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LE ODI E I SONETTI DI FOSCOLO

letteratura



-LE ODI E I SONETTI DI FOSCOLO-

Foscolo cominciò a scrivere sin da ragazzo, odi, sonetti, canzoni e altre composizioni di vario metro: sono esercizi letterari, testimonianza di un apprendistato poetico che rivelano l'influsso della galanteria arcadica alla serenità neoclassica. Il poeta stesso fece una scelta rigorosa di tutta questa produzione , pubblicando n 818g62i el 1803 le POESIE che comprendevano solo 2 odi e 12 sonetti.

LE ODI: 2 risalgono al periodo della scrittura dell'Ortis ma rappresentano tendenze opposte.

L'Ortis: con la sua passionalità e il suo soggettivismo esasperati, con la figura dell'eroe sventurato ed esule. Con il rincorrere ossessivo del tema della morte e le tonalità cupe che questo evoca, rimanda a tematiche ti tipo romantico.

Le Odi: tendenze più neoclassiche della tendenza foscoliana. C'è il vagheggiamento della bellezza femminile, trasfigurata attraverso la sovrapposizione delle immagini di divinità greche. Ricorrono continui rimandi mitologici, evocati con raffinata erudizione. Il lessico è aulico e sublime e la struttura sintattica riproduce le architetture del periodo classico.



A luigi pallavicini: conserva maggiormente un carattere di omaggio galante e settecentesco alla bella donna.

Amica risanato vuole essere un discorso filosofico sulla bellezza ideale, sul suo effetto di purificare le passioni e di rasserenare l'animo inquieto degli uomini.


I SONETTI: sono più vicini alla materia autobiografica e alla passionalità dell'ortis. La maggior parte infatti è caratterizzata da un forte impulso soggettivo, che rivela la matrice della lirica alfieriana. Ci sono anche le reminescenze di altri poeti, soprattutto di Tetrarca e dei poeti latini.

Alla sera, a Zacinto, in morte del fratello Giovanni: la classica forma del sonetto è reinventata in modi fortemente originali, nella struttura sintattica e metrica, nelle imagini e nel gioco timbrico, ritmico e melodico del verso.

Vengono ripresi8 i temi centrali dell'Ortis:

La proiezione del poeta in una figura eroica del poeta in una figura eroica sventurata e tormentata.

Il nulla eterno come unica alternativa.

L'illusione della sepoltura lacrimata.










-A ZACINTO-


Zacinto è la sua patria reale e ideale. Reale perché è nato lì e la mamma era di origine greca; ideale perché Zacinto è la Grecia, il mito classico il valore verso il quale F. si protende ma è irrecuperabile.

La patria reale e ideale è il tema prediletto dal romanticismo, scontro tra il reale e l'ideale.

Foscolo rievoca la bellezza di zacinto reale, ideale e classica. Forte elemento biografico perché dall'ideale al reale.

Zacinto fu quella che ha visto il peregrinare di Ulisse. Accostamento fra Foscolo e Ulisse tutti e due esuli con la differenza fondamentale :

Ulisse eroe antico, ritorna a casa.

Foscolo eroe moderno non torna a casa, il destino ha già scritto per lui la morte in un paese dove nessuno andrà a piangere.

Riprende il tema dell'ortis, l'eroe antico riesce a tornare in patria, mentre l'eroe moderno no, sarà schiacciato dalla storia.


Gli 11 versi corrispondono ad un unico periodo. Hanno una struttura ipotattica (subordinazione). I temi sono concatenati l'uno con l'altro. La prima quartina è legata alla seconda quartina che è legata alla prima terzina. Il discorso si presenta come flusso0 appassionato e ininterrotto. Il discorso delle prime tre strofe è anche perfettamente circolare il concetto espresso dal primo verso è ripreso dall'ultimo verso (per contrasto: Foscolo non potrà toccare l'isolka natale. Ulisse lasciò la sua Itaca).

-l'eroe classico e l'eroe romantico-

si profila una contrapposizione tra il poeta e l'eroe omerico, denunciata dal rapporto di contrasto tra i versi 1-11, il primo e l'ultimo del blocco iniziale : Foscolo non toccherà più Zante, Ulisse baciò la sua petrosa Itaca. Sono due peregrinazioni volute dal fato, ma con esito diverso: ad ulisse gli dei concessero il ritorno, a Foscolo lo negano. Si può leggere così il sonetto ssecondo un doppio codice , "classico" e "romantico".

Classico: l'eroe classico è positivo e conclude le peregrinazioni (antichità).

Romantico: l'eroe romantico è negativo e non può concludere le peregrinazioni (età moderna).

È un tema tipicamente romantico quello di un errore senza approdo che si conclude con la morte in terre lontane e sconosciute. Questi viaggi errabondi degli eroi letterari sono la proiezioni simbolica di una condizione di smarrimento, di incertezza, di mancata identificazione con un dato sistema sociale e con i suoi valori.

L'eroe romantico, sentendosi sradicato da una società in cui non si riconosce, ama rappresentarsi miticamente come un esule, un estraneo nel mondo, condannato ad un perenne vagabondare, segnato da una maledizione che lo isola dal mondo e lo condanna alla sconfitta, alla solitudine e all'infelicità.




-il ritorno alla madre-

La frustrazione della sconfitta inevitabile genera un bisogno di regressione, alla ricerca di una composizione e di una sicurezza. Di qui scaturisce il tema delle isole. Relazione tra Giacinto e Venere, sottolineata dalla collocazione dei due nomi all'inizio di verso (3,5), dall'enjambemant e dal fatto che sia l'isola sia Venere emergono dalle stesse acque. Venere implica l'idea di fecondità; ma Zacinto evoca l'idea di maternità . la dea venere, la terra natale e la madre si fondono così in un'unica immagine, quella della grande madre. Il ritorno sognato all'isola natia per esservi sepolto sarebbe una regressione, un ritorno al grembo materno, alla beatitudine, e alla sicurezza originaria. Il giacque richiama giacere, nel grembo della terra. Ma poiché la terra madre è la terra greca, il paradiso perduto dall'infanzia è anche il paradiso perduto del mito e della poesia classica. Foscolo era orgoglioso di aver avuto la "culla" in quel "mare"e di essere pieno del "nativo aer sacro" della Grecia.

Poiché Giacinto e Venere sorgono dalle acque, connessa con l'immagine materna è l'immagine dell'acqua. L'acqua è datrice di vita e si identifica con l'immagine materna. Per questo l'idea dell'acqua è centrale nel sonetto. Compare direttamente in vari termini (onde, mare, acque..) ma anche attraverso termini che hanno con essa un rapporto di vicinanza (sponde, Zacinto, Venere..), all'acqua allude tutto il sistema fonologico delle rime: sponde-onde, fecondo-fronde.




-ALLA MUSA-

E' un sonetto che poarla del rapporto tra Foscolo e la poesia che ha un grande scopo, cioè quello di eternare la memoria anche dopo la morte, di istruire (formare la coscienza nazionale), la poesia è la consolazione per eccellenza.

Foscolo lamenta l'inaridirsi della vena poetica, una poesia che sfugge come la vita, l'immagine della sorgente che si secca (inaridirsi dell'ispirazione), questo per Foscolo è molto grave perché indica la crisi poetica del Foscolo.

Perché alla Musa?

Nella mitologia classica, la musa erano le figlie di Zeus e Mnemosina ed erano le idee protettrici della poesia.

1-2 quartina: si rivolge alla musa che in gioventù ispirava copiosamente il poeta e ora verso la morte l'ispirazione tace o è ridotta al minimo, ma il poeta insiste, anche se non è ascoltato continua ad invocare.

3-4 quartina immagine iniziale di leggerezza.

Presentano ancora le preghiere di:

3 terzina: di Foscolo alla musa che si tiene senza nessuna consolazione. Foscolo è in bilico tra un passato brutto e dall'altro il futuro del quale ha timore.

4 terzina: assume consapevolezza che la poesia anche se ben elaborata non può sfogare in modo adeguato il dolore.


-a livello di analisi-

Introduce il valore della poesia: consola è il vero valore che consola il cattivo tempo della vita.

La vita è dolore, sofferenza, mediocre che però sembra venire meno. Foscolo ha una concezione materialistica della vita e allora ha bisogno di invocare una divinità ma non guarda al cielo, ma alla divinità, alla MUSA.

Il dio dove Foscolo si prostra è la patria e la poesia. E lui da buon credente laico continua ad invocare la divinità, la poesia affinché non lo abbandoni.

Nell'ultima terzina c'è la riflessione sulla poesia. Una poesia sebbene curata a livello formale, a livello di contenuto non esprime adeguatamente il suo dolore.

Gli enjambement mettono a contatto dei temi. La prima quartina è legata alla seconda con l'enjambemant e quindi è un proseguimento di discorso. L'ultima terzina è di riflessione e tende a distaccarsi dal resto.

Il lessico è aulico, latinismi ce ne sono tanti:

COPIA: richiama la parola latina che è ricchezza

ALMA: aggettivo, in latino deriva da alo che significa nutro

AONIA: aggettivo che indica la musa che avevano la sede nei monti aonii in Beozia)

MECO: deriva da mecum

LETE: immagine dantesca. In cima al Purgatorio dante di immerge nel Lete e nell'eunoè.






-LE GRAZIE-

Al progetto poetico delle Grazie, Foscolo lavorò a più riprese, per un lungo arco di anni, senza mai portarlo a compimento. Sin dal 1803 aveva inserito in un dotto commento filologico alla traduzione catulliana della "chioma di Berenice" di Callimaco alcuni frammenti del poema, che fingeva di aver tradotta da un inno alle Grazie di un antico poeta greco.

In una lettera al Montinel 1809 annunciava, il progetto di un inno alle Grazie in cui dovevano essere idoleggiate "tutte le idee metafisiche del bello".

Il progetto pese forma nella villa di Bellosguardo, a firenze, nel 1812-13. alcuni brani comparvero in una Dissertazione di un antico inno alle Grazie, pubblicata a Londra nel 1822. Foscolo ci fornisce un disegno delle Grazie nella Dissertazione. Viene articolata in 3 inni:

Venere dea della bella natura.

Vesta custode del fuoco eterno che anima i cuori gentili.

Pallade dea delle arti della vita e maestra degli ingegni.



LE GRAZIE: dee intermedie tra cielo e terra che hanno avuto il compito di suscitare negli uomini i sentimenti più puri ed elevati attraverso il senso della bellezza, inducendoli a superare la feroce bestialità che è nella loro natura originaria e portandoli alle civiltà. Questo è un tema caro al neoclassicismo.

Vicenda: il primo inno narra la nascita di Venere e delle Grazie nel mar Ionio. Gli uomini che vivono nello stato bestiale, subiscono l'incanto della bellezza e percepiscono l'armonia dell'universo, disponendosi a coltivare le arti civili.

Il secondo inno: collocata sui colli di Bellosguardo, dove tre donne (Eleonora Nencini che rappresenta la musica, Corneli amartinetti che rappresenta la poesia e Maddalena Bignami la danza) fanno un inno in onore delle Grazie.

Il terzo inno: isola d Atlantide dove Pallade cerca rifugio quando le loro passioni scatenano la guerra. Atlantide rappresenta un mondo ideale di suprema armonia. Qui pallade fa tessere un velo che difende le grazie dalle passioni degli uomini. Sul velo sono effigiati i sentimenti più elevati. I mutamenti di scena rappresentano il paesaggio.


Nel poema Foscolo intende calare un complesso disegno concettuale, incentrato intorno all'idea della bellezza e dell'armonia. Nel proemio vi è la ricerca arcana , armoniosa melodia pittrice della bellezza e al tempo stesso con la musicalità del verso.

Foscolo mira ad una poesia allegorica perché la verità della poesia lascerebbe il cuore freddo e la fantasia dormiente e quindi con l'allegoria agisce fortemente sui sensi e sull'immaginazione.



L'idoleggiamento della bellezza assume senso solo come critica implicita a quel presente, come affermazione dell'intelligenza di un ordine più umano, libero da tendenza feroci e aggressive, dominato da sentimenti più miti, di pietà, di compassione e di pace.

Foscolo è convinto della funzione civilizzatrice della poesia e delle arti, delle loro possibilità di agire sul mondo sociale e di renderlo veramente più umano.



-SEPOLCRI-

Opera fondamentale opera nella quale la riflessione di Foscolo giunge a completamento. È un poemetto, che Foscolo definisce CARMEN è scritto in endecasillabo sciolto. Dedicato all'amico Piedimonte Ippolito.

Lo spunto è fondato sull'attualità:

nel 1804 napoleone definisce l'editto di Saint-claude dove diceva che le sepolture dovevano farle fuori dalla città. Provoca un dibattito tra favorevoli e sfavorevoli.

Foscolo parte dal nulla eterno (dopo la morte non c'è nulla), però Foscolo supera il nichilismo dice che all'uomo c'è solo un modo per vincere il senso della morte e cioè la tomba.

La tomba ha diversi valori nella civiltà umana:

Centro degli affetti familiari e la garanzia della loro durata dopo la morte.

Centro dei valori civili, conservando le tradizioni di un popolo e stimolando a mantenersi fedele ad esse.

Tramanda la memoria dei grandi uomini e delle azioni eroiche spingendo alla loro imitazione.

Essa è l'unico modo per sopravvivere nel ricordo della persona che lo viene a trovare.

Essa non è tanto importante per il morto ma per colui che vive poiché quando un uomo va a trovare la tomba può provare qualcosa e si possono comunicare i valori, quindi c'è un valore pedagogico.


L'Ortis si chiudeva con il suicidio del protagonista, che escludeva ogni possibilità di intervento in una situazione bloccata e senza via di uscita sul piano della storia. Ora, invece, attraverso l'illusione (di una sopravvivenza dopo la morte), Foscolo riproporre quella possibilità dell'azione politica nella storia che l'analisi razionale del contesto portava ad escludere, ed introduce la prospettiva di un riscatto dell'italia dalla miseria presente grazie proprio alla funzione esercitata dalle memorie di un passato di grandezza, tenute vive dal culto delle tombe.

Data la presenza di queste tematiche, I SEPOLCRI, pur avendo alle spalle il genere della poesia cimiteriale ('700) non possono essere ridotti a tale ambito, anzi Foscolo si preoccupa di precisare che a differenza della poesia sepolcrale di Yonug e Gray è essenzialmente poesia civile. Il carme si presenta come una meditazione filosofica e politica che però non è esposta in forma argomentativi ma attraverso figurazioni e miti.

Ci sono una serie di concetti e immagini:

Le tombe sono indizio di civiltà e si traduce nella rievocazione di diversi tipi di civiltà (il mondo classico, il medioevo)

Le tombe dei grandi spingono il "forte animo" a grandi imprese e l'avvio all'inno a Firenze e alle tombe di Santa Croce.

L'affermazione che la poesia raccoglie l'eredità delle tombe nel conservare le memorie sino ai tempi più lontani richiama il mito della fondazione.

Struttura del carme ( per non appesantire la struttura tende ad andare da un concetto ad un altro senza collegamenti):

Rigorosa armonica.

I trapassi da un concetto all'altro, da una figurazione all'altra, avvengono in forma ellittica, lasciando molti passaggi intermedi.

Costruito su una sapiente orchestrazione di toni diversi, che vanno dall'inizio problematico, segnato da continue interrogazioni, alla polemica veemente, alla pacata argomentazione, alla grandiosità epica e tragica della rievocazione del mondo mitico di Troia e di Omero.

Esso è strutturato in 4 parti:

tratta il tema della tomba che è utile più ai vivi che ai morti.

storia della civiltà attraverso il culto dei morti.

richiama agli uomini illustri della storia e in modo particolare agli italiani sepolti a S. Croce.

poesia che conserva e celebra la memoria degli eroi.


La prospettiva spazio-temporale contribuisce a dare al breve carme una suggestione di estrema vastità:

si passa dallo spazio ristretto e appartato della tomba alla prospettiva immensa della terra e del mare in cui la morte semina le "infinite ossa" degli uomini, si succedono spazi aperti a spazi chiusi.

Il linguaggio è elevato e aulico che rimanda alla tradizione della poesia classicheggiante e in particolare al modello di Parini e Alfieri. La sintassi varia dalla sentenza concisa e lapidaria al particolare ampio e complesso, ricco di subordinazioni e inversioni. L'endecasillabo svolto è trattato con estrema duttilità, piegato a tutti i toni (ritmo degli accenti, le pause interne..









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