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Guglielmo da OCKHAM
1. Il nominalismo
Ockham abbraccia nella sua filosofia le tesi nominaliste. Il nominalismo è la dottrina filosofica per cui solo le individualità hanno sostanza reale, mentre i concetti generali che definiscono le singole individualità non possiedono alcuna sostanza ma costituiscono solamente i nomi degli insiemi ai quali gli individui appartengono, nomi ai quali non corrisponde alcuna sostanza concreta.
In altri termini, i
nominalisti non ammettono l'esistenza reale degli universali (i c 525j97f oncetti
generali), ovvero l'esistenza reale dei concetti che rappresentano l'unità del
molteplice (l'identificazione di un gruppo omogeneo di cose molteplici). Mentre
per la tradizione realista, che fa riferimento a Platone ed Aristotele, gli universali rappresentano la
base concreta che giustifica l'esistenza delle cose sensibili (per Platone ogni
universale è salvo nell'Iperuranio, mentre per Aristotele l'universale
rappresenta la sostanza necessaria che rende un ente ciò che è), il nominalismo
afferma che non vi è necessità di ritenere che gli universali esistano come
sostanza concreta, rappresentando solamente dei riferimenti linguistici (dei
nomi, dei segni) a cose che esistono concretamente e individualmente nella
realtà.
Per i nominalisti, ad esempio, esiste "un cane", nella sua
specificità concreta, ma non esiste realmente, come sostanza concreta, "il
cane", inteso come "caninità" (qualità che permette di
identificare tutti gli appartenenti alla razza canina).
Per Ockham solo ciò
che è individuale è concreto, quindi esistono concretamente solo cose finite e
determinate nella loro specificità individuale, le sostanze assolute non
esistono, in quanto sono solo convenzioni linguistiche atte a rappresentare la
molteplicità delle sostanze individuali.
Le parole possono allora racchiudere diversi significati in relazione al
contenuto delle cose che rappresentano, la realtà concreta racchiude invece
cose che hanno sempre e solo un unico significato (ad esempio, il branco non
esiste concretamente, ma esiste concretamente solo la somma dei diversi
animali, i quali non possono che significare altro che loro stessi, nella loro
evidente e univoca concretezza).
Dunque gli universali rappresentano idee astratte, non concrete, presenti alla mente e all'intelletto, tali idee non hanno alcuna concretezza materiale in quanto solo le cose alle quali si riferiscono posseggono la qualità di esistere concretamente.
Tutto questo discorso risponde ad una legge di economia dei concetti conosciuta come rasoio di Ockham.
Il rasoio di Ockham è una legge di economia dei concetti: Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora (si fa inutilmente con molto ciò che si può fare con poco). O ancora: Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem (gli enti non si moltiplicano eccetto che per stretta necessità).
Tale legge vuole eliminare dal computo delle sostanze esistenti tutti quegli enti che sono stati teorizzati dalla metafisica allo scopo di giustificare per via teorica l'esistenza delle cose materiali: per Ockham non vi è necessità, ad esempio, di teorizzare le idee eterne platoniche per giustificare l'esistenza concreta delle sostanze materiali che si mostrano nella loro evidenza sensibile. Non è quindi necessario trovare spiegazioni metafisiche a fenomeni fisici, "non occorre rendere complesso ciò che all'evidenza è semplice".
Alla luce di questo si può notare come la posizione di Ockham sia alla base del carattere della scienza moderna, in cui il rifiuto della metafisica porta a considerare solamente gli aspetti concreti ed evidenti dei fenomeni fisici che si manifestano ai sensi, giustificando quindi la ricerca del come delle cose ed escludendo la ricerca dei perché (ad esempio, un fiore si schiude perché risponde a leggi naturali eminentemente fisiche che non implicano un atto di precisa volontà divina "oltre-sensibile", ovvero l'esistenza di una realtà metafisica).
3. La crisi della scolastica e dell'aristotelismo
In conseguenza di
quanto detto fino ad ora è chiaro come per Ockham occorra distinguere
l'esperienza puramente mistica della teologia da quella prettamente scientifica
della filosofia: contraddicendo Tommaso e
Cade quindi il progetto di indagare le qualità divine con l'aiuto della ragione. La fede è un'esperienza interiore e personale, l'approccio scientifico deve indagare e giustificare le sue teorie empiricamente, sulla base dei dati sperimentati, escludendo ogni ragionamento metafisico. Sebbene la scolastica rappresenti ancora oggi la dottrina principale della teologia, con Ockham comincia a cadere il progetto della scolastica di fondarsi come scienza epistemica (che si rivolge alla totalità degli aspetti della realtà), fondandosi quindi come corrente teologica autonoma rispetto al metodo scientifico moderno, la forma di conoscenza più adatta alla comprensione dei meccanismi naturali per come si manifestano.
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