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L'ellenismo

letteratura greca



L'ellenismo

323 a. C.: muore Alessandro Magno e il suo sconfinato impero viene diviso fra i suoi generali; si vengono a creare numerosi regni di varie dimensioni, ma accomunati dalla stessa lingua, il greco della koinh dialektos. Tra loro s'instaura una fitta rete di scambi commerciali e su questo nuovo assetto politico si sviluppa una nuova cultura; questa cultura verrà chiamata Ellenismo.

Regno di Macedonia: il più stabile dei regni ellenistici, perché mancava la contrapposizione tra l'aristocrazia, classe dominante, ed il popolo, dualismo tipico della maggior parte degli altri regni. Vi regnò la dinastia degli Antigonidi. Il cammino verso l'acculturamento fu molto lineare e conseguenza della stabilità politica, favorita anche dal fatto di essere lo stato origina 222i89c rio d'Alessandro Magno.

Regno di Pergamo: al centro dell'attuale Turchia, era piccolo ma ricco di miniere d'argento. Vi regnò la dinastia degli Attalidi, ma questa si esaurì ben presto. L'ultimo re, Attalo III, fu molto lungimirante; prevedendo che il suo regno sarebbe stato diviso tra gli stati confinanti, lo lasciò in eredità a Roma. Infatti, il regno di Pergamo fu l'unico a non essere stato conquistato dai Romani. A questo riguardo, va rilevato che l'unico autore greco a capire che la Grecia doveva cedere il passo a Roma fu Polibio, che scrisse un'opera (le Storie) in cui esaltava la grandezza di Roma e della sua costituzione.

Regno di Siria: i Seleucidi controllavano una vasta zona, corrispondente più o meno alle attuali Siria, Giordania e Palestina. L'economia, erede di quella fenicia, era basata sui commerci marittimi.



Regno d'Egitto: politicamente visse un dualismo fortissimo, favorito dalla sua posizione geografica di pressoché totale isolamento; il faraone, appartenente alla dinastia dei Tolomei, era considerato un dio vivente, non un semplice imperatore, e veniva appoggiato dall'unica casta istruita, quella dei sacerdoti, mentre le masse popolari erano totalmente tagliate fuori dal potere politico e da buona parte di quello economico. In seguito ad una fitta rete di scambi commerciali via terra e soprattutto via mare, Alessandria (il porto principale) divenne la città più importante dell'ellenismo. Il resto dell'Egitto rimase in una condizione d'isolamento e d'arretratezza, sempre tenuto sotto stretto controllo dalla mano del faraone. Da un punto di vista culturale, di tutto l'Egitto solo la città d'Alessandria fu interessata dall'ellenismo, ed anzi ne divenne uno dei poli più importanti, in quanto fu sempre proiettata verso il mare e verso gli scambi commerciali (l'Egitto era un grande esportatore di frumento) e culturali con gli altri regni ellenistici.

Una fitta rete di scambi commerciali accrebbe il potere economico delle singole città e favorì il fenomeno dell'urbanesimo; in quest'epoca avviene la nascita della borghesia, nuovo ceto emergente creato da bottegai arricchitisi grazie al commercio. Questi fatti portano gli artisti ad interessarsi delle classi umili: lo vediamo nelle tragedie (pullulano servi e nutrici tra i personaggi), in architettura (dove si afferma lo stile Corinzio, che si applica solo alle colonne, le quali consentono una maggiore visibilità rispetto ai pilastri) e in scultura.

Mentre nella Grecia classica, dove si erano sviluppati governi democratici ed era permessa ogni libertà di pensiero ed espressione, esisteva il concetto della libertà di ogni cittadino di potersi acculturare a spese dello stato, nella cultura ellenistica i dotti rivolgono la loro opera non agli studenti, ma solo ad altri, pochi dotti. I monarchi ellenistici, infatti, non avevano nessun interesse a incoraggiare la diffusione della cultura nei vari strati della popolazione, ed era assolutamente vietato ai dotti trattare di politica. Per la prima volta per i Greci la politica veniva scissa dalla cultura. Per l'età ellenistica si può parlare esclusivamente di centri, isolati dal resto della nazione e in fitta comunicazione tra di loro.

Nell'Ellenismo l'oggetto dello studio si modifica, e l'interesse per la scienza comincia a differenziarsi da quello per la filosofia; cominceranno ad essere eseguiti studi scientifici fini a se stessi, slegati da convinzioni filosofiche. Atene diventa il principale centro della filosofia e Alessandria quello della scienza. La filosofia trova il suo campo di interesse nella morale dell'uomo, e nascono le due correnti filosofiche dello Stoicismo e dell'Epicureismo; laqe biwsas (=vivi di nascosto) dicevano gli Epicurei, portatori di una filosofia prettamente soggettiva e contrapposti agli Stoici, che propugnavano un cosmopolitismo coagulato dal logos, fiamma presente in ogni uomo. I rapporti tra Atene ed Alessandria si guastarono ben presto, essendo Atene molto invidiosa dell'importanza culturale di Alessandria. Ad Atene si sviluppò solo una filosofia di taglio moralistico (Epicuro e gli Stoici) e non più la ricerca all'interno dell'uomo.

Dal punto di vista pratico gli autori si staccano dal mondo esterno e si dedicano ad una ricerca interiore da un lato, dall'altro studiano le idee provenienti da altri paesi, sviluppando un pensiero cosmopolita. Callimaco, padre dell'Ellenismo, abbraccia non solo tutti i generi letterari, ma anche entrambe le correnti di pensiero; infatti gli autori non si specializzano su un genere specifico, ma abbracciano più di un genere e più di un ideale, sempre restando però esclusi dalla politica.

Tutti i temi letterari vennero trattati nell'Ellenismo; anzi, questo periodo vide nascere un nuovo genere letterario: il romanzo. Il tema amoroso vide la distinzione tra elegia ed epigramma; l'elegia, che precedentemente era usata per trattare vari temi (bellica, gnomica, amorosa, quotidiana, politica), nell'Ellenismo si sofferma prettamente sul quotidiano, in quanto l'amore viene ad inglobare tutti gli argomenti e non rimane settorializzato. Gli autori si dedicarono indifferentemente a cantare l'amore provato nei confronti della propria donna o quello nel confronti del mito, ma anche questo secondo caso viene approfondito come il primo perché l'autore cerca di immedesimarsi nel mito. L'amore cantato è un amore vero, reale, scavato in tutti i sensi e contrapposto al sentimento del dolore. L'amore viene codificato in eros (passione d'amore), imeros (amore in senso generale) e poqos (desiderio d'amore). Anche per il dolore ci sarà un'attenta analisi di tutte le possibili sfumature.

I personaggi, in ogni genere letterario, vengono analizzati tutti nella loro interezza e non più visti solo in funzione del protagonista (come accadeva nella cultura classica). Fu in questo periodo che nacque il concetto di arte per l'arte; l'opera letteraria è concepita in piena libertà e non è scritta con lo scopo di diffondere un messaggio. Lo stile è, per l'appunto, molto curato; l'autore riversa tutta la sua attenzione ad una cura formale volta alla perfezione, facendo sfoggio non di cultura, ma di erudizione (avviene per questo motivo un recupero dei miti minori ed una ricerca delle particolarità di quelli famosi). Molte opere ellenistiche saranno da leggere in quanto perfette dal punto di vista formale, ma totalmente prive di contenuti. Tuttavia non tutte queste opere d'arte sono sterili perché il lettore è libero di scegliere linee di interpretazione a suo piacimento. In quest'epoca nasce il libro.

La tragedia

La tragedia assume queste caratteristiche: viene a mancare sia un legame tra attori e spettatori, sia un dio che s'impone e detta le regole da seguire, l'individualismo viene esasperato. Per questi motivi la tragedia diviene uno sfoggio di erudizione.

Abbiamo solo due autori, Alessandro Etolo e Licofone, famoso per la tragedia "Alessandra", narrazione in 1400 versi di tutte le profezie di Cassandra (quasi tutte sbagliate). Riscontriamo anche nella tragedia l'attenzione per personaggi umili, quali servi e nutrici.

Menandro

Fu il principale esponente della commedia nea, che stravolse completamente i canoni della commedia arcaia e della commedia mesa; per certi aspetti il suo concetto di filanqropia, principale caratteristica delle sue commedie, è confrontabile con l'humanitas di Terenzio. Segnò la linea di demarcazione fra la cultura del 1V° secolo e l'ellenismo e ripose nell'uomo una fiducia illimitata, rifiutando nel contempo la religione ufficiale.

La filanqropia (simile all'humanitas latina) è la principale caratteristica della commedia di Menandro; il concetto di filia non è nuovo nella letteratura greca (basti pensare al fortissimo legame di amicizia esistente tra Patroclo e Achille) e riguardava un forte sentimento di unione tra due persone che si riproponevano i medesimi obiettivi. In Menandro la filanqropia diventa un cercare di capirsi con gli altri uomini, un sentimento di amicizia non circoscritto a due persone ma allargato a tutti gli uomini; e qui è evidente il parallelismo con Terenzio ("homo sum: humanum nihil a me alienum puto"). Mentre però Terenzio rivolge la sua humanitas ad una ristretta élite di persone, Menandro concepisce la filanqropia rivolta a tutti- gli uomini ("com'è cosa gradita per l'uomo essere uomo, qualora l'uomo sia veramente tale"). Tutti gli uomini sono uguali, sia il nobile cittadino sia l'umile servo; quest'aspetto anticipa l'uguaglianza promossa dal Cristianesimo.

Le commedie menandree ci presentano un uomo profondamente complesso psicologicamente, specchio della reale complessità esistente nel rapporto tra uomo e natura. Tutti gli uomini sono presenti nelle commedie di Menandro, con una particolare attenzione all'uomo borghese, il quale non può che comportarsi in modo morale conformemente ai canoni della cultura ellenistica. Questo dà origine al perbenismo, tipica chiave di lettura di tutte le commedie di Menandro. In ogni situazione troviamo un atteggiamento di ironico rispetto verso gli altri, rispetto che spesso sottintende una velata condanna ma che è manifestazione del dovere di rientrare nei canoni ellenistici, che prevedevano un assoluto rispetto del modus vivendi altrui. Perbenismo quindi sia nel nostro significato positivo che negativo del termine. L'uomo di Menandro, infatti, deve rispettare i dettami della sua società conservando sempre le apparenze. Ciò è innovativo per la cultura greca. Questo rispetto si traduce in un sorriso benevolo nei confronti dell'agire umano (anziché nel riso sguaiato di Aristofane, nelle cui commedie l'unico punto di contatto tra realtà e fantasia era rappresentato dalla politica), con una serenità che esclude la tristezza esacerbata e sfumando tutti i sentimenti anche nelle situazioni in cui la realtà spinge l'uomo alla tristezza. Lo scavo psicologico dei personaggi (tropos) è profondo ma non completo, a causa appunto del perbenismo. Menandro ripone nell'uomo una fiducia pressoché illimitata, rifiutando la religione ufficiale; egli vede un pericolo per l'uomo nel fatto che esso dipenda troppo da se stesso e dalla propria razionalità. Questa visione, pur contraddetta dall'uso di scrivere commedie, lo porta ad introdurre il concetto di tuch, che limita la possibilità dell'uomo di cambiare la realtà, ma che non corrisponde ad una divinità, poiché non guida l'uomo secondo un andamento logico (nell'Ellenismo era possibile dare ogni possibile risposta sul divino). Questa limitatezza dell'agire umano si rispecchia nel fatto che le commedie contengono un susseguirsi di azioni che s'incastrano tra loro, facendo sì che non tutto dipenda dall'uomo e consentendo allo stesso tempo lo scavo psicologico. Le commedie di Menandro finiscono tutte in maniera positiva, con una certa contentezza per l'uomo. Questo avviene per due motivi: la necessità di rispettare le regole della commedia e la fiducia estrema che Menandro ripone nella bontà umana dell'uomo. A far sì che le sue opere finiscano sempre bene provvede il perbenismo, chiave di lettura di tutto l'Ellenismo e tipico della borghesia del tempo.

epitrepontes

Questa commedia verrà ripresa da Terenzio con il nome di Ecira. N'abbiamo due terzi; è andato perduto quasi tutto il primo atto, che espone l'antefatto. Carisio, borioso e goliardico figlio di un ricco mercante, ad una festa si ubriaca e violenta una ragazza, Panfila, che in seguito sposerà senza riconoscerla. Dopo cinque mesi di matrimonio Panfila partorisce il bambino nato da quell'episodio, ma non rendendosi conto che era figlio di suo marito lo espone in un bosco mettendogli al dito un anello che aveva strappato a Carisio alla festa. Carisio, venuto a conoscenza del fatto, abbandona la moglie credendola adultera e cercando invano di dimenticarla insieme alla flautista Abrotono. Due pastori si litigano l'anello e si rivolgono ad un arbitro per appianare la questione (da qui il titolo della commedia, che significa "coloro che si rivolgono ad un arbitro"). Abrotono nel frattempo s'impossessa dell'anello con 1'intenzione di ottenere la libertà facendosi credere la madre del bambino; poi però incontra Panfila e riconosce in lei la ragazza violentata alla festa cui anche lei era presente. Capisce allora che il bambino è figlio dei due sposi e decide di abbandonare i suoi interessi e svela a Panfila la verità. Intanto il padre di Panfila, Smàrine, tenta di convincere la figlia ad abbandonare il marito; Panfila, da sposa fedele, si rifiuta e Carisio, che aveva ascoltato, non visto, il colloquio, perdona la moglie e decide di ritornare con lei. Carisio, che si era dunque comportato crudelmente verso sua moglie, ma non aveva mai smesso di volerle bene, si riscatta attraverso il pentimento e perdonando la moglie. Panfila ha sbagliato ad esporre suo figlio, ma comprende il marito che l'offende con la flautista e non lo abbandona. Abrotono smentisce la fama di etera avida e corrotta ed anzi, avendo pietà di una madre, contro i suoi stessi interessi salva un matrimonio. Infine, nella figura dei due sposi, Menandro c'insegna che solo comprendendo e perdonando si può rendere meno difficile il peso della vita e del rapporto coniugale, e si può raggiungere quella dignità che ci rende veramente uomini.





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