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GNEO NEVIO

letteratura latina



GNEO NEVIO

Nevio è il più antico poeta latino di una certa importanza; ha scritto numerose tragedie e commedie d'imitazione greca; fu l'inventore della praetexta, cioè la tragedia d'ambientazione romana; fu l'iniziatore dell'epica storica latina con il Bellum Poenicum.

Era un plebeo originario della Campania (nato a Capua nel 275 ca.); combatté nella prima guerra punica e morì alla fine del III secolo in Africa, probabilmente aveva seguito la spedizione romana contro Cartagine durante la seconda guerra punica.

Nevio dimostrò uno spirito libero, fiero e coraggioso; manifestò il suo dissenso nei confronti d'importanti uomini politici; attaccò in particolare I Metelli, contro cui scagliò un verso che poteva 929b13j essere interpretato sia in favore che contro i Metelli. Per questo motivo Nevio finì in carcere e fu poi liberato per l'intervento dei tribuni della plebe.

Cominciò a mettere in scena le sue prime opere teatrali, a Roma, verso il 235 a.C.

Si conservano 6 titoli e un certo numero di frammenti di tragedie d'argomento greco.



Una tragedia è il Lucurgus, di cui restano 24 frammenti; narrava un episodio riguardante l'introduzione del culto dionisiaco in Grecia il dio Dioniso si era vendicato sul re Lucurgo, poiché aveva scacciato lui e le sue Baccanti dalla sua terra. Il tema era molto sentito a Roma poiché il culto di Dioniso era stato riconosciuto ufficialmente dallo Stato romano.

Nevio scisse una pretesta intitolata Romulus, che metteva in scena le vicende leggendarie delle origini di Roma. L'altra pretesta neviana era intitolata Clastidium ed era dedicata all'esaltazione della vittoria romana sui Galli presso Casteggio (222 a.C.), vittoria che aprì a Roma la conquista della Gallia Transpadana. Questa opera fu rappresentata durante i ludi funebri in onore di Marco Claudio Marcello, il generale che guidava a Clastidium l'esercito romano. Nevio portò quindi sulle scene un episodio di storia contemporanea e faceva della sua arte uno strumento per celebrare la grandezza di Roma.

Per quanto riguarda le commedie restano 35 titoli; il frammento più esteso deriva dalla Tarentilla, che narra la storia di due ragazzi, che si erano recati a Taranto per divertirsi e che avevano speso tutto il denaro, raggiunti dai padri i quali si fecero a loro volta trascinare dal divertimento.

Il frammento descrive una cortigiana impegnata a civettare contemporaneamente con più ammiratori e amanti, e questa Tarentilla ("la donna di Taranto") è la protagonista del piacere sia dei due ragazzi che dei due padri.

Caratteristica delle commedie di Nevio era la mordacità con cui egli alludeva all'attualità politica con spunti polemici e satirici.

In un'altra commedia, di cui non sappiamo il titolo, Nevio parlava in tono scherzoso di un'avventura giovanile di Scipione l'Africano, sorpreso dal padre in casa di una donna e costretto a fuggire con addosso solo un mantello.  La frase pungente è rafforzata dal contrasto del tono tra i primi due versi (solenne) e quello dell'ultimo (tipico della commedia).

L'opera più importante di Nevio è il Bellum Poenicum, primo poema epico-storico nazionale, cioè un poema che celebra in mitico un fatto realmente accaduto riguardante la nazione.

Narra della prima guerra punica, alla quale Nevio aveva partecipato, ed è stata scritta mentre si stava combattendo la seconda. Il poeta esaltò i valori che avevano reso possibile la vittoria romana in quello scontro. Nevio usò il saturnio e fuse insieme mito e storia inserendo nel racconto della guerra punica la "archeologia", cioè una parte dedicata alla rievocazione delle origini leggendarie di Roma. Poiché l'opera è molto frammentata c'impedisce di sapere come Nevio ha combinato storia ed epica; forse con digressioni epiche, all'interno della narrazione storica.

TITO MACCIO PLAUTO

Vita

Nacque a Sàrsina (Romagna) prima del 250 a.C. e morì nel 184 a.C.

Scrisse e portò sulle scene le sue commedie a partire dalla seconda guerra punica.

Il CORPUS delle commedie: i titoli e le trame

Sono attribuite sicuramente a Plauto 21 commedie.

Le trame plautine sono quelle tipiche della commedia nuova greca: si traccia d'intrecci complicati ma anche molto ripetitivi, i cui ricorrono costantemente situazioni e personaggi convenzionali; infatti 16 commedie su 20 presentano la medesima struttura fondamentale della trama: in posizione più o meno centrale all'interno dell'intreccio troviamo un giovane (l'adulescens) innamorato di una donna e ostacolato nel suo amore. L'ostacolo è rappresentato o dal denaro o da impedimenti familiari o sociali. L'adulescens è sostenuto da uno o più aiutanti. In molti casi la trama consiste in espedienti, trovate ingegnose, finzioni e inganni dell'aiutante per raggirare gli antagonisti del giovane innamorato. Nel lieto fine il giovane e i suoi aiutanti hanno la meglio sugli antagonisti.

Le 20 commedie sono: Amphitruo ("Anfitrione"), Asinaria ("La commedia degli asini)

Aulularia ("La commedia della pentola"): il protagonista è il vecchio Euclione, magistrale raffigurazione dell'avaro; egli ha trovato una piccola pentola piena d'oro e vive nella paura ossessiva che gli sia sottratta; gliela ruba in effetti il servo di un giovane innamorato della figlia del vecchio, promessa in moglie dal padre ad un vicino anziano e benestante, Megadoro. La restituzione del tesoro consentirà al giovane di sposare la ragazza.

Bacchides ("Le Bacchidi),Captivi ("I prigionieri"),Casina ("Càsina"),Cistellaria ("La commedia della cestella"),Curculio ("Gorgoglione"),Epidicus ("Epidio"),Maenechmi ("I menecmi"),Mercator ("Il mercante"),Miles gloriosus ("Il soldato fanfarone"),Monstellaria ("La commedia del fantasma"),Persa ("Il persiano"),Poenulus ("Il piccolo cartaginese"),Pseudolus ("Pseudopo"),Rudens ("la gomena"),Stichus ("Stico"),Trinummus ("Le tre monete),Truculentus ("Il tanghero").

Le commedie del SERVUS CALLIDUS

In queste commedie  (Pseudolus, Bacchides, Monstellaria, Miles gloriosus) la struttura fondamentale della trama è la stessa; gli antagonisti sono di volta in volta il padre, il lenone, il soldato; immancabilmente i giovani raggiungono il loro scopo e, sono perdonati dai padri. Ma il vero protagonista di queste commedie è il servo, il personaggio che Plauto sente più congeniale e a cui affida più volentieri tutte le risorse della sua esuberante comicità: il servus callidus è in realtà l'eroe comico su cui si concentrano l'attenzione e la simpatia dell'autore e del pubblico.

Non meno divertenti risultano gli antagonisti. In particolare personaggi iperbolici (miles gloriosus) o incarnazioni della ribalderia e della spudoratezza.

La commedia di carattere, la beffa, la commedia degli equivoci.

Nell'Aulularia è presente il consueto amore ostacolato che alla fine si realizza felicemente e non mancano gli inganni del servo. Tuttavia in questo caso lo spazio maggiore è occupato dalla figura del vecchio, magistrale raffigurazione dell'avaro, tanto che l'Aulularia viene indicata talora come il prototipo della "commedia di carattere", incentrata sulla delineazione di un tipo psicologico. Effettivamente Euclione, che nella sua morbosa sospettosità scorge indizi della presunta volontà di privarlo del suo tesoro, fa riconoscere al pubblico, grazie ai meccanismi psicologici che il poeta gli attribuisce, la rappresentanza ingrandita e comicamente deformata d'atteggiamento o spunti o tentazioni presenti in tutti gli uomini; il personaggio dell'avaro ci appare vivo e reale, reso credibile e persuasivo dall'arte del poeta.

Un esempio di commedia della beffa è la Casina ed esempi di quella degli equivoci sono i Menaechmi e l'Amphitruo.

I rapporti con i modelli greci

Plauto adatta, riprende, rielabora commedie greche.

In realtà non si trattava di semplici traduzioni. Plauto si è mantenuto fedele agli originali conservandone l'ambientazione greca: essa gli offriva, tra l'altro, il vantaggio di poter attribuire comportamenti spesso moralmente discutibili o deplorevoli ai Greci e non ai Romani. Plauto fece uso della "contaminazione": termine che indica l'inserzione in una commedia di una o più scene tratti da un'altra commedia. La contaminazione implicava un trattamento piuttosto libero dei modelli.

Nelle commedie plautine è stato dato ampio spazio alla musica e al canto: infatti, circa i 2/3 del numero complessivo di versi prevedeva l'esecuzione al suono del flauto.

Elementi tipicamente plautini sono: i frequenti riferimenti ad usi e costumi romani; i personaggi; battute di spirito basate su giochi di parole; tendenza a dare spazio a momenti di puro divertimento e gioco, mirando più all'efficacia comica che alla funzionalità scenica.

Plauto mostrava inoltre uno scarso interesse per la coerenza e la verosimiglianza e ricorreva speso a motivi di comicità bassa e buffonesca che andavano incontro ai gusti del pubblico.

Per quanto riguarda i personaggi, Plauto, accentua i tratti caricaturali dei "tipi" della commedia nuova, per sfruttarne fino in fondo le potenzialità comiche. Ma il contributo più originale di Plauto ai modelli è costituito dallo stile; egli crea uno stile straordinariamente artefatto, ricchissimo di figure retoriche e di "effetti speciali".

Il teatro come gioco

Uno degli aspetti più tipici del teatro plautino è la tendenza a sottolineare il carattere fittizio e ludico dell'evento teatrale con effetti comici.

Plauto vuole quasi smascherare la finzione teatrale, è lo fa molto spesso ricorrendo al "metateatro", cioè al teatro nel teatro, al teatro che rappresenta se stesso o parla di se stesso.

L'insistenza e il compiacimento di Plauto, mettono in rilievo lo scontro dei figli con i padri e la vittoria dei servi sui padroni, che rientrano in un aspetto caratteristico  della commedia in generale e del comico plautino in particolare: il rovesciamento burlesco della realtà.

QUINTO ENNIO

La vita

Nasce nel 239 a Rudiae (tra Brindisi e Taranto); né plebeo né liberto ma d'origine aristocratica, si vantava di discendere dalla stirpe del re di Beozia, e d'essere italico, greco, osco e di avere quindi 3 lingue, 3 culture, 3 cuori.

Durante la seconda guerra punica combatté in Sardegna, dove incontrò Catone con cui instaurò un'amicizia che lo condurrà a Roma, dove si avvicinerà ai circoli nobiliari come letterato. Questa amicizia s'interromperà quando Ennio diverrà amico di Scipione, anche a causa dei contrasti provocati dal filoellennismo d'Ennio. Oltre ad un appezzamento a Pesaro, ebbe un domicilio sull'Aventino venne nominato direttore del COLEGIUM SCRIBARUM ISTRIORUQUE.

Morì nel 169 a.C. mentre, secondo la leggenda, stava scrivendo un manoscritto.

La sua produzione, poiché ampia, è divisa in tre parti:

Tragedie e commedie (arte drammatica)

Epica

Varie - opere minori di vario genere.

Il suo temperamento lo portò a preferire la tragedia.

Caucuncula e Procationes (tipo di lotta) sono uniche commedie, ma di scarso valore.

Scrisse invece 20 tragedie di cui rimangono 400 versi e alcuni titoli. Amava il ciclo troiano, si rifaceva alla tragedia di Euripide e alla tragedia complessa (sofferta, con grande scavo interiore). Esempi di titoli di tragedie del ciclo troiano sono: Ifigenia e Andromaca.

Riguardo alle tragedie praetexta, ricordiamo le Sabinae.

Nelle sue produzioni utilizza una contaminatio che lo lascia però molto libero. Il tono tragico è un tono intenso, doveva avere un forte senso del Pathos. Ci è data testimonianza da Cicerone.

Ennio nelle sue composizioni sopprime i cori (che avevano un'altissima funzione sociale in Grecia, perché implicava la partecipazione del pubblico nei teatri), in quanto in Roma il teatro era visto come una perdita di tempo. Sostituisce i cori con VERBA e CANTICA (parti recitate e cantate).

Compone l'Edifagetica, un opera di cucina (dal greco, edus = dolce;fago = cibo) nella quale cita alcune ricette non presenti in Roma, utilizzando il metro solenne tipico dell'Iliade e dell'Odissea.

Dall'Epicharmius e dal Euhemerus capiamo il pensiero filosofico di Ennio, che credeva nella metempscicosi. Ennio ritiene di essere Omero, e per punizione di essersi incarnato in un pavone. Si ispira alla dottrina pitagorica empedoclea. Il nome Epicharmus è dato perché di ispirazione a un trattamento filosofico del filosofo della magna grecia Epicarpo. Sembra che nelle convinzioni di metempsicosi e pensiero pitagorico vi sia una protesta verso la religione pagana.

Nell'Euhemerus, vi è lo stereotipo letterario di fingere di avere trovato su un colonna di un tempio dedicato a Zeus, l'iscrizione che descriveva la creazione del mondo. Basato sulla tendenza a considerare gli dei come uomini divinizzati.

Probabilmente scrisse anche quattro Satire.

Gli annales è un poema epico di Ennio; è un opera enciclopedica. Comprende 18 libri di storia universale di 1500 versi ciascuno per un totale di 30.000 esamentri. L'opera fu compiuta in circa 15 anni e fu una composizione a nuclei di interesse (perciò è un po' disorganica), anche la pubblicazione a nuclei di libri. Ha un carattere solenne, religioso ed è basato sull'esaltazione dei valori etici dei MOS MAIORUM romani. Con Ennio si afferma uno nuovo ideale di scrittura quello ellenico.





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