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LA SCAPIGLIATURA - La Scapigliatura milanese

letteratura



LA SCAPIGLIATURA


Con il termine di "scapigliatura" s'indica un gruppo d'intellettuali che, a metà dell'Ottocento (1860-1880), si fecero promotori di una radicale contestazione della società e della cultura contemporanea. Il nome proviene da un romanzo 424e44e (la Scapigliatura e il 6 febbraio), pubblicato dallo scrittore Carlo Righetti (1830-1906) con l'anagramma di Cletto Arrighi. Vi era presentata una rivolta popolare, animata da un gruppo di giovani dalla vita ribelle, anticonformista, secondo il modello dell'artista "bohèmien", povero e ignoto, che vive alla giornata, insofferente di freni, già presente nell'esperienza culturale francese.

L'ambiente sociale in cui si colloca tale movimento è quello della nascente società industriale, della frenetica vita cittadina, in cui è presente la contrapposizione tra una borghesia avida di denaro e potere e la nascente classe operaia. In tale contesto anche l'intellettuale avverte la necessità di allargare il raggio delle sue esperienze, dando spazio a temi e motivi prima esclusi o ignorati. È inoltre consapevole d'avere perso il suo tipico ruolo di guida o d'interprete del movimento sociale, che gli appare sempre meno razionale e omogeneo e sempre più complicato e caotico.



La polemica s'indirizza contro la classe politica, ritenuta indegna moralmente per la corruzione ed infedele ai grandi valori di libertà e giustizia del Risorgimento, ma anche contro la letteratura e l'arte, considerate lontane dalla realtà della vita e bisognose di una totale rifondazione nei principi e nei metodi.

Il gusto per la polemica non rimane confinato nella teoria dei libri, ma diventa vera e propria esperienza esistenziale, che ostenta atteggiamenti di provocazione e sregolatezza.

Uno degli obiettivi polemici è Manzoni, che si trasforma in una sorta di simbolo di tutto ciò che gli scapigliati rifiutano, (cfr. Praga, Preludio) così come sono contestate sia la letteratura patriottica sia la letteratura sentimentale degli epigoni del Romanticismo.

Merito principale degli scapigliati è l'apertura alla coeva produzione europea, specialmente francese. Intuiscono il valore del naturalismo francese e della sua descrizione oggettiva ed impersonale dei fenomeni individuali e collettivi, come riprendono quegli aspetti irrazionali, fantastici, macabri del Romanticismo europeo rimasti esclusi dalla tradizione italiana. Hanno quindi allargato il canone romantico del vero, rappresentando vicende comuni, non mediate dall'interpretazione dello scrittore (come accade in Manzoni, che del resto ambienta il suo romanzo nella società di due secoli prima), spesso passionali e torbide (cfr. Tarchetti, Fosca, la storia di una donna brutta e malata che attrae irresistibilmente un giovane ufficiale), descritte con spietato realismo, anche nello stile.

In poesia riprendono i temi del francese Baudelaire, da cui derivano il modello esistenziale del poeta "maledetto" e il linguaggio simbolico e provocatorio.

Essi aprono la via sia al romanzo verista (Verga rimase per anni a Milano e scrisse romanzi di gusto scapigliato) sia alla cultura decadente, nella sua componente trasgressiva ed irrazionale.


La Scapigliatura milanese


A partire dal 1860 si delineò in Italia una decisa reazione al Romanticismo, del quale si condannò in particolare la fase rappresentata dal Prati e dall'Aleardi, ossia il sentimentalismo, la tendenza all'evasione, l'esotismo. In generale, questo movimento fu visto come qualcosa di artificioso, di convenzionale, come un atteggiamento dettato dalla consuetudine e quindi privo di sincerità, di valori reali. L'opposizione si articolò in due direzioni: una decisa tendenza al realismo, che venne cercato anche negli aspetti più strani e squallidi della vita, e il ritorno alla tradizione dotta ed elegante ed all'imitazione dei classici. Questi due tipi di reazione sono rappresentati rispettivamente dalla Scapigliatura e dal classicismo carducciano.
La Scapigliatura è una corrente formata da un gruppo di letterati ed artisti lombardi che operarono intorno a Giuseppe Rovani, il personaggio più cospicuo del movimento, tra il 1860 e il 1870, a Milano, sviluppando un nuovo modo di intendere la letteratura e creando le premesse di nuovi sviluppi letterari. Questi poeti reagivano sia contro le ultime manifestazioni del Romanticismo che contro la società stessa, che appariva al loro spirito come priva di slanci ed ideali, soggetta alle convenzioni ed ai pregiudizi. Pertanto, essi crearono una poesia nuova nel linguaggio, che appare prosaico e realistico, e nei temi, che si riferiscono a situazioni insolite e volgari o addirittura immorali, che vengono spesso trattate con spregiudicatezza e cinismo. Essi preferiscono gli aspetti ripugnanti e macabri della realtà, la malattia, il disfacimento, ricollegandosi al Naturalismo francese.

Alla novità che questi poeti rappresentano nella letteratura italiana aggiunge significato il fatto che molti di essi ebbero un'esistenza ribelle, stravagante, disordinata. Essi vollero stupire ed impressionare la società del tempo con i loro atteggiamenti e portarono nella letteratura concrete esigenze di rinnovamento; contribuirono inoltre al superamento del provincialismo tipico della cultura italiana diffondendo il messaggio di poeti stranieri come Victor Hugo, E. Allan Poe, Charles Baudelaire, Heinrich Heine, ai quali essi a volte si ispirarono. Fra gli Scapigliati sono importanti, oltre al Rovani, Cletto Arrighi, che con il suo romanzo Scapigliatura (il cui titolo è la traduzione della parola francese bohème) diede il nome al movimento, E. Praga, A. Boito, Iginio Ugo Tarchetti, Giovanni Faldella, Alberto Cantoni, Carlo Pisani Dossi. Essi furono per lo più, oltre che poeti, pittori e coltivarono varie forme d'arte. La loro maggiore caratteristica è infatti, oltre ad una sensibilità torbida e ribelle, l'intima fusione tra arte e vita. Il loro atteggiamento non mancò di esercitare una certa suggestione sulla letteratura della fine dell'Ottocento.





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