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ITALO CALVINO (1923-1985) BIOGRAFIA

letteratura italiana



ITALO CALVINO (1923-1985)


BIOGRAFIA


La vita di Italo Calvino è quella di un uomo che «con la sua immaginazione e il suo lavoro» ha voluto contribuire «alla autocostruzione continua dell'universo».

Italo Calvino nasce, il 15 ottobre 1923, a Santiago de Las Vegas, un villaggio vicino all'Avana (Cuba), dove il padre dirige una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola d'agraria. Dal padre agronomo e dalla madre botanica riceve un'educazione rigorosamente laica.

Nel 1925 la famiglia Calvino ritorna in Italia, e si stabilisce a San Remo, nella Villa Meridiana che ospita la direzione della Stazione Sperimentale di Floricoltura, dove Calvino vive «fino a vent'anni in un giardino pieno di piante rare ed esotiche».

Compiuti gli studi liceali, Italo Calvino viene avviato dai genitori agli studi di Agraria, che non porta a compimento. Per quanto, infatti, tenti di seguire la tradizione scientifica familiare, ha già «la testa alla letteratura». Inoltre, a interrompere gli studi si intromette la guerra. Dopo l'8 settembre 1943, Calvino si sottrae all'arruolamento forzato nell'esercito fascista, e assecondando un sentimento che nutriva fin dall'adolescenza, si aggrega ai partigiani della Brigata Garibaldi, e fa così «la prima scoperta del lancinante mondo umano».



Dopo la liberazione 454h72e , aderisce al Partito Comunista Italiano, collabora a giornali e riviste, e si iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino, dove nel 1947 si laurea con una tesi su Joseph Conrad. A Torino collabora al «Politecnico» di Vittorini, ed entra a far parte del gruppo redazionale della casa editrice Einaudi. In quell'ambiente «interdisciplinare, aperto alla cultura mondiale», matura la sua vocazione a «scrivere pensando ad uno scaffale di libri non solo di letteratura».

Nel 1947 esordisce come scrittore, pubblicando, grazie a Pavese, Il sentiero dei nidi di ragno. A questo romanzo, con cui si rivela il più giovane e dotato tra gli scrittori neorealisti, segue il volume di racconti Ultimo viene il corvo (1949).

Negli anni Cinquanta e Sessanta svolge le funzioni di dirigente nella casa editrice Einaudi e intensifica sempre più la sua attività culturale e il suo impegno nel dibattito politico-intellettuale, collaborando a numerose riviste.

Inoltre si impone nel panorama letterario italiano, come il più originale tra i giovani scrittori, in seguito alla pubblicazione della raccolta dei Racconti (1958), e soprattutto del volume I nostri antenati (1960), che comprende la trilogia di romanzi fantastici e allegorici sull'uomo contemporaneo: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), e Il cavaliere inesistente (1959). In questi anni pubblica anche l'importante saggio Il midollo del leone (1955), e raccoglie e traduce Le fiabe Italiane che pubblica nel 1956, anno in cui i fatti di Ungheria provocano il suo distacco dal PCI e lo conducono progressivamente a rinunciare a un diretto impegno politico.

Tra il 1959 e il 1967 dirige, insieme a Vittorini, l'importante rivista culturale letteraria «Il Menabò», in cui pubblica interventi caratterizzati da un impegno di tipo etico-conoscitivo, quali Il mare dell'oggettività (1959) e La sfida del labirinto (1962). Nel 1963, anno della Neoavanguardia, pubblica, oltre a Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, il racconto costruito ancora su schemi di tipo tradizionale La giornata di uno scrutatore, con cui si chiude il ciclo apertosi all'incirca un decennio prima.

Nel 1964 si apre una nuova fase della vita e della carriera di Italo Calvino: sposa l'argentina Judith Esther Singer e si trasferisce a Parigi, da dove continua a lavorare per l'Einaudi, e dove viene a contatto con gli ambienti letterari e culturali più all'avanguardia. Nel 1965 nasce la figlia Abigail, ed esce il volume Le Cosmicomiche, a cui segue nel 1967 Ti con zero, in cui si rivela la sua passione giovanile per le teorie astronomiche e cosmologiche. Il nuovo interesse per le problematiche della semiotica e per i processi combinatori della narrativa trova espressione anche ne Le città invisibili (1972), e ne Il castello dei destini incrociati (1973). Intanto cresce il suo successo e il suo prestigio in tutto il mondo.

Negli anni Settanta - anni in cui nutre una residua speranza nella ragione, pur avvertendo un degradarsi generale della vita civile italiana e mondiale - Calvino pubblica numerosi interventi, prefazioni e traduzioni in molte lingue, e collabora prima al «Corriere della Sera», poi alla «Repubblica». Nel 1979 esce il romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore, che diviene subito un best seller.

Nel 1980 si trasferisce a Roma, e pubblica una raccolta dei suoi saggi più importanti, Una pietra sopra. Nel 1983 escono i racconti di Palomar, ricchi di disillusa amarezza. Nel 1984 la crisi della casa editrice Einaudi lo induce a passare all'editore Garzanti, presso cui pubblica il volume Collezione di sabbia, oltre alla riedizione delle sue opere più importanti.

Nel 1985, avendo ricevuto l'incarico di tenere una serie di conferenze negli Stati Uniti a Cambridge, alla Harvard University, prepara le Lezioni Americane, che tuttavia rimarranno incompiute e saranno edite solo postume nel 1988. All'inizio di settembre, infatti, Italo Calvino muore all'ospedale di Siena, colpito da un'emorragia celebrale.

Nel maggio 1986 presso Garzanti esce Sotto il sole giaguaro, il primo libro postumo di Calvino. Il volume raggruppa tre racconti: Il nome, Il naso, Sotto il sole giaguaro e Un re in ascolto. Calvino intendeva scrivere un testo dedicato ai cinque sensi. La morte gli impedì di completare i racconti dedicati alla vista e al tatto.


OPERE


Nel 1947 pubblica Il sentiero dei nidi di ragno, tra le cose migliori scritte di quella che in Italia è chiamata "letteratura resistenziale" (cui appartengono Fenoglio, Vittorini e Pavese ecc.). Ha collaborato a riviste ed è stato consulente editoriale presso la importante casa editrice Einaudi. Tra le opere narrative: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959). Nel 1960 i tre racconti furono riediti e pubblicati insieme sotto il titolo unificante di I nostri antenati.


Ne "Il visconte dimezzato" il narratore rievoca la storia dello zio, Medardo di Terralba, tagliato in due da un colpo di cannone mentre combatte contro i turchi in Boemia. Le due parti del corpo sono ritrovate in diversi momenti, ma la prima metà mostra un'indole crudele, infierisce sui sudditi e sulla bella Pamela; la seconda metà cerca di riparare i misfatti dell'altra parte e vuole sposare Pamela. I due visconti dimezzati giungono al duello; un medico approfitta delle ferite che si infertono per riunire le due metà e restituire un visconte in cui bene e male sono di nuovo mescolati insieme.


Ne "Il barone rampante" il narrante dice del fratello, Cosimo di Rondò, vissuto nel secondo settecento a Ombrosa (Liguria). Cosimo, per sfuggire a una punizione dei suoi educatori, si rifugia su un albero e si costruisce un mondo per conto suo, aereo. I bambini lo schermiscono, i familiari lo disprezzano, uomini di cultura lo vengono a trovare attratti dalla sua bizzarria di voler vedere dall'alto quanto accade sulla terra. Cosimo incontra Napoleone, diventa framassone, combatte i gesuiti, ha una storia d'amore con la volubile e capricciosa Viola. Vecchio, in punto di morte si aggrappa alla fune di una mongolfiera e scompare mentre attraversa il mare.


Ne "Il cavaliere inesistente" Suor Teodora (ma questo lo si scoprirà solo alla fine che si tratta proprio di lei) narra di Agilulfo, cavaliere senza corpo, che vive solo per forza di volontà. Durante l'assedio di Paris, parte alla ricerca di Sofronia accompagnato dal servo Gurdulù che si immedesima sempre con le cose tanto da credere d'essere una di esse. Bradamante, innamorata di Agilulfo, lo segue. Il cavaliere ritrova Sofronia, la crede macchiata di gravi peccati, decide di scomparire lasciando la sua armatura a Rimbaldo che prosegue così le sue gesta ma da uomo.


A questa triade seguirono: La giornata di uno scrutatore (1963), Marcovaldo (1963) che è dedicato ai ragazzi, Le cosmicomiche (1965) e Cosmicomiche vecchie e nuove (1984), Ti con zero (1968), Le città invisibili (1972), Il castello dei destini incrociati (1973), Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979), Palomar (1983).


Nel 1956 ha pubblicato una scelta di Fiabe italiane, trascritte dai dialetti di tutte le regioni italiane. Raccolte in volume di suoi interventi letterari sono Una pietra sopra (1980), mentre d'occasione sono Collezione di sabbia (1984). Valore di testamento spirituale assumono le Lezioni americane. Postuma è apparsa la raccolta di scritti vari Prima che tu dica "Pronto" (1993). Tra essi il breve apologo swiftiano scritto alla fine degli anni '60 con cui propone «un nuovo modello di società, cioè un sistema politico basato sulla uccisione rituale della intera classe dirigente a intervalli di tempo regolari»: il narratore giunge nella capitale alla vigilia di una festa, fervono i preparativi, egli chiede cosa si sta festeggiando, gli rispondono candidamente che si avvicina il giorno della decapitazione dei capi. Per la popolazione tutto è semplicemente nell'ordine delle cose. «L'autorità sugli altri è una cosa sola col diritto che gli altri hanno di farti salire sul palco e abbatterti», commenta un signore distinto: tutte le società veramente civili «riposano su questo doppio aspetto dell'autorità». Dietro l'apparente e paradossale assurdità di questa situazione abbozzata da Calvino in questo "semplice" scritto, vi è tutto Calvino: la sua attitudine swiftiana, a fronte di una situazione reale - quella politica italiana di quegli anni, mummificata da un regime dominato dalla DC che non ammetteva alternanza al potere con tutte le conseguenze in termini di corruzione e di mancanza di democrazia che saranno evidenti negli anni '90 quando il potere perderà l'appoggio degli Stati Uniti - e con una serie di suggestioni a livello intellettuale: il rapporto tra dominati e dominatori, il concetto di 'capro espiatorio' ecc.



BIBLIOGRAFIA


Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
Il visconte dimezzato (1952)
Fiabe italiane (1956)
Il barone rampante (1957)
Il cavaliere inesistente (1959)
La giornata di uno scrutatore (1963)
Marcovaldo (1963)
Le cosmicomiche (1965)
Ti con zero (1968)
Le città invisibili (1972)
Il castello dei destini incrociati (1973)
Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979)
Una pietra sopra (1980)
Palomar (1983)
Collezione di sabbia (1984)
Cosmicomiche vecchie e nuove (1984)
Lezioni americane
Prima che tu dica "Pronto" (1993)


COSMICOMICHE VECCHIE E NUOVE (1984)

Sono tutte le storie di fantascienza scritte da Italo Calvino, da quelle comprese nelle "Cosmicomiche" e in "Ti con zero" a quelle sparse, riordinate secondo il progetto originario concepito dall'autore stesso.

È una raccolta di racconti il cui filo conduttore è QFWFQ, un'imprecisata o meglio indeterminata forma di vita. Ogni racconto inizia con una affermazione scientifica, seguita da un commento di QFWQF che inizia poi a narrare le sue vicissitudini.

Non è possibile trovare un filo logico e/o cronologico che colleghi tutti i racconti; capita a volte che QFWQF narri una storia e che in una successiva si contraddica: ad esempio partendo da tre congetture differenti sull' origine della luna, racconta tre diverse storie in antitesi tra di loro.

QFWQF di bizzarro non ha solo il nome; esisteva già prima del "BIG BANG", e dai suoi racconti si deduce che ha già vissuto anche il futuro. Affermare che è un uomo risulta impossibile; si può dire che è stato tutto perchè è stato un organismo monocellulare evolutosi poi a pluricellulare, è diventato una conchiglia, un pesce, un anfibio, un uccello, è stato l' unico dinosauro sopravvissuto, è stato un uomo e altre forme di vita indeterminate.

In definitiva "Cosmicomiche" può essere considerato come un libro che tratta della storia del mondo, rivisitata però in chiave comica con una sottile ironia.


I TEMI DELLE COSMICOMICHE

Le 33 cosmicomiche scritte da Calvino sono state pubblicate in quattro raccolte:

. Le cosmicomiche, Einaudi, Supercoralli, 1965

. Ti con zero, Einaudi, Supercoralli, 1967

. La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche, Club degli editori, 1968

. Cosmicomiche vecchie e nuove, Garzanti, 1984

Per mettere in evidenza i temi ricorrenti, sarà sufficiente fare riferimento all'ultima pubblicazione, che è una raccolta di 31 cosmicomiche.

Nella prima parte di Cosmicomiche vecchie e nuove si insegue il tempo ripercorrendolo a ritroso. Ecco quindi brevi storie dei primi organismi evoluti: pesci, dinosauri, uccelli (Lo zio acquatico, I dinosauri, L'origine degli Uccelli), per passare alla genesi e all'evoluzione geologica e geofisica del nostro pianeta (Senza colori, Il cielo di pietra, I meteoriti, I cristalli). Un capitolo a parte merita la Luna, la sua formazione e il suo speciale rapporto con la Terra e i terrestri (La molle Luna, Le figlie della Luna, La distanza della Luna, La luna come un fungo), per finire alla nascita del Sole, al suo destino finale e alle sue proprietà fisiche, come se fosse un dio capriccioso che è meglio conoscere bene (Sul far del giorno, Fino a che dura il Sole, Tempesta solare).

Nella seconda parte del volume, Calvino abbandona il sistema solare e il suo pensiero annega nel mar dolce delle galassie e della cosmologia. C'è bisogno di dirlo? Nella prima parte della raccolta il tema della nascita ha dominato in modo evidente, potrebbe andare diversamente nella seconda parte? Ecco dunque storie sulla nascita del cosmo, che danno voce a teorie contrapposte e incompatibili, come il Big Bang e la Teoria dello stato stazionario (Tutto in un punto, Giochi senza fine), ma che giocano anche sul destino futuro (Quanto scommettiamo, L'implosione) e con la struttura stessa dell'universo (Un segno nello spazio, Gli anni-luce, La forma dello spazio, Il niente e il poco).

Per la terza parte, Calvino inventa un nuovo nome: biocomiche. Senza venire meno al senso mitico, la materia del racconto diventa la biologia, in particolare la biologia cellulare (La spirale; Il sangue, il mare; Priscilla: Mitosi, Meiosi, Morte). Ancora un mito di nascita, questa volta tutto centrato sulla vita. Che prevede, come definizione di se stessa, anche la morte.

L'ultima sezione della raccolta è dedicata ai racconti deduttivi: affabulazioni cioè che prendono spunto dal mondo della logica matematica e della combinatoria. E in essi certamente è presente l'influenza di Queneau e dell'esperienza dell'Oulipo (Ti con zero, L'inseguimento, Il guidatore notturno, Il conte di Montecristo)

Dal complesso di questi racconti i temi dominanti, a livello mitologico, sono del tutto evidenti: il tema della nascita (della vita, dell'uomo, della Luna, della Terra, del Sole, dell'universo); il tema del cambiamento (l'evoluzione umana, il sistema Terra-Luna), che può essere visto anche come una variante del primo; e infine il tema della morte.

Del resto "anche Dante cercava attraverso l'opera letteraria di costruire un'immagine dell'universo. Questo è una vocazione profonda della letteratura italiana che passa da Dante a Galileo: l'opera letteraria come mappa del mondo e dello scibile, lo scrivere mosso da una spinta conoscitiva che è ora teologica ora speculativa ora stregonesca ora enciclopedica ora di filosofia naturale ora di osservazione trasfigurante e visionaria. (.)" (Due interviste su scienza e letteratura, Una pietra sopra, 1968).

I racconti deduttivi sembrano invece essere un ponte con l'attività che, all'epoca della pubblicazione della raccolta, era diventata centrale nelle opere di Calvino: l'applicazione del metodo alla descrizione del mondo.



PARTE PRIMA. LA MEMORIA DEI MONDI


EVOLUTI E MUTANTI

Lo zio acquatico

I dinosauri

L'origine degli uccelli


STORIE SULLA TERRA

Senza colori

Il cielo di pietra

I meteoriti

I cristalli


STORIE SULLA LUNA

La molle luna

Le figlie della luna

La distanza della luna

La luna come un fungo


STORIE SUL SOLE

Sul far del giorno

Fino a che dura il sole

Tempesta solare


PARTE SECONDA. INSEGUENDO LE GALASSIE


STORIE SULL'UNIVERSO

Tutto in un punto

Giochi senza fine

Quanto scommettiamo

Un segno nello spazio

Gli anni-luce

Il niente e il poco

L'implosione



PARTE TERZA. LE BIOCHIMICHE


La spirale

Il sangue, il mare

Priscilla

I.    Mitosi

II.  Meiosi

III.   Morte


PARTE QUARTA. RACCONTI DEDUTTIVI


Ti con zero

L'inseguimento

Il guidatore notturno

Il conte di Montecristo



  1. Che cos'è una cosmicomica?
  2. Il senso delle cosmicomiche
  3. Analisi de "La distanza della Luna"

INTRODUZIONE

Le narrazioni contenute in questo libro sono nate dalla libera immaginazione di Italo Calvino; ma sono anche storie basate su ipotesi teoriche, avanzate dalla scienza per dare una spiegazione sull'origine del nostro mondo. Con poche righe, asciutte e critiche, Italo Calvino annuncia a Giambattista Vicari, direttore della rivista Il caffé, che nel numero a lui dedicato intende far debuttare un suo nuovo esperimento narrativo. Lo scrittore ligure mantiene le promesse e nel 1964 uno speciale tipo di racconto comicosmico (o cosmicomico) fa il suo ingresso nella vita letteraria italiana. Da questo momento fino al '68, Calvino comporrà quasi tutte le cosmicomiche della sua produzione, eccetto un paio di racconti aggiunti nel 1984. I primi anni '60 sono un periodo assai fecondo per la riessione letteraria. In Italia le avanguardie del Gruppo '63, ma anche artisti molto meno disposti a lasciarsi inquadrare, come Pier Paolo Pasolini, cercano nuove risposte a domande vecchie e nuove: il ruolo del letterato e della letteratura in un mondo che appare meccanizzato e artificiale; il ruolo del linguaggio e della comunicazione; il rapporto fra uomo e società. Questioni che non possono più essere eluse, se è vero che la grande espansione delle città costruisce intorno all'uomo un groviglio di strade, di palazzi, di suoni, di luci senza precedenti: cambia lo spazio stesso in cui l'uomo vive, cambiano i ritmi che ne regolano la vita. Il mondo si trasforma in un labirinto, immagine che in questi anni emerge con forza e che rappresenta in modo vivido la condizione esistenziale dell'uomo, così complicata da apparire inestricabile. Lo smarrimento dei nuovi cittadini è dipinto da Calvino in Marcovaldo, ovvero le stagioni in città (1963) con racconti divertenti e falsamente ingenui, spesso scambiati per racconti per bambini. Ma Calvino fa un passo avanti. Per recuperare il rapporto con un ambiente di vita apparentemente del tutto impoetico e degradato come la periferia urbana, occorre fare i conti con la nuova situazione, senza rifiutarla. Occorre cioè includere nel proprio panorama poetico quel mondo che sembra negare ogni ritaglio di spazio e di tempo alla poesia stessa. Occorre perciò saperlo osservare, saperlo descrivere: se il mondo non ci piace, se lo si vuole modificare, allora non possiamo più permetterci di essere ingenui e puramente contemplativi. Calvino indica nell'osservazione e nella descrizione il metodo per avvicinarsi a quel che ci serve: e quello che oggi ci serve è la mappa del labirinto, la più particolareggiata possibile. Quel che la letteratura può fare è definire l'atteggiamento migliore per trovare la via d'uscita, anche se questa via d'uscita non sarà altro che il passaggio da un labirinto all'altro. È la sfida al labirinto che vogliamo salvare. È una letteratura della sfida al labirinto che vogliamo enucleare e distinguere dalla letteratura della resa al labirinto (La sfida al labirinto, 1961). La sfida lanciata da Calvino identifica dunque alcuni elementi che caratterizzano il metodo scientifico moderno: l'osservazione e la descrizione. E la ricerca linguistica stessa di Calvino, così pure come l'inclusione della esattezza fra i tratti da trasmettere alla letteratura del nuovo millennio (Lezioni americane, 1985), testimoniano quanto da vicino l'autore condivida con il mondo scientifico la ricerca di un linguaggio rigoroso e puntuale. Insomma: i tratti che delineano il metodo di analisi del mondo necessario per interpretarlo e per cambiarlo appaiono, secondo Calvino, imparentati da vicino con il metodo scientifico. Calvino non si ferma qui. Ne Le cosmicomiche, Calvino si rivolgerà direttamente al patrimonio dell'immaginario scientifico per trarne un aiuto tutto letterario ed esistenziale. Questo rende le cosmicomiche racconti così speciali da essere unici: nessuno sarà in grado di seguirlo nella sua proposta.

Che cos'è una cosmicomica?

Cosmicomiche deriva dalla giustapposizione di due termini: cosmico e comico. Cosmico evoca l'assoluto: sono racconti la cui materia è in grado di avere la grandezza del mito. Comico si riferisce invece al termine inglese comics, che indica la striscia di vignette. Salvo poche eccezioni, una cosmicomica ha una struttura molto ben definita: in poche righe, staccate dal corpo narrativo, si riassume o si racconta un'ipotesi scientifica. Segue poi un racconto, la cosmicomica propriamente detta, nel quale lo spunto iniziale viene abbandonato nel volgere di qualche giro di frase, per essere ripreso a vari livelli, secondo la fantasia creativa dell'autore. A prima vista può sembrare un genere imparentato con la fantascienza (science fiction, SF), ma Calvino stesso ha avuto modo di tornare su questo aspetto più volte: Il procedimento delle cosmicomiche non è quello della Science Fiction (cioè quello classico - e che pure molto apprezzo - di Jules Verne e H. G. Wells). Le cosmicomiche hanno dietro di sé soprattutto Leopardi, i comics di Popeye (Braccio di Ferro). (da Lezioni americane, Visibilità, 1988). Dunque episodi a se stanti, conchiusi, con un inizio, uno svolgimento e una fine. E all'inizio dell'episodio successivo si può far finta che il precedente non sia neppure avvenuto. Sono quindi delle "messe in scena" quasi indipendenti l'una dall'altra, secondo l'esempio dei fumetti a "strisce", a cui sono sufficienti poche vignette per creare una vicenda narrativa definita. Per poi riavvolgere il nastro, all'inizio della striscia successiva, e riprendere esattamente la medesima situazione dando luogo però a un esito diverso. "Protagonista delle cosmicomiche è sempre un personaggio, Qfwfq, difficile da definire, perché di lui non si sa nulla. Non è nemmeno detto che sia un uomo (...) si deve calcolare che ha più o meno l'età dell'universo" (dalla prefazione a Le cosmicomiche). Qfwfq è stato testimone e protagonista di tutto: dal Big Bang alla formazione del sistema solare, dalla mitosi cellulare alle enormi, spaventose galassie infestate da buchi neri giganteschi. Ed è stato corporeo oppure privo di sostanza, a volte bambino, a volte tendente al pesce o al dinosauro. Metamorfosi, queste, rese accettabili perché la struttura narrativa stessa richiama, in realtà, un'immagine unificante che guida il lettore: ecco apparire - sotto sotto - un vecchio rompiscatole, con una barba più o meno lunga, che non fa che ricordare il tempo immemorabile della sua gioventù. Come ci aspettiamo, nonostante la vastità delle esperienze, Qfwfq non è certo un testimone attendibile. Da lui non avremo mai una visione coerente del cosmo né della sua storia. Anzi è "pronto di volta in volta ad avallare con le sue memorie d'infanzia o di giovinezza ipotesi contraddittorie o addirittura opposte" stupefacente? Ma no, fa parte del gioco delle comics, delle strisce, appunto, che non compongono una storia coerente ma tanti sketch che non hanno memoria uno dell'altro. Tanto più che sebbene Qfwfq sia la voce narrante e il protagonista di 28 delle 33 cosmicomiche scritte da Calvino, non si può certo dire che il personaggio abbia una sua evoluzione psicologica: ogni avventura inizia con Qfwfq alle prese con un teorema, una congettura, un'ipotesi della scienza moderna, spesso contemporanea, pronto a giurare sulla sua verità e a raccontare episodi più o meno credibili che si sono verificati proprio perché le cose, a quell'epoca, andavano in quel modo. E non importa se nel racconto che segue, le cose, a quell'epoca, sembrano andare in modo del tutto opposto. Insomma, Qfwfq quando parla ha lo stesso potere evocativo di un vecchio nonno che rafforza le tradizioni della famiglia, con le sole armi della propria oralità e delle immagini che ne scaturiscono. A chi interessa se, ogni tanto, è contraddittorio?


Il senso delle cosmicomiche

"Le denominazioni animali o antropomorfe che le costellazioni portano ancora hanno perduto la loro carica mitica già dall'antichità (...). A ogni secolo e a ogni rivoluzione del pensiero sono la scienza e la filosofia che rimodellano la dimensione mitica della immaginazione, cioè il fondamentale rapporto tra gli uomini e le cose" (Il Corriere della Sera, 7 settembre 1975, nella rubrica Osservatorio del signor Palomar). Capiamolo meglio: che cos'è la dimensione mitica della immaginazione, che cos'è il mito? Il mito è una fantasia di ordine superiore, che stabilisce relazioni fra figure e forme primordiali, come per esempio "la bellezza" e "la madre generatrice di vita". È il caso per esempio della nascita di Afrodite dalle acque del mare, rese gravide da Urano. Tuttavia il mito non è vincolante né matematico, prevede la contraddizione, l'ambiguità, tanto che ambiguit e contraddizione ne diventano caratteristica fondamentale: Afrodite, secondo una diversa tradizione, è figlia di Zeus e Dione, divinità è vero, ma che la mettono al mondo in termini del tutto canonici. Questo il fascino del mito: da una parte ha la pretesa di raccontare un ordine superiore, un ordine che precede quello del più antico mondo storico. E dall'altra "ogni interpretazione lo impoverisce e lo soffoca: coi miti non bisogna avere fretta; è meglio lasciarli depositare nella memoria, fermarsi a meditare su ogni dettaglio, ragionarci sopra senza uscire dal loro linguaggio di immagini". Pretendere la coerenza dal mito significa ucciderlo. Ma se il mito è tutto questo, è vero allora che la dimensione mitica della immaginazione è rimodellata dalla scienza e dalla filosofia? È un'affermazione discutibile, di sicuro è una tesi assai poco frequentata in Italia, se non durante la breve stagione del Futurismo e della fascinazione per le "macchine". E tuttavia è quanto occorre per comprendere il presupposto de Le cosmicomiche. "Nelle Cosmicomiche (...) il punto di partenza è un enunciato tratto dal discorso scientifico: il gioco autonomo delle immagini visuali deve nascere da questo enunciato. Il mio intento era dimostrare come il discorso per immagini tipico del mito possa nascere da qualsiasi terreno: anche dal linguaggio più lontano da ogni immagine visuale come quello della scienza d'oggi. Anche leggendo il più tecnico libro scientifico o il più astratto libro di filosofia si può incontrare una frase che inaspettatamente fa da stimolo alla fantasia figurale (...) ne può scaturire uno sviluppo fantastico tanto nello spirito del testo di partenza quanto in una direzione completamente diversa". (Lezioni americane, Visibilità, 1988). La forza mitica della scienza: ecco il punto.

Il narratore di miti per eccellenza, Omero, è una sorta di artigiano che raccoglie immagini preesistenti ed extra individuali (mitiche appunto, collettive) e li tesse insieme, confezionando un tessuto narrativo del tutto originale. Nel caso di Calvino, il patrimonio di immagini preesistenti non è altro che quel che scaturisce dal mondo descritto dalla scienza. Facile a dirsi. A farsi un po' meno. Calvino cerca di dosare il controllo sulla materia e l'uso della fantasia: "Insomma, il mio procedimento vuole unificare la generazione spontanea delle immagini e l'intenzionalità del pensiero discorsivo. (...) Comunque, le soluzioni visive continuano ad essere determinanti, e talora arrivano inaspettatamente a decidere situazioni che né le congetture del pensiero né le risorse del linguaggio riuscirebbero a risolvere. Una precisazione sull'antropocentrismo nelle Cosmicomiche: la scienza mi interessa proprio nel mio sforzo per uscire da una conoscenza antropomorfa; ma nello stesso tempo sono convinto che la nostra immaginazione non può che essere antropomorfa". (Lezioni americane, Visibilità, 1988).


Analisi de "La distanza della Luna"

L'idea per la prima cosmicomica, La distanza della Luna, risale probabilmente alla fine del 1963 e trae spunto da una teoria di formazione: "Una volta, secondo Sir George H. Darwin, la Luna era molto vicina alla Terra. Furono le maree che a poco a poco la spinsero lontano: le maree che lei Luna provoca nelle acque terrestri e in cui la Terra perde lentamente energia". Il tema scientifico principale è chiaro, ma non semplice: si tratta dell'allontanamento della Luna dalla Terra a causa della perdita di energia dovuta alle maree. Ma come si svolge il racconto? Calvino non è affatto interessato ai dettagli del meccanismo descritto: La prima cosmicomica che ho scritto, La distanza della Luna, è la più (diciamo così) surrealista, nel senso che lo spunto basato sulla fisica gravitazionale lascia via libera a una fantasia di tipo onirico. In altre cosmicomiche il plot è guidato da un'idea più conseguente con il punto di partenza scientifico, ma sempre rivestita da un involucro immaginoso, affettivo, di voce monologante o dialogante. Ci sono anche spunti di falsa scienza, se vogliamo definirla in questo modo: a più riprese la Luna è paragonata a un magnete. "Il suo corpo era rimasto calamitato", "Un corpo che scendeva a Terra dal satellite rimaneva per qualche tempo ancora carico della forza lunare e si rifiutava all'attrazione del nostro mondo". È chiaro che si fa leva sul magnetismo come rappresentazione ancestrale e intuitiva di ogni forma di attrazione. Lo si fa anche nel parlato. La trama è semplice e bella. La Luna è vicina alla Terra, "L'avevamo sempre addosso, la Luna, smisurata": così vicina che quando era plenilunio quasi si bagnava nel mare, perché anche le maree erano particolarmente alte, non quelle poche decine di centimetri a cui siamo abituati oggi. E se Terra e Luna si sfiorano, che cosa c'è di più naturale per Qfwfq, suo cugino sordo, il capitano e sua moglie, se non prendere una scaletta, andar sotto la Luna con una barca e, proprio quanto il satellite è alla massima vicinanza, salirvi agilmente sopra? Ma c'è persino di più: la Luna, nel suo passar vicino al mare e alle terre emerse, attira sulla sua superficie piccoli animaletti, erbe, radici, che si fermano sotto le sue scaglie - scaglie di Luna - e fermentando danno origine a un latte, un po' acido forse, ma nutriente e buonissimo. Andar sulla Luna è come andar per fattorie a ricavare del buon latte fresco - certo di Luna, ma non meno ghiotto. E se anche questo non bastasse, pensate allora alla Luna, alla cui luce è così semplice innamorarsi. E sotto quella Luna così immensa, così grande, che cosa c'è di più naturale se non un grande amore? Specialmente se la moglie del capitano, la signora Vhd Vhd suona l'arpa "aveva braccia lunghissime, argentate in quelle notti come anguille". "Così cominciò la storia del mio innamoramento per la moglie del capitano, e delle mie sofferenze. Perché non tardai ad accorgermi a chi andavano gli sguardi più ostinati della signora: quando le mani di mio cugino si posavano sicure sul satellite, io fissavo lei, e nel suo sguardo leggevo i pensieri che quella confidenza tra il sordo e la Luna le stava suscitando, e quando egli spariva per le sue misteriose esplorazioni lunari la vedevo farsi inquieta, stare come sulle spine, e tutto ormai m'era chiaro, di come la signora Vhd Vhd stava diventando gelosa della Luna e io geloso di mio cugino". Qfwfq è innamorato della moglie del capitano, che a sua volta ama il cugino sordo del protagonista, il quale ha una sua sintonia naturale con la Luna, e neanche si accorge di aver destato l'attenzione della signora. O forse sì, ma non se ne cura. Ecco dunque che la Luna esercita due forme di attrazione: gravitazionale e "animale", per dir così. Quest'ultima in qualità di nutrice (il latte lunare) e di donna (oggetto di desiderio da parte dello zio). E in entrambi gli aspetti, la Luna è antagonista di Madre Terra (nutrice degli uomini) e di una donna, nel contendere l'attenzione del cugino alla signora Vhd Vhd. Inesorabilmente le maree fanno il loro lavoro e arriva il giorno in cui la Luna è sì abbastanza vicina da salirci sopra, ma i protagonisti hanno una solo tentativo per scendere con un tuffo e tornare sul pianeta natale. Non possono sbagliare. Rischiano di rimanere confinati su quel satellite destinato ad essere un'isola nello spazio. "Ed ecco, appena mio cugino era salito su per la scala, la signora Vhd Vhd disse: - Oggi ci voglio andare anch'io, lassù! Non era mai successo che la moglie del capitano salisse sulla Luna. Ma Vhd Vhd non s'oppose, anzi quasi la spinse di peso sulla scala, esclamando: - E vacci! -". Dunque la moglie del capitano e il cugino sordo sono sulla Luna. Ma il cugino non desidera altro che appartarsi con lei, la Luna. E si nasconde in una piega lunare. Finché non è il momento di tornare, e rieccolo sulla Terra con la sua consueta capriola. Senza neanche curarsi della sua innamorata terrestre, la povera signora Vhd Vhd. E la moglie del capitano? Può tornare sulla Terra? Al centro di un triangolo di un marito deluso da lei, lei delusa dal folle amante della Luna e di un innamorato da lei respinto? Decide d'istinto. E rimane sulla Luna: è il tentativo estremo, violento, di identificarsi con il satellite, oggetto di desiderio del cugino sordo: "Se quel che ora mio cugino amava era la Luna lontana, lei sarebbe rimasta lontana, sulla Luna". È lei, la moglie del capitano, che conferisce un'anima alla Luna, popolandola di se stessa: una Luna altrimenti deserta e inospitale. È la moglie del Capitano che "rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la notte ad ululare, ed io con loro" - dice Qfwfq.

Sono quindi il desiderio, il sogno, le speranze umane che rendono Luna la Luna: una donna innamorata (l'umano) che si identifica in un oggetto inanimato, ma amato da colui che lei ama, nel trasferimento totale - estremo, appunto. Una doppia metamorfosi, dunque, della donna che si fa Luna, innervando di se stessa il satellite, e della Luna che si fa donna, acquisendo un'anima. Di mito, qui, ce n'è di che sfamarsi.


La prima raccolta di 12 cosmicomiche, intitolata appunto Le cosmicomiche, esce nella collana Einaudi dei Supercoralli nel 1965, seguita due anni dopo, nella stessa collana, dalla raccolta Ti con zero, che ne raccoglie altre 11. I racconti vengono poi riorganizzati per una pubblicazione su invito del Club degli editori, nel 1968, uscito con il titolo La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche, che presenta una scelta di 12 cosmicomiche edite negli anni precedenti più 8 nuovi racconti. Infine l'ultima raccolta è del 1984: Cosmicomiche vecchie e nuove, Garzanti.


PROTAGONISTI di COSMICOMICHE VECCHIE E NUOVE


Qfwfq (protagonista)

Sibyl (personaggio di sesso femminile che si ripresenta spesso nei diversi racconti)

(in ogni racconto vi sono poi personaggi diversi)



(note e notizie sui testi)

TI CON ZERO


I racconti di Ti con zero furono riuniti per la prima volta in volume (un 'Supercorallo' einaudiano) a 2 anni di distanza da quelli di Le Cosmicomiche. Il risvolto della sopracoperta poneva l'accento peraltro, più che sugli aspetti comuni ai 2 libri, sulle differenze. In questo nuovo volume egli si è spinto ancora più in là nel suo cammino.

nella 1° parte del libro      i lettori delle storie di Qfwfq ritroveranno qui il proteiforme personaggio, pronto a testimoniare l'origine di corpi celesti, di strutture geologiche e di forme biologiche; ma un più fitto gioco di rimandi tra ere pre-umane e presenza dell'oggi sembra caratterizzare la nuova serie. Pare quasi che l'autore senta in ogni racconto la tentazione di uscire dai limiti che si è volta per volta fissato e di tracciare lo schema paradossale di una storia del mondo. E forse non è un caso che al culmine di questa prima parte (nel capitolo Il sangue, il mare) Qfwfq s'imbatta in una situazione accuratamente evitata nelle Cosmicomiche: il passaggio dalla vita alla morte.

nella 2° parte del libro      ascoltiamo un Lucrezio-Qfwfq che sfoglia i trattati di genetica e di biochimica e li traduce nel suo 'sottolinguaggio' inteso a smorzare il più possibile ogni enfasi cosmica. Ma questa non è che una delle vie che Calvino segue nel suo progetto di situare il racconto, il limitato aneddoto di ogni vicenda umana, in un sistema di coordinate più vasto.

nella 3° parte del libro      ci si propone un tipo molto diverso di progressione narrativa, e di linguaggio, basato essenzialmente su un processo logico. L'uomo di Calvino, per uscire dalle situazioni in cui si trova, per prima cosa si domanda cos'è il tempo, o cos'è lo spazio, si costruisce un modello di universo da cui dedurre le soluzioni possibili.

Per quanto riguarda la stesura, si può osservare che quasi tutte le storie riunite in Ti con zero furono composte nel 1966/67, fanno eccezione La molle Luna e in parte L'origine degli Uccelli. Degli 11 pezzi di Ti con zero, 6 uscirono su periodici (Almanacco Letterario Bompiani, Rendiconti, Nuova Corrente, Il Giorno). La pubblicazione su rivista o quotidiano precedette di pochissimi mesi quella in volume, quasi che Calvino volesse saggiare in anteprima le reazioni dei lettori dinanzi alle proposte narrative assai varie che sarebbero confluite nel libro. Può essere utile rammentare come Calvino rivendicasse la presenza di un sostanziale antropomorfismo anche nei suoi scritti più rarefatti, rifiutando la condanna pronunciata da Robbe-Grillet. 'In Ti con zero cerco di vedere il tempo con la concretezza con cui si vede lo spazio. Vivere il tempo come tempo, il secondo per quello che è, rappresenta un tentativo di sfuggire alla drammaticità del divenire. Quello che riusciamo a vivere nel secondo è sempre qualcosa di particolarmente intenso, che prescinde dall'aspettativa del futuro e dal ricordo del passato, finalmente liberato dalla continua presenza della memoria. Ti con zero contiene l'affermazione del valore assoluto di un singolo segmento del vissuto staccato da tutto il resto'.




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