alla fine della seconda guerra punica a Livio fu permesso di abitare sull'Aventino e di formare un collegio di poeti ed attori. Muore attorno al 200 a.C.

Il nome di Livio è legato all'Odyssia (la traduzione dell'Odissea) ed alcune tragedie. Egli traduce l'Odissea per avere un testo con cui insegnare la grammatica greca e quella latina. Perché proprio l'Odissea? Innanzitutto perché essa più volte tocca l'Italia; inoltre le vicende di Ulisse sono simili a quelle di Enea; le qualità di Ulisse sono tipiche della visione dell'uomo romano (pietas, attaccamento alla patria); i Romani, essendo neo-marinai, sono interessati dai viaggi per mare di Ulisse; infine perché Livio cresce in un clima ellenistico e dunque l'Odissea è il poema che gli è più vicino. Perché Livio inizia con una traduzione? Perché non è facile creare dal nulla, anche perché Livio Andronico deve dare vita ad una lingua letteraria latina; inoltre Livio inaugura la tradizione della traduzione artistica. Oltre a romanizzare la forma dell'Odissea, Livio romanizza anche i contenuti: utilizza il saturnio, anche se per tradurre le tragedie usa i versi greci, poiché l'epica è il genere attraverso il quale passano i valori fondamentali di un popolo.

Livio scrive fabulae coturnatae, dunque di ambientazione greca. Fanno parte del ciclo troiano 5 tragedie:

  1. ACHILLES (narra che Teti aveva nascosto Achille per non farlo andare in guerra, ma Odisseo lo scopre)
  2. AIAX MASTIGOPHORUS (Aiace viene battuto da Odisseo nella contesa delle armi di Achille, si arrabbia e nella follia fa una strage di mucche, quando torna in sé vede compromesso il suo onore e si suicida)
  3. EQUUS TROIANUS (narra del cavallo di Troia)
  4. AEGISTHUS (Egisto si vendica contro lo zio Atreo e il cugino Agamennone)
  5. HERMIONA (figlia di Menelao ed Elena, avrebbe dovuto sposare Oreste, ma Menelao la promette a Pirro, figlio di Achille, dunque Oreste lo uccide)

Più altre due tragedie che riguardano il ciclo di Perseo:

  1. DANAE (il nonno di Perseo viene a sapere che sarebbe detronizzato dal nipote, quindi chiude la madre Danae in una torre, ma Zeus riesce a fecondarla lo stesso)
  2. ANDROMEDA (Andromeda si era vantata ed era stata punita da Poseidone, ma Perseo la salva)

Infine l'ultima è il

  1. THEREUS (Tereo, re di Tracia, invaghitosi della cognata Filomela, la seduce e le strappa la lingua. La moglie Procne viene a scoprirlo e gli dà da mangiare le carni del figlio Iti. Lui si trasforma in upupa, la moglie Procne in rondine e Filomela in usignolo)

I miti danno voce alle paure umane e, come le leggi, dovrebbero avere lo scopo di deterrente.


















GNEO NEVIO

Nasce nel 275 circa e muore attorno al 201. Aulo Gellio nel II secolo d.C. nella Nates Atticae lo cita. Nevio è originario di Capua; è molto sicuro di se e si contrappone a personalità rilevanti finendo in prigione. Era un cittadino libero ma non godeva del diritto di voto. Partecipa alla prima guerra punica e al conflitto con i Metalli, tra la fascia progressista e la fascia conservatrice. Favorevole alla conquista della Pianura Padana, nel 221 Marco Claudio Marcello a Casteggio sconfigge i Galli. Gli Scipioni e i Metelli erano progressisti, Nevio, conservatore, vedeva con grande ostilità la cultura greca. Quando Quinto Cecilio Metello diventa console Nevio, in una sua tragedia, fa dire ad un personaggio "FATO METELLI CONSULES FIUNT ROMAE" [ i  Metelli diventano consoli di Roma per destino, oppure per il cattivo destino di Roma i Metelli diventano consoli]. I Metelli rispondono MALUM DABUNT METELLI NEVIO POETAE. Nevio viene incarcerato (Plauto cita questa prigionia di Nevio, nel "Miles Gloriosus", dove il servo pensa a come aiutare il padrone e nel pensare poggia il gomito sul ginocchio e la mano sotto al mento, come un poeta carcerato). Marco Claudio Marcello, figlio del console della vittoria di Casteggio, che Nevio aveva esaltato alla morte in una tragedia, fa uscire Nevio dal carcere. Nevio parte per l'Africa con Scipione l'Africano e muore a Cartagine per volontario esilio o perché esiliato o perché in quel periodo stava scrivendo un poema sulla guerra punica.

Nevio inventa due nuovi generi letterari: si cimenta nella poesia epico storica e inventa la fabula praetexta, la tragedia di ambientazione romana. Nevio scrive inoltre molte commedie.

Il Bellum Poenicum tratta della prima guerra punica, ma lo scrive nella seconda per esortare i soldati romani a praticare le virtù che avevano permesso la vittoria nella prima. Nevio scrive in Saturnio e originariamente il poema non era diviso in libri, la suddivisione in sette libri avvenne il secolo successivo ad opera di Ottavio Lampadine. Nevio è influenzato dalla poetica ellenistica: Callimaco aveva instaurato una polemica contro i lunghi poemi formalmente poco elaborati. Nevio dunque scegliendo un poema ridotto sceglie di uniformarsi all'ellenismo. I frammenti pervenutici tratta anche vicende mitologiche [Nevio parte da un'archeologia mitologica e nel terzo libro si occupa della guerra. La sezione mitologica viene inserita sottoforma di digressione ecfrastica (descrizione di un oggetto precisa e molto lunga), infatti si sofferma sul frontone di Giove ad Agrigento ].

È possibile che Virgilio abbia usato come modello Nevio, con alcune differenze: Nevio dice che Romolo è nipote di Enea, mentre Virgilio interpone tra loro 300 anni; inoltre Nevio scrive anche che Anchise arriva in Italia, mentre, secondo Virgilio, Anchise  muore a Troia.

Come favola pratexta scrive il CLASTIDIUM, che parla della vittoria del 221 contro i Galli.

Tuttavia scrive anche alcune fabulae cothurnatae, come l'EQUUS TROIANUS, il DANAE (cfr, Livio), l'HESIONA (sorella di Priamo, offerta in pasto ad un mostro marino mandato da Poseidone, adirato con Laomedonte, il padre, ma viene liberata da Eracle che la dà in sposa a Telamone, padre di Teuclo ed Aiace), l'HECTOR PROFICISCENS (Ettore lascia Troia per andare ad affrontare Achille), l'HIPHIGENIA IN TAURIDE (cioè la versione secondo la quale Ifigenia non muore) e infine il LYCURGUS (Licurgo re della Tracia che cercò di opporsi alla diffusione del culto di Bacco, che si vendicò facendogli uccidere il figlio. Questa è l'unica tragedia a Roma che parla del culto di Bacco, ed allude ad un fatto di attualità, poiché nel 186 i culti bacchici furono vietati.





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