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DIOMEDE FERISCE AFRODITE

filosofia



DIOMEDE FERISCE AFRODITE


Sicuramente Enea sarebbe morto se sua madre Afrodite non lo avesse visto. La dea tese le braccia attorno al figlio e lo protesse dai dardi con il suo peplo splendente, perché nessuno dei greci gettandogli una lancia nel petto potesse ucciderlo. Ella traeva il figlio fuori dalla battaglia; Steselo 747f55h non dimenticò l'ordine ricevuto da Diomede e portati i cavalli fuori dalla mischia, catturò quelli di Enea e li portò verso il campo acheo e li diede a Deipilo, l'amico che tra tutti i coetanei era a lui più affine. Nel frattempo steselo salì sul cocchio e afferrando le briglie, lanciò i cavalli verso Diomede.



L'eroe con la spada inseguiva Afrodite, sapendo che non è una dea guerriere e quindi non è Atena o Eniò. Raggiunse la dea a scagliò la lancia che la ferì il polso; l'asta penetrò nella pelle attraverso al peplo divino, a cui lavorarono le Grazie, all'altezza del polso, il sangue immortale della dea sgorgò, l'icore, quello che scorre negli dei. Essi non mangiano pane né devono vino, non hanno perciò sangue e vengono detti immortali.

Ella diede un grido acuto e lasciò cadere il figlio, ma tra le braccia lo prese Apollo e ,o avvolse con una nube scura di  odo che i greci non potessero ucciderlo.

Intanto al lei Diomede urlò: " Vattene dalla mischia, figlia di Zeus! Non ti basta adulare donne prive di forza? Ma se partecipi alla guerra pur restando ai margini, ti assicuro ne avrai onore".

Disse così ed ella fuggì disperata, perché soffriva atrocemente: Iri la prese e la condusse fuori dal tumulto: la bella pelle anneriva.

Ed ecco che ella trovò ai margini della battaglia Ares: l'asta e la biga dentro la nebbia. Ella si accosciò e pregò il fratello in ginocchio: " Fratello caro, aiutami, dammi i tuoi cavalli perché io possa raggiungere l'Olimpo: ho troppo dolore per un colpo inflittomi da un mortale, Diomede, talmente sfrontato che sfiderebbe Zeus!"

Così parlò, e Ares le diede i cavalli; ella salì sul carro e accanto salì Iri e prese le briglie, frustò i cavalli e essi volarono ardenti.




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