Caricare documenti e articoli online 
INFtub.com è un sito progettato per cercare i documenti in vari tipi di file e il caricamento di articoli online.


 
Non ricordi la password?  ››  Iscriviti gratis
 

La luce

dante





Dante introduce il tema lirico della luce nel terzo canto del Paradiso. Essa ha una funzione di capitale importanza, infatti tutto ciò che si manifesta a Dante appare sotto forma di luce. La luce ha un vero e proprio significato allegorico: rappresenta la grazia nel senso più ampio del termine; e non a caso alla luce costante e crescente dei cieli del Paradiso si contrappone il buio eterno dell' Inferno e l' alternarsi di giorni e di notti nel Purgatorio. Ma perchè tanta luminosità? Perch 131d35b è la scelta della luce come materia preminente della terza cantica? Forse perchè nell' idea di Dante due soli elementi umani sono confacenti alla rappresentazione del regno di Dio, due elementi che sono in Dio stesso: l'armonia e la luce.

Il concetto chiave di tutto il viaggio allegorico che Dante compie nella commedia è la conversione dell' uomo di fede da uno stato di peccato ad uno stato di grazia, da una selva oscura ad una luminosa beatitudine (Singleton).



Nel poema appaiono tre guide: Virgilio, Beatrice, S. Bernardo; tre luci, appartenenti ad uno schema ben definito, che illuminano l' intelletto del viandante nel suo moto verso l' alto, verso la visione di Dio. Virgilio (lumen naturale) rappresenta la luce naturale dell' intelletto, la luce concessa ai filosofi a cui mancava la più elevata illuminazione della fede. Beatrice (lumen gratiae) è l' illuminazione della fede mediante la quale la divina verità si rivela a noi, luce che oltrepassa le facoltà naturali dell' uomo. S. Bernardo (lumen gloriae) sostituisce Beatrice, egli è quindi la guida prescelta ad assistere gli ultimi sforzi del viaggio di Dante per condurlo alla visione suprema della divinità.

Man mano che che il viaggio si sposta dalla sfera infima alla somma si rendono evidenti certe gradazioni; nel Paradiso le anime non sono più delineate con la nitida chiarezza dell' Inferno e del Purgatorio: esse sono aeree ed immateriali, fantasmi evanescenti dai contorni sfumati la cui forma si dissolve fino a divenire pura luce man mano che aumenta il grado di virtù e di beatitudine che li avvicina a Dio.

Nel terzo canto siamo appena all' inizio di un crescendo  che culminerà nell' Empireo e l' apparenza delle anime ricorda ancora vagamente quella umana. Ma già la luce, per quanto ancora tenue, trabocca prepotentemente da tutti i versi. In un primo tempo essa si sprigiona dai versi, dalle immagini, senza che vi si alluda esplicitamente. E' luce calda e mite nel ricordo del primo amore di Dante per Beatrice "Quel sol che pria d' amor mi scaldò 'l petto (Pd 3, 1)" , e nell' accenno a Beatrice stessa "...dolce guida / che sorridendo arde negli occhi santi (Pd 3, 23/24)" , quindi a Piccarda "...tanto lieta / ch' arder parea d' amor nel primo foco (Pd 3, 68/69)" .Poi appare Costanza, che non ha più una fisionomia umana, ma è pura luminosità; in seguito dalla luce intensa ma non ancora abbagliante dell' imperatrice si arriva, in un crescendo, alla trasfigurazione di Beatrice che lascerà Dante senza parole.

Le immagini che ritraggono all' inizio ( "quali per vetri trasparenti e tersi / o ver per acque nitide e tranquille " Pd 3, 10/11) e alla fine del canto ( "...come per acqua cupa cosa " Pd 3, 123 ) quell' apparire e scomparire di labili forme traducono entrambe una realtà rarefatta dove i colori e le forme tendono a sfaldarsi: entrambe sottolineano una fase di trapasso dove la figura umana ancora sopravvive, seppur ridotta a tenue fantasma, prima di sciogliersi, nei cieli seguenti, in pura luce.






















Nel primo canto del Paradiso comincia l' ascesa di Dante il quale però avverte, nel mondo così luminoso ed armonico in cui si trova, qualcosa di dissonante: il suo corpo. Come può egli, vestito del corpo, valore attraverso quei corpi leggeri che sono l' aria e i cieli ? Tutte le cose del mondo vivono sotto il segno del Creatore che le ha ordinate in modo che esse possano tendere al fine assegnato a ciascuna. Per questo Dio ha dato a tutte un istinto che le caratterizza e le spinge a percorrere l' itinerario prescritto. Le cose distribuite ed operanti nell' inuverso sono come navi in movimento in un immenso oceano: ognuna con il suo carico, con la sua destinazione: ognuna raggiungerà il porto a cui è stata avviata, ma il pilota che regge tutto dall' alto è sempre Dio: diversi i porti, unico fine. Per questa suprema legge di ordine il fuoco tende sempre all' alto, i gravi al basso, le creature dotate di intelligenza si volgono irresistibilmente verso l' Empireo.

Anche nel terzo canto, con il tema della totale felicità delle anime, viene ripreso quello dell' ordine universale che colloca le creature come su una scacchiera nella quale ciascuna di esse occupa il posto assegnatole da Dio e solo così realizzail proprio destino e anche quello comune. Ognuno  nell' economia terrena ed ultraterrena obbedisce aduna volontà, opera secondo un fine che poi si traduce nell' occupazione di un posto nell' infinita gerarchia degli esseri.

Ma le anime dei beati hanno invidia, anche buona, di coloro che sono più in alto ? Tutte le anime sono beate in rapporto alla loro capacità di essere beate e ai loro meriti acquisiti in terra. Non c' è possibilità di contrasto tra la decisione divina e la collococazione delle anime in uno anzichè in un altro dei gradini della piramide celeste. Anzi la loro beatitudine è proprio nel loro adeguarsi pienamente alla volontà del Creatore. 











Per raggiungere Dio bisogna affidarsi alla ragione o alla fede ? Nella cultura del Medioevo erano presenti due ordini monastici, composizioni diverse in materia: i domenicani trovavano il loro fondamento nella cultura e nello studio teologico, che preparavano predicatori in grado di affrontare l'eresia e i problemi interni alla Chiesa (razionalismo); i francescani, invece, ponevano in secondo piano la cultura e privilegiavano l' ardore di carità e lo slancio mistico. Dante venne a contatto con entrambe le posizioni e scelse, per, il Paradiso un itinerarium misto, che fondeva le due tendenze, per giungere a Dio, il misticismo insiste sull' inadeguatezza dell' uomo, sulla radicale inettitudine a cogliere l' esperienza religiosa per vie razionali: ed è questa un' incapacità che si estende anche alla parola (Dante parla spesso della insufficienza delle sue parole, dell' ineffabilità di Dio, della necessità di rivolgersi a paragoni): l' esperienza dell' incontro con Dio si vive pienamente solo attraverso un atto della Grazia che immerge, annega il credente in una visione sovrumana ed irriferibile. Accanto opera il razionalismo che nel primo canto del Paradiso è esemplificato dalla spiegazione ordinata, logica, quasi scolastica che Beatrice dà del volo del poeta. Tutto il discorso di lei si regge sulla consapevolezza razionale che le verità di fede si possono spiegare e per questa via si accede alla divinità. Le due linee di pensiero cooperano e confluiscono insieme nella parte finale del canto.





























Privacy




Articolo informazione


Hits: 17952
Apprezzato: scheda appunto

Commentare questo articolo:

Non sei registrato
Devi essere registrato per commentare

ISCRIVITI



Copiare il codice

nella pagina web del tuo sito.


Copyright InfTub.com 2024