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La Psicopedagogia europea

pedagogia



La Psicopedagogia europea

Tra l'inizio del secolo e la fine degli anni Trenta, in Europa si sono sviluppate alcune importanti correnti di psicologia clinica e sperimentale che hanno gettato le basi per la teoria pedagogica e la didattica contemporanea.

Già Decroly, Dewey, Claparède, Montessori avevano delineato un approccio pedagogico in cui la psicologia scientifica era la struttura fondamentale all'interno del discorso educativo.

Emblemi di questo periodo sono Anna Freud, Melanie Klein e Piaget, ma non vanno dimenticati i contributi dati da Vygotskj, il quale ipotizzava che lo sviluppo della psiche fosse strettamente connesso agli stadi dello sviluppo economico e sociale.

La psiche non è altro che il riflesso delle condizioni materiali, le quali possono essere modificate e trasformate in prospettiva di un fine concreto.



Inoltre accetta l'ipotesi che la struttura base dei processi psichici sia caratterizzata dalla sequenza stimolo-reazione, ma in merito a processi psichici superiori (il liv 252j96c ello delle funzioni intellettive) inserisce un nuovo elemento: lo stimolo mezzo, ovvero uno stimolo "creato" dall'uomo ed utilizzato per istaurare un nuovo rapporto stimolo-risposta e promuovere lo svolgimento del comportamento in una direzione diversa. Pone, infatti, l'esempio del fazzoletto: un uomo usa questo mezzo per ricordarsi qualcosa.

Importante fu anche il contributo di Freud, il quale però riteneva di difficile attuazione l'analisi infantile; i suoi seguaci, tra cui la figlia Anna invece, hanno sviluppato opportuni approcci per riuscire ad attuarla.


Anna Freud, considerata fondatrice della psicanalisi infantile, è riuscita a realizzare un'enorme quantità di ricerche sulla Terapia Psicanalitica Infantile e sull'interpretazione generale della Psicologia Evolutiva.

Si è preoccupata di analizzare il rapporto fra Psicanalisi e Pedagogia, e, a suo giudizio il contributo della psicanalisi può assumere l'aspetto di un intervento per riparare i danni causati da un'educazione sbagliata.

Secondo Anna, infatti, lo sviluppo dei bambini è immerso nelle relazioni famigliari e sociali e, il compito della psicanalisi consiste nel RIEQUILIBRARE le condizioni psicologiche del bambino e deve, inoltre, AGIRE nei confronti di genitori ed educatori affinché siano in grado di comunicare positivamente col bambino, cercando di prevenire i nuovi disturbi.

La Freud, rispetto al padre, ha osservato nel bambino la presenza di un ES, un EGO e di un SUPER-EGO, la cui cattiva integrazione è fonte di disturbi già dall'infanzia.

La terapeuta dovrà accostarsi al bambino attraverso il linguaggio, ma in particolare dovrà analizzare le forme di espressione, come il sogno, il disegno, il gioco ecc.


Melanie Klein invece ebbe minore fiducia sulla fusione di psicanalisi e pedagogia. Ella teorizzava la presenza di un ES, di un Ego e di un SUPER EGO già nel primo anno di vita del bambino, in un'età cioè, dove i conflitti tra le diverse parti della personalità sono inevitabili.

L'opera della Klein non è un'attività educativa ma mira solo ad alleviare le tensioni psichiche che si creano.


Piaget

Contributo importantissimo è stato dato dallo psicologo svizzero Jean Piaget, che attraverso i suoi studi sul comportamento intelligente, ha contribuito a modificare l'immagine del fanciullo e dell'educazione: si è occupato, infatti, di capire come l'intelligenza si sviluppa dal neonato alla persona adulta.

Ebbe un ingegno precocissimo che lo portò, all'età di 20 anni ad aver pubblicato numerosi lavori di zoologia, tracciando anche un programma di studio sui legami tra biologia e conoscenza, da cui nascerà l'epistemologia genetica:

Secondo Piaget, infatti, il progresso scientifico è dovuto ad un uso maturo e sistematico del pensiero ipotetico - deduttivo.

Esiste, secondo lui, un'affinità tra il modo in cui il pensiero si sviluppa nel bambino e quello in cui si è sviluppata la storia dell'uomo.

Gli uomini primitivi usavano, ricorrevano a forme elementari di pensiero per spiegare gli eventi; forme elementari simili a quelle infantili.

E pone l'esempio: i sogni, per i bambini, così come per gli uomini primitivi, sono immagini inviate dalle luci notturne o dall'aria stessa, che vengono a riempire la casa dove dormono; per noi invece, i sogni sono prodotti della nostra mente, elaborazioni dei nostri stessi pensieri.

La corrispondenza tra lo studio degli stadi di sviluppo del pensiero del bambino e l'affermarsi più evolute è chiamata EPISTEMOLOGIA GENETICA.

Dopo aver pubblicato opere come Pensiero e Linguaggio nel fanciullo, Il giudizio morale del fanciullo, Le genesi del numero del bambino concentrerà i suoi studi su sullo sviluppo dell'intelligenza.

La teoria piagettiana viene definita psicologia genetica in quanto orientata a seguire lo sviluppo dell'intelligenza e dei meccanismi di conoscenza attraverso le fasi proprie di ciascun'età.

La psicologia genetica tende ad occuparsi delle strutture e delle funzioni cognitive, tralasciando componenti come l'affettività, che, secondo Freud invece erano il motore dello sviluppo psichico.

Per Piaget, l'intelligenza è una caratteristica dell'organismo, nel suo insieme: essa si sviluppa attraverso l'interazione con l'ambiente fisico e sociale.

Precisamente è una forma evoluta e complessa di adattamento, attraverso cui l'uomo conosce l'ambiente e interviene attivamente su di esso per modificarlo.

Questa forma di adattamento evoluta, presuppone una serie di cambiamenti, che per spiegarli, Piaget ricorre a tre importanti concetti: schema, assimilazione, accomodamento.

Gli schemi, sono strategie messe in atto dal soggetto per conoscere il mondo ed agire su di esso; essi possono essere semplici, come scuotere un oggetto, oppure complesse, come raggruppare per categorie.

L'assimilazione è il processo attraverso il quale si ha esperienza del mondo esterno, per mezzo di schemi e concetti già in nostro possesso.

Un bambino ha imparato a conoscere i ricci delle castagne, e li classifica tra i vegetali, secondo determinate caratteristiche. Seguendo l'idea di riccio, assimila, conoscerà i vari oggetti che incontra, come i ricci marini.

Ciò susciterà curiosità, e attraverso le domande che farà agli adulti, verrà a sapere che esistono animali simili al riccio di castagna, come i ricci di mare.

Il nuovo concetto sarà frutto di un accomodamento.

L'accomodamento è la modificazione degli schemi, dei concetti posseduti in base alle nuove esperienze.

L'equilibrio tra assimilazione e accomodamento costituisce l'adattamento: il bambino conosce l'ambiente ed agisce su di esso, acquisendo nuovi modi di classificare gli oggetti che lo circondano, cioè organizzandoli.

Naturalmente, questa forma di organizzazione varia in base all'età:

Lo sviluppo mentale consiste, quindi, in una progressiva organizzazione di strategie circa complesse, che consentono di adattarsi all'ambiente.



Lo psicologo individuò 4 stadi di sviluppo, nel bambino, che prevedevano forme più evolute di adattamento.

Stadio Senso Motorio: che inizia con la nascita e prosegue fino ad 1 anno e mezzo-2 anni. Viene chiamo così perché il bambino agisce mediante schemi basati sulla percezione e sul movimento. Il bambino in questa fase acquisterà comportamenti intenzionali, la permanenza degli oggetti e la comparsa del pensiero rappresentativo.

Intenzionalità: secondo Piaget si ha l'intenzionalità quando il lattante comincia a distinguere il suo corpo dagli oggetti e agisce sulla realtà esterna in vista di uno scopo, ad esempio, il bambino che colpisce gli oggetti per vederli muovere ecc.

Permanenza dell'oggetto: consiste nel comprendere che gli oggetti continuano ad esistere anche quando non li vede, e, la percezione di un oggetto "nascosto" comincia ad averla solo verso i 2 anni.

Pensiero rappresentativo: si ha tra i 18-24 mesi e, in questa fase il bambino riesce ad immaginare l'azione da compiere.

Stadio preoperatorio: con il pensiero rappresentativo il bambino riesce ad immaginare diverse sequenze di azioni e risolve problemi sempre più complessi, basandosi anche sull'insight della Gestalt. Attraverso l'immaginazione, il bambino immaginerà che un pezzo di legno sia un cavallo, utilizzerà parole per indicare azioni, desideri.

Tutte queste sono azioni simboliche: il simbolo rappresenta qualcosa di diverso da se stesso: il gioco che ne nascerà, sarà simbolico, dunque. Questa è una fase in cui il bambino mediante il linguaggio imparerà a comunicare il proprio mondo interiore, imparerà le prime regole sociali e apprenderà nuovi concetti. E' una fase caratterizzata dall'egocentrismo. Prende questo nome, "preoperatorio" in quanto il bambino, pur avvalendosi dell'immaginazione, non sa compiere immagini mentali reversibili e va dai 2 ai 6 anni.

Stadio operatorio concreto: fase che va dai 7 ai 12 anni e, è definita così in quanto, il bambino in questa fase sa compiere azioni mentali reversibili, cioè nel relazionare con il pensiero più azioni e riconoscere i processi mentali messi in atto.

Piaget fa un esempio per spiegare questo concetto: una fila di gettoni viene trasformata in un mucchietto di gettoni. Per un bambino di 5 anni (fase preoperatoria), il mucchietto avrà meno gettoni rispetto alla fila. Per un bambino di 7 anni invece, riuscendo a compiere azioni mentali reversibili, capisce che in realtà il numero dei gettoni non cambia. In questa fase il bambino è in grado di compiere più classificazioni contemporaneamente e di variarne il modo. Questa capacità di reversibilità permette al bambino di capire l'idea di serie, che sarà essenziale per capire il concetto di numero, imparare a contare e a compiere operazioni aritmetiche. Il bambino inoltre, supera l'egocentrismo e, sarà in grado di formare una sua morale, autonoma.

Stadio operatorio formale fase che va dai 12 anni in poi; in questa fase il pensiero diviene astratto,il ragionamento si basa su ipotesi. Adesso l'adolescente comincerà a riflettere sul suo futuro, sui valori e sulle tradizioni della propria cultura.




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