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Teocrito

letteratura greca



Teocrito

Fu il poeta che meglio interpretò le esigenze dei tempi e che seppe unire alla perfezione formale la sincerità del sentimento, riuscendo quasi sempre ad evitare quelli che erano i pericoli più gravi dell'ellenismo: l'erudizione e l'artificiosità. Uno dei suoi principali meriti è quello di essere stato il padre della poesia bucolica, raccogliendo il modello mitico di Dafni, il pastore-poeta cantato da Stesicoro, ed elevandolo a nobile e seguito genere letterario.

Incerte sono le vicende della sua vita; sappiamo però con certezza che egli fu particolarmente legato a tre località: Siracusa, Cos e Alessandria. A Siracusa il poeta nacque poco prima del 300 a.C. e da questa terra ebbe l'ispirazione per i suoi componimenti che cantano i pastori, la vita dei campi, il paesaggio mediterraneo. A Cos il poeta visse a lungo e conobbe Filita e Asclepiade, come è testimoniato dalle Talisie. L'Encomio di Tolomeo ci mostra Teocrito legato alla corte di Alessandria, dove certamente conobbe Callimaco, di cui fece suoi gli ideali artistici. Ignoriamo il luogo e la data della sua morte.

Di lui ci sono pervenuti 30 idilli (di cui una ventina di sicura attribuzione), 24 epigrammi e la Zampogna. Gli idilli (quasi tutti in esametro e lingua dorica) sono brevi componiment 959i82j i di contenuto vario; appunto in base al contenuto vengono divisi in:

  • 8 Carmi bucoIici (da boucolos =.pastore), composizioni in cui si canta la vita dei campi ed i sentimenti dei pastori. Particolare bellezza hanno quattro di loro: il Tirsi, le Talisie, I Mietitori, il Ciclope.
  • 3 Mimi (L'Incantatrice, l'Amore di Cinisca, le Siracusane),che trattano la vita quotidiana.
  • 4 Epilli (L'Ila, l'Epitalamio di Elena, i Dioscuri, l'Eracle bambino); si tratta di brevi poemetti epico mitologici che spesso introducono nel mito quella nota borghese caratteristica del tempo.
  • 2 Encomi (a lerone, l'Encomio di Tolomeo), che abbondano di omaggio cortigiano.
  • 3 Carmi lirici (metro lirico e dialetto eolico), due dei quali cantano l'amore adolescenziale, di scarso rilievo.

I 24 epigrammi, molti dei quali di discussa autenticità, hanno le stesse caratteristiche della migliore epigrammatica alessandrina.



La Zampogna è un tecnwpaegnion, ossia un carme figurato in cui Teocrito fa sfoggio della propria abilità; i versi, che a ogni riga diventano più brevi, imitano visivamente la figura della zampogna di Pan.

Tirsi

Il pastore Tirsi, invitato da un capraio, canta la morte dolorosa e misteriosa del mitico pastore siciliano Dafni (soggetto trattato anche da Stesicoro). Il verso che ritorna sempre uguale "date inizio, o Muse, date inizio di nuovo alla canzone bucolica") non è una semplice ripetizione, ma ha una funzione melodica (bisogna qui ricordare la concezione teocritea di un arte raffinata).

E' interessante notare che la campagna di Teocrito (non solo in questo, ma in tutti i carmi) è completamente diversa da quella di Virgilio: è una campagna solare, c'è un caldo soffocante, il sole infuoca la natura. I pastori sono stesi sull'erba, come lo erano quelli di Virgilio, ma mentre Tirsi è steso all'ombra di un albero per riparasi del sole e sogna un po' d'acqua, Titiro e Melibeo sognano una vita diversa. Il sentimento che unisce il poeta alla natura è sempre presente in Virgilio, che si identifica nei pastori. In Teocrito questo non avviene: i suoi pastori si rapportano con la natura solo quando è necessario. Alle volte la natura è sentita solo come sfondo e paesaggio; Teocrito la descrive con assoluto verismo, ma non sente il bisogno di rifugiarsi in essa. Nella poesia bucolica di Teocrito avviene una cosa molto strana: i "pastori da salotto", non veramente inseriti nell'ambiente in cui vivono. Perfetti dal punto di vista della descrizione fisica, questi semplici uomini dei campi parlano un linguaggio forbito e ricercato. Virgilio, al contrario, riuscirà a creare dei pastori credibili anche dal punto di vista del linguaggio, testimonianza di una sentita partecipazione verso l'argomento di cui si parla. In Teocrito il pastore usa un linguaggio molto curato proprio perché il pastore non sente alcun legame nei confronti dell'argomento di cui si parla.

Talisie

A Cos le Talisie erano una festa della raccolta in onore di Demetra. Il poeta (che si identifica con Simichida) vi si reca con alcuni amici e lungo il cammino incontra il capraio Licida, con cui si intrattiene a parlare di arte e di poesia. Teocrito in questo carme, l'unico in cui ci siano riferimenti alla storia contemporanea, esalta Filita ed Asclepiade e afferma la sua preferenza per il carme breve, alla maniera di Callimaco. In questo carme si vede chiaramente il gusto di Teocrito per i particolari e per gli aggettivi scelti con cura, basti pensare con quale precisione è descritto il momento del mezzogiorno: "dove vai a mezzogiorno, quando anche la lucertola dorme sui muretti e neppure le lodole capellute, amiche delle tombe, vanno aliando?'. La descrizione della natura è accuratissima, come si può notare da espressioni come le arse cicale, dove in due parole Teocrito ha rievocato con estrema precisione un aspetto particolare e ricorrente della campagna mediterranea.

Mietitori

Il carme si articola sul dialogo tra due pastori, il debole Buceo, stremato dalle pene d'amore, e Milone, lavoratore instancabile. Particolarmente riuscita è la descrizione che Buceo fa della donna per cui ha preso la testa, in cui Teocrito riprende alcune immagini sensuali tipici dell'ellenismo, come i piedi "i tuoi piedi son gioielli d'avorio").

Ciclope



Il protagonista di questo carme è il turpe ciclope Polifemo, che non riesce a dimenticare il suo amore infelice per la bella Galatea, ninfa marina che gli è del tutto indifferente. Il carme è particolarmente riuscito perché il ciclope non è il vendicativo ciclope omerico, ma è un uomo- ciclope, bruttissimo esteticamente, ma dotato di profondi sentimenti umani. Molto belle sono alcune immagini, come il latte e il cacio, umile frutto del proprio lavoro che il ciclope offre alla bianca Galatea, aggettivo che sia descrive il candore con cui il ciclope vede la ninfa sia evoca l'intima sensazione tattile legata a quell'aggettivo. E quando il ciclope raffronta il suo mondo con quello di Galatea sembra quasi di vedere l'acqua dell'oceano, tanto è descritta minuziosamente. Teocrito non stravolge la natura a livello fisico, ma solo a livello di sensazione infondendo il proprio affiato poetico.

Amore di Cinisca

Eschine racconta all'amico Tionico le sue pene d'amore: il suo posto nel cuore di Cinisca è stato preso da un altro ed egli ora, solo e disperato, medita di abbandonare la sua terra per dimenticare. L'amico gli consiglia di andare alla corte del re Tolomeo, di cui fa un elogio smaccato. Teocrito scende nel particolare fino a raggiungere livelli estremi, come quando descrive il volto di Eschine smunto dalla passione. Tionico incoraggia l'amico a non perdere tempo: si deve agire quando si è giovani.

Siracusane

Le Siracusane sono il capolavoro di Teocrito per quanto riguarda il campo della poesia realistica. Gorgo si reca a casa di Prassinoa e la convince ad andare a palazzo ad assistere alla festa di Adone; le due donne si fanno largo tra la folle e riescono ad entrare e a sentire la canzone in onore di Adone. Il mimo si allarga fino ad affrescare la variopinta folla dell'Alessandria del III a. C., ma le due figure borghesi sono talmente realistiche che appartengono ad ogni tempo e ad ogni luogo.

Incantatrice

Protagonista di questo mimo è Simeta, una povera donna abbandonata dall'uomo che ama. Nella prima parte la donna tenta con ogni mezzo di far tornare da lei l'amato, ricorrendo anche alle sue arti magiche; nella seconda rievoca la sua triste storia d'amore e confida a Selene, dea della notte, le sue pene. In questo mimo Teocrito abbandona il suo abituale tono disincantato, ricorrente nella maggior parte dei carmi bucolici, e canta con commossa e profonda partecipazione la passione ardente di Simeta. Teocrito si rifà anche a Saffo per indicare la fisicità del tormento amoroso "giallo come il tapso diventava il colore della mia pelle"). Il poeta riprende anche la confusione dell'animo di Simeta, descrivendo prima Eros come dolcissimo, e poche righe dopo come perverso e portatore di male. Per la prima volta troviamo in un'opera di poesia i giochi dei bambini, testimonianza di quale livello di quotidianità Teocrito arrivi a descrivere. Teocrito in questo mimo ci presenta il destino dell'uomo come sofferenza e rassegnazione, mentre la natura segue impassibile il suo corso. Questo resta un caso unico anche nella poesia teocritea, perché Teocrito, come Callimaco, è spirito alieno dalle grandi passioni, non ama affrontare i grandi problemi della vita e non ha grandi ideali da proporre. Lui cerca soltanto l'evasione in un mondo semplice e primitivo, dove è bello sognare e dimenticare; una sola cosa ha veramente voluto offrire agli uomini, la dolcezza e il conforto della sua poesia.







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