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Il "DE VULGARI ELOQUENTIA"
Dante Alighieri
A questo scopo Dante distingue 14 dialetti, 7 a destra e 7 a sinistra della catena appenninica, a nessuno dei quali (nemmeno al suo toscano!) riconosce la qualità da farlo preferire a tutti gli altri. Dante sembra qui proporre che la lingua letteraria italiana debba essere una lingua composita, costituita dal fior fiore delle parlate locali d'Italia, depurate cioè degli elementi più rozzi, goffi e grossolani, e selezionate da parte degli scrittori secondo i criteri del buon gusto, dell'eleganza, della finezza e dell'armonia.
Il "De vulgari" è il primo trattato scientifico, con tutti i suoi limiti, peraltro, dovuti al livello della cultura medievale, sulla lingua e metrica italiana. Ciò ci fa comprendere anche la personale poetica di Dante , perché ragionando sul volgare illustre e sugli stili, ci rivela il criterio da lui seguito nella composizione delle opere. Durante il Medioevo quest'opera non ebbe molta fortuna. Nell'Ottocento fu ripresa da molti autori, ma una corretta valutazione dell'opera spetta a Manzoni, il quale in una lettera del 1868 ne coglie il significato di trattato d'eloquenza, centrato perciò sulla lingua letteraria e non sulla lingua comune.
1295-1300 partecipazione alla vita
politica del Comune, in seguito all'iscrizione alla corporazione dei Medici
e Speziali. 1300
15 giugno-15 agosto: è priore insieme a Dino Compagni, con atteggiamento
severo verso i capi delle fazioni rivali (Bianchi e Neri) e in difesa
dell'autonomia fiorentina dalle ingerenze del Papa. La fazione dei Neri voleva che la città di Firenze fosse sotto la protezione
del Papa; quella dei Bianchi che fosse libera dal Pontefice. I Neri erano
per lo più banchieri che avevano fatto prestiti al Papa e avrebbero
ottenuto benefici con questo sodalizio mentre i Bianchi erano intellettuali
che volevano la libertà. 1301 19 giugno: interviene al consiglio dei Cento per opporsi a
intese con il Papa. Ottobre: partecipa, forse, a un'ambasceria presso
Bonifacio VIII (a Roma o ad Anagni) per saggiarne le reali intenzioni.
1301 1 novembre: le truppe angioine alleate del Papa, guidate da Carlo di Valois, entrano di forza a Firenze depongono il governo bianco, riportando i Neri, che operano una violenta repressione nei confronti dei membri della fazione avversa.
Dante non si trova in città.
1302 27 gennaio: prima condanna di Dante, per corruzione: interdizione perpetua dai pubblici uffici, 5000 fiorini di multa e due anni d'esilio. Dante non si presenta.
10 marzo: seconda condanna alla confisca dei beni e al rogo.
1303-1304 dopo inutili tentativi, diplomatici e militari, di rientrare a Firenze, compiuti insieme agli altri esuli di parte bianca, Dante se ne separa per profonde ragioni di disaccordo, prendendo a fare parte per se stesso. Si è intanto spostato tra Forlì, Verona e Arezzo.
1305-1308 soggiorna a Treviso, in Lunigiana, in Casentino, a Lucca. Nel 1305 abbandona incompleto il "De vulgari eloquentia"; nel 1308 il Convivio. Conclude forse in questi anni l'Inferno.
1310-1313 la discesa dell'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo accende le speranze in una rinascita del potere imperiale in Italia. Completa forse in questi anni il Purgatorio.
1311 2 settembre: è escluso da un'amnistia indirizzata agli esuli fiorentini a causa della dichiarata posizione filoimperiale.
1312-1318(1320) soggiorna a Verona presso
Casagrande della Scala, dedicandosi alla composizione del Paradiso che
conclude poco prima della morte. 1315 rifiuta di avvantaggiarsi di
un'amnistia pur di non umiliarsi riconoscendosi formalmente colpevole, così
che il 15 ottobre né confermata la condanna a morte per lui e per i suoi
figli. 1318(o 1320) si trasferisce a Ravenna,
ospite di Guido Polenta. 1321 13 settembre: muore di ritorno da un'ambasceria a Firenze.
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