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Il nome della rosa - Umberto Eco

letteratura




Il nome della rosa.

Umberto Eco.


Se si vuole avere un quadro circa il Medio Evo, se si vuole fantasticare, immaginare, ricostruire un tempo che ormai non esiste più  , Il nome della rosa ,di Umberto Eco,fa per voi.

Grazie all' incredibile complessità del 737c21h la storia ,  ai seri approfondimenti in ogni campo toccato dall' autore e , soprattutto , grazie all' efficace modo di collegare più materie contemporaneamente per dare così vita a una grande opera , il celebre romanzo scritto nel 1980 è riuscito a interessare critici e lettori.

Ora apprezzato in maniera esagerata , ora criticato dai lettori e dagli studiosi del Medio Evo , Il nome della rosa  continua ancora oggi a far parlare di sé.

Dare una definizione precisa a questo romanzo non è cosa facile.

Alcuni lo definiscono semplicemente "romanzo storico" , altri , in chiave più popolare, lo vedono come un  "giallo", altri ancora , e questo è il caso di filosofi ed intellettuali, vanno oltre queste singole definizioni, pensando il romanzo come un "trattato filosofico".



Ma ,come scrive Eco in un suo commento d' appendice al romanzo , la storia è stata ideata senza alcun obiettivo prefissato : ha voluto solo ".raccontare il Medio Evo per mezzo della bocca di un cronista dell' epoca.."

E cosi' l' idea iniziale si è espansa ,fino a saturare ogni campo narrativo possibile : descrizioni di ambientazioni esasperatamente particolareggiate, scene d' azione che riescono a suscitare ansia nel lettore attento e sensibile , dialoghi interessanti con sottili dosi di umorismo , che talvolta hanno un duplice effetto allusivo e quasi mai portano un singolo messaggio.

Obiettivo di Eco era quello di ricreare nella fantasia del lettore un mondo perduto di cui si sente tanto parlare.

"Intendo che per raccontare bisogna anzitutto costruirsi un mondo , il più possibile ammobiliato sino agli ultimi particolari .", Umberto Eco  ha voluto calare , quasi forzatamente , il lettore nella particolare ambientazione del XII secolo .

Forse Eco , però , talvolta , ha esagerato nella sua smania di creare l' ambiente tanto studiato.

Sicuramente si può pensare al romanzo come storico: gli eventi interni della narrativa sono legati in maniera indissolubile con gli eventi della storia del tempo.

Inquisizione , eresie,  movimenti ereticali, rigorismo ascetico, religiosità e anche superstizione sono tutti elementi fondamentali per la ricostruzione del Medio Evo.

Questo è il Medio Evo.

Purtroppo , però , Eco si è lasciato trasportare dal suo desiderio e, a volte , infatti, sono presenti approfondimenti fin troppo profondi che potrebbero stancare un lettore sprovveduto.

Ma l' opera non è solo una risposta a un preciso obiettivo dell' autore,(quello, appunto ,di far rivivere l' Età di mezzo)è, in larga parte ,anche un grande ragionamento filosofico implicito sulla religione , l' ordine sociale del 1200 , sulla storia di allora in generale , e anche sul "riso", e da qui i personaggi dell' abazia benedettina si interrogano a lungo : " è immorale ridere?"

Da sottolineare , poi, che l' autore non si perde mai in monologhi di ragionamento interiori : quello che esprime lo fa per mezzo dei dialoghi dei personaggi, dei loro racconti, dei ragionamenti che il protagonista fa .

Ecco in breve la trama .

Il romanzo si presenta ai lettori come l' inchiesta che un monaco inglese , Guglielmo da Basckerville , aiutato dal giovane novizio Asdo da Melk. Compie fra eretici e inquisitori , in un' abazia benedettina dell' Italia del Nord nel settembre del 1327.

Giunto, infatti ,nel monastero con la missione di comporre ed appianare i contrasti fra diverse fazioni interne alla Chiesa , nella lunga contesa fra i francescani spirituali e il Papa , Guglielmo riceve l' incarico di indagare sui misteriosi omicidi che si susseguono fra i monaci seminando sospetti e terrore. Con spirito investigativo acuto Guglielmo concentra la sua attenzione sullo scriptorium e sulla labirintica biblioteca del monastero , in cui riesce a penetrare attraverso un passaggio segreto ; giunge, così, a scoprire la ragione ultima dei delitti , connessa al ritrovamento di un antico testo filosofico di Aristotele .

Nella scena finale ,in cui viene scoperto il colpevole si sviluppa, però , un incendio , che manda in fiamme l' intera biblioteca e abazia , distruggendo anche il prezioso manoscritto.

Il nome della rosa , ad un attento esame , si rivela come un complesso microcosmo di temi e problemi : esso è, infatti, anche un romanzo storico , e soprattutto anche romanzo filosofico e discorso sulla letteratura.

Infatti, come il titolo indica , la narrazione dell' indagine è una metafora della ricerca filosofica di una verità sempre sfuggente, in un mondo in cui possiamo conoscere delle cose solo con i segni esteriori con cui si manifestano i loro "nomi", che non ci consentono ,però , di giungere alla vera essenza reale.

Un libro classico in un tempo moderno .

Per soli intenditori .



Recensione di Cinzia Paradiso .

Classe IF - Liceo Classico Massimo d' Azeglio.

Gennaio 2000.




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