Emigranti
italiani
in America
nell'epoca
giolittiana
Dizionario: MIGRAZIONE
Detta
anche mobilità orizzontale, indica lo spostamento, temporaneo o permanente, di
un gruppo o di un singolo individuo in un altro paese.
Si
possono distinguere due forme di migrazione, l'immigrazione e l'emigrazione,
che indicano genericamente il movimento di persone, o di interi gruppi sociali,
da un luogo (regione o paese) a un altro con l'obbiettivo di un insediamento
temporaneo o permanente, ma che più precisamente indicano, nel caso dell'immigrazione,
l'insediamento e la permanenza in un luogo di persone che vi giungono
dall'esterno; nel caso dell'emigrazione il trasferimento o l'espatrio di
persone che abbandonano il loro luogo d'origine.
Il
fenomeno migratorio è di solito indotto dalla ricerca di un miglioramento
economico, delle condizion 515g66f i di vita rispetto al paese di origine; non a caso
sin dalle origini la storia degli esseri umani si configura come storia di
successive migrazioni. La stessa differenziazione in gruppi etnici sembra
essere il risultato di separazioni, storicamente determinatesi, fra popolazioni
che immigrarono ed emigrarono.
Introduzione
La
maggior parte dei fenomeni migratori avuti nella storia e nella preistoria
dipesero sostanzialmente dal peggioramento delle condizioni di vita nei
territori precedentemente abitati. Le ragioni per migrare possono essere di
origine naturale o sociale. I cambiamenti climatici, le eruzioni vulcaniche, le
inondazioni e le carestie sono esempi di fattori naturali. Fra le cause sociali
invece ci può essere la scarsità di cibo dovuta alla crescita demografica, le
invasioni militari, le guerre, la ricerca di un miglioramento economico oppure
la libertà religiosa e politica, come nel caso degli ugonotti, degli ebrei, dei
puritani e dei quaccheri. Gli storici ritengono che nel corso della storia le
migrazioni per cause sociali furono più numerose di quelle indotte da fattori
climatici.
Se
nella seconda metà del 1800 il fenomeno dell'emigrazione aveva interessato
soprattutto i paesi dell'Europa settentrionale, nei primi anni del XX secolo
coinvolse, invece, principalmente l'Europa meridionale. Tra il 1880 e il 1900
quasi 250 mila persone emigrarono ogni anno, alla ricerca di un lavoro e di
migliori condizioni di vita. Il fenomeno migratorio per quanto riguarda
l'Italia, ha cominciato ad essere considerevole nei primi anni dell'900,
quando, nell'età giolittiana il fenomeno si è largamente diffuso con 16 milioni
di emigrati. Il maggior flusso migratorio si diresse verso gli Stati Uniti
d'America, dove si formarono dei veri e propri quartieri detti Little Italy, e
nei paesi dell'America Latina, in special modo in Argentina, dove, infatti, buona parte della popolazione
è di origine italiana.
I PERCORSI MIGRATORI
La scelta dei percorsi migratori fu solitamente
legata alla presenza di barriere e vicoli ambientali, come fiumi, deserti
catene montuose e condizioni climatiche dei territori da attraversare. La
steppa e la tundra artica, che si estendono dall'Europa Centrale all'Oceano
Pacifico, costituirono il territorio ideale per le migrazioni nell'asse
est-ovet. Furono invece molto rare le migrazioni dai tropici alle aree temperate e viceversa.
Il deserto del Sahara ostacolò l'espansione della cultura egizia verso l'Africa
centrale; in modo simile il sistema montuoso dell'Himalaya impedì le migrazioni
verso il subcontinente indiano. La penisola del Sinai invece, collegata a est
con la penisola arabica, fu un luogo naturale di collegamento tra il continente
africano e quello asiatico.
Italia: terra di emigrazioni
L'Italia,
per la povertà delle sue risorse e la povertà delle iniziative economiche, è
stata per oltre un secolo, dal 1861 fino agli anni '70, terra di emigrazioni;
si stima che siano espatriati in cerca di un lavoro circa 22 milioni di
italiani, provenienti soprattutto dal Mezzogiorno. Le aree verso cui si
diressero con maggior intensità furono gli Stati Uniti innanzi tutto, poi
alcuni paesi dell'America meridionale, fra cui l'Argentina: nel solo periodo
1901-1903, quando il fenomeno toccò le punte massime, lasciarono l'Italia più
di 8 milioni di persone, cioè una media di oltre 600 mila all'anno.
Due
elementi portarono, nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, a
diminuire se non a eliminare i flussi migratori: le fortissime restrizioni
poste dal governo statunitense e la politica del governo italiano. I flussi
migratori verso l'estero ripresero a partire dal secondo dopoguerra;
l'emigrazione però non si volse più verso l'America ma, soprattutto verso la
Germania Occidentale, la Francia e il Belgio.
Nei
primi anni '80 un fenomeno nuovo in Italia diventa sempre più considerevole:
l'arrivo di sempre più numerosi immigranti, provenienti per lo più dalle aree
povere dell'Africa, dell'Asia e dell'America latina. Con gli anni '90 si è
rafforzata anche l'immigrazione di cittadini della Ex Jugoslavia e
dell'Albania.
Lo stato di necessità
nell'epoca giolittiana
Quando
Vittorio Emanuele III salì al trono, dopo l'assassinio del padre Umberto I,
nominò Primo Ministro Giuseppe Zanardelli, il quale scelse come Ministro degli
Interni Giovanni Giolitti, che in seguito lo sostituì nella carica: inizia così
l'"età giolittiana" (1842-1928).
Con il
governo Giolitti si ebbe un grande sviluppo economico: sorsero nuove grandi
imprese e si rafforzarono quelle già esistenti. Però lo sviluppo fu più forte
al Nord che al Sud rendendo più grandi le differenze già esistenti nel paese.
Nonostante
lo sviluppo industriale la maggior parte dei lavoratori italiani rimaneva
impiegata nell'agricoltura, dove si sentirono gli effetti negativi
dell'incremento della popolazione. Poiché l'offerta di lavoro era inferiore
alla domanda, molti non trovarono lavoro e quei pochi che l'avevano oltre a
lavorare in condizioni durissime, guadagnavano poco. Così la miseria aumentò e per
sfuggirne molti furono costretti ad emigrare temporaneamente o definitivamente,
con la speranza di migliorare le proprie condizioni di vita.
NUMERI
Tra il
1901 e il 1913 emigrarono in America 4.711.000 italiani (su un'emigrazione
complessiva di circa 8.000.000 di individui), di questi, 3.740.000 provenienti
dal Mezzogiorno; nel solo 1913 emigrarono 900.000 italiani diretti soprattutto
negli Stati Uniti dove lo sviluppo economico aveva causato un forte bisogno di
manodopera.
GLI "ARRUOLATI"
Erano
pagati dalle industrie americane e dalle società di navigazione, giravano nei
paesi per convincere la gente a partire e descrivevano le terre lontane come
paesi ricchi, dove per tutti c'erano lavoro e benessere. Invano però i
compaesani già immigrati cercavano di dissuaderli dal partire, descrivendo loro
i rischi e le difficoltà di ogni giorno. L'immagine dell'America diffusa dagli
"arruolati" rimase a lungo l'unica speranza, l'unica alternativa, anche se
illusoria, alla loro grave miseria.
IL VIAGGIO
Scrive un
emigrato:
".Nel bastimento siamo come
in un alveare. E' morto un giovane di 5 anni ed era un bellissimo giovane ben
nutrito, come gli altri 8 ammalati gravemente. Chi piange, chi si lamenta,
spose coi figlioli in braccio che vogliono gettarsi nell'acqua."
Un
viaggio clandestino gli costava circa duecentocinquantamila lire: metà alla
partenza e metà all'arrivo. Vendevano tutto per racimolarli: la casa, il mulo,
le provviste, le coltri e spesso finivano anche nelle mani degli usurai, che
poi non pagavano. Durava più o meno dodici giorni in base al mare, chi aveva i
parenti già in America gli scriveva di venirli a prendere in un certo luogo
dodici giorni dopo l'imbarco.
Se
l'arrivo era legale erano costretti a rimanere in quarantena nell'isola della
Statua della Libertà che acquista così, per gli emigranti, ancora più
significato ed importanza. Durante questi quaranta giorni gli emigrati sono
completamente isolati dal resto del mondo circostante per evitare la diffusione
di eventuali malattie ed le autorità americane competenti controllano i
documenti, la generalità e la fedina penale dei nuovi arrivati, per poi
eventualmente ricondurli nel paese di provenienza.
Nel
film "La leggenda del pianista sull'oceano" si può vedere benissimo l'emozione
degli emigranti nel vedere la Statua della Libertà: tutti desiderano vederla
per primi e annunciarlo con tutta la voce che avevano in corpo, dopo quel lungo
viaggi: - Siamo in America! - ma l'emozione mozza il fiato e così a dare il
lieto annuncio non è mai il primo a vederla.
Una
nave molto famosa che doveva portare molte persone, di tutte le classi sociali,
in America era il Titanic, detta l'"inaffondabile", che affondò tragicamente il
15 Aprile 1912 portando con se, sul fondo del gelido Oceano Atlantico, migliaia
di persone.
Nel
brano "Il lungo viaggio" di Leonardo Sciascia vengono descritte le condizioni
di un viaggio clandestino in America e l'ignoranza di quei disperati
clandestini che nemmeno ci rendono conto di essere stati truffati, essendo
stati sbarcati in Sicilia.
La possibilità di rimanere
INTEGRAZIONE SOCIALE E LINGUA
Quando
gli italiani arrivarono negli Stati Uniti, si stabilirono in varie città, dove
all'interno delle quali formarono dei veri e propri quartieri detti Little
Italy. Restarono sempre uniti, chiusi e quindi non impararono la lingua, gli
usi, i costumi e non si integrarono col resto della società. Gli italiani
lavoravano per italiani e non uscivano dal quartiere, cominciavano a non
fidarsi delle autorità e così si finì per aumentare la criminalità: la Mafia
giunse anche in America e lo stato di chiusura degli immigrati ne favori
l'espansione, in quanto sapevano che qualsiasi cosa sarebbe successa, nessuno
l'avrebbe denunciata alle autorità per paura della stessa polizia e delle
eventuali ripercussioni da parte della Mafia.
Tuttora
nelle Little Italy ci sono negozi e ristoranti italiani e sono entrate a far
parte assieme ai quartieri cinesi (Chinatown), neri ecc. delle zone più
visitate delle città.
CANTI
L'emigrazione
è stata in Italia un fenomeno molto diffuso fin dalla metà dell'Ottocento .
Come ogni grande fenomeno sociale è stato oggetto di trasposizione letteraria e
cinematografica. In campo musicale molti sono le canzoni che vi fanno
riferimento. Ecco due canti che si riferiscono alle migrazioni dei contadini
settentrionali verso l'America.
Mamma mia dammi cento lire
Mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar,
e voglio andar,
mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar,
Cento lire io te li do
ma in America no no no
no no no no
cento lire io te li do
ma in America no no no
Suoi fratelli a la finestra
mamma mia lasséla andà,
lasséla andà
suoi fratelli a la finestra
mamma mia lasséla andà
Quan' fu stata in mezzo al mare
bastimento si l'è fundà
si l'è fundà
quan' fu stata in mezzo al mare
bastimento si l'è fundà
I miei capelli son ricci e belli
l'acqua del mare li marcirà
li marcirà
i miei capelli son ricci e belli
l'acqua del mare li marcirà
Le parole dei miei fratelli
son quelle che m'àn tradì
che m'àn tradì
le parole dei miei fratelli
son quelle che m'àn tradì
Le parole della mia mamma
son venute la verità
la verità
le parole della mia mamma
son venute la verità.
Trenta giorni di neve a vapore
Trenta giorni di nave a vapore
fino in America noi siamo arrivati
fino in America noi siamo arrivati
abbiam trovato né paglia e né fieno
abbiam dormito sul nudo terreno
come le bestie abbiam riposà
E l'America l'è lunga e l'è larga
l'è circondata dai monti e dai piani
e con l'industria dei nostri italiani
abbiam formato paesi e città
e con l'industria dei nostri italiani
abbiam formato paesi e città.
Lavoro
PER EMIGRARE L'AMERICA NON
E' L'EDEN
Il
fenomeno dell'emigrazione fu più evidente soprattutto nel Meridione, nel Veneto
ed nel Friuli. Il socialista Giacinto Manotti Serrati, che aveva soggiornato a
lungo negli Stati Uniti, descrisse sull'"Avanti!", quotidiano del Partito
Socialista, le condizioni in cui vivevano i lavoratori italiani emigrati in
America, senza alcuna assistenza da parte dello Stato Italiano. I passi
seguenti sono tratti dall'articolo pubblicato il 7 Luglio 1903.
"Giunti i nostri connazionali sul luogo dei lavori, si accorgono
immediatamente quanto sia diversa la realtà dalle promesse dei banchieri.
Costoro hanno sul luogo il monopolio della provvista dei viveri e gli
appaltatori fanno onore ai conti dei tenitori di magazzino, e non ammettono
appello in questa maestria, così che, se il conto è una estorsione, gli è
dall'appaltatore dedotto dal salario. Per chi sente la velleità di protestare
c'è l'arresto giacché le autorità sono conniventi coi padroni e coi
continieri. Le ore di lavoro
variano dalle 10 alle 12 ad i salari non superano i dollari 1,50 mentre ben
migliore erano i patti che determinarono gli emigranti ad abbandonare New York.
La difficoltà di provvedersi di uomini e le spese elevate dei viaggi inducono
gli impresari a tentare ogni mezzo
perché gli operai non abbandonino i lavori. Quindi tutti i "bosses" (padrone) sono armati ed hanno
alle loro dipendenze delle guardie armate, stipendiate perché impediscano la
fuga dei lavoratori. Si raccontano a tale proposito dei fatti che sono dei veri
delitti. Ci sarebbe da meravigliarsi che si permettano simili infamie in un
paese civile, quando non si riflette che tutta la civiltà di questa nazione si
è iniziata con atti pari ed anche di maggiore barbarie. Valgono pochi esempi a
dare un'idea delle torture inflitte ai nostri connazionali. Parecchi italiani
incapaci di sopportare i maltrattamenti che soffrivano per mezzo di un certo
McCowan, noto come il "Big Boss" ( il grande padrone), decisero di fuggire.
Essi furono inseguiti da parecchi uomini armati di fucile e di revolver. Una
guardia prese una sbarra di ferro e con essa colpì a sangue i fuggenti, i quali
legati, furono ricondotti a forza sui lavori e poscia multati. La multa servì a
pagare le guardie che li avevano maltrattati in quel modo. Il secondo esempio è
più terribile ancora. Esso ricorda i tempi più orrendi della schiavitù. Un
operaio in uno dei campi di Boxley gettato a terra e battuto da un boss con un
pesante bastone, invocava per amor del loro sangue comune l'aiuti dei suoi
connazionali. A ciò due dei suoi compagni, Mancuso e Cervi, accorsero in suo
soccorso coi loro picconi, ma furono inseguiti dai loro proprii "bossi" che li
fermarono puntando loro il revolver. Allora essi gridarono all'infelice di non
resistere, o sarebbe stato certamente ucciso. Gettato a terra, il
malcapitato fu poi forzato ad alzarsi e
spinto innanzi al boss; che ad ogni volta che cadeva lo colpiva con un lungo
bastone. Ho detto che l'autorità non
interviene a difendere il diritto e la vita degli operai. Ecco un fatto che lo
prova a luce meridiana. A Beckley sei italiani avevano abbandonato il lavoro
causa i continui maltrattamenti. Raggiunti, vennero legati con funi
dall'appaltatore Harmen che prima di entrare nella sala del gran giurì alla
Corte della Contea li trascinò sulla pubblica via, ove in presenza della gente,
fra cui diversi funzionari, furono legati, come erano, attaccati alla schiena
d'un mulo e trainati fino al campo, senza che nessun giudice di pace
intervenisse (.).Eppure i nostri rappresentanti all'estero dormono alla grossa
e non si curano di salvaguardare la vita dei disgraziati operai italiani. I
rappresentanti dell'Italia all'estero sono in troppo intime relazioni coi
cosiddetti prominenti coloniali che esercitano i nobili mestieri del banchiere,
del boss, dell'arruolatore di Krumiri,
del giornalista coloniale, perché essi vogliano pigliare la briga di difendere
sul serio gli interessi della nostra emigrazione."
Tratto dall'"Avanti!" del 7 Luglio 1903
Sacrifici
EFFETTI
I
fenomeni migratori producono molteplici effetti: la migrazione di popoli che
abbandonano i propri territori per l'arrivo di altre popolazioni; la guerra tra
le popolazioni indigene e i nuovi arrivati; il mescolarsi delle etnie
attraverso le unioni e i matrimoni; infine trasformazioni culturali e
linguistiche. Gli antropologi e gli archeologi hanno a lungo indagato sui
percorsi migratori preistorici, studiando le trasformazioni fisiche e culturali
delle diverse popolazioni. Gli effetti delle migrazioni, ad esempio, sono
particolarmente visibili nell'America settentrionale, centrale e meridionale,
dove popoli di origine diverse si sono mescolati fra loro, dando origine a
culture miste. Anche in tempi recenti i processi migratori hanno accelerato la
fusione delle etnie, influenzando profondamente l'evoluzione delle
caratteristiche fisiche degli esseri umani. Ancora più importante comunque è stata
la contaminazione e la reciproca influenza delle culture e delle forme di
organizzazione sociale che, senza i contatti fra etnie, sarebbe avvenuta molto
più lentamente. Storicamente il processo e le evoluzioni tecniche furono spesso
associati a processi migratori. L'uso del cavallo, ad esempio, fu introdotto
nel Medio Oriente dalle popolazioni asiatiche che invasero i territori degli
antichi sumeri, e solo successivamente si diffuse in Europa e nelle
Americhe.
L'America
non ha accolto solo gli italiani, ma anche molte persone di altre origini, che
unita ai neri già presenti hanno contribuito ad avere un'America estremamente
multietnica in cui è normalissimo vedere matrimoni misti, e persone dalle
culture più disparate.
E' vero
che con l'arrivo degli italiani negli Stati Uniti e arrivata tanta delinquenza,
come la Mafia, ma è anche vero che la maggior parte degli italiani era andata
con buoni propositi, ed è anche vero che molti artisti ed intellettuali
importanti americani sono di origine italiana: Madonna, Frank Sinatra e i vari
sindachi di New York, quello attuale Giuliani e quelli passati come Cuomo e
Fiorello La Guardia a cui è dedicato un aeroporto, sono esempi lampanti.
La storia che si ripete
Ed ecco
che la storia si ripete, ed ecco che tutte le difficoltà che i nostri
connazionali hanno trovato in America adesso le trovano gli immigranti in
Italia.
GLI ALBANESI
Negli
ultimi anni il problema dell'immigrazione si è verificato di nuovo. In Italia
nell'ultimo decennio sono immigrati legalmente e no migliaia di persone
proveniente soprattutto dai Balcani e dal Nord-Africa. Nel 1991 con la guerra
nell'Ex Jugoslavia emigrarono nel nostro paese tantissimi albanesi. Purtroppo
la maggior parte di essi sono venuti a fare i lavavetri, nel migliore dei casi,
o a rubare o sono entrati nel giro della
droga e della prostituzione, aggravando i problemi della società; in
proporzione pochi di essi si sono trovati un lavoro legale: la maggior parte fa
lavori molto umili, anche al nero, che sono rifiutati dai giovani italiani,
come l'assistenza agli anziani, la collaborazione domestica, o il lavoro in
imprese di pulizie edili o stradali.
Anche
prima della crisi albanese, però, l'Italia aveva cominciato a subire le
conseguenze di essere diventata Paese d'immigrazione comporta. La legge
sull'immigrazione votata dal parlamento nel 1990 servì ad avvicinare la sua
posizione a quella degli altri Stati appartenenti alla CEE. Ma oggi l'Italia
conta circa 400.000 lavoratori clandestini, una delle più alte quote d'Europa,
ed è quasi impossibile tener fuori altri immigrati.
In
quest'ultimo anno sono immigrati in Italia tantissimi kossovari che sono
scappati anch'essi, come gli albanesi, dalla guerriglia del loro paese.
IL VISTO DELLA CEE
Constatata
l'apparente incontrollabilità dell'immigrazione, alcuni Paesi dell'Europa
occidentale stanno pensando al sistema americano delle "quote" fisse come
soluzione almeno parziale, e quelli che membri della EU stanno migliorando il
coordinamento tecnico delle politiche d'immigrazione. Attualmente, dal 1993, la
domanda di asilo politico si può presentare a un solo Paese della Comunità. La
Comunità esige il visto d'entrata per i cittadini di oltre 110 Paesi, a applica
le stesse pene su tutto il suo territorio per chi "contrabbanda" immigrati
clandestini da un paese all'altro della Cee. La Convenzione Schengen del 1990
armonizza le procedure per il controllo delle frontiere e permette alla
polizia, entro certi limiti, di "inseguire" i clandestini oltre confine. "Con
il tempo, gli europei si adatteranno agli inevitabili cambiamenti sociali e, se
avranno governanti illuminati, smetteranno di temere l'"inquinamento" di altre
razze e di altre culture. Se agli stranieri verranno concessi i diritti
fondamentali, diventeranno più simili agli europei, e gli europei avranno meno
paura di loro e del multiculturalismo. I valori e le tradizioni dell'Europa mi
inducono all'ottimismo e penso che, con il tempo, sapremo risolvere questo
nuovo problema. Intanto però credo che ci attendano momenti difficili." disse,
nel 1992, Dominique Moïsi dell'Istituto Francese di Relazioni
Internazionali.
CONFRONTRO FRA EUROPA E
STATI UNITI
Scene
di poliziotti che si imbattono in persone che hanno appena valicato il confine
si ripetono ogni giorno nelle stazioni ferroviarie, ai posti di blocco in
prossimità dei confini, nei campi profughi di tutta l'Europa occidentale,
mentre migliaia di rifugiati politici ed immigrati arrivano di continuo dall'Europa orientale, dall'Africa e dal Medio Oriente, nella speranza
di sfuggire alla miseria, ai disordini, alla repressione e di trovare un lavoro
e un sicuro rifugio. Di conseguenza, la sensazione di essere assediati,
economicamente e culturalmente, si fa sempre più forte in molti europei,
spaventati dagli immigrati legali (tra i 10 e i 13 milioni), dai milioni di
clandestini che già vivono tra noi, e dalla prospettiva di vederne arrivare
ancora, a milioni.
Gli
europei sostengono che in Europa non ci siano Paesi "d'immigrazione" come gli
Stati Uniti, che ha sempre considerato gli immigrati una fonte di arricchimento
culturale e ringiovanimento economico. I Paesi europei sono etnicamente molto
più omogenei, e inoltre molto più piccoli, più affollati e più esposti
all'ondata migratoria. Gli stessi Stati Uniti oggi accettano, in proporzione,
meno immigrati legali in confronto ad altri Stati dell'Europa occidentale.
TASSO DI NATALITA' TROPPO
BASSO
L'Europa
occidentale ha basso tasso di natalità, e la sua popolazione sta invecchiando.
Secondo un recente studio, per molti anni alla Francia occorreranno tra i
100.000 e i 250.000 nuovi immigrati l'anno per mantenere al completo la sua
forza lavoro.
IL DIRITTO DI ASILO POLITICO
Bisogna,
inoltre far fronte, rispettando il diritto di asilo politico, una forma di
immigrazione molto più esplosiva rispetto a quella degli Stati Uniti. Se il
numero di immigrati legali è calato da 1.2 milioni nel 1975 a una media tra i
700.000 e i 900.000 l'anno di oggi, il numero di coloro che sfruttando come
lasciapassare la richiesta di asilo politico entrano in Europa per trovare in
realtà un lavoro è cresciuto dai 14.000 l'anno del 1973 agli oltre 500.000 del
1991.