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1-63 Prologo

letteratura greca



1-63 Prologo

Eccomi, figlio di Zeus, su questa terra tebana, io, Dioniso, che tempo fa la figlia di Cadmo, Semele, partorì e per levatrice ebbe il fuoco che porta fulmini. Mutato il mio aspetto da divino a mortale, ora mi trovo presso le sorgenti di Dirce, e l'acqua dell'Ismeno. Vicino alla reggia ecco vedo il sepolcro di mia madre, la folgorat 353h77d a, e vedo i resti del palazzo fumanti della fiamma ancora viva del fuoco di Zeus, imperituro oltraggio di Era verso mia madre (iperbato + anastrofe). Sono grato a Cadmo che ha reso questo luogo inviolabile ai passi umani, santuario di sua figlia, io l'ho ricoperto tutto quanto intorno di foglie di vite carica di grappoli. Ho lasciato le terre ricche d'oro dei Lidi e dei Frigi ed ho attraversato le distese arse dal sole dei Persiani, i luoghi fortificati della Battriana, e la gelida terra dei Medi. Ho percorso l'Arabia felice e tutta l'Asia, che giace lungo il mare: ha città dalle belle torri piene di Elleni e Barbari mescolati insieme. A questo paese dei greci io sono giunto innanzitutto, dopo che anche là ebbi danzato la danza dionisiaca e istituiti i miei riti affinché agli uomini fosse chiaro che io sono un dio. Prima per questa terra greca ho fatto echeggiare di grida bacchiche Tebe, ed ho imposto la pelle di cerbiatto sui corpi dei tebani, e ho messo nelle loro mani il tirso, arma di edera. E questo perché le sorelle di mia madre - e non avrebbero proprio dovuto farlo - non riconoscevano come Dioniso fosse nato da Zeus, e dicevano, invece, che Semele, sedotta da un mortale, rigettasse su Zeus la colpa del suo peccato d'amore. Abile trovata di Cadmo! E andavano dicendo compiaciute che Zeus l'aveva uccisa proprio perché aveva finto le nozze. Perciò le spinsi fuori dalle case in preda alla pazzia, abitano folli sul monte, le costrinsi ad indossare l'abbigliamento proprio dei miei riti. E tutto quanto il seme femminile, le donne cioè dei tebani, feci uscire invasate dalle case, confuse insieme con le figlie di Cadmo stanno sedute su rocce scoperte sotto verdi abeti. Bisogna che questa città, dato che no è iniziata ai miei riti, li conosca fino in fondo anche se non vuole, e bisogna che io parli in difesa di mia madre Semele rivelandomi agli uomini come il dio che lei generò a Zeus. Cadmo dunque diede l'onore del regno al nipote Penteo, figlio della figlia, che combatte contro la mia divinità e mi esclude dalle libagioni e non ha memoria di me nella preghiere. A motivo di queste cose sarà chiaro a tutti che sono un dio, a lui e a tutti i tebani. Verso un altro paese, sistemate le cose di qua, muoverò il passo manifestando me stesso. Alla città di Tebe, qualora cerchi di trascinare via dal monte con ira ed in armi le Baccanti io, al comando delle Menadi, attaccherò battaglia. A motivo di queste cose, ho assunto un aspetto mortale e ho cambiato la mia forma in una forma umana. Orsù, o voi che avete lasciato Tmolo, baluardo della Lidia, o mio tiaso, donne che dal paese dei barbari, ho portato come compagne di imprese e mie compagne di viaggio, sollevate i tamburelli, caratteristici nel paese dei Frigi, scoperta della madre Rea e i miei e, giunte intorno a questa reggia di Penteo, producete frastuono affinché la città di Cadmo veda. Io con le Baccanti, arrivato alle valli del Cicerone dove esse sono, prenderò parte alle danze.







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