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Gabriele D'Annunzio - La poetica

letteratura



Gabriele D'Annunzio


La produzione romanzesca di D'Annunzio è imperniata prevalentemente sul mito decadente dell'estetismo e su quello del superuomo, mutuato dal filosofo tedesco Nietzsche, ma deformato e (anche banalizzato) in mera imposizione della propria personalità oltre le leggi e le regole sociali. Nella produzione poetica assume rilievo il tempo del "panismo", cioè la fusione dell'uomo con la natura in un armonioso "tutto" vivente. La poesia dannunziana presenta una straordinaria musicalità e ricchezza d'immagini, frutto, oltre che della tecnica poetica, anche dell'uso scaltrito della parola.


Nato a Pescara nel 1863, Gabriele D'Annunzioesordì con un libro di poesie intitolato "Primo Vere". In occasione dell'uscita di questa raccolta 131g62b , D'Annunzio dimostrò grande abilità ad auto-promuovere la sua opera e la sua immagine: per attirare l'attenzione su di sé e sul suo primo libro, infatti, diffuse la notizia della propria morte in seguito ad una caduta da cavallo, suscitando la curiosità dei giornali dell'epoca.

Nel 1881 si trasferì a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di Lettere. Iniziò a frequentare i salotti mondani della capitale e a collaborare con i giornali romani. Intanto proseguiva la sua attività letteraria: nel 1882 pubblicò la seconda raccolta poetica, Canto Nove; nello stesso anno apparvero le novelle di Terra Vergine che, insieme alle altre novelle, sarebbero state raccolte nel volume di novelle della Pescara; nel 1883 furono stampate le poesie in Intermezzo di rime. La vita romana di D'Annunzio, trascorsa nei salotti aristocratici e movimentata da intense relazioni amorose e da duelli, fu descritta nel romanzo Il Piacere, pubblicato nel 1889. Il Piacere è il primo romanzo dannunziano e può essere considerato il testo fondamentale dell'estetismo italiano. Negli anni successivi, D'Annunzio pubblicò altri romanzi.



Intanto, abbandonata la moglie e i tre figli a Roma, D'Annunzio si trasferì a Napoli: in questa città collaborò con Scarfoglio e Serao (per il giornale il Mattino) e fu al centro d'alcuni scandali, accusato per una relazione con una principessa sposata e perseguitato dai creditori.

Dal 1896, si legò agli ambienti dell'estetismo fiorentino, iniziando a collaborare con la rivista Il Marzocco. Nel 1897 iniziò la relazione amorosa con l'attrice di teatro Eleonora Duse. Questa relazione lo spinse a comporre opere teatrali, messe in scena dalla stessa Duse.

Travolto dai debiti, 1910 D'Annunzio si trasferì in Francia, rientrando in Italia solo in occasione dello scoppio della prima guerra mondiale. Interventista convinto, pronunciò una serie di discorsi a favore dell'ingresso italiano nel conflitto, si arruolò volontario e si rese protagonista di clamorose iniziative, tra le quali quella del volo su Vienna: con un aeroplano sorvolò i cieli austriaci lanciando volantini che esaltavano l'Italia.

L'ultima impresa gloriosa di D'Annunzio fu quella di Fiume. Polemico nei confronti dell'esito della prima guerra mondiale che negava all'Italia l'Istria e la Dalmazia, occupò la cittadina di Fiume alla testa di un esercito di volontari, ma nel 1920 le truppe del governo italiano lo costrinsero a lasciare la città dalmata. Si ritirò in una villa sul lago di Garda, battezzata da lui con il nome di Vittoriale degli italiani, circondato dal fasto e tormentato dall'angoscia per la vecchiaia che iniziava a farsi sentire. Vicino a Mussolini, esaltò l'impresa in Etiopia e morì nel 1938.


La poetica

D'Annunzio è riuscito a porsi sia come poeta che come uomo, a costruire la sua immagine di scrittore-divo, dedito alla caccia, ai duelli, agli amori con donne fatali e illustri, inoltre, riveste anche un ruolo di notevole interesse sociologico: ha assunto atteggiamenti aristocratici prendendo le distanze dalla massa e al tempo stesso ha anche dedicato grande attenzione al suo rapporto con la folla, da lui considerata come un'entità mutevole da guidare e da dominare.

L'opera di D'Annunzio si colloca in un periodo storico caratterizzato dalla crisi del Positivismo e dall'affermarsi delle filosofie irrazionalistiche che proclamano l'impossibilità di un dominio razionale della realtà. Nelle sue opere, è possibile distinguere alcune fasi, ciascuna delle quali appare legata ad uno o più temi tipicamente decadenti, dalla sensualità all'estetismo e alla ricerca costante del piacere, dal mito del superuomo al simbolismo.

Il periodo degli esordi comprende le poesie di Primo Vere e le novelle di Terra Vergine. Già in queste opere, D'Annunzio mostra di preferire quelle che saranno alcune tematiche tipiche della sua successiva produzione: l'insistenza su una violenta ed esuberante sensualità, il motivo della ricerca del piacere, il gusto per il primitivo e per il barbarico.

1889: Il Piacere. La pubblicazione del romanzo segna il definitivo distacco dalle poetiche veriste e l'adesione all'estetismo decadente. D'Annunzio scrive la "bibbia" dell'estetismo italiano. L'estetismo consiste nel privilegiare la bellezza come valore supremo, nel tentativo di raggiungere il piacere ad ogni costo, nel desiderio di costruire la propria esistenza come se fosse un'opera d'arte e quindi nell'identificazione tra arte e vita. "Il piacere" è attraversato anche da un altro motivo che caratterizza grande parte dell'opera dannunziana: la sensualità. La sensualità nei confronti di una donna, della natura, delle parole.

Il D'Annunzio "Buono". In questa fase, lo scrittore, privilegia un sentimentalismo intimo. Qui, ricerca la purezza perduta, che rinnega le violente passioni coltivate negli anni precedenti. Anche questa aspirazione alla bontà e alla purezza è tuttavia caratterizzata dalla consueta retorica dannunziana. In questo periodo subisce l'influenza dei russi Tolstoj e Dostoevskij: quest'ultimo lo colpisce con gli scavi psicologici che esegue sui propri personaggi.

Il mito del superuomo. Terminata la fase della bontà prende il sopravvento il mito del superuomo, sotto l'influenza della lettura del filosofo tedesco Nietzsche. Il superuomo, per D'Annunzio, è l'artista che ha il diritto di dominare le masse e che si batte contro, il grigiore del sistema democratico-parlamentare. La mitologia del superuomo si basa sul presupposto che non tutti gli uomini sono uguali: solo alcuni sono capaci di innalzarsi sopra la massa.

Il Panismo. Nel 1903 escono i primi tre libri delle laudi, tra questi l'Alcyone. Con le liriche descrive la sua stagione preferita, l'estate, il periodo della pienezza vitale, il momento che favorisce la fusione tra l'uomo e la natura circostante. Caratteristico di questa raccolta è il tema del panismo. Si parla di panismo (deriva da pan, venerato dagli antichi greci come dio delle foreste e della vita dei campi) quando si assiste ad una compenetrazione tra l'uomo e la natura.

La fase notturna. La fase conclusiva della produzione dannunziana è caratterizzata della predilezione per il frammento autobiografico. L'io del poeta si ripiega su se stesso e allo sguardo dello scrittore si affacciano le ombre della vecchiaia e della morte. Sono gli anni del Notturno.


LAUDI DEL CIELO DEL MARE DELLA TERRA E DEGLI EROI.

Dal 1899, D'Annunzio iniziò a scrivere le poesie che avrebbero dovuto formare il ciclo delle Laudi del cielo del mare e degli eroi. Il titolo di questo ciclo indica con chiarezza le tematiche che caratterizzano le poesie che lo compongono e che si inseriscono in due filoni:

Quello delle Laudi della natura e della sua divina varietà, indicato dalla prima parte del titolo

Quello delle Laudi dai valori superumani, indicato dall'ultimo genitivo presente nel titolo e collegato al tema del superuomo già presente in molte pagine dannunziane.

Le Laudi, dovevano essere sette, ma Gabriele ne compose solo cinque:

Maia, Elettra, Alcyone, Merope e il quinto libro è formato da poesie e prose sparse intitolato Canti della guerra latina.


La sera fiesolana (da Alcyone)

Da Fiesole, sulle colline fiorentine, il poeta contempla lo scendere della sera, al termine di una piovosa giornata di giugno, la sera porta il sereno e la luna, che sta per sorgere, fa intravedere il suo chiarore. Insieme a lui, anche la donna amata osserva il paesaggio che si fa scuro.

Nella poesia non viene descritto il calare della sera in modo realistico, ma il momento che conclude la giornata è evocato attraverso una serie d'immagini vaghe, capaci di suscitare sensazioni piuttosto che di fotografare la realtà. A creare quest'atmosfera irreale contribuisce anche la tecnica dell'equivalenza analogica che permette continui scambi tra il mondo umano e quello naturale. Risulta esemplare, da questo punto di vista, la personificazione della sera, che viene descritta come creatura terrena, con il suo viso di perla, i suoi grandi umidi occhi, le sue vesti aulenti e il suo cinto. E oltre alla sera, vengono personificati anche gli altri aspetti della natura che attende con ansia il fresco della sera, la primavera che se ne va piangendo, i pini che giocano con il vento, le fronde degli alberi che parlano del mistero, le colline che nascondono un segreto del quale vorrebbe parlare. Mentre la sera è descritta con numerosi connotati umani, la donna che accompagna il poeta è presente solamente attraverso alcuni accenni assai vaghi, che s'inseriscono nella vaghezza dell'intera situazione.


La pioggia nel pineto (da Alcyone)

Il poeta immagina di trovarsi in una pineta lungo il litorale della Versilia, in Toscana. Piove, e la pioggia estiva, attesa dagli uomini e dalla natura, sorprende il poeta e la sua compagna, Ermione. Non si ode, intorno, nessuna parola umana, ma si possono ascoltare solamente i suoni della natura: la pioggia che cade più o meno fitta, la cicala, il gracidare della rana in lontananza. I due amanti si sentono completamente immersi nella natura e progressivamente perdono la loro condizione di creature umane per fondersi con la vita vegetale in mezzo alla quale si muovono. In questo quadro, dominato dalla realtà naturale in cui tutto confluisce, si delinea, unica nota di un'esperienza propriamente umana, il tema dell'amore-illusione, dell'amore come favola bella, destinata a terminare e, quindi, illusoria.




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