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Letteratura oltre il libro

letteratura



Letteratura oltre il libro

In campo letterario autori come Joyce, Woolf, Sterne, Borges e Saporta misero in discussione gli schemi della narrazione lineare, creando nuove relazioni tra l'esperienza di lettura e l'organizzazione del testo.

Il "Tristram Shandy" di Sterne, oltre ad essere uno dei più famosi romanzi inglesi, viene ricordato come un attacco alle forme tradizionali delle opere scritte. John Wain nella prefazione all'edizione italiana scrive: "-La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo-, è uno dei più famosi romanzi inglesi. Non l'ho mai letto. Naturalmente baso questa mia affermazione sull'accezione comune di -le 434h78e ggere- un libro, che implica sedersi, aprirlo, incominciare dalla prima pagina e continuare, senza perdere una seduta, fino all'ultima....Ho letto -in- questo bellissimo libro cento, se non addirittura mille volte....non l'ho mai letto per la sua struttura, né per la sua storia. Ho semplicemente sentito molto spesso il desiderio di passare un po' di tempo in compagnia di Mr. Tristram Shandy; mi sono seduto, ho aperto il libro, ho letto un brano lungo o corto, come capitava, e non sono mai rimasto deluso."

Una vera e propria teoria dell'ipertesto sotto forma di presentazione letteraria.

Pur ammettendo una quasi impossibile scelta esauriente tra la vastissima produzione di letteratura sperimentale, ricordiamo come romanzo ipertestuale a tutti gli effetti "Composition n.1" di Marc Saporta pubblicato nel 1962. "Composition n.1" raccoglie una serie di momenti della vita del personaggio X. Sfogliando l'opera ci si accorge di un'assoluta assenza della successione logica tra una pagina e la sua successiva. Le pagine, o meglio le carte del romanzo, possono venir mescolate a piacere nell'assenza di un unico possibile ordine per gli episodi. Le unità di "Composition n.1" si riorganizzano in molti modi producendo altrettanti racconti. In qualunque ordine si dispongano le pagine, verranno evidenziate delle relazioni logiche in maniera più o meno forte a seconda della successione scelta.



Come esempi di opere ad alto livello di complessità, si possono citare le opere di Thomas Eliot, uno degli autori del Novecento di più difficile lettura. E' praticamente impossibile riconoscere uno stile unitario nei suoi scritti, il suo modo di esprimersi si suddivide in miriadi di note riferite al "libro della letteratura universale" al quale i suoi commentatori più noti immaginano di riferirsi per chiarire i passi più oscuri. In "The Waste Land" avvertiamo la volontà di esprimere le infinite possibilità di sviluppo del testo partendo da precisi motivi di fondo. L'intertestualità dell'opera, rivela in questo caso il tentativo dell'autore di esplorare le infinità di modi espressivi per gli stessi concetti di fondo.

Gli studiosi di letteratura sono concordi nell'attribuire alle ultime opere di James Joyce il superamento definitivo dell'esposizione lineare. L'"Ulisse" può essere letto come una raccolta di allusioni e rimandi ad altre opere partendo dal pretesto narrativo della storia di una giornata dublinese del personaggio Leopold Bloom. La struttura narrativa è talmente ricca di intrecci da costringere il lettore a riprendere continuamente i passi già letti per non perdere il significato di un'esposizione tanto elaborata. Vengono ripresi vari episodi di quella giornata e presentati in maniera tale da formare una complessa rete di intrecci. Joyce nell'esporre una tematica pur semplice come quella dell'"Ulisse", supera la consueta successione causa-effetto della narrativa tradizionale. Il racconto non viene esposto da un unico punto di vista ma affidato ad un'intera serie di personaggi, mentre viene nascosta il più possibile la partecipazione dell'autore limitando la sua presenza a delle didascalie di commento.

Secondo Kenner il testo dell'"Ulisse" "non ha un'organizzazione nella memoria ed uno sviluppo nel tempo, ma si organizza e sviluppa nello spazio, che potremmo chiamare tecnologico della pagina stampata per la quale era fin dall'inizio progettato. Il lettore ne esplora le discontinuità al passo che preferisce; prende delle annotazioni a margine; ritorna quando crede ad una pagina precedente, senza alterare con ciò la continuità di qualcosa che non prosegue...". Per non perdere i molti riferimenti del testo si dovrebbe poter compiere dei salti attraverso il testo, e dal testo agli altri documenti collegati. Con la pagina stampata è inevitabile la perdita di molte allusioni suggerite dall'autore. Come osserva Bolter con la metodologia propria della scrittura elettronica si potrebbe costruire una mappa dei riferimenti presenti in un capitolo dell'"Ulisse" o del "Finnegans Wake". Ogni frase e anche ogni parola diverrebbero delle unità dalle quali tracciare nessi per formare una rete attraversabile in una molteplicità di maniere.

Anche Jorge Luis Borges si pone in maniera apertamente critica nei confronti del romanzo, arrivando ad auspicarne la fine. In "Finzioni" offre una serie di racconti ricchi di personaggi e situazioni bizzarre senza alcun legame tra loro. La crisi della letteratura secondo l'autore argentino, sta proprio nel tipo di struttura espositiva dominante con inizio, svolgimento e fine costretti in un'unica soluzione predefinita. La letteratura dovrebbe aprirsi a più possibilità invece di escluderle. Di "Finzioni" è stata proposta una versione elettronica curata da Stuart Moulthrop. All'inizio un menu offre varie possibilità per proseguire nel racconto, mentre in background appare una mappa globale di tutta l'opera. E' disponibile anche uno strumento di ricerca per parola. "Finzioni" è un primo esempio di reale traduzione di un testo a stampa in formato elettronico, quando per formato elettronico non si intenda la semplice traduzione in un file di testo dell'opera scritta. Un'operazione resa possibile dalla specifica scelta espositiva compiuta dallo scrittore.

Nella letteratura italiana ritroviamo dei principi ipertestuali in alcune opere di Italo Calvino. Molto sottile è la relazione con gli ipertesti ravvisabile ne "Il castello dei destini incrociati". L'ambientazione è in un castello dove trovano rifugio i viandanti sorpresi dalla notte. A cena si ritrovano tutti attorno ad un tavolo, uno degli ospiti estrae una carta da un mazzo, e vista la sua rassomiglianza con la figura rappresentata, inizia a raccontare la sua storia. Le storie narrate dai personaggi finiscono per intrecciarsi in un complesso gioco figurativo, ognuno accompagna il racconto ad una determinata disposizione delle carte. Calvino utilizza i tarocchi come una macchina narrativa combinatoria, partendo dal concetto che il significato di ogni singola carta dipende dal posto occupato nella successione di carte precedenti e successive. "Ho cominciato con i tarocchi di Marsiglia, cercando di disporli in modo che si presentassero come scene successive di un racconto pittografico. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla....Passava qualche mese, magari un anno intero, senza che ci pensassi più, e tutt'a un tratto mi balenava l'idea che potevo ritentare in un altro modo, più semplice, più rapido, di riuscita sicura." (Calvino 1973) In questo lavoro di Calvino non è tanto la vera e propria struttura narrativa a riportarci sull'argomento del nostro studio, quanto l'accento posto dall'autore sull'importanza della successione delle varie unità nella costruzione del significato. Anche il metodo di lavoro seguito dall'autore è particolarmente interessante nell'ottica della scrittura al calcolatore: non i soliti mesi trascorsi nello sviluppo lineare del romanzo, ma una raccolta di emozioni separate, anche molto distanti nel tempo, raggruppate successivamente.

Tra le nuove uscite in campo letterario nazionale, può essere interessante per il nostro oggetto di studio, la pubblicazione "Mille e una voce" di Daniele Tommasini. Vi si raccolgono le storie di vari personaggi immaginari, le storie dei quali non hanno nessun collegamento intrecciato se non nel significato di fondo dell'opera. Sostanzialmente ci si chiede se è possibile trascendere dalla condizione dell'individuo e far parte di tutto il resto. Ci si pone la stessa domanda partendo da presupposti completamente diversi, figure simboliche molto lontane tra loro si sviluppano attorno allo stesso tema. Una fitta rete di percorsi per raggiungere lo stesso obiettivo di analisi.

Concludiamo la nostra analisi sulla non sequenzialità nella letteratura, ricordando i movimenti letterari d'avanguardia. In molte sperimentazioni il futurismo in Italia, come l'ultraismo in Spagna, cercarono di produrre una letteratura fatta con azioni e con oggetti cercando di andare al di là della pagina. (Garcia, 1996) Comunque non si dovrebbe più confondere la scrittura ipertestuale con l'avanguardia, non troviamo infatti alcun limite che possa impedire un suo legame con la letteratura classica. Non è necessario un linguaggio "particolare" anche all'interno delle varie unità ipertestuali, per una riuscita dell'ipertesto ci si potrà affidare anche ad una metodologia di scrittura tradizionale.





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