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INTERVISTA IMPOSSIBILE A CARLO GOLDONI
Proprio qualche giorno fa, un componente della redazione del nostro giornale ha avuto la splendida occasione di ottenere un appuntamento per un incontro col grande Carlo Goldoni, commediografo stimatissimo della sua generazione e dei tempi nostri.
Vi riportiamo con grande onore i risultati di questo inaspettato ma tanto atteso incontro.
Giornalista: Lei è arrivato alla professione di commediografo all'età di quarant'anni. Cosa l'ha spinta a questa scelta, a lasciare la professione d'avvocato? E soprattutto, cosa l'ha indotta a cambiare,a riformare il teatro comico?
Goldoni: Devo confessare che a me sarebbe piaciuto fare l'attore. Pensi che una volta,quando studiavo all'Università, scappai con una compagnia di attori. Sin dalla più tenera età,mi sentii rapire quasi da una indomabile forza interiore che mi spingeva sempre più ad affrontare un esperienza teatrale diretta. Questa passione crebbe in me di più quando iniziai ad andare a Teatro; non mi abbandonò 212h78c mai nei miei vari viaggi per diverse città d'Italia. Proprio durante uno di questi inizia la mia carriera,mentre soggiornavo a Verona. Conobbi il capocomico Giuseppe Imer, grazie al quale ottenni l' incarico di scrivere testi per il teatro veneziano di San Samuele: la mia passione mi rese attento osservatore proprio delle commedie che si rappresentavano in questa città,fonte di ispirazione dell' arte teatrale, nel mio particolare della Commedia. Compresi che il Teatro sarebbe potuto risultare molto utile al pubblico. Il desiderio di giovamento e la lusinga di gloria finirono per spingermi nell'impresa. Sulle Scene correvano sconce Arlecchinate, scandalosi amoreggiamenti, motti, favole mal inventate, senza ordine che, invece di correggere il vizio, lo fomentavano, riscuotendo le risa di un pubblico ignorante. I Comici, avveduti del generale scontento, cercarono la novità: introdussero macchine e magnifiche decorazioni; nonostante questo, l' afflusso del pubblico ben presto diminuì. Io frattanto piangevo della decadenza della Commedia dell'Arte, ma non avevo ancora i lumi sufficienti per tentare il risorgimento. Questi erano gli scadenti risultati delle Commedia dell'arte, realizzatrice di uno stile comico rappresentato all' unico scopo di divertire,senza seguire alcun criterio educativo o morale,e alla quale decisi di dare un senso.. come dire.. utile e reale!
Giornalista: Lei mi sta dicendo che la commedia dell'arte era in decadenza in quegli anni per contenuti banali, per battute volgari. Lei non accettava il Teatro così come lo aveva trovato e il suo scopo fu di portarlo ad un modello più alto, accettabile da un pubblico più vasto e più esigente di quello che accorreva alle semplici recite dei "comici d'improvviso",dove si voleva ridere senza pensare,eliminando a questo punto tutto ciò che di stravaganza e bizzarria barocca era rimasto nella Commedia dell' Arte. Cosa può dirmi invece sulla scelta dei suoi personaggi?
Goldoni: I personaggi delle mie Commedie sono realistici, caratterizzati singolarmente e non più come "tipi" dalle caratteristiche prefissate. La Commedia più riuscita è quella in cui è scritta la parte di tutti i personaggi,con vari caratteri,ispirati alla realtà quotidiana. Ne è un esempio "La Locandiera" ,una delle mie opere preferite! In un ambiente culturalmente e socialmente eterogeneo,quotidiano, sede di incontri tra i più vari ,ho deciso di rivoluzionare la figura della protagonista, Mirandolina, serva e padrona al tempo stesso di una locanda fiorentina, da quella classica della servetta tipica della Commedia dell'arte, dove tale personaggio figurava da "aiutante" per gli amori della padrona,a una figura rinnovata divenendo "donna di garbo". Questa incarna il prototipo della nuova concezione del personaggio femminile nel teatro. Intorno a questo personaggio si svolge poi tutta la commedia, sicuramente il migliore dell'intera opera. Gli altri personaggi, dettagliatamente descritti, sono: tre nobili con i loro importanti appellativi e cioè il Marchese di Forlipopoli, il Conte di Albafiorita e il Cavaliere di Ripafratta; due donne attrici comiche Ortensia e Dejanira; infine tre servi di cui due innominati e uno di nome Fabrizio, , figura un po' sconosciuta che lavora con Mirandolina ma che non viene mai descritto benissimo, ma che alla fine diventa il suo sposo anche se ha un po' paura, analizzata tutta la commedia, di un possibile tradimento da parte della sua sposa.
Giornalista: Nelle sue opere lei ha utilizzato una lingua diversa sia dall'italiano letterario sia da quello popolare della commedia dell'arte. Cosa vuol dirci in proposito?
Goldoni: Quanto alla lingua, non mi feci scrupoli di usare molte frasi dialettali, giacché comprensibili anche dalla plebe più bassa che concorreva nelle città lombarde, dove venivano rappresentate le mie Commedie; in altre, invece, utilizzai il veneziano,a eccezione della Locandiera dove ho deciso di utilizzare l'italiano che poteva aprire la sua "lettura" ad un pubblico socialmente più vasto.
Giornalista: Quindi, lei utilizzò un linguaggio più vicino alla realtà, per essere compreso da un pubblico medio.
Goldoni: Ho cercato di usare l'italiano medio del tempo, ma ho inserito in alcune commedie anche battute in dialetto. L'inserimento di alcune battute nelle lingue regionali da una parte si collegava con l'origine regionale delle maschere e nei miei personaggi ce n'è qualcuno che ricorda tal maschere locali, per esempio Pantalone e Arlecchino, tipiche maschere veneziane E poi era un omaggio alla realtà. Ho proposto l'italiano, ma sapevo che a livello locale si parlava in dialetto..
Giornalista: Come motiva la scelta del dialetto veneziano per alcune sue commedie? Non è stato un limite alla loro diffusione?
Goldoni: Io vivevo a Venezia e lavoravo per impresari veneziani.. e poi chi ha detto che il veneziano sia un dialetto? Lei sa che da molti veneziani la loro è considerata una lingua!
Giornalista: Lei dunque con le sue commedie voleva far riflettere, oltre che divertire? Perché?
Goldoni: Beh, il pensiero degli Illuministi mi aveva profondamente convinto. Bisognava diffondere la cultura.. Sentivo che bisognava ridare al teatro la sua funzione formativa, educativa.
Giornalista: Splendido! Lei non può comprendere quanta emozione io stia provando nel dialogare con una persona di così alta levatura culturale. Ma lei, è al corrente del fatto che
prima dell' introduzione delle sue innovazioni all' arte della commedia , nel mondo teatrale non esisteva un copione scritto?Effettivamente l'unico testo presente come punto di riferimento era un semplice "canovaccio" dove erano elencate soltanto poche battute e dove venivano descritti i movimenti degli attori.
Ma con l'avvento della sua opera il modello teatrale viene modificato a livello europeo! assumendo l'introduzione di un vero e proprio copione, riportante quindi battute degli attori e i relativi movimenti in scena..
Goldoni: Mi ha davvero lasciato senza parole!con ciò che amo più nella mia vita sono riuscito a dare un contributo non solo al palcoscenico teatrale italiano ma addirittura europeo!spero con tutto il cuore che questo entusiasmo per l'arte scenica perduri nel tempo come è accaduto fino ad ora e che possa conquistare il cuori di tutti proprio come ha conquistato il mio ,per tutta la vita.
Giornalista: E' stato un onore poter partecipare a questo colloquio e spero che le sue parole possano essere di grande insegnamento per tutti i cultori di quest'arte e perché no, anche fonte d' ispirazione per poter iniziare ad apprezzarla.
Elena Ticca 5°I
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