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La divina commedia

letteratura italiana



La divina commedia


L'immaginario viaggio oltremondano di Dante si realizza in sette giorni dall'8/4 al 15/4 del 1300. Dante aveva allora trentacinque anni ed era allora nel punto centrale della propria vita visto che la vita media di allora settanta anni. Di sera si smarrisce e si ritrova in una selva ( allegoricamente simboleggia il peccato), qui egli è giunto inavvertitamente, avendo smarrito la retta via (allegoricamente il tutto simboleggia l'annebbia 656f51g mento della coscienza ad opera del peccato): proprio da questo stato di angoscia e sofferenza in cui si ritrova egli vorrebbe uscire pervenendo ad un colle che simboleggia la salvezza. Nel fare ciò vi erta impedito da tre fiere, una lonza, che simboleggia l'incontinenza, un leone, che simboleggia la violenza, e una lupa che simboleggia la cupidigia. Il colle dunque sembra irraggiungibile e il suo destino sembra essere quello di un peccator eternamente schiavo delle tre fondamentali delle tre tendenze peccaminose, se non fosse per il poeta Virgilio che arriva in suo soccorso. Virgilio, infatti, simbolo della ragione, lo libererà dalle tre fiere e lo guiderà attraverso l'inferno e il purgatorio per consegnarlo alla guida di Beatrice, simbolo della teologia e guida di Dante nel paradiso. Il viaggio a cui Virgilio sollecita Dante è una metafora del viaggio che la coscienza deviata degli uomini di quel tempo deve compiere all'interno di se stesso per ricreare la propria volontà di bene e per riconquistare la libertà dal peccato. L'inferno, che è il primo degli regni ultraterreni da attraversare è un abisso sotterraneo la cui apertura Dante colloca vicino Gerusalemme,  centro geografico e religioso del mondo. Questo abisso sotterraneo ha la forma di un cono rovesciato originatosi a seguito della cacciata di lucifero dai cieli. Quest'ultimo, infatti, insieme ad altri angeli, avendo osato per un atto di superbia, ribellarsi a Dio, fu da questi cacciato dal suo regno e scaraventato giù sulla Terra, dove sprofondò, creando una spaventosa voragine visto l'orrore provato dalla stessa terra nell'accoglier un essere tanto spregevole. Dante, secondo un criterio ternario che è sempre in relazione alle tre divinità, divide l'inferno in: antinferno, alto inferno, basso inferno; inoltre sul piano morale tre sono i peccati dominanti, la violenza e la malizia. Via via che si scende giù nella voragine aumenta la gravità del peccato e quindi anche la pena. Il sistema penale dell'inferno obbedisce alla legge del taglione, ovvero patire al contrario di ciò che si è fatto. Da un punto di vista strutturale, l'antinferno è compreso tra la porta d'ingresso e il fiume Acheronte ed è assegnato all'anima dei vivi o meglio di coloro che per viltà vissero senza infamia e senza lode. Esse rifiutarono le scelte morali e si relegarono ai margini della storia, per questo anche l'inferno li relega ai suoi margini. L'inferno vero e proprio comincia con il limbo sede di coloro, anche bambini che morirono senza battesimo e anche di coloro che, per quanto dotati di virtù morale furono privi di fede e perciò non ebbero le virtù teologali necessarie per entrare nel paradiso. Pertanto, essi vivono senza una pena specifica nella privazione di Dio e nel desiderio e non accompagnati dalla speranza di poter un giorno ottenere anche loro la libertà. Nei cerchi seguenti (sul libro). Con il sesto cerchio comincia il basso inferno. I peccatori presenti nell'inferno sono uomini che vivono in forme disperate ed esasperate, completamente degradate dal peccato e perciò piene di collera di asti e di rissosità.







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