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IDENTITÀ E STEREOTIPI

psicologia



IDENTITÀ E STEREOTIPI


Introduzione

Nello studio dell'identità rivestono grande importanza le categorie in cui persone o gruppi vengono classificati o a cui essi si assegnano.

Brewer nel suo modello duale sulla formazione di impressioni afferma che nel percepire e giudicare una persona si inizia dalla sua categoria di appartenenza (piuttosto che dalle informazioni fornite da quel particolare individuo) e poi si concentra l'attenzione su elementi e informazioni che confermano le aspettative.

In questo caso, il processo di percezione interpersonale mette in gioco degli stereotipi.

Uno stereotipo è un'idea fissa e immutabile, altamente condivisa, una generalizzazione cognitiva, percepita 616h74g a volte come ingiustificata, associata ad un processo di categorizzazione degli individui in gruppi distinti e contrapposti.

In quanto iper-generalizzazioni, gli stereotipi possono produrre rappresentazioni in accurate, piatte e falsamente omogenee, che non riescono a cogliere l''elevata variabilità dei casi reali.


Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei



Gli stereotipi hanno origine dal fatto che certe caratteristiche sono riconosciute non come pure differenze individuali, ma piuttosto come caratteristiche distintive che definiscono intere categorie di persone. Queste differenze non sono solo fisiche, ma acquistano anche significato sociali; inoltre, ci inducono a vedere le persone non come singoli individui ma come membri di particolari categorie.

Gli stereotipi propongono quindi affermazioni vaghe e generiche.


Sviluppo della nozione di stereotipo

Lo studio degli stereotipi è uno dei più caratteristici e antichi della psicologia sociale: consiste nell'attribuzione ad interi gruppi di alcune qualità.

Lippman impiegò questo termine (di origine tipografica) per descrivere le immagini dentro la nostra testa che determinano la nostra percezione della realtà.

Gli stereotipi veicolano quindi conoscenze di carattere rigido, astratto e generalizzato, quindi scarsamente attendibili e ingannevoli.

Gli stereotipi contengono una conoscenza semplificata, caratterizzata dalla tendenza all'ipergeneralizzazione. Essi rispecchiano infatti il principio di economia cognitiva che è alla base del processo di categorizzazione, a causa dei limiti delle nostre  capacità cognitive e dell'urgenza di elaborare un gran numero di informazioni per poter decidere di volta in volta come comportarci.

Da ciò la tendenza a semplificare la realtà da conoscere.


Gli stereotipi sono veri?

Le percezioni legate agli stereotipi sono al tempo stesso poco oggettive e realistiche, ingannevoli e irrinunciabili.

Le conoscenze e le teorie contenute negli stereotipi agiscono sulla realtà considerata, la modificano, attivano profezie che si autoavverano: di fatto diventano vere man mano che circolano, che vengono comunicate e condivise, che orientano e strutturano le relazioni sociali.

Le conoscenze stereotipiche hanno carattere socialmente costruito.

Nella prospettiva della social cognition, gli stereotipi sono visti come rappresentazioni mentali del mondo che influenzano il processo di elaborazione delle informazioni, e sono analizzati a partire dalla nozione di schema in quanto entrambi sono generalizzazioni cognitive.


Stereotipi nelle relazioni intergruppi

Lo stereotipo è quindi un pensiero organizzato, uno schema, una porzione di sapere che utilizziamo per comprendere la realtà sociale di un gruppo.

Gli stereotipi sono una forma di attività sociale, collegata alla vita del gruppo e al contesto di relazioni in cui questa si sviluppa.

La stereotipizzazione è dunque un aspetto importante della vita del gruppo, ne sostiene l'identità, ne guida le strategie di confronto e le relazioni.

Gli stereotipi non sono solo una forma riduttiva (e spesso penalizzante) di etichettamento dei gruppi estranei, diversi dal proprio, ma assolvono anche specifiche funzioni (di supporto, identificazione e di protezione collettiva) rivolte al gruppo di appartenenza, accrescono la sua coesione interna e la sua capacità di resistere collettivamente.

Non vanno visti unicamente come l'espressione di distorsioni cognitive in quanto sono lo strumento di un'insostituibile conoscenza, assumono una funzione nell'ambito delle relazioni sociali, diventano sistemi di giustificazione dei rapporti sociali esistenti.

Non solo gli stereotipi forniscono una legittimazione alla discriminazione sociale dei gruppi svantaggiati: essi finiscono per produrre realmente le differenze in quanto i gruppi oggetto di discriminazione possono cominciare ad agire proprio in modo da confermare le aspettative negative che si hanno nei loro riguardi.





Il modello della giudicabilità sociale

Perciò gli stereotipi sono distorsioni generate non da una carenza cognitiva ma sono l'espressione di fondamentali teorie (teorie ingenue) a proposito del nostro mondo, sono quindi spesso strumenti efficaci per entrare in relazione con gli altri nella vita quotidiana.

Il criterio in base a cui analizzarli sarebbe dunque quello della loro utilità sociale, dato che contengono informazioni sulla posizione sociale non solo di chi è giudicato, ma anche di chi giudica.

Per giudicare, infatti, occorre sentirsi in qualche misura autorizzati a farlo, occorre percepire il proprio giudizio come qualcosa di possibile, sensato e lecito grazie alle regole sociali della cultura di appartenenza e ai rapporti gerarchici e di potere fra i gruppi posti in relazione.



Modelli di cambiamento degli stereotipi

In che modo e in quali circostanze la presenza di informazioni che contrastano con le conoscenze stereotipiche può produrre un cambiamento dello stereotipi stesso?

Diversi possibili modelli a proposito del cambiamento di stereotipi e atteggiamenti intergruppi:

modello additivo, secondo cui i cambiamento avvengono gradualmente, man ,ano che un certo numero di informazioni incongruenti si rende disponibile a chi esprime il giudizio; ciò che conta è dunque la quantità degli esempi dissonanti, che contrastano con lo stereotipi iniziale;

modello della conversione, che sottolinea il profondo impatto che alcuni esempi incongruenti possono produrre sulla percezione dell'intero gruppo oggetto di stereotipi;

modello della sub-tipizzazione (processo di sub-typing), consiste nell'individuazione di sotto-categorie, delle eccezioni che confermano la regola pur lasciando intatte le convinzioni stereotipiche: questo modello individua ciò che si oppone al cambiamento di uno stereotipo anche in presenza di informazioni incongruenti, che vengono etichettate come casi particolari.



Gruppi sociali più o meno omogenei

Un gruppo sociale può essere percepito come più o meno omogeneo: quanto più un gruppo viene percepito come variabile al proprio interno, tanto maggiore dovrebbe essere la tendenza ad articolarlo in sotto-insiemi, attivando il processo di sub-typing.

Assimilazione intra-categoriale e differenziazione inter-categoriale non necessariamente vanno insieme poiché le differenze intracategoriale possono essere, in certe condizioni, altrettanto marcate di quelle intercategoriali.

Esiste infatti la tendenza a percepire gruppi estranei come più omogenei al proprio interno rispetto a quanto avviene nel caso di un gruppo di appartenenza.

Quanto più un gruppo è percepito come variabile al proprio interno tanto più aumenta l'attenzione alle informazioni incongruenti, che contraddicono lo stereotipo relativo a quel gruppo.

Inoltre, quando la variabilità percepita è elevata, è più difficile generalizzare al gruppo nel suo insieme informazioni che si riferiscano ad un suo singolo membro; al contrario, un'alta variabilità percepita riduce la possibilità di applicare ai singoli membri le caratteristiche stereotipiche del gruppo in generale.

La principale ragione della tendenza a percepire come più omogeneo un gruppo estraneo piuttosto che un gruppo di appartenenza è la maggiore familiarità e quantità di informazioni a proposito dei membri dell'ingroup.

Fattori motivazionali e sociali però contraddicono la tendenza generale a vedere l'outgroup come più omogeneo in quanto in particolari condizioni anche l'ingroup può essere percepito come fortemente omogeneo al proprio interno: ciò si verifica per esempio nei gruppi minoritari, e ogni volta che l'omogeneità del gruppo è funzionale alla sua esistenza e/o si traduce in un'identità sociale positiva.


Differenze di status fra i gruppi

Il cosiddetto black sheep effect può essere visto come illustrazione particolare della tendenza a percepire l'outgroup come più omogeneo dell'ingroup. Questa tendenza a distanziare i membri negativi del gruppo è molto più marcata quando ci si occupa del proprio gruppo di appartenenza. Non si osserva invece una discriminazione altrettanto forte quando la pecora nera appartiene ad un gruppo estraneo.

La percezione della variabilità interna di un gruppo potrebbe essere anche influenzata dal suo status sociale: infatti, le minoranze di status basso hanno la tendenza a resistere collettivamente.

I gruppi, che possono essere distinti in dominanti e dominati, assegnano un peso e un valore diverso alla somiglianza e alla differenza e, in rapporto a ciò, possono essere distinti in:

- gruppi collezione, gruppi di status elevato, costituiti da individui che si percepiscono come unici, autonomi e che liberamente scelgono lo spazio sociale in cui collocarsi;

- gruppi aggregato, gruppi socialmente subalterni, i cui membri sono piuttosto percepiti come elementi intercambiabili di un'entità collettiva.

Nell'attuale società occidentale le appartenenze di un individuo tendono a moltiplicarsi, divenendo complesse e fra loro dipendenti: è la cosiddetta categorizzazione incrociata.

Per lo più, gli studi sugli stereotipi trascurano i destinatari, quei gruppi stigmatizzati che sono oggetto/vittime delle credenze stereotipiche e che sono chiamati a reagire agli effetti nefasti della stereotipizzazione.


SCHEDA 4.1. - GLI STEREOTIPI DEI SETTENTRIONALI E DEI MERIDIONALI


Fra gruppi dominanti e dominati esiste un'asimmetria cognitiva nella stima della somiglianza, dato che le modalità e la struttura del confronto sé-altro risultano influenzate dalla relazione gerarchica, dalla differenza di status sociale fra il proprio gruppo di appartenenza e il gruppo estraneo.

Quindi gli stereotipi appaiono dei criteri volti a giustificare le differenze di status fra i gruppi.

Riguardo ai meridionali, essi in sostanza rimproverano al gruppo dominante di marcare una condizione ingiustificata di privilegio. I soggetti del nord, da parte loro, enfatizzano le caratteristiche che collocano i meridionali in una posizione subalterna dato che la differenza gerarchica è dovuta al fatto che si assegna una particolare preminenza a valori legati all'efficienza, come la produttività, l'efficacia, la capacità organizzativa, imposti dalla cultura dominante del mondo industrializzato.






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