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LA FIABA DALLA PAGINA ALLA SCENA

pedagogia





LA FIABA DALLA PAGINA ALLA SCENA



Il relatore del seminario, Salvo Valentino, è un attore professionista, diplomato al Teatro Stabile Angelo Musco di Catania. Ha anche recitato al Teatro Verde di Roma, diretto dalla signora Volpicelli, (figlia del pedagogista omonimo,  docente all'Università di Scienze della Formazione di Catania); al Teatro Verde di Roma il pubblico è esclusivamente appartenente all'infanzia, dai 3 anni in su.



L'incontro con la fiaba è molto emozionante, in quanto entra in gioco la capacità di elaborare fantasticamente e può dive 545f58f ntare un momento straordinario quando i tuoi spettatori sono un pubblico d'eccezione: bambini dai 3 ai 10 anni. Proprio in questo arco di tempo il processo evolutivo è molto rapido; cambiano continuamente i desideri e le aspettative, nonché lo sviluppo cognitivo e relazionale.

Recitare davanti ad un pubblico di 3 anni è molto complicato. Ogni singola parte del copione va valorizzata, partendo anche dalle musiche da utilizzare; bisogna, inoltre, tenere conto degli stimoli dell'ambiente che circonda i bambini , primo tra tutti la televisione, che "costringe" i bimbi ad avere aspettative sempre più elevate e facilmente modificabili.

Per poter lavorare con i bambini è necessario avere con loro un contatto quotidiano per riuscire a capire fino in fondo il loro mondo e sono proprio le fiabe a rappresentare per i bimbi un primo approccio al mondo reale.

Le fiabe hanno una grande importanza, in quanto dentro di esse c'è tutta la storia dell'umanità.

Vladimir Propp, critico strutturalista, analizzandola si rende conto che la fiaba è una struttura perfetta del prodotto letterario. Egli parla di circa trenta casi frequenti in ogni fiaba proveniente da qualsiasi parte del mondo, anche se con storie diverse. In tutte le parti del mondo e in tutte le letterature esiste il genere letterario della fiaba. La fiaba è una sorta di raccoglitore di tutto ciò che si può scrivere e in essa ci sono le situazioni fondamentali della vita di ogni uomo.

È, per esempio, presente in ogni fiaba la lotta fondamentale tra il bene e il male: il personaggio protagonista che riesce a positivizzare un'azione negativa messa in atto dall'antagonista. Sono inoltre presenti gli aiutanti, personaggi minori che aiutano il protagonista. In ogni fiaba c'è il lieto fine.

Perché esiste il lieto fine? Le fiabe sono iniezioni di ottimismo, aiutano il bambino ad affrontare gli eventi, anche quelli negativi. Esiste, però, una fondamentale differenza tra la fiaba e la favola:

la fiaba ha una connotazione fortemente fantastica, i personaggi, nella maggior parte dei casi, sono di fantasia (orchi, fate) che sfuggono dalla realtà di tutti i giorni. La fiaba nasce, infatti, per soddisfare l'ascolto dei bambini;

la favola ha il fine di insegnare e quindi ha una morale. Ha come protagonisti essere umani, animali, vegetali che interagiscono con lo scopo di fornire un insegnamento; è utile anche per l'adulto e ad egli offre insegnamenti religiosi: ad esempio in India c'è la PAÑCIATRANTA che è una raccolta di storie in cui ci sono in mezzo delle favole a carattere religioso; oppure le JATAKA buddiste che sono raccolte di scritti sulla vita del Buddha e delle varie fasi che egli ha attraversato per diventare Buddha (alcune sono vere, altre di invenzione).

La fiaba si alimenta del bagaglio culturale inizialmente trasmesso oralmente e di seguito trascritto. Questi racconti sono una parte della vita di tutti i giorni. Tutto questo patrimonio è stato raccolto per poi essere assimilato e riprodotto per diventare fiaba.

Per ogni bambino il primo impatto con la fiaba è la trasmissione orale da parte dei nostri familiari.

Aftonio, favolista e grammatico del IV sec., disse:

«L'Apologo è un discorso menzognero che raffigura una verità»; intendendo per "apologo" la fiaba in quanto ne è la traduzione in greco; usa l'aggettivo menzognero per fare capire che è inventato.

La definizione di favola, invece, si sposa perfettamente con una definizione che può essere legata al teatro. In ogni favola i personaggi, per arrivare alla morale, parlano.

Il mestiere dell'attore è quello di dare al pubblico un valore attraverso una storia inventata: ecco l'anello di congiunzione tra fiaba, favola e teatro.

Il sogno non è altro che una fiaba ("sogno di una notte di mezza estate" di W. Shakespeare ). La favola aiuta i grandi a tornare bambini.

Il primo personaggio conosciuto nella storia che si occupa di favole è Esopo in Grecia nel VI sec. a.C. La vita stessa di Esopo è una favola. Abbiamo pochissime notizie della sua biografia e non sappiamo neanche se sono vere, di lui ce ne parla Plutarco. È un personaggio strano: storpio e balbuziente. Era uno schiavo liberato. Il fatto che fosse riuscito a liberarsi ci fa capire quanto fosse intelligente. I suoi padroni furono due: Xanto e Iadmone. Diventa una persona importantissima alla corte del re Creso, ricoprendone la carica di suo braccio destro. E per conto di questo sovrano viaggia molto, soprattutto in Oriente. Il filone orientale ha influenzato molto i greci. In Oriente raccoglie molto materiale e studia molto cercando di capire come dare valore al genere letterario delle favole, che assumono così un carattere morale: erano insegnamenti da dare a tutti.

Esopo si serve degli animali, dei vegetali, degli dèi e raramente entrano in gioco gli essere umani; fa questo per non fare riferimenti a categorie sociale e per evitare di essere scoperto dalla gente; invece, servendosi delle piante può fare un discorso sociale senza farsene accorgere. Gli animali diventano delle maschere, sono fissi. I personaggi evolvono psicologicamente.

Ad Esopo non interessa l'evoluzione psicologica, la struttura è, quindi, fissa; con due parti principali:

PROMYTHION (promessa): annuncia la favola;

EPIMYTHION (postilla): spazio in cui l'autore si riserva di mettere la morale della favola.



Le favole sono molto brevi. La "brevità" è una caratteristica fondamentale in quanto le fa apparire essenziali, asciutte, dirette e non retoriche.

Esopo si serve del linguaggio teatrale, quindi della realtà quotidiana in quanto il suo scopo è quello di rivolgersi alla gente comune.

A noi sono pervenute circa 500 favole nella lingua comune dell'epoca (KOINE): sono una sorta di fiction trascritta, una storia drammatizzata per gli adulti. Sono talmente dirette che vengono persino utilizzate a scuola per insegnare a leggere e a scrivere.

Ad un certo punto Esopo arriva a Delfi dove c'è l'oracolo di Apollo e lo mette in discussione, così gli abitanti della città lo uccidono. Si narra che gli dèi si vendicano provocando alla città di Delfi una carestia e che Esopo viene, addirittura, invitato al banchetto degli dèi per farli sorridere. Chi si dedica all'arte ha sempre il sorriso di Dio, perché questa in fondo è come una missione.

Del materiale di Esopo si è favorito Fedro (tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.) sotto 3 imperatori: Tiberio, Caligola e Claudio.

Anche Fedro è uno schiavo liberato; questo può essere considerato un parallelismo tra i due. È portavoce di una classe sociale umile.

Fedro si occupava dell'educazione dei bambini ed è proprio grazie alle sue capacità che viene liberato, ma è perseguitato da Seiano (braccio destro di Tiberio). Si salva dalle accuse.

Di Fedro possediamo 5 libri di favole e in ognuno c'è un proemio dove parla liberamente di ciò che vuole. Egli vuole scrivere favole, staccandosi però dalla figura di Esopo pur riprendendone il materiale. In un proemio si discolpa apertamente dalle accuse di Seiano, dimostrando un grande coraggio, anche se poi nelle favole si serve degli animali. Nelle favole in cui sono presenti gli esseri umani tratta argomenti erotici; dove l'avventura e l'erotismo sono temi principali (ad esempio la favola della matrona di Efeso); non cade mai nella volgarità, non è mai pesante perché ricerca un'eleganza di forma.

Esiste comunque una differenza tra Esopo e Fedro: il primo scrive in prosa; il secondo in versi ed esattamente in pagliata (commedia romana con ambientazione greca). Una delle poche favole di Fedro scritte in prose è "Il topo di campagna e il topo di città".

Quando in teatro proponiamo uno spettacolo per bambini è importante che questo sia interattivo, e bisogna creare un "metateatro" (il teatro nel teatro): i bambini devono partecipare ed esprimere le loro opinioni e, soprattutto, sentirsi importanti. I bambini, infatti, vivono in un mondo pieno di caos e di input ma che talvolta non riescono ad esprimere proprio per l'enorme confusione. I bambini hanno bisogno di attenzione e di sentirsi al centro del mondo (egocentrismo); i bimbi hanno bisogno di amore e l'unica cosa che chiedono è che tu sia solo ed esclusivamente per lui.

In ogni rappresentazione esistono diversi strumenti per raffigurare la storia: ci si può servire dei burattini, delle marionette o di semplici guanti. Anche quando non recitiamo ma leggiamo semplicemente qualcosa per un bambino è importante leggere piano, lentamente e adattarsi ai personaggi (cambiare la voce in base al personaggio). È importante che chi lavora con i bambini sia sempre positivo.

Nelle fiabe e nelle favole gli animali rappresentano alcune caratteristiche umane:

volpe: furbizia;

formica: parsimonia;

cane: fedeltà

La stupidità viene punita; vince il più astuto e colui che mette a nudo la realtà; i buoni vengono fregati.

Essere privati delle fiabe significa essere privati della capacità di positivizzare e affrontare gli eventi.















Battiato Valentina Serena

Ed. dell'Infanzia

matricola 648/140







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