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UGO FOSCOLO - A ZACINTO

letteratura italiana



UGO FOSCOLO


Ugo Foscolo nasce a Zante, nelle Isole Ionie, il 6 febbraio 1778 da madre greca e padre veneziano. Compie i primi studi a Spoleto, ma la sua prima seria formazione avviene a Venezia, dove morto il padre, il giovanissimo Foscolo si trasferisce con la madre e i fratelli nel 1792. Qui studia i classici latini e greci e i filosofi, soprattutto Rousseau. Sulle orme dell'insegnamento alfierano, 919h74j lo spirito del Foscolo è violentemente acceso dalle idee di libertà e di patria. Costretto dall'oligarchia veneta a rifugiarsi a Bologna, alla discesa di Napoleone in Italia il poeta assume atteggiamenti apertamente liberali e nel 1797 si arruola nel corpo dei Cacciatori a cavallo e scrive l'ode "A Bonaparte liberatore". Da questo momento ha inizio la sua carriera militare, che si protrae fino al 1815. Con il trattato di Campoformido (ottobre 1797), con cui Napoleone cedeva Venezia all'Austria, si rifugia a Milano. Qui conosce il Parini e il Monti e si dedica a un'intensa attività giornalistica quale redattore del "Monitore italiano". A Bologna fonda poi un nuovo giornale, il "Genio democratico", sul quale continua la sua battaglia per l'indipendenza nazionale. Nel frattempo avvia la pubblicazione delle "Ultime lettere di Jacopo Ortis". Con la calata degli Austro-Russi nel 1799, il Foscolo riprende le armi nella Guardia Nazionale, combattendo eroicamente. Compone, nel frattempo, l'ode "A Luigina Pallavicini caduta da cavallo". Dopo la vittoria di Napoleone a Marenga, tornato a Milano, il Foscolo viene impiegato in una serie di incarichi e mansioni militari in Lombardia, in Emilia e in Toscana.  E' di questo periodo la seconda ode, "All'amica risanata", oltre all'edizione definitiva delle "Ultime lettere di Jacopo Ortis", a "La chioma di Benerice" e ai "Sonetti". Dal 1804 al 1806 il poeta vive nella Francia settentrionale come capitano di frontiera della divisione italiana. Rientrato in Italia, compone il carme "Dei Sepolcri" (pubblicato nel 1807) e il poemetto "Le Grazie". Con il ritorno del governo austriaco in Lombardia, il poeta si reca in esilio prima in Svizzera, poi in Inghilterra, dove si dedica a un'attività di letterato e di critico che lo pone tra i primissimi nella storia dell'Ottocento. Muore il 10 settembre 1827 in una modesta casa del villaggio di Turnham Green, nei pressi di Londra.




A ZACINTO


Né più mai toccherò le sacre sponde

ove il mio corpo fanciulletto giacque,

Zacinto mia, che te specchi nell'onde

del greco mar, da cui vergine nacque


Venere, e fea quell'isole feconde

col suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue fronde

l'inclito verso di colui che l'acque


cantò fatali, ed il diverso esiglio

per cui bello di fama e di sventura

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.


Tu non altro che il canto avrai del figlio

o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.


(U. Foscolo)





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