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CANTO XVI

dante



CANTO XVI


Questo è il canto fulcro della Commedia e si colloca precisamente a metà dell'opera. Qui il fumo impedisce a Dante di vedere le cose, il che sta a significare che l'ira agisce in modo da accecare gli irosi. Questo fa parte di quei racconti in cui Dante riconosce sé stesso, poiché egli si era dimostrato iroso quando lo avevano giudicato di baratteria con conseguente esilio.

In questo canto viene accennata l'idea che le sfere celesti possano influenzare l'uomo, e qui si formano due correnti di 353h78d pensiero:

Gli averroisti, che affermano che l'uomo è completamente influenzato dalle sfere celesti Vinfluenze su cose terrene;



Dante insieme a S. Tommaso afferma che oltre a queste c'è anche l'influsso di Dio Vinfluenze sull'anima intellettiva.



Buio infernale e di una notte senza    senza stelle

luna e senza stelle, sotto il cielo povero,    brandello di cielo

quanto può essere ottenebrata dalle nuvole,

Dante è cieco come

non ha mai fatto ai miei occhi un velo così grosso gli iracondi. Solo la

come quel fumo che lì ci coprì,   Ragione(Virgilio)

né alla sensibilità fu così pungente, può aiutare gli

iracondi

a segno che l'occhio non ebbe la possibilità di stare aperto;

così la mia scorta esperta e fidata

mi si accostò e mi offrì aiuto.


Così come un cieco va dietro alla sua guida

per non smarrirsi e per non scontrarsi

su cose che gli facciano male, o forse che lo ammazzino,


io andavo per l'aria dolce e puzzolente,

ascoltando il mio conducente che continuava

a dirmi: "Vedi di non staccarti da me".


Io sentivo delle voci, e ciascuna pareva

pregare per la pace e per la pietà

l'Agnello di Dio che liberi i loro peccati.


Anche "Agnus Dei" erano i loro esordi; V questo è un canto in cui tutti cantano in sincronia

tutte le voci cantavano in sincronia,  CONTRAPPASSO: l'iracondo prima sfogava l'ira

così che sembrava che ci fosse concordia tra loro. contro un altro, qui stanno insieme in armonia


"Maestro, sono spiriti quelli che io sento?",   

gli dissi io. Ed egli a me: "Tu cogli nel segno,

e vanno sciogliendo il nodo dell'ira".




"Orsù chi sei tu che fendi il nostro fumo,  Vanima che apostrofa Dante

e parli di noi proprio come se tu

dividessi ancora il tuo tempo in mesi?". VDante è ancora iracondo


Così fu detto da una voce;

quindi il mio maestro disse: "Rispondi,

e chiedi se per di qua si va su".


E io: "O creatura che ti purifichi

per ritornare bella da colui che ti creò,

sentirai cose meravigliose, se mi accompagni".




"Io ti seguirò per quanto mi è lecito",

rispose; "e se il fumo ci impedisce la vista,

l'udito in compenso ci terrà uniti."


Allora incominciai: "Con quella veste

che la morte disgrega mentre vado su,

venni qui dopo aver passato l'angoscia(spirituale) dell'Inferno.


E se Dio mi ha dato ascolto nella sua grazia,

tanto che vuole che io veda la sua corte Vil Paradiso

per modo tutto inusitato da tempo,


non mi nascondere chi sei stato prima di morire,

ma dimmelo, e dimmi se vado bene al varco;

e le tue parole ci faranno da guida(contro il pericolo)".


"Fui lombardo, e mi chiamavo Marco;

ebbi uso del mondo, e amai quel valore Vessendo uomo di corte il valore era legato alla nobiltà

al quale oggi non aspira più nessuno. d'animo ma anche alla " virtus"


Per salire su vai bene così."

Così rispose, e soggiunse: "Io ti prego

che preghi per me quando sarai su".




E io a lui: "Mi impegno con te sulla mia fede

di fare ciò che tu mi chiedi; ma io sono in un

dubbio che, se non me ne libero, scoppio. Vplurilinguismo




prima era un semplice dubbio, e ora si è raddoppiato

nella tua affermazione, che mi conferma

qui, come nel girone precedente, il giudizio cui la associo.




Il mondo è così tutto privo

di ogni virtù, come tu mi dici,

ed è impregnato e coperto di cattiveria; V immagine di desolazione


ma vi prego di indicarmi la causa, 

così che io la sappia e che la mostri ad altri; V i lettori

poiché c'è chi la addebita agli astri, chi agli uomini".


Un profondo sospiro, che il dolore strinse in un "uhi!",

mise fuori; e poi cominciò: "Fratello,

il mondo è cieco, ed è evidente che tu vieni dal mondo. Vcieco: non conosce la virtù e la verità


Voi che vivete attribuite la causa di tutto

al cielo, come se il cielo

fosse responsabile di tutto quello che fate.


Se fosse così, in voi sarebbe demolito Vviene fatto un sillogismo per assurdo perché Dio

il pensiero libero, e non ci sarebbe giustizia    è la giustizia infinita e non esiste la possibilità di

che premia le buone azioni, e punisce le cattive. ingiustizia


Gli influssi celesti influenzano i vostri movimenti; Per S. Tommaso c'era un influsso che dai cieli

non dico tutti, ma, posto che io lo dica,    influiva sugli istinti, mentre la ragione

siete dotati della facoltà di distinguere il bene dal male, decideva se agire o no


e della libertà di scelta;(libertà) che, se fatica

dapprima a contrastare gli influssi celesti,

poi ha la meglio, se è nutrita bene. V la ragione deve avere LUCE




A una potenza ben più grande e a una natura ben superiore   Vquella di Dio

voi siete soggetti nella vostra libertà; e quella natura accresce  Dio dà agli uomini la libertà nel rap-

la mente intellettiva in voi, che non soggiace agli influssi dei cieliR porto tra uomo e lui: si può libera- 

mente parlare con Dio, non si è

più liberi se si fa del male.

Però, se il mondo presente si corrompe,

in voi è la colpa, cercatela dentro di voi;

e io te lo spiegherò.


L'anima esce dalle mani di chi la ama(Dio)    V racconta come nasce un'anima: lo sa dalla

prima che sia introdotta nel corpo, come una bambina   filosofia greca conosciuta per tradizione

che passa sventatamente dal pianto al riso,    (Vanima platonica)


ingenua e ignara di tutto,

salvo che, improntata com'è alla letizia del Creatore,

inclina d'istinto a quel che più la rallegra. Vtende a tornare da Dio


Prima assapora i piccoli piaceri del corpo;

qui si sbaglia, e corre dietro ad esso,

se una guida o un freno non cambia il suo amore.



Per questo si rese indispensabile imporre le leggi come freno;  V sono 2: la Chiesa e l'Impero

conviene avere un re, e che discendesse  

dalla vera città almeno la torre. Vtorre della GIUSTIZIA


Sono le leggi, ma chi può applicarle?

Nemmeno uno, dato che il pastore che guida il gregge(il Papa),  VMarco diventa profeta

può ruminare, ma non ha gli zoccoli biforcuti; V un animale era solo chi ruminava e chi aveva le

unghie doppie. Unghia biforcuta: non sa distinguere

il bene dal male (Innocenzo III e Bonifacio VIII)


perché il popolo cristiano, che vede la sua guida(il Papa)

puntare unicamente ai beni terreni di cui è ghiotta,

di quelli si ingozza, e non aspira ad altro.


E puoi vedere che la mala guida

è la causa che ha fatto il mondo peccatore,

e non per vostra natura corrotta dentro voi.


Roma, che ha reso grande il buon mondo, era solita

avere due luci, che indicavano l'una e l'altra Vaveva le leggi e il Cristianesimo

strada, sia del mondo che di Dio.


Uno di questi due ha spento l'altro; ed ha conquistato

il potere temporale, e i due poteri associati

si orientano fatalmente al peggio;


poiché l'essere congiunti li priva di ogni freno:

se non mi credi, guarda i risultati,

114 poiché ogni pianta si riconosce dal seme.


Nella regione irrigata dall'Adige e dal Po

erano soliti trovarsi valore e cortesia Vvalore: virtù  / cortesia: forma di educaz. sensibile, gentile

prima che Federigo avesse l'ostilità violenta(dei papi e della parte Guelfa);


ora può aggirarsi tranquillamente da quelle parti

chiunque un tempo evitasse di metterci piede, per l'imbarazzo

di parlare con galantuomini o di averci a che fare.


Sì, ci sono tre vecchi ancora in cui l'antica età

rimprovera la nuova età, e non vedono l'ora

che Dio li accolga alla vita eterna:




Corrado da Palazzo e il buon Gherardo

e Guido da Castello, che è meglio conosciuto,

francesemente, come il leale Lombardo. Vil Lombardo è una persona che per antonomasia

rappresenta l'italiano per eccellenza.



Puoi dunque concludere con me che la Chiesa di Roma,

per il fatto di confondere in sé due poteri,

cade nel fango, e si rovina l'immagine, lei e il carico che si è indebitamente accollato".


"O Marco mio", gli dissi, "tu sì che ragioni;

e adesso vedo bene perché dalla trasmissione ereditaria

i membri della tribù di Levi furono sollevati.


Ma che Gherardo è quello che tu dicevi esser sopravvissuto

come esemplare della generazione passata,

a rimprovero vivente di quest'epoca imbastardita?"


"O non ho capito cosa hai detto, o mi vuoi provocare",

rispose a me; "poiché, parlandomi toscano,

sembra che del generoso Gherardo tu non abbia mai sentito parlare.


Per altro appellativo io non lo conosco,

se non ricavarlo da sua figlia Gaia,

Dio sia con voi, poiché non posso più accompagnarvi.


Vedi l'alba che si irradia traverso la caligine

già biancheggiare, e sarà bene che io vada

(l'angelo è oltre il banco di nebbia) prima di apparirgli davanti."


Così si girò, e non mi volle più ascoltare.






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