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RIASSUNTO DELL'APOLOGIA DI SOCRATE
Nella
sua Apologia, Socrate è costretto a difendersi dall'attacco di alcuni suoi
concittadini che lo accusano di deviare le giovani menti ateniesi e di venerare
degli dei particolari, tradendo cosi' la religione della sua città.
In quest'opera Socrate è di fronte alla giuria che lo deve condannare o
assolvere: poco a poco si delinea la teoria, che era stata già di Eraclito,
degli "svegli" e dei "dormienti".
In questo caso Socrate è effettivamente l'unico sveglio, supportato da un
piccola ma fedele minoranza, posto di fronte alla maggioranza degli ateniesi,
che invece credono e si vantano di sapere tutto della disciplina di cui si
occupano (e non solo), e proprio per questo si chiudono al mondo.
Socrate deve cercare di infrangere il vetro che lo separa da coloro che non
vogliono arrivare alla verità più profonda pensando di averla già conquistata,
e da coloro che preferiscono vivere nell'ombra, nel buio dell'ignoranza e
dell'indecisione piuttosto che intraprendere il difficile cammino verso la
consapevolezza di sé stessi.
Socrate è l'unico ad avere il coraggio di ammettere di non sapere, e di
conseguenza l'unico ad interrogarsi per arrivare alla conoscenza.
Coloro che pensano di essere già sapienti, si precludono da soli la vera
saggezza, avendo la vista offuscata dalla cecità della presunzione. In questo
modo rinnegano qualsiasi possibilità di progredire culturalmente e
spiritualmente, firmando la loro condanna a morire in una falsa convinzione di
onniscienza.
Vi sono poi coloro che evitano la ricerca in quanto possiedono una visione
limitata: questa condizione è propria degli strati sociali più bassi, i cui
appartenenti non ricercano la conoscenza in quanto soddisfatti ed appagati da
un'esistenza tesa al soddisfacimento dei bisogni materiali.
Dunque, i presunti sapienti sono da condannare più veementemente rispetto ai
dormienti che vivono in modo più passivo, dato che i primi si allontanano dalla
vera conoscenza essendo coscienti che essa esiste ed essendo convinti di
esserne già in possesso, mentre i secondi sono lontani persino dal concetto
stesso di conoscenza e si accontentano, nella loro ignoranza, del misero
appagamento legato alla sfera dell'apparenza.
Riguardo alla vita, Socrate propone dei ragionamenti di una tale limpidezza,
che arrivano a turbare chiunque li legga: il lettore comprende la vera indole
del filosofo che ha donato l'anima all'arte della sapienza.
Socrate è sicuro che sia meglio vivere una vita breve ma appagante dal punto di
vista filosofico, piuttosto che una lunga vita nell'oscura ignoranza, la morte
dell'anima.
Afferma di non temere la morte, dato che ciò che più deve terrorizzare l'uomo è
il vivere calpestando le leggi della sua religione e della sua città.
Egli giura che mai potrebbe rinunciare alla ricerca continua, mai potrebbe
scendere ad un compromesso con la sua coscienza, perché questa è la missione
che gli è stata assegnata dal dio che i suoi oppositori attaccano.
Quel demone è la voce della sua stessa coscienza, che sempre lo spinge a
seguire la strada più retta, fermandolo prima che egli possa pur lontanamente
pensare di dedicarsi alla politica, ambito terribilmente corrotto ed impuro
(purtroppo rimasto tale anche dopo le innumerevoli lezioni che la storia ci ha
via via impartito).
Questa voce è anche l'incarnazione del dio di Socrate, un dio che egli porta
sempre con sé e da cui è guidato nelle sue scelte.
Lo stesso dio spinge Socrate ad indagare nell'animo umano, a pungolare le
persone, a far vacillare le loro certezze fino a farle crollare a terra come un
effimero castello di carte, e quindi a guidare il suo interlocutore verso la
via della verità, senza cercare di convincerlo delle sue idee per fargliele
abbracciare, bensì spingendolo verso il parto di un'idea personale.
Mentre tutti i suoi concittadini vivono da dormienti chiudendo gli occhi alla
verità, egli è il solo a tenerli ben aperti e denuncia le debolezze causate
dalla tendenza a seguire la via più facile verso la soluzione dei problemi, che
però non è sempre la migliore né la più sicura.
In particolare Socrate condanna coloro che, spinti dal desiderio di scavalcare
i problemi seguendo la soluzione apparentemente più conveniente, tradiscono le
proprie leggi.
Rifiuta di evadere dal carcere durante l'attesa della sua esecuzione, perché questo
equivarrebbe a tradire tutti i principi che ha faticosamente portato avanti in
vita.
La sua sostanziale differenza dagli altri sta nella sua incapacità di vivere
come i molti che, rilassando le loro coscienze, volgono le spalle ai principi
di legge e religione pur di assicurarsi una vita falsamente tranquilla, ma che
in verità è sbiadita e priva di qualsiasi esperienza che la renda degna di
essere vissuta.
Preferirebbe morire piuttosto che tradire i principi di rettitudine morale che
incita a seguire, ed è per questo che ha scelto di non dedicarsi alla politica,
nella quale, per arrivare ad ottenere dei risultati, bisogna agire in modo più
illegale dei propri avversari.
Per questo ha deciso di dedicarsi ad un'opera molto più lunga ed ardua, che
porti gli ateniesi alla scoperta del bene.
Con il suo agire incorruttibile e contrario al rilassamento delle coscienze,
Socrate si è inimicato molti personaggi di rilievo che per questo arriveranno
ad accusarlo ed a portarlo in giudizio.
Purtroppo i suoi concittadini non sono stati in grado di comprendere quanto
insostituibile fosse il suo ruolo nella società, non l'hanno apprezzato e sono
arrivati, per paradosso, a condannarlo a morte.
Socrate, il filosofo più grande, l'uomo più retto, condannato a morte dalla città
che amava di più, dalla quale si era allontanato solo poche volte nella vita e
sempre per servirla in battaglia.
Dice di non provare amarezza nei confronti dei suoi concittadini traditori, ma
cerca di far capire loro che non vanno incontro ad una liberazione da un peso,
ma al suo esatto contrario, ad un peggioramento della loro situazione: chissà
se gli ateniesi troveranno mai un altro "seccatore" della sua
abilità, un altro pungolatore di coscienze assopite.
Questo è, più o meno, quello che si domandano tutti coloro che si tuffano nelle
sue teorie per esserne per sempre rapiti: infatti credo che una volta compreso
il pensiero di Socrate, esso lasci un segno indelebile dentro di noi, perché la
sua limpidezza ed il suo candore sono assoluti e rari se non, come ho già
detto, unici nella storia dell'uomo.
GIULIA xxx
3 PEDAGOGICO
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