FONTAMARA
Questo libro, pubblicato a
Zurigo in tedesco nel 1933, è uno dei
più clamorosi casi letterari del nostro secolo. Tale romanzo, conosciuto
e amato in tutto il mondo, è completamente ignorato in Italia per almeno un ventennio.
La vicenda si inquadra nei
primi anni della ditt 242d35c atura fascista a Fontamara, "un antico e oscuro luogo di
contadini poveri situato nella Marsica, a settentrione del prosciugato lago del
Fucino", isolato dal resto del mondo. Infatti, tutto ciò che avviene oltre il
confine di quei monti, ossia ogni
trasformazione tecnologica e sociale del mondo "di fuori", viene vista dai "cafoni" di Silone come uno
spettacolo da osservare. Si tratta di un luogo immaginario che rispecchia,
però, la condizione di tutti quei paesini dell'Italia meridionale sotto la
dominazione fascista. La scala sociale del paese conosce solo due condizioni:
quella dei "cafoni", che sono i braccianti, i manovali, gli artigiani poveri e
quella dei galantuomini ossia i piccoli proprietari terrieri. Tra i galantuomini
assumono rilievo alcuni personaggi sempre pronti a raggirare il popolo a favore
dei propri vantaggi: don Circostanza, l'ex sindaco del paese, l'impresario, che
grazie al sostegno delle banche e dei fascisti, riesce ad appropriarsi
illegalmente dei beni dei contadini, il cavalier Pelino e don Abbacchio. I veri
protagonisti della vicenda sono, però, i
"cafoni" di Fontamara, i soli a subire i soprusi e le ingiustizie, divenuti per
loro così antichi da sembrare naturali come la neve e il vento. Un giorno da Roma
arriva a Fontamara un uomo d'affari, l'impresario che con un ennesimo inganno
fa deviare le acque del ruscello di Fontamara verso le sue terre. Di fronte ad
un tale sopruso inizia la rivolta dei Fontamaresi che in un primo momento viene
placata con un falso accordo promosso da don Circostanza e in un secondo
momento da una vera e propria spedizione punitiva fascista. Tra i vari "cafoni"
emerge Berardo Viola, un contadino privato delle sue terre che reagisce ai
soprusi portando alla ribellione anche i suoi compagni. Berardo si reca, poi, a
Roma in cerca di lavoro. Qui conosce l'Avezzanese, un uomo impegnato nella
battaglia antifascista. Quando, in seguito ad un equivoco, i due vengono
arrestati, Berardo si auto accusa di essere il Solito Sconosciuto un partigiano
che, stampando giornali antifascisti, tiene viva la rivolta popolare. Il
"cafone" Berardo viene torturato e ucciso dalle milizie fasciste affinché
riveli i nomi dei suoi complici. La morte del giovane assume nel romanzo un
profondo significato, essendo egli il primo "cafone" a morire in nome di una
causa collettiva. La notizia della sua morte scuote ancora di più il popolo di
Fontamara che perciò da vita ad un giornale dal titolo "che fare?".
La vicenda si conclude
tragicamente in quanto un'altra spedizione punitiva distrugge il piccolo paese
i cui superstiti rimangono solo tre persone: un padre, una madre e il loro
figlio. Sono proprio questi tre personaggi che scappati da Fontamara e
rifugiatisi a casa di Silone raccontano la tragica vicenda.