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I francescani e i domenicani - Prosa nel duecento

letteratura italiana



I francescani e i domenicani


I francescani si distinguono per il loro comportamento dettato dall'amore le creature e la natura; predicano la pace e l'amore per il prossimo, prestando aiuto ai più bisognosi.

Nella predicazione utilizzano il volgare, perché il loro messaggio deve raggiungere un vasto pubblico.

La forma di comunicazione è immediata e semplice. Ricorrono spesso all'uso delle parabole.


Il primo testo di grande valore appartiene a san Francesco. Il Cantico di Frate Sole nasce come preghiera, ma appare come frutto di una sensibilità nuova e più aperta.

Introno a san Francesco nascono anche molti aneddoti. L'opera più significativa in questo ambito furono i Fioretti, una raccolta di aneddoti sulla vita del santo.

In questa opera si manifestano lo spirito fanciullesco del francescanesimo, l'amore per le crea 242i87c ture e l'ingenuità della cristianità.

Intorno a tutto questo però si può scorgere un profondo ottimismo evangelico, la speranza di liberazione di tutte le creature dall'odio e dal peccato e la fratellanza di tutti gli esseri.


Dopo la morte di san Francesco e la divisione dell'ordine in "convenutali" e "spirituali", questi ultimi si scontrarono con il papato perché li accusò di eresia. Di conseguenza venne a crearsi un gruppo di francescani ribelli chiamati fraticelli, che accusarono a loro volta il papa di eresia.




Iacopone da Todi: maggiore poeta francescano del periodo. Le sue opere riflettono prepotenza, contengono toni lividi e cupi, il disprezzo per il corpo e i beni terreni ed un'accesa passione politica.

Nella sua produzione però si incontrano anche dei toni di pietà ed il motivo religioso (componimento Donna de Paradiso).

San Bernardino da Siena: francescano famoso per le prediche in volgare, che affrontato problemi morali della vita di tutti i giorni, ricche di vivacità nel linguaggio e ricchezza di spunti narrativi.


Prosa nel duecento


Nel contesto del fervore comunale, i nuovi ceti sociali vogliono impadronirsi  di qualle cultura che era sta per secoli solo monopolio dei chierici.

Nasce così la prosa volgare, nella quale domina l'intento didascalico.


Aneddoti: nel corso del Duecento nascono raccolte di aneddoti che mirano all'insegnamento morale e sociale.

La più famosa di queste è il Novellino, cioè una raccolta di racconti in volgare scritta da un autore fiorentino anonimo. I racconti sono brevi e schematici, ma a volte anche strutturalmente più ampi.

I personaggi sono tratti dalla Bibbia, dalla storia greco-romana o medioevale e sono personaggi illustri, come imperatori, re, filosofi e sapienti, oppure sono personaggi tratti dal mito classico o dalle leggende bretoni.

Gli argomenti vanno dall'esempio morale alla beffa. Gli intenti dell'opera sono espressi nel proemio.


Novella: le novelle prendono spunto dagli exempla, dalla cultura folklorica orale, dai fabliaux francesi, dalla novellistica orientale, dal romanzo cavalleresco, dalla storiografia e dalla tradizione orale dei racconti, ma assume forme specifiche.

La novella usa come mezzo stilistico la prosa, per esprimere al meglio la realtà.

La novella cerca di allontanarsi da un aspetto moralistico e didascalico per avvicinarsi a quello più realistico e di intrattenimento.

L'ambiente non è più astratto, ma coincide con un luogo preciso, così come il tempo.

Anche i personaggi sono individualizzati e più complessi nella psicologia e nelle azioni.

Quindi la visione della realtà diviene ora laica.

La realtà non appare più come disegno provvidenziale, ma come conseguenza dell'azione dell'uomo.

Queste caratteristiche si riscontreranno nelle novelle di Giovanni Boccaccio e Franco Sacchetti.


I libri di viaggi: in questo nuovo genere la realtà comincia ad essere osservata e interpretata in se stessa e il ruolo dell'uomo inizia ad avere grande rilevanza.

Il libro più significativo di questo genere è Il Milione di Marco Polo, in cui l'autore racconta del suo viaggio in Cina, di cui mette in risalto gli usi, i costumi, le tradizioni e le condizioni socio-economiche, frutto si un'attenta e acuta osservazione della realtà.

Nell'opera prevale un carattere documentario  e quasi scientifico e il meraviglioso deriva piuttosto dalla straordinarietà delle cose descritte.


Le cronache: all'interno di questo genere la concezione della storia comincia a mutare, nel senso che non si attribuisce più alla realtà un disegno provvidenziale, ma si inizia a interpretare la realtà come il risultato delle azione dell'uomo.

Questo si può incontrare nell'Istoria fiorentina di Ricordano Malespini, in cui la storia è ancora vista come disegno provvidenziale, ma l'accesa passione politica vede l'uomo avviarsi ad essere il protagonista di essa.


La Cronica di Compagni (1300): Dino Compagni manifesta l'intenzione di raccontare le cose di cui è stato partecipe.

La sua opera non è solo un elenco di fatti di cronaca, ma di essi ce ne fornisce un'interpretazione politica.

Egli era stato priore a Firenze quando la fazione dei Neri aveva preso possesso della città cacciando i Bianchi; così, dieci anni più tardi, rivivendoli, racconta questi avvenimenti sullo sfondo delle lotte civili a Firenze degli ultimi decenni.

Dino non comincia dalla creazione del mondo come gli altri, ma cronicizza un preciso periodo storico, di cui è stato protagonista.

Per cui la sua opera ha l'aspetto di un'accesa discussione politica.


La Cronaca di Villani: Giovanni Villani per celebrare il mito della discendenza dei fiorentini dai romani, racconta dalla torre di Babele fino ad arrivare alle origini di Firenze.

Da tempo i fiorentini si sentivano eredi dei romani e aveva cominciato a considerarli modelli di civiltà, ma qui Villani sembra più vicino all'ammirazione dell'antico, che caratterizzerà l'Umanesimo.

Eppure per Villani la storia non è opera dell'uomo, ma disegno di Dio.

Comunque favorisce l'espandersi della ricchezza della città, ma poi per le condanne della Chiesa contro le usure, finisce per disapprovare la ricchezza che ha reso grane la città e per esaltare la povertà, in nome dei principi dell'umiltà cristiana.


La Cronica dell'Anonimo Romano: in quest'opera in volgare l'autore sottolinea la contrapposizione fra la grandezza della città di Roma nel passato e la miseria del presente.


La Cronica di Salimbene da Parma: in quest'opera l'autore narra le esperienze vissute e i fatti accaduti viaggiando in Italia e in Francia. Utilizza come linguaggio un latino molto vicino al volgare, ricco di modi di dire ed è particolare per l'attenzione nel descrivere aspetti della realtà quotidiana.














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