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La prima lirica di arte
volgare fu scritta in Sicilia alla corte di Federico II. Il re stesso,
intellettuale e laico, era convinto della funzione di civiltà della cultura ed interessato a 747i88h lle arti ed alle scienze.
Egli seppe creare una corte di dotti di ogni parte del
mondo, cosicché la sua reggia divenne uno dei crocevia della cultura italiana.
I poeti della scuola siciliana non furono tutti siciliani, ma usarono il
dialetto siciliano depurandolo di quanto aveva di plebeo e di
idiomatico ed arricchendolo con voci derivate dal provenzale, fino a
farne una lingua letteraria degna della definizione di "illustre".
Si suole far iniziare la parabola della lirica siciliana con la traduzione, che
è, in realtà, una ben più complessa rielaborazione, di una lirica del trovatore
Folchetto di Marsiglia da parte di Jacopo da Lentini.
I siciliani, infatti, imitarono da vicino i modelli provenzali dai quali
derivarono le caratteristiche formali e le tematiche.
Il tema delle rime è essenzialmente amoroso ed il poetare è soprattutto un
raffinato esercizio letterario. I siciliani, tuttavia, introdussero novità
metriche, come la canzone ed il sonetto.
I principali rappresentanti della scuola furono lo stesso Jacopo da Lentini, Pier
della Vigna, Rinaldo d'Aquino, Giacomino Pugliese.
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