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Oreste 3a parte

greco



Oreste 3a parte

ELETTRA Anch'io ho toccato la spada.

PILADE Io †ti ho consigliato†, ho messo fine ai tuoi dubbi.

ORESTE ... per difendere te, padre.

ELETTRA Neppure io ti ho tradito.

PILADE Ascolta le nostre rimostranze e proteggi i tuoi figli.

ORESTE Ti offro come libagioni le mie lacrime.

ELETTRA E io il mio pianto.

PILADE Basta, diamoci da fare. Se le preghiere giungono a segno sottoterra, le sentirà. Tu, Zeus, padre della nostra stirpe, tu, veneranda Giustizia, concedete di trionfare a Oreste, a sua sorella, a me. Per noi, tre amici, unica è la lotta, unica la causa: dobbiamo vivere o morire insieme.



ELETTRA
str.
Amiche mie di Micene, le più nobili in Argo, terra di Pelasgi.

CORO Che cosa vuoi, mia signora? Perché questo è il titolo che ancora ti spetta nella città dei Danaidi.

ELETTRA Voi disponetevi su questa strada carraia, e voi su quest'altra: fate la guardia alla reggia.

CORO Perché me lo chiedi? Spiegamelo, cara.

ELETTRA Ho paura che qualcuno arrivi alla reggia richiamato dai fatti di sangue e aggiunga mali ai mali.

SEMICORO A Muovetevi, sbrighiamoci: noi sorveglieremo la via che dà a oriente.

SEMICORO B E noi la via che dà a occidente.

ELETTRA Ma controllate anche sui lati, a destra e sinistra.

CORO Lo faremo, da qui sino a là e poi in senso inverso, come dici tu.

ELETTRA
ant.
Bene, scrutate tutto intorno, aguzzate gli occhi seminascosti dai capelli.

SEMICORO A C'è qualcuno per la strada [in arrivo]. Chi è quel contadino che gira intorno al tuo palazzo?

ELETTRA Siamo perdute, amiche: riferirà subito ai nemici che qui sono nascoste due belve armate.

SEMICORO A Tranquillizzati, la strada è deserta, mia cara, era solo la tua immaginazione.

ELETTRA Cosa? Dalla tua parte è tutto sicuro? Datemi una risposta giusta. Davanti al cortile non c'è nessuno?

SEMICORO A È tutto in ordine qui. Ma voi, laggiù, ispezionate il vostro settore. Qui non sta arrivando nessun Danaide.

SEMICORO B Situazione identica alla mia. Neanche qui c'è gente.

ELETTRA Sarà bene che io accosti l'orecchio alla porta.

CORO Cosa aspettate voi dentro la reggia a celebrare il sacrificio di sangue, finché dura la quiete?


ELETTRA Non vi sentono: povera me, che tragedia! Le spade restano paralizzate di fronte alla bellezza? Fra poco qualche Argivo in armi si precipiterà furiosamente qui, a palazzo, per portar soccorso. Rafforzate la vigilanza. Non è tempo di starsene sedute. Muovetevi voi, per di là. E voi, per di qua.

CORO Inverto la direzione, scruto dappertutto.

ELENA Aiuto, Argo, città di Pelasgo, mi uccidono senza pietà.

CORO - Avete sentito? I nostri mettono in atto l'omicidio.
- Le grida sono di Elena, credo.

ELETTRA O Zeus dall'eterno potere, Zeus vieni e porgi tutto il tuo aiuto ai miei cari.

ELENA Menelao, io muoio e tu non sei qui per proteggermi.

ELETTRA Sopprimetela, ammazzatela, sgozzatela.
Colpite furiosamente
con le due spade a doppio taglio
la donna che lasciò il padre, il marito
e causò la morte di tanti Greci
trafitti dalle lance presso le rive del fiume,
quando copiose lacrime piovvero
insieme con le aste di ferro
presso il vorticoso Scamandro.

CORO Zitte, zitte. Ho sentito un rumore di passi sulla strada. Qualcuno si avvicina.

ELETTRA Carissime amiche, ecco Ermione che arriva proprio mentre si compie l'omicidio. Smettiamola di gridare. La fanciulla si infila dritta dritta nelle maglie della rete: sarà una bella preda se viene catturata. Ricomponetevi, assumete un'aria tranquilla, il vostro aspetto non tradisca il corso degli eventi. Io mostrerò un volto mesto come se ignorassi quanto si svolge nel palazzo.

Fanciulla, torni dall'aver adornato con una corona la tomba di Clitemestra e dall'aver offerto libagioni ai morti?

ERMIONE Sì, e mi sono acquistata la benevolenza della defunta. Ma si è insinuato in me un certo timore: ho sentito da lontano delle strane grida nella reggia.

ELETTRA Strane? La nostra sorte è degna di essere compianta.

ERMIONE Non dire così. Mi stai annunziando un'altra disgrazia?

ELETTRA La città ha decretato la morte per Oreste e per me.

ERMIONE Oh no, non è possibile. Noi siamo dello stesso sangue.

ELETTRA E invece la decisione è stata presa. La Necessità ci ha imposto il suo giogo.

ERMIONE Questo spiega le grida dentro la reggia?

ELETTRA Sì, si è inginocchiato davanti a Elena e la implora...

ERMIONE Chi? Spiegami, perché io non so nulla.

ELETTRA ... il povero Oreste. Implora salvezza per sé e per me.

ERMIONE Allora è giusto che la casa risuoni di grida.

ELETTRA E quale ragione potrebbe motivare di più i lamenti?
Ma entra e unisci le tue suppliche a quelle dei miei cari. Gèttati ai piedi di tua madre, una donna così fortunata: Menelao non deve lasciarci morire.
Tu sei stata allevata dalle mani di mia madre, abbi pietà di noi, attenua i nostri dolori. Scendi in campo, io ti farò da guida: da te sola dipende la nostra vita.

ERMIONE Eccomi, mi affretto a entrare nella reggia. Per quanto mi riguarda siete al sicuro.

ELETTRA Voi, là dentro, amici in armi, non catturate la preda?

ERMIONE Dio mio! Cosa vedo. Chi sono questi individui?

ORESTE Sta' zitta, zitta: sei qui per salvare noi, non te stessa.

ELETTRA Tenetela stretta, stretta: puntatele la spada contro la gola e state fermi. Menelao deve sapere che ha trovato uomini veri e non dei Frigi codardi e che gli toccherà la sorte destinata ai codardi.

CORO
str.
- Su, su, amiche,
fate rumore, frastuono, chiasso
davanti alle case: l'omicidio
non deve spaventare gli Argivi
e farli accorrere in aiuto della reggia
prima che io veda Elena morta,
il suo cadavere steso al suolo nel sangue
o prima che un servo ci testimoni l'accaduto.
Perché conosco solo parte degli eventi, ma
sul resto non ho informazioni precise.

- La Nemesi degli dèi
è scesa su Elena, ha fatto giustizia.
Perché lei riempì di pianti tutta l'Ellade,
a causa del pastore dell'Ida,
il nefando, nefando Paride,
che trascinò i Greci contro Ilio.

- [Ma sento stridere i chiavistelli della reggia. Silenzio. Sta uscendo fuori uno schiavo Frigio: da lui apprenderemo come stanno le cose là dentro].

FRIGIO Sono scampato alla spada argiva,
alla morte con le mie babbucce barbare,
via via su per le travi in cedro dei talami,
via via attraverso i triglifi dorici,
oh madre terra,
io barbaro in fuga. Dove,
dove troverò scampo, straniere?
Mi librerò nell'aria luminosa,
mi getterò nel mare,
che con la terra l'Oceano dalla testa di toro
circonda e abbraccia?

CORO Che cosa succede, servo di Elena, nato sull'Ida?

FRIGIO Ilio, mia povera Ilio, città della Frigia
e tu sacro, fertile monte dell'Ida,
con grida di barbaro
[canto del carro, canto del carro]
io piango te, la tua rovina.
L'ha provocata con il suo bel viso
la figlia di Leda, nata da un cigno e
fulgida come le sue ali,
Elena la nefasta, la nefasta Elena.
Fu un'Erinni per la rocca
edificata con arte da Apollo.
Ahimè, lugubri canti, canti lugubri innalzo
per l'infelice terra di Dardano,
dove Ganimede, concubino di Zeus,
spronava i suoi cavalli.

CORO Raccontaci punto per punto con chiarezza, cos'è successo nella reggia. [Me lo immagino, ma non ne ho idea precisa.]

FRIGIO "Ailinos, ailinos" dicono i barbari,
come preludio ai salmi di morte,
nel loro linguaggio straniero quando
le lame aguzze dell'Ade
bagnano il suolo con sangue regale.
Entrò nella reggia, perché tu sappia tutto,
una coppia di leoni, leoni gemelli
dell'Ellade. L'uno era il figlio
di un condottiero famoso, l'altro
era figlio di Strofio, perverso come Odisseo,
subdolo e silenzioso, fedele solo
agli amici, temerario nella lotta,
esperto nel combattere, serpente sanguinario.
La morte lo annienti, perché
è un malvagio, astuto e freddo.
Giunti là dove sedeva la sposa
di Paride, l'arciere,
i due, con gli occhi gonfi di lacrime,
si accucciarono umili
uno a destra uno a sinistra dello scranno,
ma stavano sul chi vive.
Stesero entrambi le mani, le mani supplici
verso le ginocchia di Elena.
Balzarono su, balzarono su in fretta
i servi Frigi,
si consultavano tra loro, timorosi
di un inganno.
Qualcuno non aveva sospetti,
ma altri pensava che il serpente matricida
macchinasse un agguato insidioso
contro la figlia della Tindaride.

CORO E tu dove stavi? O per la paura eri già fuggito?

FRIGIO Secondo l'uso dei Frigi, dei Frigi
io agitavo un flabello di piume
vicino ai riccioli di Elena di Elena
muovendo l'aria l'aria davanti alle sue guance
così come vuole il costume barbaro.
Lei con le dita estraeva il lino dalla conocchia e
il filo attorcigliato scendeva al suolo:
Elena ricavava ornamenti per la tomba
dalle prede di guerra,
con il lino cuciva stoffe purpuree
come dono per Clitemestra.
Oreste si rivolse alla donna Spartana:
"Figlia di Zeus, scendi dal tuo seggio,
posa il piede per terra, avvicinati all'antico
focolare di Pelope, mio progenitore:
ho delle cose da dirti".
Le fa strada, le fa strada e lei lo segue
senza presentire il futuro.
Il complice, intanto, il maledetto Focese
si occupava di altro:
"Via di qui, fuori, Frigi, gentaglia"
e li chiudeva separandoli nella reggia
chi nelle scuderie, chi nelle stanze esterne,
e allontanandoli li divideva dalla padrona.

CORO E dopo cos'è successo?

FRIGIO O dea dell'Ida,
possente madre, possente madre
quali sanguinose sciagure, quali crimini efferati
ho visto, ho visto
nei palazzi reali.
Nell'ombra dai pepli
orlati di porpora estrassero le spade:
con le armi in pugno
guatavano ogni angolo,
temendo nemici nascosti.
Poi, come cinghiali montani,
fronteggiarono Elena, le dissero:
"Morirai, morirai: ti uccide il tuo sposo,
un vile, che in Argo ha consegnato
alla morte il figlio del fratello".
E lei gridava, gridava: "Povera me!",
si percuoteva con la candida mano
il petto, la testa: i colpi risuonavano cupi.
Poi prese la fuga: correva,
correva sui sandali d'oro.
Ma Oreste la precedette (e aveva
scarponi micenei), la artigliò per i capelli,
le piegò il collo verso sinistra: cercava
un punto nella gola
dove affondare la nera spada.

CORO E dove eravate per difenderla, voi, i Frigi di casa?

FRIGIO Alle urla nella reggia, scardinando
con barre gli usci delle stanze
dove ci avevano rinchiuso, ci precipitammo
in suo aiuto da ogni parte,
con sassi, archi, spade sguainate.
Si mosse contro noi Pilade, maledetto,
simile, simile al frigio Ettore
o ad Aiace dal triplice cimiero,
che io vidi, vidi sulle porte di Priamo.
Incrociammo le lame. Allora,
allora noi Frigi rivelammo
la nostra debolezza
dinanzi alle lance greche.
Cadaveri, feriti,
gente che fuggiva o
che chiedeva salvezza alle preghiere.
Cercammo di nasconderci nel buio:
ma la morte non conosceva tregua.
La povera Ermione arrivò alla reggia
quando stavano per trucidare sua madre,
la donna che l'aveva generata.
I due, vere Baccanti senza tirso, si lanciarono
contro di lei, la catturarono
come una bestia selvatica: poi rivolsero
di nuovo la spada contro la figlia di Zeus.
Ma Elena era ormai lontana dalla stanza,
svanita dal palazzo -
o Zeus, o terra, luce, notte - per effetto
di droghe, o per arti magiche o
per inganno celeste.
Il resto lo ignoro:
ho abbandonato la reggia, sono fuggito.
Molte pene, molte pene ha sofferto
Menelao, ha riportato da Ilio
sua moglie Elena: invano.

CORO I colpi di scena si susseguono. Scorgo davanti al palazzo Oreste con la spada in pugno: si dirige qui in fretta e furia.

ORESTE Dov'è quell'individuo che è scappato dalla reggia sottraendosi alla mia spada?

FRIGIO Mi prostro ai tuoi piedi e ti venero, signore, conforme all'uso barbaro.

ORESTE Qui non siamo a Ilio, ma in terra argiva.

FRIGIO Dovunque, per i saggi, vivere è più gradevole che morire.

ORESTE Hai gridato tu di portar soccorso a Menelao?

FRIGIO No! Io gridavo di dare aiuto a te: te lo meriti di più.

ORESTE Allora era giusto che la figlia di Tindareo perisse?

FRIGIO Giustissimo. Anche se tu avessi dovuto trafiggerle la gola tre volte.

ORESTE Mi lusinghi a parole, per vigliaccheria, ma dentro di te la pensi diversamente.

FRIGIO No davvero. Non è stata lei la rovina dell'Ellade e dei Frigi?

ORESTE Giura che non lo dici per farmi piacere, altrimenti ti ammazzo.

FRIGIO Lo giuro per la mia vita. Ed è per forza un giuramento sincero.

ORESTE Anche a Troia tutti i Frigi si spaventavano tanto davanti alle spade?

FRIGIO Togli quell'arma: da vicino manda lampi selvaggi di morte.

ORESTE Come davanti alla Gorgone, temi di venir trasformato in pietra?

FRIGIO No, in cadavere: della testa della Gorgone non so niente.

ORESTE Tu, uno schiavo, hai paura dell'Ade che ti libererà dai mali?

FRIGIO Tutti gli uomini, schiavi inclusi, amano vedere la luce.

ORESTE Parole sante: il tuo cervello ti salva. Rientra pure nella reggia.

FRIGIO Non mi ammazzerai?

ORESTE Sei assolto.

FRIGIO Che belle parole le tue.

ORESTE Ma potremmo cambiare idea.

FRIGIO Questo invece è un brutto discorso.

ORESTE Pazzo, se pensi che voglia sporcarmi del tuo sangue. Perché tu non sei una donna, ma neppure un uomo. Sono uscito dal palazzo per impedirti di gridare: Argo si risveglia subito appena sente clamori. Non mi turba ricevere Menelao a portata di spada. Venga pure, pavoneggiandosi per i capelli biondi che gli scendono sulle spalle. Se attaccherà il palazzo con un gruppo di Argivi per vendicare la morte di Elena, se rifiuterà di salvare me, mia sorella e Pilade, coinvolto con me nell'azione, si vedrà davanti due cadaveri: quello della moglie e quello della figlia.

CORO
ant.
- Che triste destino,
la dimora degli Atridi precipita
verso una nuova, terribile prova.
- Cosa dobbiamo fare? Avvertire la città
o tacere? È più sicuro tacere, amiche.
- Guarda, davanti alle case, guarda: il fumo si leva
alto nell'aria: è un preannunzio.
- Accendono le fiaccole, per bruciare la casa
di Tantalo, non arretrano di fronte al sangue.
- Un demone è padrone del destino degli uomini,
lo indirizza dovunque voglia.
- È un potere grande :†il dio vendicatore fa
sprofondare, sprofondare la reggia nel sangue†
perché Mirtilo fu rovesciato giù dal carro.

- Ma vedo Menelao che avanza veloce verso la reggia: in qualche modo è al corrente di ciò che è successo. Ehi, dico a voi, Atridi che siete nel palazzo: sbrigatevi a sprangare le porte, a sbarrarle. Un uomo fortunato è temibile per chi è in cattive acque, e tu, Oreste, hai nemica la sorte.

MENELAO Mi ha spinto qui la notizia delle efferatezze commesse da due bestie feroci: non posso chiamarli uomini. Mi hanno detto che mia moglie non è morta, ma che è scomparsa: parole prive di senso uscite dalla bocca di un messaggero sconvolto dalla paura. È un'invenzione del matricida, una ridicola assurdità. Che qualcuno apra la porta della reggia. Servi, spingete i battenti! Così almeno strapperemo mia figlia dalle mani di quei criminali e riprenderemo il cadavere della mia povera moglie. Gli assassini che l'hanno trucidata devono morire anche loro, per mano mia.

ORESTE Ehi tu, bada di non toccare le porte. Dico a te, Menelao, torre di tracotanza, altrimenti ti rompo la testa con questa cimasa che ho staccato dall'antico cornicione, nonostante sia un oggetto di pregio. Le porte sono sbarrate. Un bell'ostacolo per il tuo impeto soccorritore: ti impedirà di entrare dentro il palazzo.

MENELAO Ehi, ma cosa succede? Vedo bagliori di fiaccole, uomini asserragliati sul tetto della casa e una spada che minaccia la gola di mia figlia.

ORESTE Vuoi interrogarmi o ascoltarmi?

MENELAO Né l'una né l'altra cosa. Ma devo comunque starti a sentire.

ORESTE Se ci tieni a saperlo, sto per ammazzare tua figlia.

MENELAO Pensi già a un altro assassinio, dopo aver trucidato Elena?

ORESTE Magari ci fossi riuscito, ma gli dèi mi hanno ingannato.

MENELAO Neghi l'omicidio e lo neghi per beffarti di me?

ORESTE È un'amara confessione la mia: avrei dovuto...

MENELAO Fare che cosa? Tu mi provochi un brivido.

ORESTE ... sprofondare nell'Ade la peste della Grecia.

MENELAO Restituiscimi il cadavere di mia moglie, voglio seppellirlo.

ORESTE Chiedi agli dèi di restituirtelo. Ora io ammazzerò tua figlia.

MENELAO Il matricida aggiunge al suo crimine un nuovo crimine?

ORESTE Vuoi dire il difensore del padre, l'individuo che tu hai consegnato alla morte.

MENELAO Non ti è bastato il sangue materno che ancora ti contamina?

ORESTE Non mi stancherò mai di sopprimere le donne malvage.

MENELAO Anche tu, Pilade, prenderai parte a questo delitto?

ORESTE Lui tace, ma è un sì. Basto io a parlare.

MENELAO Non te ne rallegrerai, a meno che tu non abbia ali per fuggire.

ORESTE Ma noi non intendiamo fuggire: daremo fuoco al palazzo.

MENELAO Distruggerai la dimora dei tuoi avi?

ORESTE Sì, per portarti via la figlia, sgozzandola tra le fiamme.

MENELAO Uccidila pure, ma dovrai pagarmi caro questo assassinio.

ORESTE E così sia!

MENELAO Fermati, non farlo.

ORESTE Taci, sopporta la disgrazia che ti sei meritata con il tuo malfare.

MENELAO Perché, tu meriti di vivere?

ORESTE Sì, e di regnare sulla città.

MENELAO Quale città?

ORESTE L'antica Argo.

MENELAO Saresti davvero l'uomo adatto a versare acque lustrali...

ORESTE Perché no?

MENELAO E a celebrare sacrifici prima della battaglia.

ORESTE Tu, invece, saresti adatto?

MENELAO Ho le mani pure, io.

ORESTE Le mani, ma non il cuore.

MENELAO Ma chi ti rivolgerebbe la parola?

ORESTE Chiunque ami suo padre.

MENELAO E chi ama la madre?

ORESTE È un uomo fortunato.

MENELAO E tu non lo sei.

ORESTE No, perché detesto le donne infami.

MENELAO Allontana quella spada da mia figlia.

ORESTE Questa è una menzogna.

MENELAO Ucciderai mia figlia?

ORESTE Adesso dici il vero.

MENELAO Povero me, che farò?

ORESTE Va' a persuadere gli Argivi.

MENELAO Persuadere di cosa?

ORESTE Chiedi alla città di risparmiarci.

MENELAO Altrimenti scannerete mia figlia?

ORESTE Proprio così.

MENELAO Infelice Elena!

ORESTE E io non sono infelice?

MENELAO L'ho strappata ai Frigi per consegnartela come vittima.

ORESTE Magari.

MENELAO Dopo aver sofferto il soffribile.

ORESTE Tranne che per aiutare me.

MENELAO Che sorte atroce!

ORESTE Ma perché a suo tempo non ti sei dato pena per noi.

MENELAO Sono nelle tue mani.

ORESTE Vuoi dire nei lacci della tua malvagità. Forza, Elettra. Da' fuoco alla reggia e tu, Pilade, il più sincero dei miei amici, incendia il cornicione.

MENELAO O terra dei Danai, o abitatori di Argo, aiuto! Accorrete in armi! Quest'uomo fa violenza all'intera vostra città, vuole vivere, dopo aver empiamente versato sangue materno.

APOLLO Menelao, deponi il tuo affilato furore. Io Febo, figlio di Leto, sono qui e ti chiamo. E anche tu, Oreste, che con la spada in pugno tieni d'occhio questa fanciulla, devi conoscere il messaggio che vi porto. Nella tua ira contro Menelao tu desideravi tanto uccidere Elena e non ci sei riuscito [è qui, la vedete nel profondo dei cieli, è incolume, non è morta per mano tua]. Io l'ho salvata, l'ho sottratta alla tua spada per ordine di Zeus padre. Perché Elena è figlia di Zeus e perciò deve vivere in eterno. Nel profondo dei cieli siederà accanto a Castore e Polluce e proteggerà i naviganti. Prenditi e accogli nella tua dimora un'altra moglie: gli dèi si sono serviti della straordinaria bellezza di Elena per scatenare la guerra tra Greci e Frigi, e hanno causato tante morti per liberare la terra di una sterminata massa di scellerati. Questa è la sorte di Elena. Tu, invece, Oreste devi uscire dai confini di questa terra, abitare per un anno nella pianura di Parrasia. Essa prenderà nome dal tuo esilio: Azari e Arcadi la chiameranno Oresteion. Da là passerai nella città di Atene, risponderai del matricidio di fronte alle tre Eumenidi. Gli dèi saranno i giudici del processo, sulla collina di Ares deporranno il loro santo voto: e tu verrai assolto. Tu ora tieni puntata la spada contro la gola di Ermione: ebbene Ermione è la consorte che ti ha assegnato il destino; Neottolemo che crede di sposarla, non la sposerà mai. Cadrà, per volere del Fato, sotto la spada dei Delfi mentre mi sta chiedendo conto della morte di suo padre Achille. Concedi a Pilade il talamo di tua sorella, che gli avevi promesso un tempo: vivrà felice per il resto della sua esistenza. Menelao, lascia che Oreste abbia il trono di Argo, vattene a regnare a Sparta, godendoti la dote di una donna che sino ad ora ti aveva procurato soltanto mali. Dirimerò io il contrasto tra Oreste e gli Argivi, perché l'ho costretto io a uccidere sua madre.

ORESTE O profetico Lossia, non erano menzogneri i tuoi oracoli, ma rispondevano a verità. Eppure mi aveva assalito il timore di ascoltare un demone malefico mentre credevo di sentire la tua voce. Ma tutto ora finisce bene, obbedirò alle tue parole.
Ecco lascio libera Ermione, non la ucciderò più, la accoglierò come sposa non appena suo padre me ne conceda la mano.

MENELAO Salve, Elena, figlia di Zeus: beata te perché risiedi nella felice dimora degli dèi. Oreste, ti dò mia figlia in moglie perché così vuole Febo. Nobile di nascita, tu sposi un'aristocratica: sia un evento felice per te e per me che te la concedo in moglie.

APOLLO Ognuno di voi si rechi dove abbiamo stabilito, mettete fine alle contese.

MENELAO Bisogna obbedire.

ORESTE Anch'io la penso così. Non mi rattristo più per le sventure, Menelao, né per i tuoi vaticini, Lossia.

APOLLO Andate ora per la vostra strada onorando la più bella delle dee, la Pace. Io accompagnerò Elena alle dimore di Zeus, raggiungerò il cielo delle stelle luminose. Lassù Elena risiederà come dea accanto a Era e a Ebe, la sposa di Eracle, sarà sempre onorata con libagioni dai mortali e con i Tindaridi, figli di Zeus, proteggerà i naviganti che solcano i mari.

CORO O venerabile Vittoria, possa tu regnare sulla mia vita e incoronarmi sempre.





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